Notizie da Assofarm n° 57
Dalla federazione
Farmacie comunali
Mondo farmaceutico
- Francia. Il futuro delle farmacie? Meno ma più grandi
- Farmaci, i liguri spendono più di tutti
- Mandelli: su sostituibilità dei generici serve confronto, non legge
- Farmaci senza obbligo di prescrizione. Il 92,1% si acquista in farmacia
- Farmaci da banco su internet? No, gli italiani acquistano in farmacia
Erba Vita e Assofarm
La continuità programmatica che ha segnato il recente avvicendamento alla guida di Farmindustria presenta più note positive di quante siano visibili ad una prima occhiata. Del discorso di insediamento del nuovo presidente Massimo Scaccabarozzi va prima di tutto apprezzata la critica mossa al Governo rispetto alle continue azioni che mirano a dragare risorse da un settore, quello della farmaceutica, che è tra i pochi a rispettare i tetti di spesa all'interno del più ampio comparto sanitario pubblico. Come a dire, lo Stato penalizza proprio chi riesce a produrre comportamenti virtuosi, concorrendo così a creare un clima di implicita impunità verso quei comparti sanitari incapaci di migliorare le loro performance, mondo ospedaliero in primis.
Bene inoltre ha fatto il presidente Scaccabarozzi a ricordare i numeri importanti dell'industria farmaceutica nel nostro paese: dal suo essere il 12% dell'intera produzione manifatturiera del nostro paese, all'impiegare migliaia di professionisti di alto profilo. Un patrimonio che, se non adeguatamente valorizzato, rischia inevitabilmente di prendere strade estere più economiche e stimolanti. Altrettanto opportuno è stato ricordare che i fondi accantonati per legge dalle industrie farmaceutiche a favore delle Regioni, spesso non sono mai stati utilizzati dalle stesse. Un segno preoccupante di come il sistema pubblico italiano manchi facili opportunità di sviluppo messe a disposizione dal mondo privato.
Paradossalmente però, le divergenze nascono a partire da uno dei temi sui quali Assofarm può trovare maggiori attinenze col proprio programma. Quando infatti Scaccabarozzi definisce la centralità dell'appropriatezza della prestazione farmaceutica nelle future riforme del sistema farmaceutico italiano, rimarca la propria contrarietà (al pari di quanto fatto dal suo predecessore nei mesi scorsi) per una diversa remunerazione del farmacista, determinata anche dalla consulenza e dai servizi e non più soltanto dal fatturato della vendita di farmaci. Nella convinzione degli industriali, una remunerazione come da noi immaginata porrebbe il mondo della produzione e mondo della distribuzione su due strade differenti, e non necessariamente conciliabili. Ora, se tali posizioni sono dettate da legittimi timori riguardanti possibili perdite di fatturato, noi suggeriamo di spostare l'attenzione sulla marginalità della vendita. È senz'altro vero che il nostro comparto è il più virtuoso dell'intero sistema, eppure questo non ha impedito al Governo di considerarlo una comoda cassa da cui attingere altro denaro. È senz'altro vero che le ottime performance della farmaceutica sono state realizzate grazie ad efficienze di sistema, ma ciò non toglie che non vi siano sprechi e inefficienze su cui è possibile realizzare altri miglioramenti (prime fra tutte le farmacie ospedaliere, la cui spesa è ancora fuori controllo).
Noi crediamo che un sistema di remunerazione del farmacista basato anche sulle prestazioni consulenziali, e non soltanto sui volumi di vendita, possa agire positivamente su queste zone d'ombra che ancora affliggono il nostro sistema. Crediamo anche che lo spostare l'origine di spesa pubblica dal prezzo del farmaco alla prestazione del farmacista possa ridurre la "pressione scontistica" che negli ultimi anni ha assunto proporzioni al limite del sopportabile per noi della distribuzione e per i produttori stessi.
Ed è su questo punto che Assofarm cercherà il dialogo con gli industriali, nella ferma convinzione che la diversa remunerazione del farmacista possa giovare anche a loro. Se cioè lo Stato concepisse la prestazione consulenziale come la voce di costo strategica su cui realizzare efficienze e risparmi, è lì che concentrerebbe i suoi sforzi di miglioramento del sistema. Il prezzo in sé, coi relativi sconti definiti per ogni elemento della filiera, probabilmente potrebbe prendere qualche attimo di respiro in più di quanto gli è stato concesso negli ultimi tempi.
Queste divergenze di vedute verranno sicuramente affrontate nel prossimo futuro, attraverso un dialogo serio sostanziato dai numeri di previsioni e proiezioni. Per ora è importante registrate una comunanza di visione politica del nostro settore, un sentire condiviso sulla possibilità, e sulla necessità, di rafforzare gli elementi positivi che lo stanno caratterizzando da tempo e che sono in sintonia con gli obiettivi di servizio alla salute della cittadinanza italiana.
Bene inoltre ha fatto il presidente Scaccabarozzi a ricordare i numeri importanti dell'industria farmaceutica nel nostro paese: dal suo essere il 12% dell'intera produzione manifatturiera del nostro paese, all'impiegare migliaia di professionisti di alto profilo. Un patrimonio che, se non adeguatamente valorizzato, rischia inevitabilmente di prendere strade estere più economiche e stimolanti. Altrettanto opportuno è stato ricordare che i fondi accantonati per legge dalle industrie farmaceutiche a favore delle Regioni, spesso non sono mai stati utilizzati dalle stesse. Un segno preoccupante di come il sistema pubblico italiano manchi facili opportunità di sviluppo messe a disposizione dal mondo privato.
Paradossalmente però, le divergenze nascono a partire da uno dei temi sui quali Assofarm può trovare maggiori attinenze col proprio programma. Quando infatti Scaccabarozzi definisce la centralità dell'appropriatezza della prestazione farmaceutica nelle future riforme del sistema farmaceutico italiano, rimarca la propria contrarietà (al pari di quanto fatto dal suo predecessore nei mesi scorsi) per una diversa remunerazione del farmacista, determinata anche dalla consulenza e dai servizi e non più soltanto dal fatturato della vendita di farmaci. Nella convinzione degli industriali, una remunerazione come da noi immaginata porrebbe il mondo della produzione e mondo della distribuzione su due strade differenti, e non necessariamente conciliabili. Ora, se tali posizioni sono dettate da legittimi timori riguardanti possibili perdite di fatturato, noi suggeriamo di spostare l'attenzione sulla marginalità della vendita. È senz'altro vero che il nostro comparto è il più virtuoso dell'intero sistema, eppure questo non ha impedito al Governo di considerarlo una comoda cassa da cui attingere altro denaro. È senz'altro vero che le ottime performance della farmaceutica sono state realizzate grazie ad efficienze di sistema, ma ciò non toglie che non vi siano sprechi e inefficienze su cui è possibile realizzare altri miglioramenti (prime fra tutte le farmacie ospedaliere, la cui spesa è ancora fuori controllo).
Noi crediamo che un sistema di remunerazione del farmacista basato anche sulle prestazioni consulenziali, e non soltanto sui volumi di vendita, possa agire positivamente su queste zone d'ombra che ancora affliggono il nostro sistema. Crediamo anche che lo spostare l'origine di spesa pubblica dal prezzo del farmaco alla prestazione del farmacista possa ridurre la "pressione scontistica" che negli ultimi anni ha assunto proporzioni al limite del sopportabile per noi della distribuzione e per i produttori stessi.
Ed è su questo punto che Assofarm cercherà il dialogo con gli industriali, nella ferma convinzione che la diversa remunerazione del farmacista possa giovare anche a loro. Se cioè lo Stato concepisse la prestazione consulenziale come la voce di costo strategica su cui realizzare efficienze e risparmi, è lì che concentrerebbe i suoi sforzi di miglioramento del sistema. Il prezzo in sé, coi relativi sconti definiti per ogni elemento della filiera, probabilmente potrebbe prendere qualche attimo di respiro in più di quanto gli è stato concesso negli ultimi tempi.
Queste divergenze di vedute verranno sicuramente affrontate nel prossimo futuro, attraverso un dialogo serio sostanziato dai numeri di previsioni e proiezioni. Per ora è importante registrate una comunanza di visione politica del nostro settore, un sentire condiviso sulla possibilità, e sulla necessità, di rafforzare gli elementi positivi che lo stanno caratterizzando da tempo e che sono in sintonia con gli obiettivi di servizio alla salute della cittadinanza italiana.
Francesco Schito
Vice Presidente Assofarm
Sì alla farmacia dei servizi, no ai medicinali distribuiti via posta. Questo il duplice orientamento che è emerso ieri, in occasione del convegno «Il farmacista e la farmacia nell'era dei servizi», organizzato da Agec e Assofarm.
«Credo che la farmacia dei servizi sia una grande opportunità, purché noi continuiamo a esserne gli attori», è il commento di Paolo Pomari, presidente dell'Ordine dei farmacisti di Verona, che riunisce 1.051 iscritti. l decreti attuativi della legge 69 del 2009 prevedono la possibilità di affiancamento di infermieri professionali e fisioterapisti che, sempre sotto prescrizione medica, in farmacia potranno assistere il paziente nell'esecuzione di test diagnostici. «L'obiettivo è migliorare il contatto con il cittadino, andando incontro alle sue esigenze, ma è necessario sempre fare un'attenta valutazione in termini di costi e benefici», conclude Pomari. Della stessa opinione Ve nanzio Gizzi, presidente nazionale Assofarm. «La nostra associazione è favorevole alla farmacia dei servizi, però lasciando spazio alla professionalità dei farmacisti», spiega Gizzi, «è fondamentale, infatti, che vengano garantiti l'appropriatezza della prescrizione del fanmaco e la verifica dello stato complessivo di salute del paziente».
