EditorialeDalla FederazioneFarmacie ComunaliMondo Farmaceutico
EditorialeRiapre il Tavolo: nuove risposte a vecchi problemiLa recente riapertura del Tavolo della filiera farmaceutica voluta dal Ministro Ferruccio
Fazio ripropone l’ormai classico problema di chi, all’interno della filiera, dovrà sopportare il costo della copertura della spesa pubblica sanitaria ormai fuori controllo.
Tutti gli interventi dei soggetti e istituzioni presenti all’incontro hanno accennato più o meno implicitamente il proprio timore di essere coinvolti alla soluzione del problema.
Problema che se affrontato in questa maniera, quella cioè di andare a capire dove stanno i denari per coprire i debiti, fa immaginare ancora una volta che l’operazione di più facile attuazione potrebbe essere proprio quella di tagliare i margini destinati alle farmacie, colpendo prima i distributori intermedi, che poi a loro volta si rifaranno su di noi. Operazione peraltro di grande semplicità tecnica, dal momento che necessiterebbe di una semplice determinazione dell’Aifa, come è già accaduto sull’affaire 1,4% dei farmaci generici.
Assofarm ritiene che questo modo di affrontare la situazione non sia accettabile né da un punto di vista strategico né da un punto di vista etico.
Raccogliere denaro da chi ha saputo produrlo con accortezza gestionale e intraprendenza per girarlo a chi ha gestito male i propri budget costituirebbe un segnale straordinariamente deresponsabilizzante per tutto il sistema: tra le righe, si farebbe passare il messaggio che non importa se non si è stati in grado di rispettare gli obiettivi di efficienza prefissati, tanto poi i soldi per rimettere a posto il tutto si trovano sempre.
Dal punto di vista strategico invece, un’operazione di tal fatta porterebbe a togliere risorse ad un settore, quello delle farmacie, che ha dimostrato la volontà e capacità di ampliare la propria attività, rispondendo positivamente a nuove istanze provenienti dall’utenza finale.
Qui il problema non è solo coprire i debiti, ma intervenire su quei centri di costo oggi imbizzarriti. A tal proposito il presidente di Farmindustria Sergio Dompè ha portato al Tavolo un dato veramente impressionante: la pulizia degli ospedali italiani costa ogni anno 4,4 miliardi di euro.
Un dato la cui imponenza fa riflettere, perché se da un lato è doveroso avere ospedali puliti, dall’altro suggerisce il dubbio che non sia possibile spendere meno per un’attività accessoria al servizio sanitario stesso.
Realizzare maggiore efficienza su questi costi è certamente cosa più difficile che tagliare di imperio i margini garantiti alle farmacie, ma garantirebbe maggiore stabilità al sistema, e stimolerebbe un mutamento culturale ad ambienti che persistono nel tentativo di trovare facili vie d’uscita a problemi estremamente complessi.
Ma al di là di queste schermaglie, il Tavolo ha registrato la consapevolezza unanime della necessità di riforma del sistema farmaceutico italiano. Primo fra tutti la possibilità di aprire nuove farmacie dove queste assenze impattano sulla qualità della vita dei cittadini. Si tratta di un problema che non può essere affrontato con una sorta promozione di massa delle parafarmacie al rango di farmacie, come proposto da tempo addietro. Questo perché il problema non è il numero delle farmacie, ma la loro dislocazione geografica. La riforma del sistema deve partire da una corretta mappatura dei bisogni dei cittadini, non dai problemi di alcuni gruppi di farmacisti.
Allo stesso tempo deve essere ridotto lo squilibrio numerico tra farmacie comunali e farmacie private, perché le vicende di questi ultimi anni hanno dimostrato quanto la competizione tra questi due mondi abbia innalzato la qualità del servizio offerto all’utenza, che oggi può essere considerato tra i migliori al mondo. La legge 69/2009 dello scorso anno che formalizza la possibilità per le farmacie di erogare servizi sanitari aggiuntivi all’utenza è certamente il contesto ideale dove poter sviluppare i processi virtuosi nati dalla concorrenza pubblico-privato.
Ma ancora una volta, anche su questo tema ritorna il problema dei finanziamenti. Da un lato lo Stato offre l’opportunità alle farmacie di ampliare la propria offerta al cittadino, dall’altro ritarda la definizione di come questi nuovi servizi sanitari saranno remunerati dal Servizio Sanitario Nazionale. In assenza dei decreti attuativi, la legge in questione rimane lettera morta.
