Notiziario n. 96

Editoriale
Farmacie Comunali

Mondo Farmaceutico


Editoriale

Liberalizzazioni, il mito
C’è qualcosa di schizofrenico nel recente alternarsi di fatti e relazioni tra mondo politico-istituzionale e farmacie.
Da un lato, un recente incontro con il coordinatore del Comitato di settore Regioni-Sanità e Assessore Regionale della Liguria Claudio Montaldo ci fa sperare in un imminente avvio dell’iter per la firma della nuova Convenzione con le Regioni. Passo fondamentale per ridisegnare i rapporti tra le farmacie e SSN.
Dall’altro, la stampa di settore riporta l’ennesimo avvio a livello ministeriale di iniziative di liberalizzazione del sistema farmaceutico italiano. 
 
A sorprendere non è il fatto che anche questo Esecutivo prenda di mira le farmacie per dimostrare la sua forza riformatrice. Si tratta infatti di una strategia inventata ai tempi delle lenzuolate Bersani e sistematicamente ripresa da ogni successivo governo. 
Stupisce invece che ci sia ancora chi, a livello scientifico, si affanni a dimostrare come la deregulation del sistema di distribuzione del farmaco possa produrre benefici per le casse pubbliche e per i cittadini.
Nei confronti di questi soggetti, a nulla serve il caso delle farmacie greche, le ricerche di settore che confermano una situazione di marginalità zero, i primi casi di fallimento di farmacie private, la semplice somma algebrica degli ultimi aumenti di sconti praticati dal SSN, e via dicendo. 
Per quanto la Farmacia italiana accumuli eventi negativi, per questi soggetti il futuro migliore è uno solo: smontare ogni sistema di regolazione e lasciare che il mercato faccia il resto.
 
È questo il caso di quanto recentemente pubblicato sul sito Reporting.it col titolo “Riforma Farmacie. Una valutazione di Impatto” che, in estrema sintesi, ritorna e sponsorizza con convinzione alcuni dei miti classici delle liberalizzazioni in farmacia: eliminazione della pianta organica, fuoriuscita della fascia-C dalle farmacie, superamento del limite di proprietà di 4 farmacie per ogni farmacista privato.
Lo studio, realizzato da economisti specializzati in politiche pubbliche, è molto concentrato sui numeri: risparmi realizzati da queste riforme, maggiori risorse da dedicare ad altri ambiti sanitari, quali il Fondo per le Non Autosufficienze, l’assistenza farmaceutica ospedaliera, maggiori risparmi delle famiglie sugli acquisti dei farmaci. Come a dire: se finalmente risparmiassimo soldi da quella cosa ormai obsoleta delle farmacie, guardate quante cose si potrebbero fare.
 
Da parte nostra, aggiungiamo anche tutte le cose che verrebbero meno a seguito di una riforma così impostata.
Eliminare ogni forma di numero chiuso e di pianificazione territoriale delle farmacie significa avviare un processo che, nel medio-lungo periodo, porterà ad una forte riduzione del numero delle farmacie. All’inizio molti farmacisti non titolari sarebbero tentati dal provare l’avventura del “mettersi in proprio”, ma col passare del tempo l’acuirsi inevitabile della concorrenza porterebbe tutti a competere sui prezzi, erodendo i propri margini sotto i livelli di sostenibilità. I primi a saltare sarebbero le nuove farmacie (farmacisti giovani, farmacisti che hanno investito tutti i loro averi) e le farmacie rurali. Lentamente insomma ci troveremmo di fronte ad un calo della presenza territoriale, e ad una sua scomparsa dalle aree periferiche.
Da un punto di vista del servizio, oltre ad una riduzione della prossimità geografica, l’anima delle farmacie sopravissute a questa concorrenza senza limiti sarebbe ormai completamente commerciale. Se il mercato liberalizzato impone margini sempre più bassi, è evidente che la strategia di sopravvivenza non può essere che quella di vendere, vendere, vendere.
Pienamente coerente con questo scenario è la possibilità di avere un proprietario privato con più di quattro farmacie. Una distribuzione farmaceutica completamente commerciale deve necessariamente prevedere libero accesso alle multinazionali.
È questo il futuro che sogniamo per la distribuzione del farmaco nel nostro paese? Un paese con farmacie concentrate nei centri cittadini, che hanno nella vendita del non-farmaco la loro unica fonte di entrata, probabilmente detenute da grandi brand che impongono ai responsabili locali politiche di vendita molto aggressive.
È pensabile ridurre i bisogni di farmaci ad una pratica di consumo commerciale? È questo il prezzo che si deve pagare per recuperare la brutta figura fatta ai tempi della legge di Stabilità, quando sembrava che fosse stato tagliato il Fondo per le Non Autosufficienze?
 