Il presidente diAssofarm, invece, si schiera decisamente contro la distribuzione diretta dei farmaci via posta: «La presenza del farmacista è fondamentale per dare consigli al paziente, per evitare un uso improprio dei farmaci e anche per una questione economica: l'utile delle farmacie continua, infatti, a ridursi».
Al convegno era presente anche Giuseppe Venturini, pre sidente di Agec, che ha acquisito dal Comune 14 farma cie e una parafarmacia per un fatturato di circa 20 milioni di euro l'anno. «La farmacia dei servizi è un progetto in cui crediamo molto, mentre siamo scettici sul fatto che il servizio postale possa garantire una distribuzione effi ciente dei medicinali», è il commento di Venturini.
Non poteva mancare all'appuntamento il sindaco Flavio Tosi. «Durante il mio mandato di assessore regionale alla Sanità ho avuto modo di conoscere bene la realtà delle farmacie», ha detto il sindaco. «A Verona abbiamo fatto la scelta, che finora è stata premiante, di non far entrare dei soci priva.
«Credo che la farmacia dei servizi sia una grande opportunità, purché noi continuiamo a esserne gli attori», è il commento di Paolo Pomari, presidente dell'Ordine dei farmacisti di Verona, che riunisce 1.051 iscritti. l decreti attuativi della legge 69 del 2009 prevedono la possibilità di affiancamento di infermieri professionali e fisioterapisti che, sempre sotto prescrizione medica, in farmacia potranno assistere il paziente nell'esecuzione di test diagnostici. «L'obiettivo è migliorare il contatto con il cittadino, andando incontro alle sue esigenze, ma è necessario sempre fare un'attenta valutazione in termini di costi e benefici», conclude Pomari. Della stessa opinione Ve nanzio Gizzi, presidente nazionale Assofarm. «La nostra associazione è favorevole alla farmacia dei servizi, però lasciando spazio alla professionalità dei farmacisti», spiega Gizzi, «è fondamentale, infatti, che vengano garantiti l'appropriatezza della prescrizione del fanmaco e la verifica dello stato complessivo di salute del paziente».
Il presidente diAssofarm, invece, si schiera decisamente contro la distribuzione diretta dei farmaci via posta: «La presenza del farmacista è fondamentale per dare consigli al paziente, per evitare un uso improprio dei farmaci e anche per una questione economica: l'utile delle farmacie continua, infatti, a ridursi».
Al convegno era presente anche Giuseppe Venturini, pre sidente di Agec, che ha acquisito dal Comune 14 farma cie e una parafarmacia per un fatturato di circa 20 milioni di euro l'anno. «La farmacia dei servizi è un progetto in cui crediamo molto, mentre siamo scettici sul fatto che il servizio postale possa garantire una distribuzione effi ciente dei medicinali», è il commento di Venturini.
Non poteva mancare all'appuntamento il sindaco Flavio Tosi. «Durante il mio mandato di assessore regionale alla Sanità ho avuto modo di conoscere bene la realtà delle farmacie», ha detto il sindaco. «A Verona abbiamo fatto la scelta, che finora è stata premiante, di non far entrare dei soci priva.
Assofarm in collaborazione con la Effe Group S.p.A. parteciperà alla Campagna di Prevenzione del Melanoma at traverso la Teledermatologia in farmacia. Si tratta di un servizio che verrà svolto dalle Farmacie Comunali che ade riranno al progetto, in linea con l'approvazione del Decreto Attuativo sui nuovi servizi erogabili a favore dei cittadini. La Fondazione PTV Policlinico "Tor Vergata"di Roma, l'Istituto Nazionale Tumori Fondazione "G.Pascale" di Napoli, sono i Centri di refertazione e valutazione delle immagini delle lesioni cutanee della pelle, inviate dalle Farmacie Comunali, attraverso le sofisticate e innovative tecnologie rese attraverso il sistema FIDE.
Con questo progetto Assofarm intende anche sostenere l'Associazione "Trenta Ore per la Vita " che quest'anno,insieme a Croce Rossa Italiana, promuove una campagna di sensibilizzazione per sviluppare la cultura del "primo soccorso" e per incrementare la dotazione di defibrillatori nelle scuole statali e negli impianti sportivi pubblici.
Per ogni Farmacia Comunale che attiverà il servizio di Prevenzione del Melanoma verrà omaggiato alle stesse un defibrillatore a sostegno della iniziativa"Trenta Ore per la Vita 2011", che verrà poi donato alle strutture sopra citate.
Con questo progetto Assofarm intende anche sostenere l'Associazione "Trenta Ore per la Vita " che quest'anno,insieme a Croce Rossa Italiana, promuove una campagna di sensibilizzazione per sviluppare la cultura del "primo soccorso" e per incrementare la dotazione di defibrillatori nelle scuole statali e negli impianti sportivi pubblici.
Per ogni Farmacia Comunale che attiverà il servizio di Prevenzione del Melanoma verrà omaggiato alle stesse un defibrillatore a sostegno della iniziativa"Trenta Ore per la Vita 2011", che verrà poi donato alle strutture sopra citate.
Presentata alla fine di luglio l'iniziativa realizzata nell'ambito della campagna provinciale Meno Rifiuti. Erano presenti: Nicola Nista, assessore provinciale all'ambiente; Cristiano Toncelli, assessore all'ambiente del Comune di Livorno; Riccardo Demi, assessore all'ambiente del Comune di Collesalvetti; Gino Scali, direttore delle farmacie comunali di Livorno; Matteo Guidi della LMM, spin-off dell'Università di Bologna; Clemens Seebergher cooperativa sociale onlus "Il ponte", che riceve le donazioni. Ridurre a monte la produzione di rifiuti è l'obiettivo che sta alla base di una corretta politica di gestione dei rifiuti stessi. In questa direzione si è mossa la Provincia di Livorno con la campagna Meno Rifiuti, grazie alla quale sono stati avviati numerosi progetti sul territorio provinciale. Fra questi il progetto "Last Minute Market", di cui la Provincia è soggetto promotore, che mira al recupero di beni inutilizzati o non commercializzati (invenduto alimentare, prodotti farmaceutici ) che saranno distribuiti agli enti di assistenza del territorio. La fase sperimentale è stata attivata nelle aree pilota di Livorno e Collesalvetti mettendo in rete le istituzioni, le imprese, le associazioni del terzo settore, le organizzazioni della media e grande distribuzione.
La strategia attuata con Last Minute Market (LMM) è tesa all'estensione del ciclo di vita dei beni, e soprattutto al riutilizzo per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti. LMM facilita infatti il recupero di prodotti non commercializzati a favore di organizzazioni benefiche dello stesso territorio che vengono messe in contatto diretto con chi offre i prodotti. Si attiva così un sistema virtuoso di recupero a costi contenuti dove tutti i partecipanti svolgono un ruolo positivo. Nella pratica, quindi, LMM si traduce in un servizio concreto di prevenzione dei rifiuti e riutilizzo a fini sociali che applica concretamente i principi del Km Zero e della filiera corta: si raccoglie e si consuma in una zona ristretta di territorio ed entro un raggio di pochi chilometri.
La strategia attuata con Last Minute Market (LMM) è tesa all'estensione del ciclo di vita dei beni, e soprattutto al riutilizzo per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti. LMM facilita infatti il recupero di prodotti non commercializzati a favore di organizzazioni benefiche dello stesso territorio che vengono messe in contatto diretto con chi offre i prodotti. Si attiva così un sistema virtuoso di recupero a costi contenuti dove tutti i partecipanti svolgono un ruolo positivo. Nella pratica, quindi, LMM si traduce in un servizio concreto di prevenzione dei rifiuti e riutilizzo a fini sociali che applica concretamente i principi del Km Zero e della filiera corta: si raccoglie e si consuma in una zona ristretta di territorio ed entro un raggio di pochi chilometri.
Attività svolte
In questi primi mesi di implementazione del progetto sono state portate a termine le fasi di studio di fattibilità e la sperimentazione. Le principali attività hanno riguardato l' individuazione delle aziende a cui proporre i recuperi e degli enti beneficiari con le caratteristiche necessarie; la definizione degli aspetti tecnici e logistici relativi ai recuperi e la predisposizione delle procedure in ordine alle questioni igienico sanitario ed amministrativo-fiscali; gli incontri con I'AUSL 6 Livorno per la validazione delle procedure da utilizzare per il ritiro e la distribuzione dei prodotti; l'attivazione dei primi recuperi sperimentali.
Nel mese di aprile è stato attivato il recupero di parafarmaci e farmaci da banco (OTC) presso tutte le Farmacie Comunali di Livorno. l prodotti in scadenza o danneggiati, ancora utilizzabili sono stati recuperati dalla Onlus presso la farmacia di Piazza Grande accompagnati dal regolare documento di cessione gratuita.
