Notizie da Assofarm n° 60




Editoriale

Farmacie comunali

Mondo farmaceutico


Erbavita e Assofarm

 

 


 

 

Editoriale

Formiche o cicale

Il protrarsi dell’attesa per i nuovi provvedimenti che il Governo Italiano dovrà o potrà prendere per far fronte alla crisi italiana concedono qualche momento per riflessioni di più ampio respiro sugli elementi congiunturali che più interessano il nostro settore.
Un settore che negli ultimi anni è stato travagliato da continui tagli sui margini e la cui esistenza è periodicamente messa in dubbio per colpe non sue. Alla prova dei fatti, non regge l’equazione che prevede la riduzione della spesa degli enti pubblici locali attraverso la dismissione delle aziende farmaceutiche municipali. Come noto, infatti, è la spesa per il personale la voce che incide maggiormente sulle casse comunali, ed è questa componente organizzativa quella che oggi registra bassissimi livelli di efficienza.
Un fenomeno che è certamente più pesante nel Meridione ma che è presente anche nel resto del paese, e che l’impossibilità di incentivare i pre-pensionamenti ha reso meno risolvibile di qualche anno fa.
È in questo contesto di antichi peccati pubblici (primi fra tutti le assunzioni facili nel pubblico impiego e la scarsa cultura manageriale degli enti locali) e di permanenti rigidità di sistema, che si scorge nella vendita delle farmacie comunali sia una facile via per raccogliere denari facili. Meglio privarsi per sempre di un gioiello di famiglia (il cui valore è stato costruito nel tempo attraverso l’impiego spesso assennato di risorse pubbliche) anziché adoperarsi per risolvere alcuni sperperi quotidiani.
Diciamo questo avendo ben in mente almeno due cose. La prima ci riguarda direttamente e ci mette al riparo da alcune malizie: in discussione non è l’esistenza di Assofarm, in quanto alcune esperienze eccellenti dimostrano come la privatizzazione delle aziende farmaceutiche municipali non significa la loro uscita dalla nostra Federazione. La seconda è riferita ai sindaci: sappiamo bene che la loro posizione non è facile, costretti come sono ad operare nelle strettoie determinate dai già citati antichi peccati pubblici e rigidità attuali. Critichiamo però, quando la ravvisiamo, la leggerezza con la quale si decide del futuro delle loro aziende e la mancanza di visione politica.
È in quest’ultimo ordine di problemi che si deve inquadrare l’incapacità di comprendere come le farmacie comunali non sono semplicemente una sorta di “ramo aziendale” che è possibile, comodo, apparentemente vantaggioso, dismettere. Ma sono qualcosa di più e di altro, direttamente attinente alla mission sociale di un Comune verso la propria comunità.
Non si spiegherebbe altrimenti il diritto di prelazione offerto ai sindaci per la metà delle farmacie di nuova apertura sui loro territori. Una norma che definisce implicitamente la necessità di una presenza pubblica all’interno di un comparto del Sistema Sanitario Nazionale.
A tal proposito, noi crediamo che i Sindaci debbano sentirsi maggiormente responsabili di questo loro ruolo. Se il servizio di distribuzione farmaceutica è dato “in concessione” ai sindaci (al pari di quanto avviene per i farmacisti privati) dal SSN, si dovrebbe avere maggior riguardo per le strutture operative create a tal fine.
Quando si parla di vendita delle farmacie comunali, si sta certamente parlando di soldi e bilanci, ma si sta anche parlando di salute pubblica, diritto all’accesso di un servizio, strumenti al servizio di crescenti bisogni della popolazione locale.
I sindaci oggi sono chiamati a decidere se essere formiche o cicale. Ci rendiamo conto che da più parti arrivano pressioni verso scelte di immediata portata, ma deve essere chiaro che da certe scelte dipenderà parte della qualità sanitaria futura dei loro territori.


Francesco Schito
Vice presidente Assofarm




Ultima ora

Assofarm contro la vendita delle Farmacie Comunali
Le notizie riportate su alcuni organi di stampa relative alla vendita delle Farmacie Comunali annunciata tra i contenuti della lettera che il Governo ha predisposto ed inoltrerà alla U.E., trova il totale dissenso dell’Associazione Nazionale delle Farmacie Comunali che sottolinea il valore storico delle Farmacie medesime nate per calmierare i costi ed esitare i farmaci alle categorie sociali più deboli. Le Farmacie Comunali rappresentano, insieme alle Farmacie private, la volontà del legislatore di organizzare il servizio farmaceutico sul territorio strutturato con una pluralità di soggetti e hanno proseguito, nel tempo, la loro esperienza fino ad essere oggi un riferimento insostituibile di distribuzione del prezioso prodotto quale è il farmaco ad una popolazione, che con la crisi economica in essere, diventa sempre più povera e bisognosa di assistenza.
Le Farmacie Comunali, patrimonio della collettività tutta, sono l’unico strumento di ricchezza e di partecipazione degli Enti locali per il governo della salute dei cittadini sul territorio, soprattutto alla vigilia della costituzione della farmacia dei servizi, oltre ad attuare una delle poche forme compiute di federalismo municipale in quanto i proventi derivati da tale attività consentono ai Comuni di destinare costantemente risorse ai loro già magri bilanci.
Assofarm porrà in essere ogni iniziativa al fine di evitare sciagurate svendite e si dichiara fiduciosa che nessun processo di dismissione sarà avviato poiché il Governo, con recenti provvedimenti, ha escluso dalla privatizzazione dei servizi pubblici quale settore sanitario, le Farmacie Comunali.




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farmacie comunali
Ferrara, nessuna dismissione

