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Notizie da Assofarm n° 58

 

Editoriale

Farmacie comunali

Mondo farmaceutico




Editoriale 

Se i Comuni vendono il SSN

Con impressionante puntualità, ogni grande operazione politico-istituzionale di questo paese finisce per coinvolgere direttamente il mondo delle farmacie italiane. È accaduto anche in occasione della Manovra Bis di questa estate nella quale, tra privatizzazioni e grandi tagli alla spesa necessari per tentare di recuperare il pesante indebitamento pubblico del nostro paese, il pericolo di cancellazione delle farmacie comunali non è del tutto evitato, a causa di un testo legislativo potenzialmente ambiguo e contraddittorio.
Le cose sembrano mettersi bene all’articolo 4 del DL 138, nel quale si spingono gli enti locali a vendere i servizi pubblici locali di rilevanza economica, con diverse eccezioni tra le quali, al comma 34 dello stesso articolo, delle farmacie comunali.
Sembra quindi che il Governo abbia pienamente accettato il fatto che le farmacie comunali non sono Servizio Pubblico Locale in quanto parte integrante del SSN. I sindaci non sono titolari del Servizio Farmaceutico in sé, ma della sua gestione avuta in concessione dalle Regioni.
Una presenza, quelle delle farmacie comunali, che perdi più sostanzia il regime di concorrenza in quanto controparte commerciale attiva del settore privato, e pertanto da tutelare nell’interesse della comunità e del mantenimento del libero mercato.
Ma tutto questo potrebbe ingarbugliarsi per quello che è contenuto nel successivo articolo 5 della stessa Manovra Bis, in cu si incentivano i Comuni a vendere le proprie partecipazioni in società municipalizzate, offrendo loro la possibilità di “girare” i proventi di tali vendite anche in investimenti infrastrutturali. Non più quindi solo copertura dei debiti pregressi, ma anche possibilità di finanziare nuovi interventi sul territorio.
In questo articolo non vi è alcuna menzione riguardo settori e attività esclusi dalla vendita. Le precisazioni fatte al termine dell’articolo 4 del Decreto, vengono implicitamente rimesse in discussione all’articolo successivo.
Siamo insomma alle solite: le farmacie comunali affiorano e scompaiono dalle leggi sui Servizi Pubblici Locali come le acque di un fiume carsico scompaiono e riemergono dalla terra.
Riemergono ogniqualvolta le si vuole considerare un’ottima occasione per rimpinguare le casse dei Comuni, scompaiono (ritornando quello che sono, componente servizio sanitario nazionale) in tutte le occasioni in cui la produzione legislativa è libera da interessi di parte.
È così da quasi trentacinque anni, da quando cioè la legge 833 del ’78 istituì il SSN, e dal DL 502 del ’92 regola il servizio farmaceutico comunale in base a convenzioni con le Usl. Da ultimi, ricordiamo una recente sentenza del Tar della Campania che considera le Farmacie Comunali come agenti in nome e per conto delle stesse Usl, e una sentenza della Corte di Giustizia Europea che ci riconosce come soggetto teso a realizzare scopi di interesse sanitario pubblico.
Se questa rilevante massa di dati giuridici ha un valore, allora è lecito porsi una domanda quantomeno inquietante: è lecito che un sindaco, cioè un amministratore pro-tempore di un patrimonio pubblico locale, possa vendere un pezzo di Servizio Sanitario Nazionale?
La cosa, come noto, accade con una certa regolarità. Sono ormai parecchie le amministrazioni comunali che hanno ceduto le proprie farmacie o per coprire buchi di bilancio, o perché facenti parte di aziende municipalizzate in deficit.
La cattiva amministrazione della macchina comunale, o la cattiva amministrazione di un’azienda erogante un servizio pubblico, è diventata valida ragione della perdita del servizio stesso.
Tutto ciò avviene perché se la privatizzazione delle farmacie viola le disposizioni di legge sopra citate, è anche vero che essa ne rispetta altre che permettono ai Comuni di disfarsi di una cosa che, a nostro parere, non è del tutto loro.
Ecco perché, se il dissenso di Assofarm nei confronti di tali politiche è totale, il lettore ideale di queste nostre riflessioni non sono tanto i sindaci favorevoli alle privatizzazioni, quanto il legislatore.
È necessario ridurre quanto prima la fluidità e la vischiosità legislativa nel quale naviga oggi la farmacia comunale italiana.
Gli strumenti e le organizzazioni creati per la tutela della salute pubblica non possono rimanere a lungo nel limbo del confronto legislativo, a maggior ragione in un periodo storico in cui l’urgenza economica favorisce scelte rapide e di immediata portata. Che però non sono sempre le più giuste.