Le donazioni sono iniziate nel mese di marzo 2011, con cadenza mensile; nel periodo marzo-giugno sono stai recuperati parafarmaci per un valore economico riferito al prezzo alpubblico di circa 12.400 euro. Questo risultato è stato raggiunto anche grazie agli accordi con le ditte fornitrici, che hanno mantenuto la sostituzione o l'indennizzo dei prodotti in scadenza o deteriorati, senza provvedere al loro ritiro. L'iniziativa consente anche risparmi sui costi di smaltimento.
Sono in corso contatti con il Comune di Collesalvetti per estendere l'iniziativa anche alla quattro farmacie private del territorio comunale.
Sono stati avviati contatti con i maggiori operatori della Grande distribuzione. Nel mese di marzo è partito il recupero di merci presso tre punti vendita Conad (p.ti vendita di LivornoNia Antimonio, Stagno e Collesalvetti). Per il momento si tratta di prodotti secchi e a lunga conservazione, ma è già allo studio l'ipotesi di implementare i recuperi includendo anche i prodotti freschi e freschissimi. Anche la direzione dell'lnterporto di Collesalvetti è stata coinvolta per verificare la possibilità di proporre alle aziende presenti all'interno dell'lnterporto un'alternativa allo smaltimento dei prodotti non commercializzati.
Il progetto pilota ha dimostrato, fin dalla prima fase, le ricadute positive sia in termini economici e sociali sia di riduzione dei rifiuti. Pertanto si ritiene auspicabile diffondere l'iniziativa all'intero territorio provinciale. Per fare questo è però necessaria l' attivazione da parte dei Comuni i quali possono contattare l'ufficio Rifiuti e Bonifiche della Provincia per informazioni su come attivare i percorsi necessari.
Nel mese di aprile è stato attivato il recupero di parafarmaci e farmaci da banco (OTC) presso tutte le Farmacie Comunali di Livorno. l prodotti in scadenza o danneggiati, ancora utilizzabili sono stati recuperati dalla Onlus presso la farmacia di Piazza Grande accompagnati dal regolare documento di cessione gratuita.
Le donazioni sono iniziate nel mese di marzo 2011, con cadenza mensile; nel periodo marzo-giugno sono stai recuperati parafarmaci per un valore economico riferito al prezzo alpubblico di circa 12.400 euro. Questo risultato è stato raggiunto anche grazie agli accordi con le ditte fornitrici, che hanno mantenuto la sostituzione o l'indennizzo dei prodotti in scadenza o deteriorati, senza provvedere al loro ritiro. L'iniziativa consente anche risparmi sui costi di smaltimento.
Sono in corso contatti con il Comune di Collesalvetti per estendere l'iniziativa anche alla quattro farmacie private del territorio comunale.
Sono stati avviati contatti con i maggiori operatori della Grande distribuzione. Nel mese di marzo è partito il recupero di merci presso tre punti vendita Conad (p.ti vendita di LivornoNia Antimonio, Stagno e Collesalvetti). Per il momento si tratta di prodotti secchi e a lunga conservazione, ma è già allo studio l'ipotesi di implementare i recuperi includendo anche i prodotti freschi e freschissimi. Anche la direzione dell'lnterporto di Collesalvetti è stata coinvolta per verificare la possibilità di proporre alle aziende presenti all'interno dell'lnterporto un'alternativa allo smaltimento dei prodotti non commercializzati.
Il progetto pilota ha dimostrato, fin dalla prima fase, le ricadute positive sia in termini economici e sociali sia di riduzione dei rifiuti. Pertanto si ritiene auspicabile diffondere l'iniziativa all'intero territorio provinciale. Per fare questo è però necessaria l' attivazione da parte dei Comuni i quali possono contattare l'ufficio Rifiuti e Bonifiche della Provincia per informazioni su come attivare i percorsi necessari.
Un altro centinaio di occhi elettronici per sorvegliare meglio luoghi della città molto frequentati, come le 14 farmacie comunali e i 12 cimiteri, dal monumentale a quelli dei quartieri e delle frazioni. Con 97 nuove telecamere e 13 colonnine Sos Comune e Agec (Azienda gestione edifici comunali), con il cofinanziamento della Regione, sviluppano il sistema di videosorveglianza per contrastare fenomeni come furti, rapine e scippi in luoghi pubblici.
L'AGEC, azienda interamente di proprietà comunale, gestisce appunto le 14 farmacie e i 12 cimiteri. Tre anni fa l'azienda, con il Comune, presentò un progetto da 513mila euro per richiedere gli strumenti tecnologici. La Regione, con l'assessorato alla sicurezza guidato da Massimo Giorgetti, ha stanziato 250mila euro, quindi metà della spesa, che a consuntivo e per effetto della trattativa di gara è scesa però a 418mila euro.
L'Agec ha appaltato due anni fa i lavori, proseguiti l'anno scorso e conclusi in questi giorni, con il sistema pienamente entrato a regime. Sono dunque attive 46 telecamere nelle farmacie comunali, all'esterno e all'interno dei locali, e 51 nei cimiteri.
L'INSTALLAZIONE comprende anche 14 sistemi di collegamento con la centrale operativa dell'Istituto di Vigilanza privata, 13 colonnine Sos per la richiesta di intervento poste agli ingressi dei cimiteri, 25 server di registrazione e due per la gestione e il controllo installate nelle centrali operative della polizia di Stato e della polizia municipale. C'è infine una postazione di controllo nella centrale operativa dell'istituto di Vigilanza privata.
Il sindaco Flavio Tosi, illustrando in municipio il sistema con il comandante della polizia municipale Luigi Altamura e con il presidente deii'Agec Giuseppe Venturini, sottolinea che «il progetto non ha precedenti a livello nazionale e ci consentirà di sorvegliare i luoghi maggiormente frequentati dalle fasce più deboli della società. Inoltre è un importante deterrente nei confronti di episodi di microcriminalità e vandalismo e uno strumento utile alle indagini della forze dell'ordine».
Il presidente deii'Agec Venturini ringrazia «Comune e Regione per aver permesso di raggiungere questo importante traguardo, che è anche un investimento per la sicurezza dei cittadini veronesi e per il futuro della città. D'ora in avanti i clienti delle farmacie comunali e quanti vanno al cimitero sulle tombe dei loro cari, saranno più sicuri contro il rischio di furti o borseggi».
(fonte: L'Arena)L'AGEC, azienda interamente di proprietà comunale, gestisce appunto le 14 farmacie e i 12 cimiteri. Tre anni fa l'azienda, con il Comune, presentò un progetto da 513mila euro per richiedere gli strumenti tecnologici. La Regione, con l'assessorato alla sicurezza guidato da Massimo Giorgetti, ha stanziato 250mila euro, quindi metà della spesa, che a consuntivo e per effetto della trattativa di gara è scesa però a 418mila euro.
L'Agec ha appaltato due anni fa i lavori, proseguiti l'anno scorso e conclusi in questi giorni, con il sistema pienamente entrato a regime. Sono dunque attive 46 telecamere nelle farmacie comunali, all'esterno e all'interno dei locali, e 51 nei cimiteri.
L'INSTALLAZIONE comprende anche 14 sistemi di collegamento con la centrale operativa dell'Istituto di Vigilanza privata, 13 colonnine Sos per la richiesta di intervento poste agli ingressi dei cimiteri, 25 server di registrazione e due per la gestione e il controllo installate nelle centrali operative della polizia di Stato e della polizia municipale. C'è infine una postazione di controllo nella centrale operativa dell'istituto di Vigilanza privata.
Il sindaco Flavio Tosi, illustrando in municipio il sistema con il comandante della polizia municipale Luigi Altamura e con il presidente deii'Agec Giuseppe Venturini, sottolinea che «il progetto non ha precedenti a livello nazionale e ci consentirà di sorvegliare i luoghi maggiormente frequentati dalle fasce più deboli della società. Inoltre è un importante deterrente nei confronti di episodi di microcriminalità e vandalismo e uno strumento utile alle indagini della forze dell'ordine».
Il presidente deii'Agec Venturini ringrazia «Comune e Regione per aver permesso di raggiungere questo importante traguardo, che è anche un investimento per la sicurezza dei cittadini veronesi e per il futuro della città. D'ora in avanti i clienti delle farmacie comunali e quanti vanno al cimitero sulle tombe dei loro cari, saranno più sicuri contro il rischio di furti o borseggi».
Presto anche Sassari avrà a disposizione una farmacia comunale. L'iniziativa, già approvata in commissione e varata a maggioranza dal consiglio, nasce in seguito alla revisione della pianta organica delle farmacie effettuata dalla Regione che ha permesso l'istituituzione di tre nuove sedi farmaceutiche nel territorio di Sassari. Il Comune, da parte sua, ha approfittato di questa occasione struttando una facoltà prevista dalla legge: ha deciso cioè di esercitare il diritto di prelazione. Per quanto riguarda il personale, uno degli aspetti più importanti dell'operazione, ci dovrebbe essere un accordo con l'Università di Sassari che permetterebbe l'utilizzo di professionalità provenienti dalla facoltà di Farmacia. La nuova farmacia comunale continua diversi anni fa era presente una farmacia comunale nel pieno centro della città, in piazza Fiume.
Farmacie comunali
Ravenna: la "Lista nascita"
Ravenna: la "Lista nascita"
Quando ci si prepara alla nascita di un bambino, sono tante le cose cui pensare. Per questo le farmacie comunali hanno pensato di offrire ai genitori un nuovo servizio: la lista nascita.