Stanco di sussurri e grida sul destino dell’Azienda Farmacie Municipali (Afm), il sindaco Tiziano Tagliani ha preso carta e penna e ha scritto una lettera aperta indirizzata al direttore delle farmacie comunali di Ferrara, Riccardo Zavatti.
«A seguito scrive Tagliani al direttore dell’Afm dei diversi articoli apparsi sui quotidiani della città in merito alla possibile dismissione dell’azienda e di una lettera anonima arrivata all’assessore Luigi Marattin su una “ventilata” vendita dell’azienda farmaceutica di Ferrara, la invito ad informare i direttori, i collaboratori laureati e i tecnici che: il Comune «Non intende vendere» l’azienda delle farmacie comunali di Ferrara e, se volesse farlo, non avrebbe bisogno alcuno di trasformare l’Azienda Speciale in S.r.l. ; in merito alla trasformazione in società di capitali, e l’ingresso nella Holding Ferrara Servizi, ciò è finalizzato alla «migliore gestione pubblica»; contrariamente a tanti Comuni d’Italia, ho fino a oggi difeso l’opportunità di «mantenerne» la gestione pubblica affidando all’Afm il compito di divenire ancora più efficiente e produttiva per la comunità di quanto abbia fatto, seppur con buoni risultati, fino a oggi».
Anche l’Italia dei Valori di recente era intervenuto sulla questione, prendendo una netta posizione a favore della salvaguardia dell’Afm ed esprimendo quindi contrarietà a un ventilato passaggio nella Holding. La lettera di Tagliani intende proprio sgombrare il campo da dubbi:
«A conferma di quanto detto sopra prosegue il sindaco informo che nella proposta di bilancio preventivo non c’e’ alcuna entrata derivante da proventi per la dismissione delle farmacie comunali. In merito alla inqualificabile e vile lettera firmata da un non meglio specificato “Coordinamento direttori e collaboratori,laureati e tecnici Afm”, considero che se si vuole incidere sulle possibili scelte e decisioni non lo si fa attraverso lettere anonime che non facilitano quel confronto diretto e franco a cui non mi sono mai sottratto. Nella lettera anonima, inoltre, evidenzio numerose espressioni lesive del buon nome dell’azienda chericordoappartiene prima di tutto ai cittadini. Egregio Direttore la invito, pertanto, ad adoperarsi affinchè i “firmatari” di tali denigrazioni, che nuocciono a tutti e in particolare colpiscono coloro che lavorano nell’azienda, siano individuati e le loro responsabilità accertate in ogni sede. A conclusione le confermo la mia stima per il lavoro che state svolgendo e le chiedo anche la gentilezza di trasmettere a tutti i direttori, e ai vari collaboratori che operano nell’Azienda, il mio compiacimento per l’attività che svolgono. Con l’augurio di poter lavorare bene insieme, almeno fino a quando le norme nazionali ce lo consentiranno».
(lanuovaferrara.it)



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Cernusco,  il Comune vende le farmacie

«Costretti a vendere le farmacie comunali a causa del Patto di Stabilità». Questa la notizia choc comunicata nelle settimane scorse dalla giunta cernuschese ai consiglieri di maggioranza e opposizione durante l’ultima Commissione Bilancio. Nei prossimi mesi, dunque, il Comune, dovrà prepararsi a vendere le licenze delle farmacie comunali gestite dalla società municipalizzata Farma.Cer, creata alla fine degli anni ‘90 per amministrare i due negozi di medicinali in via Verdi e via Visconti. In sostanza, la cessione avrà come obiettivo quello di ricavare circa 5 milioni di euro, che permetteranno, in base ai meccanismi del Patto di Stabilità, di spenderne altrettanti, già disponibili presso la tesoreria della Banca d’Italia, ma ad oggi vincolati. Soldi necessari per portare a termine, tra l’altro, il centro per anziani nell’edificio ex Cariplo, le nuove tribune dell’impianto sportivo di via Buonarroti, l’ex Filanda e le case comunali di via Pietro da Cernusco. «Sono -, spiegano sindaco e assessore -, norme assurde che hanno come unica conseguenza quella di mettere in difficoltà Comuni virtuosi come Cernusco” (fonte: ilgiorno.it)



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Fiumicino, stop del TAR

“Dopo aver perso ogni tipo di battaglia legale contro l’associazione di Protezione Civile Nuovo Domani, bacchettato e scaricato dal Pdl regionale sul porto turistico, sfiduciato dal suo stesso partito a Fiumicino, ecco l’ennesima debacle legale amministrativa del Sindaco: il Tar del Lazio ha stoppato momentaneamente il bando per la gestione delle farmacie comunali e lo scioglimento di fatto della tanto odiata Fiumicino Farmacie. Un bel guaio per l’attendibilità, già minata, di un sindaco che continua a inanellare un abbaglio legale dietro l’altro. Ma anche per le casse comunali, prosciugate dai tagli del governo centrale e dagli scivoloni legali del buon Canapini; perché tanto, alla fine, saranno i cittadini a pagare i conti dei suoi capricci”. È quanto dichiara il consigliere comunale del Pd, Paolo Calicchio dopo la sentenza del Tar del Lazio che ha bloccato, per gravi pregiudizievoli economiche il bando pubblico per la gestione delle farmacie comunali di Fiumicino.



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Simona Laing alla Confservizi Cispel

I presidenti delle farmacie pubbliche toscane associate a Confservizi Cispel Toscana, su proposta del presidente, Alfredo De Girolamo, hanno nominato Simona Laing, presidente di Farcom Spa, coordinatore della Commissione Farmacie dell’associazione regionale che rappresenta 240 aziende di servizio pubblico.
Nel congratularsi con il nuovo coordinatore, De Girolamo ha sottolineato come la nomina “è il frutto di un lavoro svolto con professionalità e competenza”, doti che sono particolarmente importanti “in un momento nel quale gli interventi nel settore richiedono una costante collaborazione con l’autorità regionale e una particolare attenzione alle esigenze degli utenti”.
Simona Laing ha ringraziato per la nomina e ha detto “di essere consapevole dell’importanza del ruolo a cui è stata chiamata”. “Per questoha aggiunto il mio impegno sarà ancora più forte per lavorare a favore delle farmacie pubbliche, un patrimonio importante non solo per la Toscana ma per l’Italia. Aziende che in questi ultimi anni hanno saputo mettersi alla testa di quel rinnovamento che ha trasformato la farmacia pubblica in un vero e concreto punto di riferimento per i cittadini e le famiglie, sia in ambito sanitario e sociale”. Le aziende farmaceutiche che aderiscono a Confservizi Cispel Toscana sono 65 con 800 addetti e oltre 226 milioni di valore della produzione.
Simona Laing, dipendente del’azienda ospedaliero universitaria Meyer, fa parte della giunta di Assofarm ed è presidente da due anni delle farmacie comunali pubbliche di Pistoia, ha fra l’altro ideato il progetto “la farmacia amica della mamma”, dove si può trovare uno psicologo gratuito a sostegno delle neomamme.




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Farmacie Pisane e sindacato pensionati

Domenica 23 ottobre in occasione della 19° Festa degli anziani a Ponsacco è stata presentata e firmata una convenzione tra le Farmacie Comunali della Provincia di Pisa operantisui territori comunali di Pisa, Cascina, San Giuliano Terme, Capannoli, Crespina, Ponsacco, Pontedera e i Sindacati Pensionati ANP-CIA, SPI-CGIL, FNP-CISL, UILP-UIL.
La convenzione nasce con l’obiettivo di fornire un concreto contributo contro la crisi economica ad una categoria fortemente colpita nel potere d’acquisto offrendo ai pensionati iscritti alcune categorie di prodotti parafarmaceutici di utilizzo frequente ad un prezzo scontato.
In particolare:
15% di sconto per l’acquisto di apparecchiature elettromedicali e occhiali da lettura
10% di sconto per l’acquisto di articoli sanitari, ortopedici, prodotti dermocosmetici e per l’igiene personale. L’applicazione dello sconto potrà avvenire dietro esibizione, da parte del cittadino, della tessera associativa del sindacato di riferimento. Le Farmacie Comunali si sono impegnate per il mantenimento di questo accordo per un periodo minimo di 2 anni, durante il quale auspicano che anche altre farmacie aderiscano all’iniziativa.
Questa convenzione rappresenta un passo importante per aiutare i cittadini, in particolare anziani, in un periodo di grave recessione economica e conferma il ruolo sociale delle Farmacie Comunali, segnando la strada per future iniziative promozionali congiunte. Viene inoltre valorizzato il ruolo dei sindacati pensionati che in questo difficile momento sono un punto di riferimento per molti
cittadini sempre più in cerca di maggiori tutele e servizi.