Francesco Schito

Vice Presidente Assofarm

 

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Farmacie comunali

Lega a Bologna: “E’ ora di vendere le partecipate”

Tagliati almeno altri sei milioni di euro di trasferimenti dallo Stato. Le casse del Comune, dopo l’accelerazione annunciata dal Governo sulla manovra finanziaria per coprire il debito pubblico, dovranno rinunciare a un’altra cifra da capogiro. Le stime a caldo parlano, appunto, di circa sei milioni di euro in meno nei prossimi due anni; questo si somma al taglio di 60 milioni che già gravava sulla città. Dal Comune trapela che il settore del welfare sarà l’unico a non venire toccato dai tagli. Da dove pescare questi altri soldi? La risposta, per molti, si deve cercare nel patrimonio finanziario di Palazzo d’Accursio: le società partecipate, insomma. Hera, Atc, Società Aeroporto, Caab, Fiera e Afm. Queste le più gettonate.Il tema della cessione di parte di queste quote non è nuovo, ma in questi giorni torna alla ribalta, proprio perché il ministro dell’Economia ha annunciato nuovi incentivi a chi privatizzerà il settore dei servizi pubblici locali. Ci sono varie precisazioni però, due in particolare. Queste norme anticipano una necessaria modifica dell’articolo 41 della Costituzione, che riguarda la libertà di iniziativa economica. Il secondo punto è il rispetto del volere del popolo, che con il referendum scorso si è espresso contro la privatizzazione del settore dell’acqua. NEL CASO di Hera, quindi, sarebbe necessario uno spinoff del settore acqua, per poter operare la privatizzazione su quello dei rifiuti. «Sarebbe una soluzione di buon senso la vendita delle quote delle partecipate commenta Bernardini della Lega Nord, che già in campagna elettorale aveva spinto su questo tasto. A Bologna ci sono ottimi esempi di consociativismo del passato, come l’Aeroporto, il Caab e le Farmacie Comunali. Ma ora è arrivato il momento, per il Comune, di restituire queste quote alle forze imprenditoriali della città». Nella ricetta della Lega Nord, per il reperimento di questi soldi, ci deve essere anche la diminuzione degli assessorati. «L’avevamo già spiegato in campagna elettorale  continua il leader del Carroccio. Si possono tagliare due assessorati, che con una stima ad occhio costano al Comune circa 200mila euro all’anno». PARLA invece di vendita del patrimonio delle Asp il segretario del Pdl bolognese, Fabio Garagnani: «È un patrimonio enorme a cui attingere. E poi si dovrebbe risparmiare nel settore del turismo, applicando la tassa di soggiorno, incentivando le visite alla città con mostre itineranti. Bisogna che il Comune utilizzi più immaginazione per recuperare risorse, coinvolgendo i privati».Anche il deputato degli azzurri non ha dubbi: «Non ci sono preclusioni sulla vendita delle quote delle partecipate. Le società dove il Comune ha le proprie quote possono rimanere comunque sotto il controllo dell’istituzione. Bisogna inventare nuove formule». Inevitabile, infine, ritoccare il settore dei servizi alla persona, secondo Garagnani: «Esternalizzare non significa privatizzare, perché il Comune può essere comunque garante dei servizi».