Sono quindi pienamente condivisibili le posizioni del Ministro Fazio quando afferma che ogni opzione di riforma deve portare all’elevazione della qualità dei servizi. Da anni Assofarm offre proposte molto concrete al riguardo, come un nuovo sistema di remunerazione del farmacista, il registro delle prestazione farmaceutiche, l’introduzione di buona pratiche della dispensazione del farmaco, e altro ancora. Vorremmo però capire come questa maggiore qualità potrebbe essere pagata.
Una cosa è certa: sarà molto difficile innalzare la qualità delle farmacie attingendo dalle sue casse il denaro necessario a ripianare i debiti del servizio ospedaliero.
Francesco SchitoVice Presidente Assofarm
Dalla Fedeerazione Fofi interroga Assofarm sulla farmacia di domaniSu IlFarmacista, organo ufficiale della FOFI, il presidente di Assofarm ha partecipato ad un forum dal titolo “dove va la professione”. Riportiamo si seguito le risposte offerte dal nostro presidente Venanzio Gizzi.
Cosa dovrebbero prevedere a vostro avviso i decreti delegati attuativi della legge delega che ha previsto l’ampliamento dei servizi al cittadino offerti dalle farmacie (Legge delega 69/2009, art.11)?
Rispetto al decreto di delega che prevede l’ampliamento dei servizi al cittadino, Assofarm esprime il proprio dissenso allorché le farmacie comunali, al fine di erogare i nuovi servizi che sono strategicamente ritenuti essenziali dalle stesse farmacie comunali per lo svolgimento della propria missione, devono attendere un ulteriore decreto che fissi i criteri per l’erogazione di tali servizi.
Si crea così una situazione di disparità e di contraddizioni tra le farmacie che operano sul territorio nazionale. Chiediamo immediate modifiche per stabilire una giusta equità per tutti gli operatori di presidi territoriali farmaceutici.
Il suo commento sui ddl in discussione in Parlamento per la riforma del servizio farmaceutico (AS 863 Tomassini, Gasparri; AS 1377 Rizzi; AS 1417 Castro), con particolare riferimento alle disposizioni che riguardano revisione della pianta organica e del sistema dei concorsi.
Discutere sui Ddl di riforma del sistema farmaceutico, all’esame del Parlamento, non può che essere assolutamente utile. Assofarm auspica una riforma generale delle norme che regolano il settore, al fine di rendere lo stesso più efficace e rispondente alle esigenze dei cittadini pazienti e, quindi, naturalmente inserito organicamente all’interno del Ssn.
Nelle riforme auspicate Assofarm individua validi elementi di concorrenzialità tra le Farmacie private e pubbliche auspicando il rafforzamento della presenza sul territorio nazionale di queste ultime.
In quei testi legislativi, si parla anche di parafarmacie e si propone in alcuni casi una sorta di “sanatoria” per gli esercizi di vicinato. Qual è il suo parere inmerito?
Il problema della situazione delle parafarmacie non è stato certo sollevato dalle Farmacie. Avevamo previsto già dal momento legislativo che istituiva le Parafarmacie ciò che sarebbe accaduto. Per quanto concerne la possibilità di emanazione di una sorta di sanatoria, Assofarm è assolutamente contraria poiché i problemi del sistema distributivo del farmaco non possono essere risolti con tale strumento.
Alla luce dei nuovi compiti e della specifica professionalità del farmacista dipendente delle farmacie territoriali, non ritiene sia ilmomento di rivedere l’attuale collocazione nel settore “commercio” del suo contratto, ipotizzando una specifica figura contrattuale nell’ambito del comparto sanità?
Fermo restando che il sistema delle farmacie comunali è ormai da anni impegnato affinché sia modificato l’attuale sistema di remunerazione del farmacista individuando nuovi strumenti remunerativi proprio in funzione del ruolo professionale del Farmacista medesimo all’interno delle Farmacie.
Assofarm è titolare di un proprio contratto di categoria che risponde idoneamente alle esigenze del settore. Inoltre, la Federazione aderisce alla Cispel, la Confederazione Italiana Servizi Pubblici Economici Locali con altre Federazioni che operano nel settore sociale e sanitario. Proprio all’interno di tale confederazione sarebbe importante costruire un contratto generale che regoli funzione e ruoli dei propri operatori.