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farmacie comunali
Giulianova, no alla vendita delle Farmacie Comunali

“Progresso Giuliese lo aveva annunciato e la  risposta non è tardata ad arrivare”. Lo ha dichiarato Laura Ciafardoni in merito alla nota inviata al sindaco da parte del Presidente Nazionale dell’Assofarm, Venanzio Gizzi, nella quale esprime il proprio dissenso per la vendita della farmacia vomunale di Giulianova sottolineando come “tale scelta sia
in controtendenza con quanto avviene ormai nel nostro Paese dove gli Enti locali individuano nella farmacia pubblica, oltre ad un riferimento economico, lo strumento per osservare e programmare da vicino le politiche sanitarie sul territorio”. Per il Presidente dell’Assofarm “la farmacia è un patrimonio di tutta la collettività, di tutti i cittadini”.
Nel frattempo Laura Ciafardoni, nell’esprimere il ringraziamento per l’interessamento ad Assofarm, ha già provveduto ad invitare il Presidente e la Responsabile Uffici, Anna Maria D’Aguanno. alla conferenza stampa organizzata dal Comitato sabato davanti alla farmacia comunale in via Trieste, alla presenza del Presidente Romolo Trifoni, Progresso Giuliese, Il Cittadino Governante, Rifondazione Comunista, Pdl e Giovane Italia. Il Presidente e la Responsabile, già
a conoscenza dell’intera vicenda ed in possesso di tutta la documentazione inerente l’argomento, hanno espresso la disponibilità e solidarietà all’intero comitato, auspicando ed invitando il sindaco e la Giunta ad un ripensamento sulla vicenda. (cityrumors.it)



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mondo farmaceutico
Non-titolari scrivono all’Antitrust