(fonte: restodelcarlino.it)

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Farmacie comunali

Genova: sciopero contro la privatizzazione

I lavoratori delle farmacie comunali aderenti all’Unione sindacale di base sono sul piede di guerre e proclamano lo sciopero contro le “gravissime scelte” del Comune di Genova. Per questo i lavoratori incroceranno le braccia per le intere giornate del 5, del 16 e del 27 settembre.

“Il recente referendum sull’acqua – spiega una nota di Usb Liguria – ha sonoramente bocciato le politiche di privatizzazione portate avanti in questi anni. Il Comune di Genova, da cui dipendono oggi le farmacie comunali, intende invece proseguire imperterrito su questa strada come confermato dagli assessori Miceli e Senesi”.
Per questo il sindacato, prosegue la nota, “si oppone a questa scelta, confortato dalla sonora bocciatura referendaria delle politiche di privatizzazione, denuncia l’ennesimo tentativo di svendita di un fondamentale patrimonio pubblico e di irresponsabile rinuncia ad una fonte di utili per il Comune, chiede che il Comune definisca immediatamente un piano di rilancio e di potenziamento del servizio” e infine, annuncia che “metterà in atto tutte le forme di protesta necessarie a fermare questo scempio” invitando “tutte le forze che hanno promosso e sostenuto i referendum sull’acqua a sostenerli in questa battaglia”.
(fonte: Genova24.it)

 

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Farmacie comunali

Farmacia in vendita a San Bonifacio (Vr)

La farmacia comunale di Prova è stata messa in vendita. Lo ha deciso mercoledì il Consiglio comunale, con il voto della maggioranza e la contrarietà delle minoranze, a seguito dell’approvazione della variazione di bilancio e della modifica del piano delle alienazioni. Assieme alla farmacia è stata inserita nel piano anche un’area di 170 metri quadrati in Praissola.
Il motivo, ha detto il sindaco Antonio Casu, è dettato dalla decisione di estinguere anticipatamente alcuni mutui:
«È una decisione etica, da padre di famiglia, perché porterà un risparmio di 200mila euro l’anno. E non è il solo vantaggio per i cittadini, poiché con quest’operazione abbiamo tolto dalle spalle dei nostri figli un debito che li avrebbe gravati per diversi anni».
Il sindaco Casu ritiene infatti che «tutti gli enti pubblici dovrebbero adottare questo tipo di comportamento virtuoso. Un amministratore che spende soldi pubblici che non ha, indebitando la comunità, è giustificato solamente in casi di forza maggiore: noi siamo dell’avviso che in questo momento di crisi economica, chi amministra la cosa pubblica ha il dovere morale di dare il buon esempio».
Ha poi citato la recente vendita della casa di riposo Don Bortolo Mussolin e la lottizzazione Albaron in zona industriale, «che hanno consentito», ha sottolineato, «di far fronte al Patto di stabilità, e che sono stati gli unici beni fino ad oggi alienati, mentre si spera di vendere il lotto di terreno comunale di Lobia, molto interessante». L’assessore Pino Elettri ha spiegato che le alienazioni prevederebbero il recupero di 5 milioni di euro e che per far fronte al patto di stabilità oggi ne occorrono 4, anche perché, ha detto, «ora siamo fuori di circa 700mila euro e quindi occorrono altre entrate». La farmacia comunale di Prova, ha spiegato, dà un modesto attivo di 70mila euro all’anno, ma mettendola in vendita si spera di recuperare
1 milione e 800mila euro, come risulta dalla valutazione indicativa segnata sulla delibera approvata. Naturalmente, è stato precisato, per i cittadini di Prova non cambia assolutamente nulla.
Nettamente contrari alla vendita le minoranze, da Paolo Cannas, che dice «dà sempre un utile, basterebbe riorganizzarla», a Silvano Polo «anziché limare le uscite, ormai stiamo vendendo tutto», a Giuseppe Piasentin che chiede: «Non era il caso di sollecitare Multiservizi, che la gestisce, per farla rendere di più?», fino a Giampaolo Provoli «stiamo raschiando il fondo». Nella stessa delibera di variazione di bilancio è stato inserito anche l’acquisto di un terreno a Locara per destinarlo a manifestazioni locali e sportive.
(fonte: L’arena)
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Farmacie comunali