A nostro parere tutto ciò è molto grave. È grave perché la vitale necessità di riforma della Farmacia italiana non può essere affrontata a colpi di teorie economiche e basta, senza far dialogare queste ultime con la storia sociale della farmacia e del paese.
La farmacia italiana ha limiti e disfunzionalità che devono essere risolte. Ma nel corso degli anni ha anche saputo mantenere un approccio di servizio sanitario che le è riconosciuto prima di tutto dai cittadini. La tutela di tale approccio, anche attraverso il mantenimento della pianta organica e il rapporto quanto più stretto possibile farmacista-farmacia, è stato garantito anche da recenti sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia della UE. 
Un rafforzamento del suo ruolo nelle comunità locali deve andare nel rinvigorimento di questo approccio. Non mancano certo gli studi economici che dimostrano quanto la pharmaceutical care possa produrre risparmi significativi sia per i budget di spesa farmaceutica sia in termini di calo dei ricoveri ospedalieri. 
Cioè quegli stessi risultati che altri si aspettano dalle liberalizzazioni.
 
Dunque, cosa ci aspettano i prossimi mesi? Un accordo con le Regioni che ridefinisca il ruolo della farmacia nel Servizio Sanitario Nazionale, o un decreto legge che di fatto ridurrà la farmacia a semplice negozio?
 
Francesco Schito
Segretario Generale Assofarm
 
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Psicologo a Trento
 
Le farmacie comunali di Trento ampliano la gamma dei servizi offerti alla clientela, in linea con la propria missione, che è quella di promuovere il benessere delle persone.
Da oggi, infatti, in quindici farmacie comunali del territorio sarà possibile richiedere un appuntamento gratuito con uno psicologo.
L’iniziativa, chiamata appunto «Lo psicologo in farmacia», si avvale della collaborazione della Sipap, (Società Italiana Psicologi Area Professionale), che mette gratuitamente a disposizione dei clienti un momento di ascolto con un professionista.
Durante il colloquio, lo psicologo potrà orientare la persona all’interno della rete dei servizi pubblici e privati, in grado di fornire risposte personalizzate e dunque di migliorare la qualità della vita.
Il servizio, svolto nel rispetto della massima riservatezza, è rivolto alle persone maggiorenni che si trovano in una situazione problematica e che sono intenzionate ad affrontare questo stato di disagio.
Accedere al servizio è semplice: basta fare richiesta in una delle farmacie comunali di Trento e dintorni. Sarà quindi fissato l’appuntamento per il colloquio, ospitato in uno spazio riservato messo a disposizione da alcune farmacie comunali.
 
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Fano: nuova farmacia
 
E’ già aperta al pubblico la nuova farmacia della Stazione ferroviaria, gestita dall’Aset Holding. La nuova farmacia comunale, oltre ad essere un punto di riferimento per i viaggiatori che fanno tappa alla stazione di Fano, è facilmente fruibile anche dal centro città e soprattutto dalla zona mare della Sassonia retrostante la stazione. 
Aset Holding, oltre alla farmacia della stazione, ha in gestione altre quattro farmacie; un patrimonio della comunità locale e offrono un servizio indispensabile a garanzia della salute dei cittadini. I servizi offerti, oltre alla consulenza specifica nell’uso dei farmaci, sono numerosi e vanno dalla semplice misurazione della pressione, al controllo del peso, agli autotest diagnostici di prima istanza, fino al noleggio di apparecchi elettromedicali.
Periodicamente vengono fornite ai clienti schede informative per accedere ai servizi sanitari, assicurando una corretta informazione sui servizi resi dalle strutture pubbliche e private sulla base della documentazione costantemente aggiornata fornita dalla Azienda Sanitaria. E’ importante che le farmacie comunali siano percepite dai cittadini come punto di riferimento per la promozione, la tutela della salute e il benessere.
 