In una lettera aperta al Garante del Mercato, il Conasfa chiede di ripristinare il sistema dei concorsi per le sedi di farmacia. “Liberalizzare non significa aumentare senza regole il numero di esercizi né assoggettare il costo del farmaco alle leggi di mercato”.
“ Conasfa è la federazione che raccoglie i farmacisti non titolari di farmacia in Italia. Si tratta di una Federazione senza fini di lucro che ha a cuore la professione sanitaria, intesa come l’insieme dei servizi offerti liberamente ai cittadini. In merito alle Sue dichiarazioni circa la creazione di canali alternativi alla farmacia per la distribuzione del farmaco Conasfa vorrebbe esprimere alcune osservazioni.
Fin dalla sua costituzione Conasfa ha difeso il sistema di distribuzione del farmaco attraverso le farmacie ubicate sul territorio per mezzo della pianta organica. Quello che la federazione contesta è la distorsione che il sistema farmacia ha subito nel corso degli ultimi decenni. La riforma Giolitti, intervenuta per sanare una situazione in cui si faceva libero commercio delle concessioni governative, ha ritenuto di inserire nell’ordinamento italiano la possibilità di cedere la propria titolarità eccezionalmente una sola volta nella vita.
Oggi l’eccezione è divenuta norma, fino all’attuale paradosso in cui le concessioni governative, che regolano l’apertura delle farmacie e che sono di proprietà della Regione, non vengono più messe a concorso.
Il criterio per una sana concorrenza anziché essere quello meritocratico (il concorso) al fine di garantire il migliore servizio possibile è stato quello economico, in cui il mercato seleziona i soggetti in possesso del capitale per l’acquisto di una farmacia. Consentire agli esercizi di vicinato, detti parafarmacie, di vendere farmaci della classe C li trasformerebbe di fatto in farmacie non convenzionate; questo male si accorda con l’ordinamento italiano che ha scelto la pianta organica quale strumento per la distribuzione delle farmacie dove il servizio è effettivamente necessario. Le recenti sentenze della corte di giustizia europea hanno ribadito la liceità della pianta organica, in quanto l’interesse nazionale prevale su quello privato. Portare la parafarmacia ad essere di fatto una farmacia non convenzionata vanifica lo strumento della pianta organica.
Come auspicato dallo stesso Garante può essere necessario aumentare il livello di concorrenza nella vendita dei farmaci al fine di abbassare il prezzo degli stessi, ma questo non significa automaticamente che si debba aumentare senza regole il numero degli esercizi adibiti alla vendita dei farmaci, siano essi farmacie o esercizi di vicinato. Liberalizzare non significa abbattere la pianta organica, strumento attraverso il quale lo Stato porta il servizio farmaceutico dove effettivamente occorra, ma è necessario eliminare tutte quelle distorsioni e quelle eccezioni che nel corso degli anni hanno snaturato il servizio farmacia. In particolare è necessario che la concessione governativa per l’apertura della farmacia, concessione ad personam, ritorni nelle mani delle Regioni affinché possa questo mantenere il servizio all’altezza delle aspettative e dove effettivamente occorra.
La proposta di eliminare la pianta organica dalle zone urbane per limitarla alle sole sedi rurali otterrebbe come effetto la migrazione dei farmacisti delle zone meno appetibili dal punto di vista commerciale, verso zone che promettono maggiori e più facili guadagni, producendo un danno ai cittadini fruitori del servizio.
Gli ipotetici risparmi derivanti da un libero mercato sarebbero direttamente proporzionale alla capacità di concentrare alti volumi di vendita di farmaco: ciò avverrebbe a discapito di quella presenza capillare che la pianta organica garantisce. Va anche considerato che il servizio farmaceutico si rivolge, anche se non in modo esclusivo, agli anziani, ed appare evidente il disagio di questi ultimi a dover percorrere anche solo piccole e medie distanze per reperire i farmaci di cui hanno bisogno.
Il tentativo di abbattere la pianta organica, o di renderla parzialmente inefficace, riporta alla memoria a quanto accaduto in Grecia dopo la liberalizzazione delle farmacie: il governo è stato costretto ad una precipitosa marcia indietro. Ostinarsi a voler pensare esclusivamente al costo del farmaco e a volerlo assoggettare alle normali leggi di mercato, senza considerare i servizi aggiuntivi e gratuiti offerti dai farmacisti e dalla rete delle farmacie garantita dalla pianta organica, rischia di falsare le aspettative di risparmio promesse ai cittadini.
In passato è già successo che con la liberalizzazione dei prezzi dei farmaci SOP e OTC i cittadini si siano trovati “spaesati”: i risparmi promessi rischiavano di essere vanificati dall’impossibilità di conoscere il prezzo del farmaco in tutti i punti vendita. Il problema è stato parzialmente risolto con un accordo con le associazioni dei consumatori in cui le farmacie si sono impegnate a pubblicizzare i prezzi dei prodotti più venduti.
Questo dimostra che, a differenza di altre categorie merceologiche, i cittadini non sono disposti a barattare il servizio reso dalla farmacia con un possibile risparmio sul prodotto.
Il Conasfa apprende con un certo stupore che il Garante lamenta una “sproporzione” tra il numero delle farmacie ed il numero di farmacisti. A tal proposito si rammenta che l’esercizio della professione è concesso liberamente a tutti i farmacisti in possesso dei requisiti previsti dalla legge di laurea, abilitazione e di iscrizione all’ordine professionale. Le forme in cui è possibile il libero esercizio della  professione  spaziano  dalla  titolarità  di  farmacia, alla partecipazione a forme societarie, alla collaborazione. L’esercizio libero della professione non si può e non deve essere confuso con la libertà di impresa. Il fenomeno degli esercizi di vicinato non ha generato nuovi posti di lavoro, ma ha semplicemente spostato professionisti che già esercitavano la professione da un esercizio ad un altro. Per questi motivi la federazione Conasfa ritiene necessario che le farmacie vengano assegnate esclusivamente per concorso, in modo da garantire la massima preparazione ed il più alto livello professionale possibile. Diventa quindi necessario, per un reale sviluppo del settore ed un miglioramento dell’offerta qualitativa del servizio farmaceutico, dare piena attuazione alle norme esistenti, al fine di rimuovere tutti gli ostacoli per l’espletamento dei concorsi e l’assegnazione in tempi rapidi delle sedi vinte.
Si richiama l’attenzione, infine, al caso delle farmacie comunali di Milano. I farmacisti hanno deciso di inviare una lettera aperta al sindaco della città, quale titolare della concessione governativa, per denunciare come la presenza di una società di capitali proprietaria di una quota delle azioni delle farmacie comunali avesse condizionato pesantemente il servizio farmaceutico. In particolare si lamentava il fatto che la qualità del servizio offerto e l’attenzione dovuta verso le fasce più deboli di cittadini fossero subordinate alla massimizzazione dei redditi. Un’eccessiva concorrenza nella vendita del farmaco potrebbe portare ad un abbattimento della qualità del servizio offerto compromettendo l’obiettivo che lo Stato si è prefissato nell’assegnare le concessioni governative attraverso lo strumento della pianta organica.
Il Garante per la concorrenza osserva che nel corso dei decenni le farmacie hanno ampliato le categorie merceologiche offerte, dimenticando che per offrire i servizi a cui siamo abituati oggi le farmacie, oltre all’ovvia concessione governativa, necessitano anche una licenza di vendita al dettaglio. La strada da intraprendere per abbattere i costi dei farmaci in favore dei cittadini passa necessariamente attraverso la rivalutazione della farmacia e nel suo ruolo. Ribadendo con forza in concetti di indissolubilità del binomio farmaco farmacista e che la farmacia debba essere posizionata là dove effettivamente serva, bisogna slegare la redditività della farmacia al costo del farmaco. Per produrre risparmio bisogna rivedere e i costi del servizio farmaceutico. Si rende necessario uno switch di una parte della fascia C verso le categorie SOP e OTC, l’abbassamento del quorum a 2800 abitanti; la fine della possibilità di vendere o ereditare la Farmacia, che tornerebbe a concorso al compimento del 75 esimo anno del titolare; l’assegnazione di tutte le farmacie disponibili sulla base di un’unica graduatoria regionale da rinnovare ogni due anni mediante concorso; l’istituzione di presidi, in deroga al criterio della popolazione, in stazioni, porti, aeroporti, centri commerciali, snodi autostradali e, nei centri turistici, sulla base delle presenze e non dei residenti ed assegnate sempre attraverso concorso pubblico; concessione della titolarità alla sola persona fisica del farmacista e per i Comuni alla figura del sindaco; trasformazione delle società in società di gestione.
In questo modo si otterrebbe una più capillare distribuzione di presidi sanitari sul territorio e si creerebbero circa 6000 nuove farmacie, assegnate secondo il criterio del merito e della preparazione professionale e non secondo quello del censo”.


Conasfa
Federazione nazionale associazioni farmacisti non titolari



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mondo farmaceutico
Farmaci, negli ipermercati più convenienti

Nell’ultimo anno il prezzo dei farmaci da banco senza ricetta è salito del 4 per cento. Aumento che ha riguardato tutti e tre i canali di vendita: farmacie, parafarmacie e ipermercati.
Un segnale, questo, che mostra chiaro come gli effetti positivi della liberalizzazione introdotta nel 2006 e riservata ai farmaci senza obbligo di ricetta (Sop e Otc) si sono ormai esauriti, fanno notare gli esperti di Altroconsumo, i quali hanno condotto un’indagine sui prezzi dei farmaci per stabilire se, come e dove è possibile risparmiare. L’inchiesta ha coinvolto 109 farmacie, 20 parafarmacie e 16 ipermercati.
In totale sono stati visitati 145 punti vendita di farmaci senza ricetta in dieci città: Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Verona e Torino.
I dati raccolti hanno anzitutto permesso di stabilire che «il consumatore, se correttamente informato, ha ancora margini di convenienza: scegliendo i corner salute nei supermercati il risparmio può arrivare sino al 17,9 per cento; tra farmacie e parafarmacie in queste ultime è possibile pagare -2,4 per cento».
Nonostante i rincari, è dunque ancora possibile risparmiare. E, per chi è accorto, il risparmio può anche essere degno di nota: uno stesso sciroppo per la tosse, per esempio, può costare da 7 euro sino a 11 euro a seconda della farmacia, mostrando che scegliere in quale negozio entrare può far risparmiare sino al 65%, si legge nella nota di Altroconsumo.
Benché i prezzi, in media, siano un po’ più bassi, le variabili sono risultate meno ampie all’interno degli altri due canali: 38 per cento per le parafarmacie e 35 per cento per gli ipermercati.
«Per Altroconsumo è tempo di allargare la concorrenza anche ai farmaci di fascia C con ricetta. Oltre ad ampliare la rosa a prodotti il cui prezzo non può continuare a essere unico, fissato a monte dalle case farmaceutiche, sarebbe opportuno dare una sferzata tra i diversi canali di vendita. Come sempre, con la presenza di un farmacista professionista, garante della tutela della salute dei cittadini».
Il vero rischio, quicontinua Altroconsumonon è l’abuso di farmaci ma un ritorno al monopolio delle farmacie, delineato nella proposta di legge Tomassini-Gasparri. A tutto danno della concorrenza dei prezzi e delle possibilità di far risparmiare il cittadino”.
(fonte: lastampa.it)