I tempi sembranomaturi per una revisione dell’attuale sistema di remunerazione del farmacista basato su una percentuale fissa legata al prezzo del farmaco. In proposito ritiene sia più idoneo un sistema che preveda invece una remunerazione articolata in relazione al “servizio” fornito dal farmacista, istituendo una sorta di “atto farmacistico” con specifiche remunerazioni?
Come già detto non possiamo che concordare che i tempi sono assolutamente maturi per la revisione dell’attuale sistema di remunerazione del farmacista ed articolare lo stesso alla professionalità del Farmacista ed alla qualità dell’offerta complessivamente dallo “Spazio Farmacia”. Tale impostazione eliminerebbe, inoltre, il continuo impoverimento delle Farmacie soggette a periodici prelievi economici.
Tra le proposte per un riassetto del servizio farmaceuticomesse a punto dalla Federazione degli Ordini e approvate dal suo Consiglio nazionale, c’è anche quella relativa alla presenza della figura del farmacista in ogni realtà nella quale si utilizzi il farmaco: dalle case di cura alle carceri, fino alle residenze sanitarie assistite. Qual è la sua opinione inmerito?
Assofarm ritiene indissolubile il binomio farmacia-farmacista. Tale binomio dovrà operare anche a salvaguardia del sistema delle Farmacie cercando di individuare in quest’ultima il vero e titolato luogo per l’esitazione del farmaco e per i servizi collegati che il cittadino richiede.
All’interno delle strutture ospedaliere la componente farmaceutica va assumendo un’importanza sempremaggiore, sia sul piano terapeutico, sia su quello dei costi. La sua gestione richiede dunque competenze specifiche come quelle del farmacista clinico, figura che non dappertutto è stata introdotta. Ritiene sia opportuno ampliare il numero di queste specifiche figure all’interno delle aziende ospedaliere?
È importante favorire prospettive lavorative ai giovani laureati in Farmacia così come è importante coniugare costi e funzioni all’interno del servizio sanitario nazionale soprattutto nel settore del farmaco e nell’interesse dei cittadini. Siamo convinti, ad esempio, che la distribuzione diretta non abbia portato utili auspicati risultati economici ma senza dubbio ha arrecato disagi alla popolazione abbassando il livello del servizio a svantaggio dei cittadini bisognosi di farmaci.
Dalla FederazioneFormazione a Distanza: i risultati del 2009 e il programma del 2010A conclusione di tutti i corsi FAD del 2009 comunichiamo i dati definitivi relativi ai farmacisti comunali. Il numero degli iscritti è aumentato anche quest’anno portando le iscrizioni totali da 4360 del 2008 agli attuali 4463 farmacisti comunali presenti nell’archivio del provider. Di questi, hanno terminato il corso 3264 farmacisti che rappresentano il 73,13% con un ulteriore incremento di 271 corsi superati rispetto al 2008.
Ancora una volta si conferma l’apprezzamento dei colleghi per questi corsi, che dimostrano di rispondere realmente alle loro esigenze di formazione. In questo senso vanno anche i numerosi messaggi che ci sono pervenuti e le risposte che i farmacisti hanno dato al questionario di valutazione disponibile sulla piattaforma.
Ed ora quanto avverrà quest’anno. Nell’ultimo triennio, il Corso di Formazione a Distanza promosso da Assofarm in collaborazione con il Servizio di Informazione e Documentazione Scientifica delle Farmacie Comunali Riunite di Reggio Emilia e l’Azienda Ospedaliera di Perugia, provider riconosciuto dal Ministero della Salute, ha dato la possibilità a molti farmacisti comunali di acquisire crediti formativi in modo qualificato, comodo ed efficace.
Il corso verrà riproposto a partire da Aprile con nuovi moduli e nuovi contenuti. I temi affrontati saranno:
- Le integrazioni nutrizionali in gravidanza
- Le ulcere da pressione
- Le parassitosi esterne
I moduli, ora in fase di accreditamento, forniranno un numero di crediti sovrapponibile a quello degli scorsi anni.