Con questo strumento i genitori hanno la possibilità di scegliere le cose necessarie ed aiutare nello stesso tempo parenti ed amici a fare un regalo utile e gradito. Recandosi in una delle farmacie comunali del ravennate, si potrà indicare sulla lista nascita i prodotti utili al bebè. Abbigliamento e accessori per il viaggio o per l'allattamento o per la pappa, giochi o prodotti per il bagnetto, articoli per la sicurezza, o per i viaggi: la scelta è molto ampia, garantita da grandissima attenzione per la qualità, e accompagnata dall'utile consiglio dei farmacisti esperti. Una volta composta la "Lista nascita", parenti ed amici nella Farmacia Comunale scelta troveranno un utile suggerimento per individuare il regalo più gradito per il bambino.
Si eviteranno doppi regali, o doni poco utili; in più la mamma riceverà un utile omaggio e un buono sconto per gli acquisti dei primi mesi.
La Lista nascite è un servizio disponibile nelle farmacie comunali di Ravenna, Cervia, Fusignano, Alfonsine e Cotignola.
Con questo strumento i genitori hanno la possibilità di scegliere le cose necessarie ed aiutare nello stesso tempo parenti ed amici a fare un regalo utile e gradito. Recandosi in una delle farmacie comunali del ravennate, si potrà indicare sulla lista nascita i prodotti utili al bebè. Abbigliamento e accessori per il viaggio o per l'allattamento o per la pappa, giochi o prodotti per il bagnetto, articoli per la sicurezza, o per i viaggi: la scelta è molto ampia, garantita da grandissima attenzione per la qualità, e accompagnata dall'utile consiglio dei farmacisti esperti. Una volta composta la "Lista nascita", parenti ed amici nella Farmacia Comunale scelta troveranno un utile suggerimento per individuare il regalo più gradito per il bambino.
Si eviteranno doppi regali, o doni poco utili; in più la mamma riceverà un utile omaggio e un buono sconto per gli acquisti dei primi mesi.
La Lista nascite è un servizio disponibile nelle farmacie comunali di Ravenna, Cervia, Fusignano, Alfonsine e Cotignola.
Tutto era nato dall'inappuntabile decisione del ministro ma della Salute Xavier Bertrand di vedere chiaro nella situazione delle farmacie francesi, prima di mettere mano a interventi che in funzione delle posizioni sindacali andavano dall'aumento della quota fissa a confezione alla concessione di una "boccata d'ossigeno" stimata in qualche centinaio di milioni. Molto cartesianamente, Bertrand aveva disposto un'indagine approfondita da parte dell'lgas (lnspection générale des affaires sociales), che esaminasse tutti i possibili aspetti: la situazione economica (ma anche la ricerca di un parametro significativo per la sua valutazione), l'esercizio della dispensazione del farmaco e la sua remunerazione, natura e remunerazione dei nuovi servizi, evoluzione della rete delle farmacie. Non un obiettivo da poco, ma in quattro mesi di lavoro e poco più di 200 pagine, l'lgas lo ha raggiunto.
La redditività diminuisce
Visto che il movente era l'analisi della situazione economica, è il caso di partire da qui. Per il passato, il rapporto segnala che i dati coerenti sono disponibili soltanto fino al 2006, anno in cui si ebbe una forte flessione che, sulla base dei dati delle denunce dei redditi dei titolari riferiti al periodo successivo, sembra essere continuata. Questo indice, le entrate del titolare, sarebbe sceso di poco meno del 1O% tra il 2004 e il 2009, con la curva discendente a cominciare dal2006. Oggi il guadagno di un titolare si colloca al di sopra di quello di un medico di medicina generale e leggermente al di sotto di quello di uno specialista non ospedaliero, in sostanza, e con molta cautela, 110000 euro netti l'anno. Naturalmente, nel rapporto si fa presente che il paragone è in parte improprio, visto che quella cifra va a remunerare anche il capitale investito. Il problema dunque è reale e, si legge, è anche stato affrontato male negli anni, visto che si denuncia la mancanza di strumenti adeguati non solo a valutare la situazione, ma anche a collocare nel quadro generale dell'evoluzione della spesa il rinnovo delle convenzioni tra farmacie e Cassa malattia, ragion per cui si è sempre assistito a uno scontro di egoismi tra farmacie e terzo pagante. Ma sullo sfondo c'è la conclusione che agganciare il rendimento della farmacia alle oscillazioni del prezzo del farmaco, alla fine, genera l'impossibilità di una programmazione condivisa, visto che in tempi di prezzi crescenti le farmacie non apprezzano di certo interventi della parte pubblica. Fin qui l'analisi, ma ovviamente non manca la proposta. Per quanto riguarda l'aspetto economico, la prima raccomandazione dell'lgas è fissare l'intesa con i sindacati un obiettivo per il reddito medio dei titolari di farmacia, che serva di base ai rinnovi convenzionali.
Prestazioni vecchie e nuove
Dopodiché si suggerisce di introdurre un pagamento a prestazione per gli atti professionali relativi alla prescrizione modello svizzero, dunque e per le indagini di farmacovigilanza successive alle segnalazioni di ADR. Sempre in tema di servizi legati al farmaco si segnala la necessità di sviluppare il dossier pharmaceutique (il documento che registra tutti i farmaci etici e OTC che il paziente assume) rendendolo accessibile anche al medico curante (o ai medici curanti).
Ma non sarebbero solo queste le prestazioni erogabili dal farmacista: in primo luogo si consiglia l'introduzione della revisione della terapia farmacologica da parte del farmacista (dietro prescrizione), sulla quale dovranno poi innestarsi, per esempio, la possibilità di rinnovare la prescrizione, laddove utile, e di provvedere alla preparazione delle medicazioni personalizzate (blister aggio delle dosi giornaliere) quando prescritta dal medico. Quest'ultimo dovrebbe poi poter prescrivere anche la dispensazione a domicilio.
C'è poi il capitolo delle prestazioni legate alla diagnostica e alla pratica vaccinale. Nel rapporto si raccomanda di stabilire rapidamente per quali parametri e/o condizioni è auspicabile la piccola diagnostica in farmacia, definendo nel contempo le buone pratiche di erogazione. Una di queste condizioni, però, viene citata espressamente ed è il test di identificazione rapida delle angine batteriche, probabilmente a causa dell'impiego massiccio di antibiotici che caratterizza la Francia per la cui riduzione si stanno adoperando da tempo le istituzioni sanitarie. Sul fronte delle campagne vaccinali, la prima prestazione viene identificata nell'informazione al paziente circa gli eventuali richiami da effettuare, ma si prevede anche la possibilità, previo studio di fattibilità e formazione ad hoc del farmacista, che questo possa effettuare direttamente la somministrazione del vaccino su prescrizione. Più futuribile, ma indicata, l'autorizzazione al farmacista di eseguire dei richiami sugli adulti di sua iniziativa.
Formazione, certificazione e controlli
Decisamente, si prospettano alla farmacia francese, almeno in linea teorica, una serie di compiti che, tutti adeguatamente retribuiti attraverso la convenzione con le Casse malattia, pongono la premessa a un sostanziale ridimensionamento del margine sul prezzo di cessione dei medicinali nell'economia dell'esercizio. Ma questo non è senza contropartita, in quanto si prevede non soltanto un ripensamento della formazione universitaria e deii'ECM in funzione dei nuovi servizi, ma anche la previsione di un sistema di certificazione per le farmacie, con tanto di procedure di testing, e una revisione dei sistemi di controllo. A questo si aggiunga la messa in opera di protocolli, oltre che per la diagnostica, anche per le altre prestazioni legate al farmaco. Val la pena di osservare che nella farmacia dei servizi disegnata dall'lgas ha largo spazio l'informatica, per esempio laddove si suggerisce che qualsiasi dispensazione di farmaci, etici e da banco, sia sottoposta a una sistema di controllo delle possibili interazioni
Pianta organica? Meglio tagliare
E l'assetto della rete o pianta organica che sia? Ovviamente era uno dei punti più attesi del rapporto, in particolare per due aspetti che i sindacati dei titolari avevano agitato, sia pure con accenti diversi: il venir meno della copertura territoriale e la possibilità che si andasse a successive chiusure di farmacie, soprattutto a causa della concentrazione nelle case della salute (proprio così: maisan de santé) dei medici di medicina generale. In realtà per il rapporto questa è una possibilità, ma non imminente. Il pericolo è un altro. Con una media di una farmacia ogni 2.800 abitanti non c'è il rischio che si creino carenze nell'accesso al farmaco e, quindi, il sistema del quorum ha svolto la sua funzione. Però, si dice nel rapporto, il criterio rigido ha avuto due conseguenze apparentemente divergenti. In alcune aree, effettivamente la densità è inferiore alla media, mentre nei centri urbani è decisamente alta a causa delle molte farmacie aperte in deroga. Una densità troppo alta, dice ilrapporto, tanto che sulle 17.336 farmacie sottoposte alla tassazione ordinaria quasi un terzo denuncia un fatturato inferiore al milione di euro l'anno (anche molto inferiore) con un utile medio per il titolare di circa 50.000 euro annui. Sta qui la ragione della fragilità finanziaria denunciata dai sindacati: farmacie troppo piccole per reggere l'urto di un mercato che vede perdere valore. Stabilito che la capillarità c'è, dicono gli autori, e che l'accesso al farmaco ormai va misurato in termini di tempo necessario a raggiungere il punto di dispensazione, sarebbe piuttosto il caso di verificare se non sia possibile giungere a una concentrazione. E' in questo senso che diviene strategico fissare un valore obiettivo per il reddito medio del titolare, cioè far sì che si aprano, e si trovino in condizione di reggersi economicamente, solo farmacie che raggiungano una soglia critica. Soglia che peraltro secondo l'lgas è la premessa per poter investire nello sviluppo dei nuovi servizi. Di qui l'indicazione di modifiche legislative che permettano a uno o più titolari associati di possedere più di una farmacia, di incentivi ai regroupement, (sostanzialmente la fusione di più farmacie limitrofe) e l'invito a valutare l'ingresso di privati non farmacisti nel capitale societario.