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Master in Discipline Regolatorie e Market Access in ambito farmaceutico biotecnologico

I farmaci a 360 gradi e le figure professionali esperte nel settore. Dalla registrazione di un farmaco, al suo sviluppo clinico, al mantenimento di un prodotto farmaceutico in commercio, fino ai farmaci biologici e biotecnologici, ai prodotti borderline, ai generici e agli atipici. Questi i temi del “Master in Discipline Regolatorie e Market Access in ambito farmaceutico biotecnologico” organizzato dalla Facoltà di Farmacia dell’Università del Piemonte Orientale a Novara e giunto alla IV edizione. Le lezioni si terranno da novembre 2011 a settembre 2012 e le domande di ammissione vanno presentate entro il 17 ottobre 2011.
Il master è rivolto sia ai neolaureati sia a quanti intendono aggiornarsi pur lavorando in ambito farmaceutico.«L’esperienza delle edizioni passate dimostra che vi è una forte necessità di professionisti all’interno delle industrie farmaceutiche », sostiene il professor Pierluigi Canonico, docente presso la Facoltà di Farmacia dell’Università del Piemonte Orientale e direttore del master. «Gli stage si tengono presso le aziende e nella maggior parte dei casi alla fine viene offerto un contratto» «Abbiamo riscontrato un forte apprezzamento per le lezioni da parte di chi lavora nel farmaceutico e che frequenta le lezioni per un aggiornamento» spiega il professor Armando Genazzani, docente di Farmacologia alla Facoltà di Farmacia dell’Università del Piemonte Orientale « Il master si avvale di esperti provenienti dall’industria e dal settore pubblico. che offrono spunti sempre aggiornati e pertinenti al mondo del lavoro». «Nonostante il master non intenda formare esperti di farmacoeconomia» aggiunge il professor Claudio Jommi docente alla Facoltà di Farmacia dell’Università del Piemonte Orientale «riteniamo che il Regulatory Affairs Officer non possa prescindere dal conoscere tematiche quali l’Health Technology Assessment e le valutazioni economiche che hanno un peso sempre maggiore nel dossier di un nuovo farmaco.». «La regionalizzazione delle valutazioni sui farmaci e di accesso al mercato rende quasi indispensabile conoscere il processo regolatorio. Il master quindi può essere utile anche per i lavoratori del settore pubblico, inclusi i farmacisti ospedalieri, che devono rivalutare i dossier » conclude il prof. Genazzani. Il bando è reperibile sul sito dell’ateneo. (italianews.it)



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Ferrandino: Docmorris su tutte le farmacie del gruppo

Dire che fa paura è forse eccessivo ma non c’è dubbio che ormai Docmorris è un marchio che tra i titolari di farmacia suscita una certa inquietudine. Soprattutto dal ‘I7 settembre, data in cui la catena controllata dal gruppo Adrnenta (attraverso la multinazionale Celesio) ha inaugurato tra Milano e Bologna quindici farmacie, riconvertite da altrettanti esercizi  comunali delle due Afm cittadine, anch’esse controllate dalla società. Ii timore, in sostanza, è che  venga invasa dalle catene nonostante i divieti esattamente come in Germania, dove Docmorris controlla ormai più di un centinaio di farmacie grazie ai sistema del franchising. ipotesi fondate, perché delegato di Admenta, Leonardo Ferrandino, promette nuove aperture.
Le farmacie comunali con l’insegna Docmorris sono 18, dieci a Milano e otto a Bologna. Quali sono i programmi futuri?
Il progetto pilota lanciato a Milano un anno fa ha mostrato ottimi risultati e grande accoglienza da parte dei nostri clienti. Questo ha rafforzato la nostra convinzione che
gli itaiiani siano pronti ad accogliere un nuovo modello di farmacia, “La Farmacia del futuro”. Contiamo di implementare il concept su tutte le farmacie del gruppo Admenta al  di garantire la massima accessibilità a tutta la nostra clientela.
E in che cosa consiste la “Farmacia del futuro”?
Le farmacie DocMorris inseguono Vinnovazione e i servizi al pubblico più aggiornati. Abbiamo un format studiato ad hoc per assicurare praticità di accesso a scaffali e prodotti, cerchiamo la maggiore convenienza per i nostri clienti e offriamo un programma di servizi perla prevenzione a costi decisamente accessibili. Inoltre, offriamo la qualità e la professionalità dei farmacisti che operano nelle nostre farmacie.
Scontistica e promozioni sono un argomento spinoso in questo canale. Vi ritenete una farmacia “commerciale”?
Le farmacie Doc Morris sono un modello di farmacia che Cerca di incontrare i bisogni della clientela nel consiglio, nei servizi, nei prodotti e nella convenienza. Siamo mossi dalla continua ricerca del meglio per ì nostri clienti. Sono considerazioni che vaigono ancora di più in questo particolare momento, in cui ci si trova a fronteggiare una crisi. Ma non dè solo il prezzo a contraddistinguere le farmacie DocMorris. La farmacia è, e sempre sarà, un luogo in cui i cittadini possono trovare il valore aggiunto del consiglio esperto e professionale dei nostri farmacisti, oltre a iniziative focalizzate sulla prevenzione e sulla compliance. Crediamo infatti che la farmacia debba dare la massima attenzione e prevenzione, qualità del servizio e Convenienza.
(fonte: Farmacista33)




