Circolari
In particolare l'articolo 11 (che si allega in copia), oltre al blocco dei pignoramenti ASL, prevede:
  1. il taglio del 12% del prezzo dei generici "puri" (esclusi cioè gli originator);
  2. la rideterminazione dei margini sui medicinali di fascia A, tagliando al 3% il margine del grossista ed attribuendo formalmente alla farmacia una quota di spettanza del 30,35 (quindi il 26,70% maggiorato di 3,65%). L'incremento del margine della farmacia è però solo nominale perché si prevede una trattenuta di pari valore (3,65%) "ad ulteriore titolo di sconto" in aggiunta sul normale sconto SSN;
  3. dal 2011, la limitazione a solo quattro equivalenti per ciascuna tipologia di specialità medicinali (ovviamente in base al criterio del prezzo più basso) ai fini del rimborso SSN. Quindi per ciascuna terapia saranno mutuabili solo 4 equivalenti, con rimborso pari al prezzo piu basso e spesa a carico del cittadino in caso di sostituzione. I risparmi saranno a favore dei servizi sanitari regionali;
  4. l'individuazione delle linee guida per incrementare l'efficienza delle aziende sanitarie nelle attività di acquisizione, immagazzinamento e distribuzione interna dei medicinali acquistati direttamente anche attraverso il coinvolgimento dei grossisti. Questa previsione puo essere letta in chiave positiva o negativa: da un lato, potrebbe significare il definitivo sdoganamento dei grossisti nella logistica interna ospedaliera e quindi andrebbe salutata come una positiva forma di estensione dell'outsourcing (fermo il problema, non piccolo del costo dell'IVA sui servizi esternalizzati); dall'altro, è probabile che molte regioni leggeranno questa norma come invito a costruire magazzini-monstre per ampliare a ragnatela la rete distributiva pubblica su tutto il territorio;
  5. il passaggio sul territorio (leggi:alle farmacie) di almeno 800 milioni di euro all'anno di medicinali oggi a carico della spesa ospedaliera, purché suscettibill di uso ambulatoriale o domiciliare. Apparentemente questo è un vantaggio alle farmacie; ma in realtà è una tecnica per sgravare di 800 milioni di Euro la spesa ospedaliera: i medicinali passeranno alle farmacie con margini ovviamente ridotti (alto costo=margine regressivo), cosicché i bilanci ospedalieri si alleggeriranno e potranno incrementare ulteriormente la propria spesa farmaceutica. Poiche il tetto di spesa è unico, sappiamo già chi sarà danneggiato da questa misura;
  6. l'introduzione di un benchmark rispetto alle regioni in regola con i livelli previsti per la spesa farmaceutica a cui dovranno adeguarsi le regioni con un alto indice di spesa, con definizione di soglie di appropriatezza prescrittiva da cui si attendono risparmi non inferiori ad ulteriori 600 milioni su base annua;
  7. il taglio secco di 800 milioni sul tetto di spesa farmaceutica, a partire dal 2011.
Come si può notare i provvedimenti riguardanti il settore farmaceutico sono numerosi e devono essere oggetto di approfondimenti anche per procedere con una incisiva azione di modifica in sede di trasformazione del decreto.

Riteniamo pertanto approfondire per il momento le sole misure più significative, ossia il taglio dei margini ed il calo dei prezzi dei generici, rinviando ad un secondo momento lo studio delle altre misure.

Anzitutto, cerchiamo di interpretare le disposizioni.

Il taglio margini (art. 11 comma 7) riguarda le specialità di classe A e ridetermina le quote di spettanza dei grossisti e dei farmacisti, rispettivamente, in 3% e 30,35%, al posto di 6,65% e 26,70%. La norma richiama sia le quote di spettanza di cui alla legge 537/93 (come fissate dalla legge 662/96) che quelle fissate nel 2009, dal decreto legge 39/2009 (decreto Abruzzo) per i generici. Qualcuno ha subito pensato che questo secondo espresso richiamo fosse un modo per ricondurre i margini sui generici a quelli generali per tutta la fascia A: a nostro avviso non è affatto cosi.

Il decreto 39/2009, nello stabilire il principio draconiano di ossificazione dei margini sul generico, richiamava e stabiliva quei margini, affidando alla farmacia il 26,70% ed al grossista il 6,65%, lasciando un ulteriore 8% al gioco della concorrenza. Naturale quindi che il legislatore di oggi, nel ridefinire i margini, debba modificare non solo la legge 662/96 per i medicinali non generici, ma anche quella del 2009 sui generici: poiché tuttavia non è toccato l'ulteriore 8%, questo rimane fisso ed intoccabile. Per i generici, quindi, la manovra in certo qual modo favorisce la farmacia: è vero che il prezzo viene tagliato del 12%, ma è altrettanto vero che sui generici il margine della farmacia -intoccabile pena le gravi sanzioni che tutti sappiamo- è salito al 30,35%, cui aggiungere l'8%. Il differenziale di prezzo tra acquisto diretto e acquisto dal grossista è quindi diminuito e questo potrebbe incentivare a mantenere anche per i generici un rapporto con i distributori.
 
Un secondo nodo da sciogliere è se il maggior sconto 3,65% colpisca tutti i medicinali o solo quelli già soggetti a sconto. A nostro avviso, trattandosi di "ulteriore titolo di sconto, rispetto a quanto già previsto dalla vigente normativa", questo non dovrebbe colpire i medicinali non soggetti a sconto e, quindi, i generici ed i medicinali aventi prezzo pari a quello di riferimento.

E le farmacie rurali e/o di piccola dimensione? Subiranno il nuovo taglio? Per intero o solo in parte? Probabilmente si, ma c'è spazio per manovre parlamentari chiarificatrici.

Vediamo ora come impattano queste misure su una farmacia "media" con fatturato netto sconti di circa 1,5 milioni di euro, di cui 868 mila circa di fascia A, che generava un margine complessivo, netto sconti, di euro 227 mila circa. Il margine medio complessivo usato nel modello era del 27,17% pari ad un ricarico medio 38,07% al netto degli sconti SSN/commerciali. Sulla fascia A il margine medio, netto sconti, era del 26,2% (39,58% margine medio sui generici).

Ovviamente su tale modello l'applicazione delle nuove norme porta un effetto in parte contrastante: da un lato si innalza lo sconto medio di acquisto sulla fascia A (da 29% a 30,35%); dall'altro abbiamo un taglio del 3,65% sulla stessa fascia A, ma solo per la parte in regime SSN e, secondo la nostra lettura, per la parte già soggetta a sconto.
L'impatto complessivo della manovra su questo modellino è di 22.458,24 euro, pari ad un calo del 5,46% del margine.

Alla luce della gravosità delle misure adottate dal Governo che rischiano di mettere in crisi il nostro sistema, Assofarm si e immediatamente attivata prendendo gli opportuni contatti con il Ministero della Salute e con Federfarma.

Abbiamo davanti 60 giorni per la conversione in legge, 60 giorni in cui tutti devono remare nella stessa direzione per ottenere il risultato di ridurre questa vera e propria mannaia che si abbatte su di noi.

Nei prossimi giorni saranno intraprese iniziative e opportune forme di risposta al decreto in questione ed auspichiamo, come sempre, la massima risposta e la totale collaborazione. Sarà nostra cura tenervi costantemente informati sugli sviluppi della difficile situazione.