Anziani di Cusano, farmaci a domicilio

La farmacia bussa direttamente alla porta di casa: fino al 30 settembre, anziani non autosufficienti e disabili di Cusano Milanino potranno contare sul servizio di consegna a domicilio di medicinali organizzato dall’amministrazione comunale con la collaborazione di Croce rossa e Azienda speciale Farmacia comunale. Si tratta di un progetto pilota, sperimentato per la prima volta quest’anno e avviato lo scorso 15 luglio.
Dopo due settimane di lavoro, i risultati parziali giunti sulla scrivania dell’assessore ai Servizi sociali Maria Gaetana Cannatelli, promotrice dell’iniziativa, sono soddisfacenti, tanto che è allo studio la possibilità di rendere il servizio permanente per le persone in difficoltà ed estenderlo a chi voglia farne richiesta dietro il pagamento di un piccolo contributo. Il funzionamento è semplice: i Servizi sociali hanno segnalato i nominativi di una decina di cusanesi in difficoltà che vengono già seguiti dagli uffici di piazza Tienanmen.
La farmacia comunale riceve le ricette ed effettua le consegne grazie ai volontari della Croce rossa. Il servizio ha le ali ai piedi: i medicinali salva vita arrivano a casa in giornata, gli altri entro le 24 ore dalla richiesta. Da ieri inoltre sono partiti i «Pomeriggi d’estate», il programma di weekend di festa dedicato agli anziani. Fino al 28 agosto, tombolate, tornei di carte, pizzate e merende per tutti nella sede dell’associazione I tigli, al parco Matteotti.
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Farmacie comunali

Al via la rivoluzione di Albenga

E’ partita la riorganizzazione della macro-struttura organizzativa delle farmacie comunali del territorio, che prevede una valorizzazione del servizio, attraverso elementi quali la mobilità interna e continuata (in via sperimentale per circa sei mesi) degli operatori, una migliore disposizione della merce in base alle indicazioni degli esperti del settore e di un apposito studio del marketing, il rinnovamento dei sistemi informatici di catalogazione e classificazione e, nel caso particolare della Farmacia Comunale di Via Dalmazia, un trasferimento in un nuovo locale assai più ampio.
Per le farmacie comunali albenganesi, nel corso del 2011, sono stati attivati nuovi servizi di consulenza dal punto di vista del marketing, attraverso la fornitura di materiale che permetta un migliore layout espositivo e corsi di formazione per i farmacisti. Sempre nell’ottica di un migliore servizio, queste operazioni sono state intese come un rafforzamento dell’intero sistema delle farmacie comunali, da non considerarsi come singoli esercizi, bensì come parti di un unico servizio in rete, da svilupparsi con sempre maggiori sinergie e la più ampia collaborazione possibile e condivisione delle risorse investite. Tale processo di integrazione passa anche attraverso una maggiore flessibilità di personale, che deve intendersi non solo come estesa collaborazione tra i direttori delle singole sedi, ma anche quale utilizzo del personale dipendente con formule che consentano di apportare al servizio le migliori azioni in termini di efficienza ed efficacia.
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Mondo farmaceutico

Toscana: chiedere il reddito non sarà facile E la privacy?

