ARCHIVIO NEWSLETTER

La legge di stabilità approvata in questi giorni contiene senza dubbio elementi pienamente positivi per la Farmacia italiana. Se però, come è doveroso fare, ampliamo la prospettiva temporale, è evidente che siamo di fronte ad un’ottima partenza. Non certo ad un punto di arrivo.

Stiamo ovviamente parlando dello stanziamento dei 150 milioni di euro a favore di una remunerazione aggiuntiva per il rimborso dei farmaci erogati in regime di Servizio Sanitario Nazionale. Un risultato senza dubbio notevolissimo in sé, ma i cui risvolti politici meritano una riflessione adeguata.

Da un punto di vista strettamente economico, l’iniziativa produrrà una ricaduta certamente positiva sulle farmacie. Se applicassimo una divisione strettamente aritmetica dei 150 milioni di euro per tutte le farmacie territoriali presenti nel Paese, ci troveremmo di fronte ad una cifra che a fine anno si noterebbe in molti bilanci. Ciò risulterebbe particolarmente vero per quelle nostre associate che amministrano un certo numero di presidi locali.

Accanto al dato numerico, però, si delinea una cifra politica dalla portata addirittura più rilevante. Se infatti siamo evidentemente di fronte ad un riconoscimento di quanto le farmacie hanno fatto durante la crisi pandemica degli scorsi anni, dobbiamo ricordare con piacere che questo non è il primo segnale tangibile di una nuova considerazione delle farmacie da parte delle Istituzioni. Siamo insomma dinanzi ad un nuovo periodo riformatore?

Se così fosse, le Farmacie Comunali italiane sono convinte che questo clima debba evolvere quanto prima la dimensione emergenziale di alcune misure in vere e proprie riforme strutturali.

I 150 milioni di euro in questione sono una remunerazione aggiuntiva, non sono una vera e propria nuova remunerazione. Per quest’ultima servirà una legge specifica, nata da una concertazione tra Stato, Regioni e Farmacie, che tenga in debito conto di tutti gli altri mutamenti strutturali della Sanità italiana. Stiamo insomma parlando di una manovra politico-istituzionale complessa e temporalmente non breve, ma in grado essa sola di garantire un effettivo sviluppo stabile al nostro settore.

In attesa di tutto ciò, ben vengano iniziative contingenti come quella prevista nell’attuale legge di bilancio. L'eliminazione del precedente limite temporale del 31 dicembre 2025 offre inoltre agio per la realizzazione di una riforma strutturale ben ponderata e negoziata tra le parti. A patto però che questa mancanza di scadenze non si traduca nel cronicizzarsi ad oltranza di questa sorta di norma transitoria. Cioè nel più italico dei modi per evitare le riforme reali.

Di fronte a tali rischi, si delineano comunque segnali che ci fanno ben sperare. Spingono verso questa prospettiva le recenti dichiarazioni del Ministro della Salute a favore di una nuova remunerazione. Spinge verso questa direzione anche il fatto che la legge di Stabilità introduca il principio di pagamento per pezzo distribuito e non in base al prezzo del farmaco.

Crediamo infine che in tutto questo giochi un ruolo davvero fondamentale anche la piena maturità politica delle farmacie. Farmacie che arriveranno ai futuri tavoli istituzionali forti di posizioni politiche saldamente condivise.

Tra queste, una convinzione su tutte: se vogliamo avere, dobbiamo prima di tutto dare. Pensiamo cioè che una nuova remunerazione possa derivare la sua ragion d’essere da una nuova farmacia, che poggi il suo ruolo sanitario locale su nuovi servizi offerti al cittadino e nuove relazioni integrate con il SSN. È per questo che nel dibattito istituzionale, alla riforma della remunerazione accostiamo sempre il rinnovo della convenzione e l’attuazione dei servizi in farmacia.

Vorremmo insomma che fosse chiara una cosa. Accettiamo di buon grado la remunerazione aggiuntiva perché la intendiamo come un sostituto momentaneo ad una vera e propria riforma che prenderà forma nel prossimo futuro.

Le farmacie non hanno bisogno di un aiuto suppletivo a quanto già fanno oggi. Le farmacie italiane chiedono invece nuove regole d’ingaggio per giocare un ruolo più proattivo in una sanità italiana che dovrà risolvere davvero antichi problemi e affrontare nuove sfide.

Francesco Schito

Segretario Nazionale Assofarm