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Aumenta vendita cosmetici

Rossetti, ciprie e creme antirughe. Le farmacie oggi assomigliano sempre più alle profumerie. Certo, i farmaci si vendono ancora ma non meno dei cosmetici, a volte persino realizzati “su misura” dalla farmacia stessa presso un laboratorio esterno. E poi cabine estetiche per i massaggi, depilazioni, sedute di make-up e check-up cutaneo. I dati Unipro confermano il successo dei cosmetici all’interno del canale farmaceutico: nel primo semestre del 2011 la crescita è stata quasi del 2% e nel secondo semestre è previsto un aumento fino al 2,7% per un valore di mercato che dovrebbe toccare 1.580 milioni di euro. Le indagini dimostrano che si compra in farmacia perché si cerca un servizio di qualità e un buon rapporto qualitàprezzo. Il consumatore si reca volentieri in farmacia non solo perché trova facilmente una crema, ma perché la sua autorevolezza rassicura. Una tendenza che è in crescita da anni, tant’è vero che oggi i cosmetici incidono per circa il 10% sul fatturato delle farmacie (dieci anni fa meno della metà) e occupano il 90% dello spazio vetrina. E i marchi cosmetici che si trovano oggi in farmacia sono prestigiosi anche per quanto riguarda il packaging e l’immagine. Lierac, Skinceuticals, Nuxe, Caudalìe e Filorga sono alcuni nomi che non hanno nulla da invidiare alla profumeria, nemmeno per l’appeal. Il restyling delle nuove farmacie è stato generale: gli espositori di legno hanno ceduto il passo a “isole” tematiche dal design molto minimale e hi-tech. Alcune hanno l’angolo-tisaneria, il giardino zen e a Milano è previsto anche il pit-stop per il bebè, un progetto della Asl e di Unicef Italia (in accordo con l’Associazione Lombarda dei titolari di farmacie), che comprende una postazione nella farmacia dove le mamme possono allattare e un fasciatoio dove cambiare il bambino. Questo cambiamento è in atto da parecchi anni. Già nel 1998 Essere Benessere, la società leader in Italia nel retail e nella gestione delle farmacie, esordì nella provincia di Milano trasformando i negozi tradizionali in centri di coordinamento attorno ai quali si sono sviluppate nuove offerte di salute e di benessere. (fonte: ansa.it)




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mondo farmaceutico
Farmaci in Sicilia: occhio all’uso in corsia


Terza ed ultima puntata del Qds sul nuovo “Manuale del rischio clinico”, approvato dall’assessorato regionale per la Salute e pubblicato sulla Gurs n. 39 del 16 settembre, a cui tutti gli ospedali siciliani accreditati, sia pubblici che privati, devono adeguarsi per garantire la massima sicurezza ai propri pazienti. Ci occupiamo oggi di “Gestione e utilizzo dei farmaci”, secondo lo standard internazionale Mmu, che prevede un meccanismo di supervisione in tutti i luoghi dove questi possono essere conservati (magazzini, farmacie, sale infermieri, unità operative).
La regola fondamentale è che i farmaci devono essere conservati in condizioni idonee a garantire la stabilità dei prodotti. Andando nel dettaglio, un apposito registro serve a segnalare tutte le operazioni di carico e scarico degli stupefacenti, mentre le sostanze chimiche usate per preparare i prodotti devono essere etichettate con indicazione del contenuto, data di scadenza e avvertenze. Ispezioni periodiche alle aree di deposito verificheranno l’applicazione delle norme secondo le politiche ospedaliere adottate, cosi come nel caso di farmaci di proprietà privata del paziente.
È nei momenti di emergenza che diventa essenziale un rapido accesso ai farmaci necessari alle cure di urgenza, per questo bisogna pianificare la loro immediata disponibilità nelle unità operative. Un caso su tutti: in sala operatoria devono sempre trovarsi gli antagonisti dell’anestesia. Allo stesso tempo diventa essenziale prevenirne l’abuso, il furto o lo smarrimento e garantire la sostituzione dei farmaci utilizzati, danneggiati o scaduti.
Sul fronte prescrizione, ordinazione e trascrizione, invece,tocca al personale medico, infermieristico, farmaceutico e amministrativo collaborare insieme all’elaborazione di procedure adeguate allo scopo: addio vecchie calligrafie illeggibili dei dottori, le prescrizioni devono essere chiare, decifrabili e precise. Poi entra in gioco la cartella clinica del paziente per comparare le terapie assunte prima del ricovero e stabilire un’adeguata terapia di ingresso.
La scelta di una terapia farmacologica richiede ovviamente conoscenze ed esperienze specifiche. Per questo, ogni organizzazione sanitaria è responsabile di identificare i professionisti (noti al servizio farmaceutico), in forza di abilitazioni, certificazioni, leggi o normative, a ordinare e prescrivere i farmaci, limitandone se necessario le facoltà come nel caso di prescrizione di stupefacenti, chemioterapia, farmaci radioattivi o sotto sperimentazione. All’interno dello stesso ospedale, il sistema di “dispensazione” e distribuzione dei farmaci dev’essere uniforme e dopo ogni preparazione i prodotti devono avere un’etichetta recante il nome, la dose/concentrazione, la data di preparazione, quella di scadenza e il nome del paziente.
La somministrazione sicura dei farmaci prevede infine anche la verifica della corrispondenza tra la prescrizione e il farmaco stesso, l’orario e la frequenza di somministrazione, la dose, la via di somministrazione e l’identità del paziente. Tutte le somministrazioni devono essere segnate nella cartella clinica, anche nel caso in cui il paziente utilizzi farmaci di sua proprietà, di cui a sua volta dev’essere a conoscenza il medico referente. (fonte: Quotidiano di Sicilia)




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E-commerce dei farmaci, il Senato approva

Il Senato ha approvato all’unanimità la mozione bipartisan sull’acquisto di farmaci via internet che impegna il governo a legiferare in un settore in forte espansione.
Il primo firmatario del documento, il senatore del Pdl D’Ambrosio Lettieri ha parlato anche di «un incremento della diffusione di farmaci contraffatti».
«Tutto ciò» ha spiegato Lettieri «rende necessari nuovi interventi legislativi, la sinergia tra le competenze, una definizione delle funzioni e attività dei soggetti istituzionali impegnati in materia, la promozione di più efficaci normative europee di contrasto della vendita on line di farmaci contraffatti, la conclusione di accordi di mutuo riconoscimento delle ispezioni effettuate da Autorità di controllo di riconosciuta validità internazionale». Nel dibattito si è parlato anche della necessità dell’aumento delle conoscenze per gli operatori nell’e-commerce e la realizzazione di adeguate campagne di educazione e di informazione sui rischi relativi all’acquisto di farmaci da canali non controllati.
Con l’approvazione all’unanimità della mozione D’Ambrosio Lettieri, è il commento del ministro Ferruccio Fazio, «il governo ha approvato integralmente l’iniziativa legislativa volta a contrastare la contraffazione dei farmaci. L’area di intervento è su internet. Non si tratta tuttavia di una guerra alle vendite on line ma di un impegno a normare l’e-commerce farmaceutico entro ambiti specifici. Il web nel settore potrà essere utile complemento alle farmacie, ma il governo è contrario alle vendite fuori controllo». (fonte Farmacista33)




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D’Ambrosio: oltre le contrapposizioni per riassetto duraturo