Scatta la rivoluzione ticket sui farmaci. Si tratta dell’applicazione della nuova normativa nazionale, prevista dalla legge 111 di quest’anno, che ha disposto la compartecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria prevedendo un ticket aggiuntivo di 10 euro a ricetta. La Regione Toscana ha cercato di limitare questo impatto con una scelta che, a detta degli amministratori regionali, è «finalizzata a salvaguardare criteri di equità e preservare gli utenti che richiedono maggior tutela. Viene richiesto un contributo aggiuntivo minimo nelle farmacie per l’acquisto di farmaci e negli ambulatori specialistici per le visite, le prestazioni radiologiche, gli esami di laboratorio e la diagnostica strumentale». In concreto per i farmaci oltre alle categorie esenti, restano esclusi dal pagamento tutti coloro che hanno un reddito inferiore a 36.151,98 euro (autocertificato o Isee). Queste le altre tre fasce di reddito con il corrispondente ticket: reddito da 36.151,98 a 70.000 euro: 1 euro a confezione, fino a un massimo di 2 euro per ricetta; reddito da 70.001 a 100.000 euro: 2 euro a confezione, fino a un massimo di 4 euro per ricetta; reddito oltre 100.000 euro: 3 euro a confezione, fino a un massimo di 6 euro per ricetta.
Inevitabilmente la rivoluzione ticket comporta qualche problema, a cominciare da quello relativo alla tutela della privacy ma anche alla precisione nelle autocertificazioni dei redditi. Aldo Buti, presidente dell’Ordine dei farmacisti della nostra provincia, ricorda che «i farmacisti hanno la buona volontà di collaborare con la Regione» ma non esclude disagi, soprattutto nella prima fase. «In un primo momento l’utente dovrà pazientare. Ci sono diverse fasce di reddito e già è antipatico domandare in che fascia si trova il cliente. Si entra nel campo della privacy. Inoltre non tutti si ricordano il proprio reddito con precisione. Ci saranno anche casi da valutare attentamente: per esempio quello delle badanti che seguono le persone anziane che non posssono muoversi. La badante non può firmare, chi lo farà al posto della persona anziana? Ci saranno dunque situazioni di contenzioso con i clienti che si aggiungeranno al malumore che si accompagna a chi deve pagare, rispetto a chi è esente. Immagino già che ci saranno accuse alla casta dei politici e ai deputati che non pagano il ticket. Speriamo comunque di superare questo momento criticoprosegue Aldo Buti. Da parte nostra c’è la volontà di collaborare sia a livello di sindacato dei farmacista come da parte dell’Ordine. Il tema della privacy è importante. Già ci sono contenziosi su tante piccolezze, se poi si va a toccare anche il reddito è facile immaginare cosa potrà accadere. Naturalmente ricordo che i farmacisti così come i medici hanno il segreto professionale. Per il resto sarà una situazione da gestire con grande tatto».
E sono cauti anche gli stessi farmacisti. «Siamo molto perplessifa sapere Bianca Maria Manfredi della Farmacia Giannini in via Fillungosoprattutto per quanto riguarda gli anziani. Sono infatti la fascia che più ha necessità di medicinali e quindi che dovrà confrontarsi per forza con questa rivoluzione. Spesso sono le badanti a reperire i medicinali per gli anziani e questo complica molto la situazione. Non resta altro che attendere martedì e vedere che cosa succede». «Non credo sia la soluzione, se l’intento è quello di effettuare dei taglispiega Ughetta Salvioni anche lei della Farmacia Giannini. A mio avviso ci sono molti altri ambiti della sanità dentro ai quali si possono effettuare riduzioni. Questa rivoluzione dei ticket va a colpire fasce deboli e mette noi farmacisti in difficoltà. Staremo a vedere». E perplessa è anche Amelia Auricchio della farmacia centrale in piazza San Michele.
«La Regione ci ha informati molto beneprecisa. Ci ha messo al corrente di tutto, però temo sarà davvero problematico chiedere il reddito alle persone anziane».
(fonte: lanazione.it)
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Mondo farmaceutico

Il bugiardino che si ascolta

Succede a Lignano, in Veneto. Qui è cominciata la sperimentazione del Progetto QR per non vedenti e ipovedenti che permette a questi ultimi di ascoltare quanto sta scritto sul foglietto illustrativo dei più diffusi farmaci. Il progetto nato per volontà di Massimo Sandri e Luca Zoldan, ufficiali medici alla base di Rivolto consiste nel fornire gratuitamente agli utenti della Sogit e dell’Azienda speciale farmaceutica di Lignano dei cartoncini stampati in Braille; a ciascun nome in Braille è associato un codice grafico al quale si può accedere attraverso un cellulare. Il progetto è stato recentemente presentato presso il Comune della città veneta.
(fonte: superabile.it)
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Mondo farmaceutico