Questa del rapporto dell'lgas è una visione del servizio farmaceutico che si distacca da quelle che si sono contese ultimamente la scena. Per esempio, fa carta straccia del principio che la liberalizzazione delle aperture serva al miglioramento del servizio in termini di accessibilità per il cittadino (ampiamente acquisita). Ma altrettanto importante è il riconoscimento che alla farmacia si debba assicurare la sostenibilità economica, ma a patto che questa, per dimensioni e fatturato, possa effettivamente essere uno dei terminali dell'assistenza sanitaria. Da notare, infine, come lo sviluppo delle prestazioni delle farmacia venga ancorato strettamente alla gestione del farmaco e di altre prestazioni finalizzate alla salute pubblica. E' qualcosa di radicalmente diverso da quanto proponevano alcuni (per esempio l'Istituto Bruno Leoni, si veda Tre farmacie? Meglio di una sul Sole 24 ore del 4 giugno 201O) a fronte dell'eventuale liberalizzazione dell'etico di Fascia C : ampliare la gamma della cosmetica e cercare altre tipologie di prodotti. Magari i pneumatici per auto, o le ricariche telefoniche, perché no?
(fonte: quotidianosanita.it)
La redditività diminuisce
Visto che il movente era l'analisi della situazione economica, è il caso di partire da qui. Per il passato, il rapporto segnala che i dati coerenti sono disponibili soltanto fino al 2006, anno in cui si ebbe una forte flessione che, sulla base dei dati delle denunce dei redditi dei titolari riferiti al periodo successivo, sembra essere continuata. Questo indice, le entrate del titolare, sarebbe sceso di poco meno del 1O% tra il 2004 e il 2009, con la curva discendente a cominciare dal2006. Oggi il guadagno di un titolare si colloca al di sopra di quello di un medico di medicina generale e leggermente al di sotto di quello di uno specialista non ospedaliero, in sostanza, e con molta cautela, 110000 euro netti l'anno. Naturalmente, nel rapporto si fa presente che il paragone è in parte improprio, visto che quella cifra va a remunerare anche il capitale investito. Il problema dunque è reale e, si legge, è anche stato affrontato male negli anni, visto che si denuncia la mancanza di strumenti adeguati non solo a valutare la situazione, ma anche a collocare nel quadro generale dell'evoluzione della spesa il rinnovo delle convenzioni tra farmacie e Cassa malattia, ragion per cui si è sempre assistito a uno scontro di egoismi tra farmacie e terzo pagante. Ma sullo sfondo c'è la conclusione che agganciare il rendimento della farmacia alle oscillazioni del prezzo del farmaco, alla fine, genera l'impossibilità di una programmazione condivisa, visto che in tempi di prezzi crescenti le farmacie non apprezzano di certo interventi della parte pubblica. Fin qui l'analisi, ma ovviamente non manca la proposta. Per quanto riguarda l'aspetto economico, la prima raccomandazione dell'lgas è fissare l'intesa con i sindacati un obiettivo per il reddito medio dei titolari di farmacia, che serva di base ai rinnovi convenzionali.
Prestazioni vecchie e nuove
Dopodiché si suggerisce di introdurre un pagamento a prestazione per gli atti professionali relativi alla prescrizione modello svizzero, dunque e per le indagini di farmacovigilanza successive alle segnalazioni di ADR. Sempre in tema di servizi legati al farmaco si segnala la necessità di sviluppare il dossier pharmaceutique (il documento che registra tutti i farmaci etici e OTC che il paziente assume) rendendolo accessibile anche al medico curante (o ai medici curanti).
Ma non sarebbero solo queste le prestazioni erogabili dal farmacista: in primo luogo si consiglia l'introduzione della revisione della terapia farmacologica da parte del farmacista (dietro prescrizione), sulla quale dovranno poi innestarsi, per esempio, la possibilità di rinnovare la prescrizione, laddove utile, e di provvedere alla preparazione delle medicazioni personalizzate (blister aggio delle dosi giornaliere) quando prescritta dal medico. Quest'ultimo dovrebbe poi poter prescrivere anche la dispensazione a domicilio.
C'è poi il capitolo delle prestazioni legate alla diagnostica e alla pratica vaccinale. Nel rapporto si raccomanda di stabilire rapidamente per quali parametri e/o condizioni è auspicabile la piccola diagnostica in farmacia, definendo nel contempo le buone pratiche di erogazione. Una di queste condizioni, però, viene citata espressamente ed è il test di identificazione rapida delle angine batteriche, probabilmente a causa dell'impiego massiccio di antibiotici che caratterizza la Francia per la cui riduzione si stanno adoperando da tempo le istituzioni sanitarie. Sul fronte delle campagne vaccinali, la prima prestazione viene identificata nell'informazione al paziente circa gli eventuali richiami da effettuare, ma si prevede anche la possibilità, previo studio di fattibilità e formazione ad hoc del farmacista, che questo possa effettuare direttamente la somministrazione del vaccino su prescrizione. Più futuribile, ma indicata, l'autorizzazione al farmacista di eseguire dei richiami sugli adulti di sua iniziativa.
Formazione, certificazione e controlli
Decisamente, si prospettano alla farmacia francese, almeno in linea teorica, una serie di compiti che, tutti adeguatamente retribuiti attraverso la convenzione con le Casse malattia, pongono la premessa a un sostanziale ridimensionamento del margine sul prezzo di cessione dei medicinali nell'economia dell'esercizio. Ma questo non è senza contropartita, in quanto si prevede non soltanto un ripensamento della formazione universitaria e deii'ECM in funzione dei nuovi servizi, ma anche la previsione di un sistema di certificazione per le farmacie, con tanto di procedure di testing, e una revisione dei sistemi di controllo. A questo si aggiunga la messa in opera di protocolli, oltre che per la diagnostica, anche per le altre prestazioni legate al farmaco. Val la pena di osservare che nella farmacia dei servizi disegnata dall'lgas ha largo spazio l'informatica, per esempio laddove si suggerisce che qualsiasi dispensazione di farmaci, etici e da banco, sia sottoposta a una sistema di controllo delle possibili interazioni
Pianta organica? Meglio tagliare
E l'assetto della rete o pianta organica che sia? Ovviamente era uno dei punti più attesi del rapporto, in particolare per due aspetti che i sindacati dei titolari avevano agitato, sia pure con accenti diversi: il venir meno della copertura territoriale e la possibilità che si andasse a successive chiusure di farmacie, soprattutto a causa della concentrazione nelle case della salute (proprio così: maisan de santé) dei medici di medicina generale. In realtà per il rapporto questa è una possibilità, ma non imminente. Il pericolo è un altro. Con una media di una farmacia ogni 2.800 abitanti non c'è il rischio che si creino carenze nell'accesso al farmaco e, quindi, il sistema del quorum ha svolto la sua funzione. Però, si dice nel rapporto, il criterio rigido ha avuto due conseguenze apparentemente divergenti. In alcune aree, effettivamente la densità è inferiore alla media, mentre nei centri urbani è decisamente alta a causa delle molte farmacie aperte in deroga. Una densità troppo alta, dice ilrapporto, tanto che sulle 17.336 farmacie sottoposte alla tassazione ordinaria quasi un terzo denuncia un fatturato inferiore al milione di euro l'anno (anche molto inferiore) con un utile medio per il titolare di circa 50.000 euro annui. Sta qui la ragione della fragilità finanziaria denunciata dai sindacati: farmacie troppo piccole per reggere l'urto di un mercato che vede perdere valore. Stabilito che la capillarità c'è, dicono gli autori, e che l'accesso al farmaco ormai va misurato in termini di tempo necessario a raggiungere il punto di dispensazione, sarebbe piuttosto il caso di verificare se non sia possibile giungere a una concentrazione. E' in questo senso che diviene strategico fissare un valore obiettivo per il reddito medio del titolare, cioè far sì che si aprano, e si trovino in condizione di reggersi economicamente, solo farmacie che raggiungano una soglia critica. Soglia che peraltro secondo l'lgas è la premessa per poter investire nello sviluppo dei nuovi servizi. Di qui l'indicazione di modifiche legislative che permettano a uno o più titolari associati di possedere più di una farmacia, di incentivi ai regroupement, (sostanzialmente la fusione di più farmacie limitrofe) e l'invito a valutare l'ingresso di privati non farmacisti nel capitale societario.