Indipendentemente dall’aver conseguito i crediti, tutti coloro che hanno già inviato le loro adesioni negli anni precedenti verranno considerati automaticamente iscritti. Riceveranno inizialmente una comunicazione con la calendarizzazione del corso e, successivamente, all’approssimarsi della data di attivazione del proprio corso, i singoli corsisti riceveranno la password per accedere alla piattaforma (www.ecmperugia.it) ed una brochure con le istruzioni preliminari. Vanno comunicati perciò unicamente i dati relativi a personale di nuova assunzione così come eventuali cessazioni del rapporto di lavoro (es. dimissioni, pensionamenti) al fine di mantenere il più possibile aggiornato l’archivio degli iscritti gestito dal provider.
Per ogni comunicazione relativa al corso verranno utilizzati gli indirizzi mail a suo tempo comunicati per cui è necessario che qualsiasi variazione intervenuta nel frattempo nell’indirizzo di posta elettronica venga trasmessa tempestivamente a
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. per non rimanere esclusi da informazioni importanti.
Farmacie ComunaliTreviglio Vende?Pubblichiamo di seguito la lettera inviata dal presidente di Assofarm Venanzio Gizzi al sindaco del Comune di Treviglio Ariella Borghi.
Gentile Sig. Sindaco, apprendiamo con molta preoccupazione la decisione, da parte dell’Amministrazione da Lei presieduta, di vendere le Farmacie Comunali della Città, Farmacie che apportano valori sociali ed economici importanti alla Municipalità, oltre a fornire un servizio di concorrenza e liberalità all’interno del servizio farmaceutico.
Le vicende di questi ultimi tempi dimostrano ancor di più la necessità da parte dei Comuni, di possedere presidi farmaceutici pubblici per impedire possibili disagi soprattutto alle popolazioni più deboli e bisognose.
Abbiamo ricevuto numerosi attestati di stima e di ringraziamento da parte di numerosi Sindaci per la posizione assunta dalle Farmacie Pubbliche, così come altrettante richieste sono pervenute da parte di Amministrazioni Comunali che, sempre più numerose, ritengono opportuno esercitare il diritto di prelazione per l’apertura di una propria Farmacia.
Pertanto rimaniamo ancor più perplessi di fronte alle notizie di vendita delle Farmacie Comunali di Treviglio e riteniamo doveroso intervenire quale dovuta collaborazione nei confronti degli Enti proprietari, per sottolineare alcuni aspetti estremamente significativi e, probabilmente, non sufficientemente valutati. Rivolgiamo, infine, per un invito a riflettere sulla impostazione posta in essere dalla Sua Amministrazione, impostazione che nuoce a tutte le Aziende italiane che quotidianamente compiono il loro dovere con dignità e con positivi apprezzamenti da parte delle popolazioni servite così come pertanto avviene da parte di cittadini di Treviglio.
Innanzitutto è opportuno evidenziare come il sistema Farmacie e quindi anche quelle Pubbliche, sia parte integrante e sostanziale del Servizio Sanitario Nazionale: titolo acquisito grazie all’alta professionalità raggiunta anche per la funzione “storica” territoriale che svolgono. Vendere le Farmacie, quindi, significa mettere in vendita una componente del SSN che offre garanzie di servizio per la salute dei cittadini.
Prima riflessione: quanto vale o meglio quanto costa una parte di sanità pubblica a garanzia dei cittadini? Allora, non possiamo condividere le posizioni che antepongono questioni di carattere economico rispetto a quelle di carattere sanitario, sociale e di presenza sul territorio di un importante presidio a tutela della salute.
Di conseguenza operazioni impostate come quella per l’eliminazione delle Farmacie Comunali della Sua Città ripetendosi su tutto il territorio nazionale, rischiano di destabilizzare il Sistema della distribuzione finale del farmaco. Tali processi portano non ad una liberalizzazione del mercato ma ad un certo consolidamento o ingresso di monopoli unici per la gestione della filiera farmaceutica. Il tutto al di là di considerazioni di carattere economico che, a nostro avviso, confortati da piani economici e finanziari di facile lettura, confermano la tesi che le vendite in questione non sono certo un buon affare e si corre seriamente il rischio di non avere, in tempi brevi, né il patrimonio, né i soldi ricavati per le vendite su utili investimenti che possono garantire profitti analoghi. Le offerte di acquisto tanto elevate, al di fuori di ragionevoli limiti di mercato, sono una delle valutazioni che dovrebbero destare i maggiori sospetti.