Su liberalizzazione della fascia C e ammodernamento del sistema farmacia non si possono inseguire soluzioni muscolari ma va trovata una mediazione intelligente, nella quale tutti i soggetti coinvolti abbandonino le attuali rigidità. L’invito è di Luigi D’Ambrosio Lettieri, senatore del Pdl, vicepresidente della Fofi e relatore in commissione Sanità del ddl di riassetto del servizio farmaceutico. Ospite lo scorso week end della nona Convention di Federfarmaco, D’Ambrosio Lettieri ha scattato una fotografia del delicato momento politico e ha tracciato la strada che il riordino dovrebbe imboccare per sopravvivere a un eventuale cambio di maggioranza.
Senatore, perché questo appello a superare contrapposizioni e veti? Non è che il ddl Tomassini-Gasparri si è arenato?
Le cose non stanno così. Il fatto invece è che io aspiro a una legge che duri più di una legislatura: anche se viviamo nell’era della globalizzazione e del cambiamento perenne, un provvedimento come questo dovrebbe rimanere in vita per almeno un decennio.
Se questo è l’obiettivo, portare avanti un progetto legislativo per strappi e prove di forza non serve a niente. Occorre invece trovare gli spazi per una convergenza tra maggioranza e opposizione, è necessario che tutte le parti interessate superino la controproducente rigidità delle attuali posizioni.
A fine settembre, in un incontro tra parafarmacie, Federfarma e Fofi favorito da Palazzo Chigi, si sono registrate distanze incolmabili sul quorum. Rimane quello l’ostacolo più forte a una convergenza?
E’ uno dei temi nodali ma non il solo. In ogni caso, saremo tutti d’accordo sul fatto che i contenuti del riassetto
si scelgono non in base alla convenienza delle categorie ma all’interesse pubblico per un servizio efficiente. In tal senso, indagini e inchieste al di sopra di ogni sospetto dicono che la farmacia italiana è tra le migliori. Dovremmo partire di qui, nella consapevolezza che tale primato non deve comunque impedire riflessioni sugli interventi di cui il sistema ha bisogno per ammodernarsi e rimanere agganciato alle esigenze della collettività.
Per esempio?
Più che legittima una riflessione sul quorum e sulle ingessature che portano all’esistenza di un quorum reale contrapposto al quorum legale, a patto che  tale parametro non si trasformi in un’asticella da muovere verso l’alto o il basso a seconda delle dinamiche occupazionali. Giusto anche ragionare di inquadramento dei farmacisti collaboratori in un nuovo contratto di categoria, che prospetti progressioni di carriera e inquadramenti economici più adeguati. Bene riflettere anche sugli strumenti con cui far aprire quelle 600-800 farmacie che continuano a restare vacanti perché ubicate in comuni piccolissimi, così come sulle soluzioni con cui accelerare l’espletamento dei concorsi. E resta da capire come superare il problema delle parafarmacie, per il quale esistono due soluzioni la liberalizzazione della fascia C o l’assorbimento nella rete delle farmacie che comunque manderebbero all’aria il sistema farmacia o danneggerebbero le legittime aspettative di altre categorie, a partire dai collaboratori. Lo dico con schiettezza, la quadra ancora non c’è, ma sono fiducioso. (fonte: Medikey)



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Utifar, Leopardi riconfermato alla presidenza

Eugenio Leopardi (foto), presidente uscente dell’Utifar, rimane alla guida dell’associazione per un secondo mandato triennale. La nomina è stata ufficializzata l’altro ieri nella prima riunione del Consiglio direttivo eletto domenica scorsa a Firenze dall’assemblea dei soci. Alla vicepresidenza sono stati indicati Maurizio Cini e Roberto Tobia, mentre segreteria e tesoreria vanno rispettivamente ad Alessandro Maria Caccia e Luigi Pizzini. «In questo nuovo triennio» spiega il presidente Leopardi a Farmacista33 «l’Utifar continuerà a fornire alla professione il supporto tecnico di cui ha bisogno. Lavoreremo non solo sul lato culturale, per assicurare ai farmacisti un aggiornamento costante sui nuovi prodotti che entrano nelle loro farmacie, ma anche su quello gestionale, perché nell’area di libera vendita i meccanismi del ricarico non sono ancora chiari a tutti e in questo momento, in cui l’utile Ssn è sempre più tenue, diventa importante rendersi conto che sconti e politiche di prezzo devono essere valutati alla luce del quadro economico della farmacia e non solo della concorrenza con i vicini». L’Utifar, inoltre, intende fornire il proprio supporto anche al dibattito in corso sul riassetto della farmacia. «È importante che la categoria parli con una voce sola» osserva Leopardi «quindi chiederò tra breve un incontro con Fofi e Federfarma per condividere un percorso nel rispetto dei reciproci ruoli». (fonte: Medikey)



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In ospedale arriva il “farmacista di dipartimento” contro sprechi ed errori