Questa del rapporto dell'lgas è una visione del servizio farmaceutico che si distacca da quelle che si sono contese ultimamente la scena. Per esempio, fa carta straccia del principio che la liberalizzazione delle aperture serva al miglioramento del servizio in termini di accessibilità per il cittadino (ampiamente acquisita). Ma altrettanto importante è il riconoscimento che alla farmacia si debba assicurare la sostenibilità economica, ma a patto che questa, per dimensioni e fatturato, possa effettivamente essere uno dei terminali dell'assistenza sanitaria. Da notare, infine, come lo sviluppo delle prestazioni delle farmacia venga ancorato strettamente alla gestione del farmaco e di altre prestazioni finalizzate alla salute pubblica. E' qualcosa di radicalmente diverso da quanto proponevano alcuni (per esempio l'Istituto Bruno Leoni, si veda Tre farmacie? Meglio di una sul Sole 24 ore del 4 giugno 201O) a fronte dell'eventuale liberalizzazione dell'etico di Fascia C : ampliare la gamma della cosmetica e cercare altre tipologie di prodotti. Magari i pneumatici per auto, o le ricariche telefoniche, perché no?
(fonte: quotidianosanita.it)
Mondo farmaceutico
Farmaci, i liguri spendono più di tutti
Farmaci, i liguri spendono più di tutti
Risparmiano su tutto i liguri, è nella loro natura. Ma sui farmaci nossignore, spendono e spandono. Ed anche di tasca propria. Nel 201O guidano la classifica per la spesa privata dei farmaci (quelli di fascia A acquistati privatamente, di fascia C con ricetta e farmaci per automedicazione). Davanti al bancone di una farmacia i liguri non sanno dire di no a differenza degli abitanti del Molise che, invece, sono fanalini di coda della classifica. La forbice: 123 euro pro capite per i primi e 64 per i secondi. Lo dice il rapporto Osmed presentato nei giorni scorsi dall'Istituto superiore di sanità. Fotografia puntuale (si sussegue ogni anno dal Duemila) del rapporto non sempre facile tra gli italiani e le medicine.
In generale, nel 201O «cresce ancora il consumo dei farmaci, non vi sono variazioni macroscopiche da un anno all'altro, ma dal 2000 ad oggi il salto è ben visibile» spiega Roberto Raschetti, curatore del rapporto per l'Istituto superiore di Sanità. E le categorie che consumano più medicine in assoluto sono i bambini e gli anziani. Questi ultimi , dopo i 75 anni, hanno una spesa media che è superiore di circa 13 volte rispetto a quella di un adulto tra i 25 e 34 anni. La popolazione con più di 65 annie la Liguria ha uno storico record che la pone ad oltre il 27% assorbe il 60% della spesa . Che, a livello nazionale, per i medicinali rimborsati dal Servizio sanitario nazionale o acquistati di tasca propria, supera abbondantemente i 26 miliardi di euro (erano 15,6 nel 2000). Altro dato interessante: nel 201O attraverso le farmacie pubbliche e private sono state acquistate complessivamente 1,8 miliardi di confezioni di farmaci, owero 30 scatole per abitante. In più il consumo di medicinali di classe A-Ssn (quelli totalmente a carico della sanità pubblica) è aumentato del 2,7% rispetto all'anno precedente: 952 dosi di farmaco prescritte ogni mille abitanti (erano 580 nel 2000), mentre la spesa cresce dello 0,4%.
Per i farmaci completamente a carico del Servizio sanitario nazionale, la più "vorace" è stata certamente la Calabria con una spesa di 268 euro pro capite, mentre il valore più basso si è osservato nella provincia di Bolzano (circa 153 euro a persona).
E la Liguria? Come detto guida la classifica per la spesa privata di medicine (farmaci di automedicazione, farmaci di fascia C con ricetta, di fascia A acquistati privatamente). Nel 2010 in Liguria regione che ha riconfermato il ticket sulle ricettesono state scritte 16 milioni e 635 mila ricette e vendute 30 milioni e 654 mila confezioni di farmaci.
Complessivamente, per i farmaci di fascia A la spesa è stata di 316 milioni di euro, circa 197 euro a ligure interamente rimborsati dal Servizio sanitario nazionale, che si sommano ai 123 euro di spesa privata: totale 320 euro pro capite. In più, nel dettaglio, i residenti in Liguria hanno speso anche 37 milioni di euro per i farmaci di classe A privata, 115 milioni in medicine di classe C (ottenibili solo con ricetta) e ben 74 milioni (vale a dire il 9% della spesa regionale) per farmaci da banco e di automedicazione. (fonte: Secolo XIX)
In generale, nel 201O «cresce ancora il consumo dei farmaci, non vi sono variazioni macroscopiche da un anno all'altro, ma dal 2000 ad oggi il salto è ben visibile» spiega Roberto Raschetti, curatore del rapporto per l'Istituto superiore di Sanità. E le categorie che consumano più medicine in assoluto sono i bambini e gli anziani. Questi ultimi , dopo i 75 anni, hanno una spesa media che è superiore di circa 13 volte rispetto a quella di un adulto tra i 25 e 34 anni. La popolazione con più di 65 annie la Liguria ha uno storico record che la pone ad oltre il 27% assorbe il 60% della spesa . Che, a livello nazionale, per i medicinali rimborsati dal Servizio sanitario nazionale o acquistati di tasca propria, supera abbondantemente i 26 miliardi di euro (erano 15,6 nel 2000). Altro dato interessante: nel 201O attraverso le farmacie pubbliche e private sono state acquistate complessivamente 1,8 miliardi di confezioni di farmaci, owero 30 scatole per abitante. In più il consumo di medicinali di classe A-Ssn (quelli totalmente a carico della sanità pubblica) è aumentato del 2,7% rispetto all'anno precedente: 952 dosi di farmaco prescritte ogni mille abitanti (erano 580 nel 2000), mentre la spesa cresce dello 0,4%.
Per i farmaci completamente a carico del Servizio sanitario nazionale, la più "vorace" è stata certamente la Calabria con una spesa di 268 euro pro capite, mentre il valore più basso si è osservato nella provincia di Bolzano (circa 153 euro a persona).
E la Liguria? Come detto guida la classifica per la spesa privata di medicine (farmaci di automedicazione, farmaci di fascia C con ricetta, di fascia A acquistati privatamente). Nel 2010 in Liguria regione che ha riconfermato il ticket sulle ricettesono state scritte 16 milioni e 635 mila ricette e vendute 30 milioni e 654 mila confezioni di farmaci.
Complessivamente, per i farmaci di fascia A la spesa è stata di 316 milioni di euro, circa 197 euro a ligure interamente rimborsati dal Servizio sanitario nazionale, che si sommano ai 123 euro di spesa privata: totale 320 euro pro capite. In più, nel dettaglio, i residenti in Liguria hanno speso anche 37 milioni di euro per i farmaci di classe A privata, 115 milioni in medicine di classe C (ottenibili solo con ricetta) e ben 74 milioni (vale a dire il 9% della spesa regionale) per farmaci da banco e di automedicazione. (fonte: Secolo XIX)
Mondo farmaceutico
Mandelli: su sostituibilità dei generici serve confronto, non legge
Mandelli: su sostituibilità dei generici serve confronto, non legge
"l farmacisti hanno ben presenti le difficolta' che nel paziente fragile puo' suscitare un frequente cambiamento di confezioni, tanto che ormai queste sostituzioni tra generico sono quasi sempre motivate dalla necessita' di assicurare l'immediata dispensazione del farmaco e, quindi, la continuita' terapeutica" a sottolinearlo il presidente della Fofi Andrea Mandelli in risposta alla richiesta da parte del presidente Snami (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani), Angelo Testa, di una norma che impedisca al farmacista di cambiare il medicinale prescritto quando il medico indica oltre alprincipio attivo anche la marca commerciale. A innescare la discussione rilanciata oggi sul quotidiano on line 'Farmacista 33' una ricerca di imminente pubblicazione su "Dialogo sui Farmaci", e anticipata dallo stesso quotidiano, secondo la quale in media un paziente ultra 65enne in multiterapia riceve un medicinale di marca diversa da quella prescritta quasi due volte su tre nell'arco di un anno. Lo studio ha, inoltre, registrato come ci siano presidi che propongono un numero limitato di marche per principio attivo e altri che tengono un numero elevato di prodotti.
"Nelle grandi citta' e' ben difficile che un certo medicinale non sia reperibile in nessuna delle farmacie presenti nello stesso quartiere" precisa Mandelli. "Diverso e' il discorso per le farmacie dei piccoli centri isolati, dove pero' piu' che da leggi, norme e nuove liste di trasparenza, la soluzione dovrebbe scaturire da un confronto trasparente tra tutte le figure sanitarie che operano nel territorio".
"Nelle grandi citta' e' ben difficile che un certo medicinale non sia reperibile in nessuna delle farmacie presenti nello stesso quartiere" precisa Mandelli. "Diverso e' il discorso per le farmacie dei piccoli centri isolati, dove pero' piu' che da leggi, norme e nuove liste di trasparenza, la soluzione dovrebbe scaturire da un confronto trasparente tra tutte le figure sanitarie che operano nel territorio".