Offriamo alla Sua Amministrazione un doveroso contributo ed un formale invito a sospendere le operazioni in essere alla luce dei dettati legislativi legati all’art. 15 della Legge 166/2009 che vede le Farmacie Comunali escluse, proprio perché servizio sanitario, dalla privatizzazione, al contrario di altri servizi pubblici locali.
Ci permettiamo di sintetizzare in sette punti alcuni motivi a sostegno del nostro invito:
- l’operazione in corso, così come programmata, contribuisce a scardinare il “sistema” Farmacie su tutto il territorio nazionale;
- l’elevata redditività delle Farmacie, come quelle di tutto il “Sistema A.S.SO.FARM.”, l’elevata professionalità dei lavoratori, la possibilità di incidere con una politica sanitaria sul territorio, rappresentano, tra gli altri, forti motivi che non giustificano, con la vendita, alcun affare economico;
- si procederebbe ad una vendita di una parte del S.S.N. introducendovi elementi di carattere fortemente commerciale, appunto all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, che non portano nessun vantaggio al cittadino, (le Farmacie per legge sono tutte convenzionate con il S.S.N.);
- esiste un elevato rischio di non perseguire alcuna liberalizzazione ma procedere ad un ingresso indiscriminato di monopoli e privilegi privati;
- la vendita escluderebbe i Comuni da ogni possibilità di inserimento a progetti di riforma del settore farmaceutico in itinere, che vedono in giusta considerazione le Farmacie Pubbliche, penalizzando anzi le amministrazioni locali che procedono alle vendite;
- si procede non solo in controtendenza rispetto a quanto previsto dalla legge suddetta ma anche in contrasto con quanto previsto dall’articolo 274, comma 1, lettera w) del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, contenente il “Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali”, che ha abrogato il primo comma dell’articolo 12 della legge 23 dicembre 1992, n. 498, ribadendo in tal modo il vincolo dell’esclusiva partecipazione dei farmacisti dipendenti nelle società costituite dai Comuni per la gestione delle Farmacie Comunali;
- si procede, con il programma di vendita, al contrario rispetto ai processi di trasformazione del sistema Farmacie in Europa dove sono tenuti in massima considerazione le Farmacie sociali, quali strumenti di servizio verso quelle che sono definite le nuove povertà ed i processi migratori.
mondo farmaceuticoBanco farmaceutico +8% raccolta nonostante crisiBilancio positivo per la decima giornata nazionale di raccolta del farmaco, organizzata dalla Fondazione Banco Farmaceutico Onlus in collaborazione con la Compagnia delle opere - Opere Sociali. Nella sola giornata di sabato 13 febbraio sono stati raccolti 351.000 farmaci, segnando un incremento dell’8% rispetto la precedente edizione dell’iniziativa, per un controvalore di 2.290.000 euro. I medicinali saranno donati ai 1312 enti convenzionati che danno assistenza ogni giorno a oltre 420.000 persone indigenti. All’iniziativa hanno partecipato 3.048 farmacie italiane che, presidiate da 10.000 volontari, hanno visto due clienti su tre aderire alla raccolta e donare un farmaco ai più bisognosi. A questo risultato si aggiungono le donazioni delle aziende farmaceutiche che contribuiranno ad aumentare il numero di farmaci raccolti. ‘’La risposta delle persone che hanno aderito alla Giornata di Raccolta del Farmaco, nonostante il periodo di crisi, e’ il miglior regalo per il decimo anniversario di questa iniziativa’’ ha dichiarato Paolo Gradnik, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico Onlus.
Farmacie Comunali Agifarm e Comune di Bari per l’uso consapevole dei farmaciImparare ad usare i farmaci con parsimonia e senza spreco: questo l’obiettivo della campagna informativa del Comune di Bari promossa in maniera congiunta dall’Agifarm Bari e dalla commissione consiliare per le pari opportunità presieduta da Mariella Santacroce. “Vogliamo in collaborazione con le circoscrizioni – spiega Marcello Gemmato, presidente dei giovani farmacisti baresi e consigliere comunale – dare vita a degli incontri con i cittadini, in special modo con gli anziani, per spiegare come conservare i medicinali o le differenze tra farmaci da banco o senza obbligo di prescrizione. Il farmaco è un bene etico prima che commerciale e non dobbiamo dimenticare che i farmaci hanno un costo non solo per i nostri portafogli ma anche per il servizio sanitario nazionale”. Il progetto dell’Agifar sarà operativo in altre città italiane come Roma, Bologna o Torino: l’idea è molto semplice e semplifica il lavoro dei farmacisti, vera interfaccia tra il paziente e la ricetta, tra il malato e il farmaco. Le spiegazioni, le indicazioni, gli avvertimenti che possono sfuggire per mancanza di tempo in farmacia saranno oggetto di seminari da 45 minuti che a Bari saranno tenuti da numerosi giovani farmacisti, capitanati da Vittorio Lozupone e Francesco Brunetti.