Quella del farmacista di dipartimento è una figura ancora poco nota nel nostro Ssn ma che può rappresentare la chiave per la razionalizzazione di tutto il percorso terapeutico-farmacologico che il paziente deve affrontare durante e dopo il ricovero in ospedale.
Se ne è parlato nelle settimane scorse a Roma al ministero della Salute dove è stato presentato un manuale teorico-pratico per la prevenzione degli errori in terapia e l’implementazione delle politiche di governo clinico in oncologia, frutto del lavoro congiunto  dello stesso ministero, della Fofi, della Sifo, dell’Aiom e dell’Associazione europea dei farmacisti ospedalieri (Eahp).
Più qualità, più efficienza, meno costi: questi gli obiettivi del progetto che trova sostanza anche in un’indagine ad esso collegata che ha monitorato il livello attuale di partecipazione del farmacista alle scelte farmacologiche in ospedale in alcune aziende sanitarie. Risultati parziali ma incoraggianti se consideriamo che già oggi il farmacista è coinvolto nel consiglio terapeutico nel 50% dei casi e ancor più lo è (58%) quando si tratta di consigliare come proseguire  la  terapia  una  volta  dimessi  dall’ospedale. E sono molto buoni anche i giudizi dei colleghi medici e infermieri che considerano in grande maggioranza (il 90,6%) questa esperienza positiva, sia per la possibilità di confronto/consiglio (69,9%), sia per l’alleggerimento del rispettivi carichi di lavoro (20,7%).
Ma come sviluppare questa funzione? Come far sì che essa diventi organica alla vita ospedaliera? A dare una prima risposta è stato il presidente della Fofi Andrea Mandelli che ha puntato l’indice sulla necessità di garantire percorsi finalmente chiari, strutturati e incentivanti per la specializzazione in farmacia ospedaliera, prevedendo contratti regolari per gli specializzandi che oggi non possono contare su alcun sostegno economico. E questo per rispondere appieno e in modo permanente e non episodico allo scopo principale di questa figura che è quello di coniugare la ricerca di economie a un’assistenza capace di offrire ai pazienti le migliori terapie”.
Per Luigi D’Ambrosio Lettieri, vice presidente della Fofi, l’iniziativa rientra in una precisa strategia diretta non a proporre un’ulteriore strozzatura della spesa sanitaria nazionale  bensì per definire strumenti attraverso i quali intervenire sugli sprechi. Avviare progetti come questo “è uno di quegli investimenti indispensabili per garantire il futuro del nostro sistema sanitario che ha finora scontato politiche dirette soltanto a comprimere la spesa. Ben venga dunque questa iniziativa che conferma l’impegno del ministro Fazio”.
Tutti d’accordo, dunque, sulla validità dell’iniziativa. Gli stessi pazientila ha ricordato in conclusione Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattivanon possono che confermare la necessità di introdurre figure come quella del farmacista di reparto che abbiano competenze specifiche nel monitoraggio delle terapie e possano così farsi garanti della loro sicurezza ed efficacia. Un’attenzione  questa  che  il  ministero  della  Salute  ha sempre posto tra i suoi obiettivi primari: lo ha ricordato Susanna Ciampalini farmacista della Direzione generale della programmazione sanitaria (a moderare il dibattito è stato Alessandro Ghirardini, dirigente dell’Ufficio III della stessa Direzione) illustrando i molti programmi ministeriali diretti ad assicurare la sicurezza e la qualità delle terapie farmacologiche (dalle Raccomandazioni alla campagna sui farmaci Lasa Look Alike Sound Alike, fino alle Guide per cittadini e operatori e ai Manuali).
A dar conto dei risultati della sperimentazione sono stati, rispettivamente Francesco Cattel, responsabile area Farmacia clinica de Le Molinette di Torno, Angelo Palozzo, coordinatore nazionale dell’Area Oncologia della Sifo e Piera Polidori, direttpore dell’UOC farmacia dell’Ismett di Palermo. Dai loro interventisenza dimenticare quello di Claudio Jommi dell’Università Bocconi di Milano che si è soffermato sulla metodologia di rilevazione dei risultatiè emerso come ci siano stati sensibili cambiamenti nei processi gestionali delle cinque strutture interessate, testimoniati da specifici indicatori di processo e di esito. Tra questi la conformità delle prescrizioni al Registro Aifa dei farmaci oncologici sottoposti a monitoraggio (Registro Aifa-Onco), il monitoraggio delle prescrizioni off-label dei medicinali, la riduzione del valore in euro delle scorte dei emdicinali nell’armadio di reparto. Ma anche la diminuzione delle ri-ospedalizzazioni per eventi/reazioni avverse da medicinali, la registrazione di “near miss” (incidenti potenziali che non avvengono per casualità) e, infine, la qualità percepita da parte degli operatori sanitari e dei pazienti. Che, in proposito, hanno dimostrato di aver percepito con chiarezza quanto la presenza del farmacista abbia influito sull’assistenza loro prestata.




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Erba Vita e Assofarm
Le piante officinali che hanno un ruolo attivo nel calmare la tosse

La tosse: una risposta efficace dell’organismo. La tosse è una risposta efficace dell’organismo che si protegge da sostanze irritanti come polvere e fumo, virus o batteri, che bloccano il normale passaggio dell’aria, ostacolando la respirazione.
La tosse non è un disturbo ma un sintomo e si presenta ogni volta che qualcosa irrita le mucose della gola, della trachea o dei bronchi (i canali che portano l’aria ai polmoni).  Il cervello trasmette subito ai muscoli del torace e dell’addome il “comando” della tosse. Così l’organismo riesce a liberare le vie aeree: dal muco, dal catarro, da polveri, dal fumo o anche dal cibo che è andato di traverso.
La tosse non è sempre uguale: ne esistono diversi tipi.
La tosse grassa (detta anche “produttiva”, per la presenza del catarro) dipende dalla secrezione delle mucose delle vie respiratorie che  poi viene espulsa con il riflesso della tosse (questa secrezione è chiamata muco, appunto e, se prodotto in quantità maggiori, diventa più denso e viene chiamato catarro): in questo modo l’apparato respiratorio si ripulisce e tenta di eliminare tutte le sostanze estranee.
Espellere il muco e/o il catarro prodotto in eccesso è una efficace protezione per le vie respiratorie: nel catarro possono essere presenti batteri che, se trattenuti, potrebbero sostenere l’infezione e l’infiammazione.
Una volta eliminato il catarro, la tosse produttiva, in genere, si risolve spontaneamente. Ecco perché non andrebbe mai contrastata una tosse di questo tipo: è generalmente un processo “salutare”, anche se a volte il suo suono intenso, ripetuto e profondo può generare preoccupazione. La tosse secca  conosciuta anche  come tosse “improduttiva” (perché non è unita a catarro e/o espettorato) o tosse “stizzosa” è in genere una veloce conseguenza di uno stimolo irritativo esterno o di una infiammazione della gola o dei bronchi; tale tosse
potrebbe anche essere di natura allergica oppure causata da un raffreddore.
La tosse cronica. A volte la tosse cronicizza, cioè perdura per intere settimane, dal momento che le mucose delle vie aeree continuano ad essere irritate. Una  tipica tosse di tipo cronico è la cosiddetta “tosse del fumatore”, denominata in questo modo dal momento che le mucose sono continuamente irritate dal fumo.

Gli sciroppi Mucovit di Erbavita

MUCOVIT FLUXUS ADULTI

Dispositivo Medico CE Confezione: Flacone da 200 ml
Mucovit Fluxus sciroppo adulti è un dispositivo medico indicato per calmare la tosse. Grazie alla presenza degli estratti di Grindelia, Altea, Abete e Piantaggine, agisce creando un’efficace barriera protettiva che limita il contatto delle vie respiratorie con gli agenti esterni ad azione irritante. Mucovit Fluxus sciroppo adulti,grazie anche alla presenza di Miele ad azione emolliente e di mucillagini vegetali, consente di reidratare la mucosa e il muco, favorendone l’espulsione. Gradevolmente aromatizzato con estratti balsamici di Eucalipto, Pino silvestre e Timo volgare, Mucovit Fluxus sciroppo adulti svolge un’azione rinfrescante.

MUCOVIT FLUXUS PEDIATRICA aroma ciliegia
Dispositivo Medico CE
Confezione: Flacone da 200 ml
Mucovit Fluxus sciroppo Pediatric è un dispositivo medico indicato per calmare la tosse. Grazie alla presenza degli estratti di Grindelia, Altea, Abete e Piantaggine, agisce creando un’efficace barriera protettiva che limita il contatto delle vie respiratorie con gli agenti esterni ad azione irritante. Mucovit Fluxus sciroppo Pediatric, grazie anche alla presenza di Miele ad azione emolliente e di mucillagini vegetali, consente di reidratare la mucosa e il muco, favorendone l’espulsione. Aromatizzato al gusto di ciliegia, risulta particolarmente gradito anche ai più piccoli.



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