"l canali 'alternativi" hanno generato vantaggi per i cittadini in termini di differenziazione dell'offerta e calmierazione dei prezzi. Tuttavia, cumulano meno del 10% del mercato e non hanno rappresentato una leva di crescita per il comparto". Questo il commento di Enrico Allievi, direttore Anifa, sui canali di acquisto dei farmaci senza obbligo di prescrizione. l dati presentati stamani alla conferenza stampa promossa ogni anno dall'Anita per fare il punto sul settore, mostrano infatti che la farmacia resta il canale privilegiato dal 92,1% degli italiani, che solo nel 4,7% dei casi acquistano gli Otc nelle parafarmacie e solo nel 3,2% dei casi li acquistano nei canali di grande distribuzione. Tuttavia, il mercato dei farmaci senza obbligo di prescrizione in Italia stenta a decollare rispetto a quanto accada nel resto dei paesi europei, come ha illustrato Stefano Brovelli, presidente dell'Anita. In Italia I'Otc rappresenta 1'11,4% sul totale del mercato farmaceutico in termini di valore (e il 17,4% del mercato farmaceutico complessivo in termini di volumi). Meglio della Spagna (9,8%, sempre in termini di valore), ma peggio del Regno Unito (18,1%), Francia (17,8%) e Germania (14,4%).
Per quanto riguarda gli altri dati del comparto, nel 201O le confezioni di farmaci di automedicazione vendute in Italia sono state 318,5 milioni, per un giro d'affari di poco più di 2.212 milioni di euro. E se la spesa procapite per farmaci in Italia è di 36,5 euro, di questi 27,3 euro sono stati spesi dagli italiani per i soli farmaci di automedicazione.
l farmaci di automedicazione più venduti si confermano quelli per le malattie da raffreddamento (109 milioni di confezioni nel 201O), seguiti da quelli per l'apparato digerente (oltre 69 milioni) e dagli analgesici (oltre 65 milioni). Passando alle imprese di settore, nel 201O sono state operative 205 imprese (produttori e distributori) con sede prevalentemente al Centro Nord. Quasi il 45% delle imprese del settore ha in portafoglio sia farmaci Otc che Sip, mentre il 32% ha come core business i soli farmaci di automedicazione.
(fonte: Quotidianosanita.it)
Per quanto riguarda gli altri dati del comparto, nel 201O le confezioni di farmaci di automedicazione vendute in Italia sono state 318,5 milioni, per un giro d'affari di poco più di 2.212 milioni di euro. E se la spesa procapite per farmaci in Italia è di 36,5 euro, di questi 27,3 euro sono stati spesi dagli italiani per i soli farmaci di automedicazione.
l farmaci di automedicazione più venduti si confermano quelli per le malattie da raffreddamento (109 milioni di confezioni nel 201O), seguiti da quelli per l'apparato digerente (oltre 69 milioni) e dagli analgesici (oltre 65 milioni). Passando alle imprese di settore, nel 201O sono state operative 205 imprese (produttori e distributori) con sede prevalentemente al Centro Nord. Quasi il 45% delle imprese del settore ha in portafoglio sia farmaci Otc che Sip, mentre il 32% ha come core business i soli farmaci di automedicazione.
(fonte: Quotidianosanita.it)
Mondo farmaceutico
Farmaci da banco su internet? No, gli italiani acquistano in farmacia
Farmaci da banco su internet? No, gli italiani acquistano in farmacia
All'estero sono sempre di più le persone che acquistano i cosiddetti medicinali da banco su internet.
Recentemente Gfk Eurisko ha condotto una ricerca per testare il pensiero degli italiani sulla possibilità che un giorno questa opzione possa essere possibile anche nel nostro Paese.
Il sondaggio, commissionato dall'Associazione Nazionale dell'Industria Farmaceutica dell'Automedicazione (AINFA), ha messo in luce un generale disinteresse per l'acquisto di farmaci da banco online, una possibilità che interessa davvero poco ai nostri connazionali e in generale che 1'81% di essi considera abbastanza inutile.
Le ragioni sono principalmente tre. lnnanzitutto la figura del farmacista, che può consigliare e indirizzare nel momento del bisogno, resta inostituibile. In secondo luogo sarebbero i tempi di consegna a rappresentare un altro problema; nel momento in cui si verifica il bisogno di reperire un medicinale, esso deve immediatamente rendersi disponibile, processo sicuramente più lento sul web.
Infine la terza ragione sta nella paura di venire truffati o farsi rifilare prodotti contraffatti. Per tuttiquesti motivi, la rete non è risultata l'habitat ideale per i farmaci da banco, che pur comunque restano molto utilizzati dagli italiani (lo ha fatto il 61% di noi nell'ultimo anno).
(fonte: pianetatech.it)
Recentemente Gfk Eurisko ha condotto una ricerca per testare il pensiero degli italiani sulla possibilità che un giorno questa opzione possa essere possibile anche nel nostro Paese.
Il sondaggio, commissionato dall'Associazione Nazionale dell'Industria Farmaceutica dell'Automedicazione (AINFA), ha messo in luce un generale disinteresse per l'acquisto di farmaci da banco online, una possibilità che interessa davvero poco ai nostri connazionali e in generale che 1'81% di essi considera abbastanza inutile.
Le ragioni sono principalmente tre. lnnanzitutto la figura del farmacista, che può consigliare e indirizzare nel momento del bisogno, resta inostituibile. In secondo luogo sarebbero i tempi di consegna a rappresentare un altro problema; nel momento in cui si verifica il bisogno di reperire un medicinale, esso deve immediatamente rendersi disponibile, processo sicuramente più lento sul web.
Infine la terza ragione sta nella paura di venire truffati o farsi rifilare prodotti contraffatti. Per tuttiquesti motivi, la rete non è risultata l'habitat ideale per i farmaci da banco, che pur comunque restano molto utilizzati dagli italiani (lo ha fatto il 61% di noi nell'ultimo anno).
(fonte: pianetatech.it)
Erba Vita e Assofarm
Miscele di prebiotici e probiotici tipizzati e riflessi sulla salute umana
l probiotici
l prebiotici
l probiotici non vanno confusi con i prebiotici, i quali non sono batteri, ma sostanze di origine alimentare, non digeribili dal nostro organismo che, somministrate in quantità adeguate, portano beneficio al consumatore grazie alla loro capacità di promuovere selettivamente la crescita e/o l'attività di uno o più batteri già presenti nel tratto intestinale o assunti contestualmente al prebiotico. Per essere definiti tali, i prebiotici devono infatti essere resistenti agli attacchi dell'acido cloridrico presente nello stomaco e dei processi enzimatici e idrolitici che hanno luogo nel duodeno, fungendo invece da substrato per processi di fermentazione da parte dei batteri intestinali e stimolando così selettivamente la crescita e/o l'attività di microorganismi a livello intestinale (Ministero della Salute, 2005).
Non tutti i cibi che forniscono fibre in grado di fermentare a livello del colon, e quindi di contribuire alla crescita dei batteri non patogeni, possono però essere definiti prebiotici: ma solo quelli che agiscono su batteri specifici, modulando i prodotti della fermentazione e quindi influenzando la salute dell'ospite.
Mentre i probiotici influenzano quindi direttamente la composizione della flora batterica intestinale, i prebiotici costituiscono il nutrimento per i batteri utili per l'organismo umano soprattutto appartenenti ai generi Lactobacillus e Bifidobacterium e ne modificano la funzione, il metabolismo la crescita e la presenza intestinale. Infatti gli acidi grassi a corta catena prodotti per fermentazione dei prebiotici, alimentano la microflora intestinale, favorendo la normalizzazione della la funzione intestinale e la colonizzazione dei batteri "amici"(Quigley, 201O).
Miscele di prebiotici e probiotici
La somministrazione contemporanea di una fibra prebiotica con un probiotico, intuitivamente, ne aumenta l'efficacia. Tale combinazione, definita sinbiotico, ha lo scopo sia di aumentare la sopravvivenza e quindi l'attività del probiotico che di stimolare la crescita di bifidobatteri e lattobacilli nel colon (Douglas & Sanders, 2008).
La modificazione della flora batterica intestinale (il microbiota), mediante l'uso di prebiotici e/o probiotici rappresenta una strategia promettente per migliorare la salute. Il regolare consumo di probiotici sembra infatti in grado di influenzare favorevolmente la comparsa o il decorso di disturbi (soprattutto le patologie intestinali e le malattie stagionali da raffreddamento) che, pur non gravi in assoluto, si traducono in una riduzione della qualità della vita, ed in costi sociali (per la perdita di giornate di studio o di lavoro) certamente non trascurabili.
Prebiotici e probiotici Erba Vita
Dalla ricerca Erba Vita nasce la Linea Fior, che si compone di integratori alimentari appositamente studiati per il completo benessere dell'intestino:
FermentFior capsule, per il riequilibrio della flora batterica intestinale in caso di disturbi di lieve o moderata intensità; FermentFior Forte flaconcini o bustine, nel caso di forti alterazioni della flora batterica; FermentFior Junior bustine, formulato per venire incontro alle esigenze dei più piccoli, grazie anche alla presenza del Bifidobacterium infantis, che ha un ruolo determinante nel mantenere l'equilibrio della flora intestinale dei lattanti; BoulardiiFior capsule, particolarmente adatto nel caso di diarree seguite all'uso di antibiotici. Della Linea Fior fanno parte anche: PrebioticFior bustine, il prebiotico a base di alfaGOS®, utile per mantenere il fisiologico benessere dell'intestino e come supporto agli altri prodotti della linea, e CarbonFior capsule, a base di carbone attivato, indicato in caso di gonfiori e tensione addominale che spesso accompagnano una cattiva digestione.