“Vogliamo che questi incontri siano tenuti in tutte le circoscrizioni – ricorda Mariella Santacroce – partiremo dal quartiere Libertà grazie alla collaborazione del presidente Tartarino tra un mese con un incontro nel centro anziani ma abbiamo già preso contatti con la responsabile del centro anziani di Carrassi”. Non solo gli anziani dovrebbero partecipare a questi incontri, perché c’è il grande mercato degli integratori utilizzati male dai più giovani alla ricerca di un benessere fisico che poi in realtà danneggia il fegato. “Per i ragazzi delle scuole superiori – ricorda Gemmato – stiamo valutando il da farsi con il provveditorato agli studi”. “Nelle scuole – rileva Carlo Paolini, presidente della commissione affari sociali – dovremmo entrare anche per intraprendere in accordo con i farmacisti un discorso più ampio legato alla sessualità dei ragazzi, all’uso della contraccezione consapevole. Certo questo progetto di servizio alla comunità deve avere come interfaccia il Pua, recentemente varato in collaborazione con la Asl Ba”
Farmacie ComunaliMaxi società per le farmacie romagnoleE’ il mese in cui si concluderà la verifica patrimoniale di Sfera, Ravenna Farmacie e Forlifarma, le tre società pubbliche che oggi gestiscono trentuno farmacie comunali della Romagna, tra Imola e il Ravennate. Ma che presto potrebbero fondersi in un’unica azienda pubblica. L’idea della fusione risale ormai a un paio di anni fa, quando i soci di Sfera (Con.Ami e i Comuni di Medicina e Faenza) avviarono una serie di incontri con i primi cittadini di Ravenna e Forlì. Di mezzo però c’erano le elezioni amministrative del 2009 e la necessità di riprendere le trattative con i nuovi sindaci e i nuovi consigli comunali. «Prima della fine dell’anno scorso — spiega il presidente di Con. Ami Daniele Montroni — i nuovi sindaci in carica si sono incontrati, ribadendo la volontà di portare avanti il progetto di fusione. Tra aprile e maggio finirà la ricognizione patrimoniale delle tre società e solo da quel momento in poi si potrà iniziare a parlare di cifre, di come mettere insieme le tre realtà».
Sfera gestice oggi dieci farmacie: quattro a Imola, tre a Medicina e tre a Faenza. Ma con le quindici di Ravenna Farmacie e le sei di Forlifarma la nuova società salirebbe a quota trentuno. Il punto di forza della nuova società sarà non solo la massa critica che un numero così elevato di farmacie è in grado di esercitare. Ma la possibilità di mettere in campo delle logiche di acquisto diverse in grado di competere con l’avanzare della vendita dei farmaci nei supermercati e con le parafarmacie. Questa rete di trentuno punti vendita potrebbe procedere agli acquisti in comune, senza però far ricorso all’uso di magazzini esterni. Ravenna Farmacie ad esempio ne ha già uno di proprietà. Al momento però sembra essere accantonata l’ipotesi lanciata dall’allora numero uno di Con.Ami Nicodemo Montanari: realizzare nelle vicinanze delle farmacie dei punti per prestazioni mediche. «Al momento parliamo solo di una fusione di società che già gesticono determinate farmacie», precisa Montroni.
Se l’operazione dovesse andare in porto, Sfera, Ravenna Farmacie e Forlifarma scomparirebbero, ma sul nome e sul luogo della sede della nuova società non si sa ancora nulla. Quel che è certo invece è chi si tratterà di una società completamente pubblica: «I privati non rientrano tra i nostri obiettivi», chiude Montroni.
(fonte: ilrestodelcarlino)