Nuovi ticket, favorite le coppie di fatto

Per chi è già esente non cambia nulla. Per tutti gli altri, più o meno quattro cittadini su dieci, da lunedì scatta la rivoluzione del nuovo ticket in sanità. Fondata sul principio «chi ha di più paga di più» come ricorda l’assessore regionale alla Sanità Carlo Lusenti . In Emilia-Romagna, così come in Toscana e Umbria, non sarà infatti di 10 euro per tutti e su tutto, ma sarà modulato in base al reddito. Solo chi dichiara guadagni superiori a 100 mila euro non dovrà fare nulla ma adeguarsi a pagare le quote più alte. Per gli altri invece ci sarà l’obbligo di autocertificare il reddito famigliare lordo. E qui scatta la macroscopica differenza tra chi è sposato e le coppie di fatto. Due coniugi pagheranno di più di due conviventi con lo stesso reddito individuale. A determinare le fasce in cui si differenziano i ticket è il reddito complessivo lordo del nucleo familiare fiscale. Nucleo formato dai marito e moglie e dai familiari a carico, i cui redditi vanno sommati. In caso di separazione legale dei coniugi, o in generale in caso di convivenza, ognuno certifica il proprio reddito. Che può essere, da solo, basso fino all’esenzione.
Una conseguenza ben nota alla Regione che nella scelta obbligata del ticket («è iniquo, ci siamo battuti fino alla fine con le altre Regioni per trovare misure alternative come la tassa sul fumo, ma alla fine siamo stati obbligati ad applicarlo da subito pena la segnalazione alla Corte dei conti», attacca Lusenti) ha individuato nell’autocertificazione del reddito la strada «più semplice e lineare possibile per ridurre al massimo le difficoltà e i disagi per i cittadini», chiarisce Lusenti. La Toscana, oltre al reddito famigliare utilizza anche l’Isee per individuare la fascia di esenzione. Un parametro che offre un quadro più esaustivo del reddito di una famiglia. «Nella fascia di avvio abbia escluso questa possibilità — spiega l’assessore —, perché sono in pochi ad averlo e perché va richiesto in quanto il suo calcolo non è immediato. Avrebbe creato enormi problemi, a noi e ai cittadini. Comunque ci stiamo ragionando per il futuro».
Per ora quindi le coppie di fatto saranno agevolate. Critici gli ex Popolari di «Bologna al centro» e il grillino Giovanni Favia. L’ autocertificazione s i fa compilando una volta sola un modulo, «che va tenuto poi sempre con sé come fosse un tesserino di esenzione», spiega Lusenti, e mostrato, insieme con la ricetta, ogni volta che si va in farmacia ad acquistare farmaci di fascia A o agli sportelli Cup per prenotare visite ed esami. «Siamo consapevoli che ci sarà una fascia di avvio che riguarda milioni di cittadini e centinaia di sedi — rassicura l’assessore —, i cittadini non corrono alcun rischio, da lunedì continueranno a ricevere le prestazioni prenotate anche se non sanno nulla dei nuovi ticket e non hanno compilato il modulo. Potranno poi regolarizzare la loro posizione entro due mesi, e non saremo fiscali». Stessa tolleranza anche per chi ha già prenotato ma non pagato, o chi ha già pagato ma solo il vecchio ticket. «Non siamo gabellieri, né esattori — sottolinea Lusenti —,tutti saranno aiutati e messi nelle condizioni di regolarizzare la propria posizione, abbiamo la collaborazione di tutte le associazioni di categoria, delle farmacie, dei Caaf, dei patronati, dei sindacati e di tutte le sedi delle aziende sanitarie». Per i controlli sarà firmato un contratto con un ente abilitato alla riscossione
crediti,«non è detto che sia Equitalia»,conclude Lusenti.
(fonte: Corriere di Bologna)
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