Erba Vita propone la Linea Fior (con formule a base di ceppi probiotici tipizzati) in linea con la direttiva Europea 1924/2006- Regolamento Claims.
La Linea Fior di Erba Vita favorisce il mantenimento del corretto equilibrio intestinale, grazie a formulazioni che associano ceppi probiotici selezionati a fibre prebiotiche adatte a stimolarne la crescita nell'intesitno
Miscele di prebiotici e probiotici tipizzati e riflessi sulla salute umana
l probiotici
Il termine "probiotico" deriva dal greco "pro bios", ovvero "per la vita". Viene impiegato per definire i batteri ai quali sono associati benefici per la salute dell'essere umano fino dagli inizi del secolo scorso. Il premio Nobel Eli Metchnikoff, si accorse che i batteri assunti con gli alimenti potevano modificare la flora batterica intestinale, sostituendo microrganismi dannosi per l'organismo con altri utili.
Solo intorno al 1960, però, si è cominciato a parlare di probiotici, che nel 2001 sono stati definiti dalla FAO come "microrganismi vivi e vitali che conferiscono benefici alla salute dell'ospite quando consumati in adeguate quantità, come parte di un alimento o di un integratore" (FAOIWHO, 2001). La stessa definizione è stata ripresa successivamente da un documento pubblicato dal Ministero della Salute (2005).
Per essere definiti tali, i probiotici introdotti per via orale devono superare l'ambiente acido dello stomaco e soprawivere fino all'intestino, dove possono modificare la microflora batterica (definita anche microbiota), un complesso ecosistema composto da circa 300-500 specie batteriche che, in condizioni di salute, si mantiene più o meno costante, ma che può cambiare con l'età, l'alimentazione e soprattutto con l'uso di antibiotici.
Dalla composizione fisiologica della microflora batterica dipendono diverse funzioni dell'organismo che ospita la microflora stessa: in particolare il rapporto con il sistema immunitario dell'ospite è necessario per la protezione dalla possibile colonizzazione delle specie patogene (quelle cioè che possono causare una malattia) (FAO/ VVHO, 2001; Corthésy et al., 2006).
L'interesse nei confronti dei probiotici è in crescita: e non solamente da parte del mondo scientifico, ma anche da parte del pubblico dei consumatori.
E' necessario che i benefici per la salute umana vengano confermati da evidenze scientifiche ottenute mediante studi clinici di buona qualità.
l microrganismi per essere considerati probiotici devono soddisfare i seguenti requisiti:
Solo intorno al 1960, però, si è cominciato a parlare di probiotici, che nel 2001 sono stati definiti dalla FAO come "microrganismi vivi e vitali che conferiscono benefici alla salute dell'ospite quando consumati in adeguate quantità, come parte di un alimento o di un integratore" (FAOIWHO, 2001). La stessa definizione è stata ripresa successivamente da un documento pubblicato dal Ministero della Salute (2005).
Per essere definiti tali, i probiotici introdotti per via orale devono superare l'ambiente acido dello stomaco e soprawivere fino all'intestino, dove possono modificare la microflora batterica (definita anche microbiota), un complesso ecosistema composto da circa 300-500 specie batteriche che, in condizioni di salute, si mantiene più o meno costante, ma che può cambiare con l'età, l'alimentazione e soprattutto con l'uso di antibiotici.
Dalla composizione fisiologica della microflora batterica dipendono diverse funzioni dell'organismo che ospita la microflora stessa: in particolare il rapporto con il sistema immunitario dell'ospite è necessario per la protezione dalla possibile colonizzazione delle specie patogene (quelle cioè che possono causare una malattia) (FAO/ VVHO, 2001; Corthésy et al., 2006).
L'interesse nei confronti dei probiotici è in crescita: e non solamente da parte del mondo scientifico, ma anche da parte del pubblico dei consumatori.
E' necessario che i benefici per la salute umana vengano confermati da evidenze scientifiche ottenute mediante studi clinici di buona qualità.
l microrganismi per essere considerati probiotici devono soddisfare i seguenti requisiti:
- essere di provenienza intestinale. l microrganismi probiotici devono essere normali componenti della microflora dell'intestino umano in condizioni di salute;
- essere assolutamente sicuri per l'impiego nell'essere umano senza causare effetti collaterali specialmente in pazienti debilitati o immune-compromessi;
- essere attivi e vitali alle condizioni ambientali che sono presenti a livello intestinale
- essere resistenti ad un basso pH, al succo gastrico, alla bile ed al succo pancreatico;
- essere in grado quindi di persistere, almeno temporaneamente, nell'intestino umano
- essere Tipizzati (devono, cioè, essere sottoposti ad analisi molecolare fine: in tal modo possiamo conoscere il profilo fermentativo ed il loro quadro enzimologico). l ceppi, quindi, devono essere caratterizzati attraverso identificazione tassonomica (determinata tramite l'analisi del DNA) e depositati in apposite ceppoteche europee.
Inoltre i microrganismi probiotici possono avere attività nel:
- sintetizzare sostanze ad azione antimicrobica.
- stimolare la risposta del sistema immunitario intestinale per proteggere, in maniera indiretta, l'ospite dall'insediamento e/o dal raggiungimento di livelli numerici pericolosi da parte dei germi patogeni presenti nell'intestino.
- migliorare e stabilizzare la funzione di barriera intestinale (es. costituzione di un biofilm protettivo, diminuzione della permeabilità intestinale, ecc.)
l prebiotici
l probiotici non vanno confusi con i prebiotici, i quali non sono batteri, ma sostanze di origine alimentare, non digeribili dal nostro organismo che, somministrate in quantità adeguate, portano beneficio al consumatore grazie alla loro capacità di promuovere selettivamente la crescita e/o l'attività di uno o più batteri già presenti nel tratto intestinale o assunti contestualmente al prebiotico. Per essere definiti tali, i prebiotici devono infatti essere resistenti agli attacchi dell'acido cloridrico presente nello stomaco e dei processi enzimatici e idrolitici che hanno luogo nel duodeno, fungendo invece da substrato per processi di fermentazione da parte dei batteri intestinali e stimolando così selettivamente la crescita e/o l'attività di microorganismi a livello intestinale (Ministero della Salute, 2005).
Non tutti i cibi che forniscono fibre in grado di fermentare a livello del colon, e quindi di contribuire alla crescita dei batteri non patogeni, possono però essere definiti prebiotici: ma solo quelli che agiscono su batteri specifici, modulando i prodotti della fermentazione e quindi influenzando la salute dell'ospite.
Mentre i probiotici influenzano quindi direttamente la composizione della flora batterica intestinale, i prebiotici costituiscono il nutrimento per i batteri utili per l'organismo umano soprattutto appartenenti ai generi Lactobacillus e Bifidobacterium e ne modificano la funzione, il metabolismo la crescita e la presenza intestinale. Infatti gli acidi grassi a corta catena prodotti per fermentazione dei prebiotici, alimentano la microflora intestinale, favorendo la normalizzazione della la funzione intestinale e la colonizzazione dei batteri "amici"(Quigley, 201O).
Miscele di prebiotici e probiotici
La somministrazione contemporanea di una fibra prebiotica con un probiotico, intuitivamente, ne aumenta l'efficacia. Tale combinazione, definita sinbiotico, ha lo scopo sia di aumentare la sopravvivenza e quindi l'attività del probiotico che di stimolare la crescita di bifidobatteri e lattobacilli nel colon (Douglas & Sanders, 2008).
La modificazione della flora batterica intestinale (il microbiota), mediante l'uso di prebiotici e/o probiotici rappresenta una strategia promettente per migliorare la salute. Il regolare consumo di probiotici sembra infatti in grado di influenzare favorevolmente la comparsa o il decorso di disturbi (soprattutto le patologie intestinali e le malattie stagionali da raffreddamento) che, pur non gravi in assoluto, si traducono in una riduzione della qualità della vita, ed in costi sociali (per la perdita di giornate di studio o di lavoro) certamente non trascurabili.
Prebiotici e probiotici Erba Vita
Dalla ricerca Erba Vita nasce la Linea Fior, che si compone di integratori alimentari appositamente studiati per il completo benessere dell'intestino:
FermentFior capsule, per il riequilibrio della flora batterica intestinale in caso di disturbi di lieve o moderata intensità; FermentFior Forte flaconcini o bustine, nel caso di forti alterazioni della flora batterica; FermentFior Junior bustine, formulato per venire incontro alle esigenze dei più piccoli, grazie anche alla presenza del Bifidobacterium infantis, che ha un ruolo determinante nel mantenere l'equilibrio della flora intestinale dei lattanti; BoulardiiFior capsule, particolarmente adatto nel caso di diarree seguite all'uso di antibiotici. Della Linea Fior fanno parte anche: PrebioticFior bustine, il prebiotico a base di alfaGOS®, utile per mantenere il fisiologico benessere dell'intestino e come supporto agli altri prodotti della linea, e CarbonFior capsule, a base di carbone attivato, indicato in caso di gonfiori e tensione addominale che spesso accompagnano una cattiva digestione.
Erba Vita propone la Linea Fior (con formule a base di ceppi probiotici tipizzati) in linea con la direttiva Europea 1924/2006- Regolamento Claims.
La Linea Fior di Erba Vita favorisce il mantenimento del corretto equilibrio intestinale, grazie a formulazioni che associano ceppi probiotici selezionati a fibre prebiotiche adatte a stimolarne la crescita nell'intesitno