 
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Lucca: Sconti nelle farmacie comunali per gli abbonati al bus
 
In arrivo un nuovo servizio dedicato agli abbonati a CTT Nord:  gli sconti su alcuni prodotti nelle Farmacie Comunali di Lucca, di Bagni Lucca e di Capannori. L’avvio della campagna nasce dalla sinergia tra la Compagnia Toscana Trasporti e Comune di Lucca e Farmacia Comunali SpA  e  permetterà a tutti i cittadini in possesso dell’abbonamento ai bus – sia urbano che extraurbano - uno sconto del 10% sui prodotti parafarmaceutici e fitoterapici. Rientrano in queste categorie i dispositivi medici come siringhe, cerotti, borse porta ghiaccio, i prodotti sanitari quali bilance o apparecchi per l’aerosol terapia, oppure cosmetici e alimenti per l’infanzia.  I fitoterapici invece sono farmaci derivati da piante usate tradizionalmente per il trattamento o la prevenzione di patologie specifiche.
L’obiettivo dell’iniziativa è duplice. Da una parte incentivare le buone pratiche e quindi l’utilizzo del trasporto pubblico in alternativa all’automobile privata. Da sottolineare che questa campagna arriva dopo altri interventi come l’importante avvio delle linee di collegamento veloci, le LAM, per un nuovo concetto di utilizzo del mezzo pubblico e, di recente, la possibilità di acquisto del biglietto attraverso sms.  Sono iniziative che puntano complessivamente a rendere il trasporto pubblico sempre più fruibile, al passo con i tempi odierni e quindi in grado di rispondere ai bisogni della cittadinanza.  Ma le collaborazioni tra amministrazione comunale e CTT Nord non si fermano qui. Ed ecco che grazie alla collaborazione di Farmacie Comunali SpA è stato deciso di offrire agli abbonati uno sconto su prodotti utili e necessari come quelli venduti nelle farmacie comunali.  In questo modo quindi, oltre a incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico, si intende dare una risposta e un incentivo concreti a coloro che quotidianamente si trovano ad utilizzare bus o navette, regalando loro uno sconto sui prodotti parafarmaceutici o fitoterapici (che non siano già soggetti a sconti o vendite promozionali). Ma si tratta solo dell’inizio: l’azienda che gestisce il trasporto pubblico infatti ha già predisposto e sta predisponendo convenzioni con altri tipi di associazioni che saranno presentate non appena saranno ufficialmente attive.
 
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Ladispoli, Ala servizi e Farmacie Comunali: massima qualità per il cittadino
 
L’AZIENDA ALA SERVIZI
 Ala servizi è un’azienda-ente pubblico economico istituito dal Comune di Ladispoli che si occupa della gestione delle 4 farmacie Comunali e, dal 2014, degli immobili e delle attività culturali.
L’Azienda è governata da un Consiglio di Amministrazione, eletto dal Consiglio Comunale, formato da 3 membri, ai quali spetta esclusivamente un gettone di presenza di 20 € ogni seduta del Consiglio. Il Consiglio si riunisce in media una volta al mese, per cui il compenso degli amministratori è in media di 240 € l’anno.
L’Azienda dà lavoro a 35 persone, di cui 18 con alta specializzazione, e fattura circa 8 milioni di Euro con risultati economici che, negli ultimi 6 anni, sono stati sempre in utile e sono stati reinvestiti nel patrimonio pubblico per il potenziamento di servizi. 
LA QUALITA’
La maggiore attività dell’impresa è rappresentata dal servizio farmaceutico erogato nel territorio del Comune di Ladispoli. Nello specifico, le farmacie sono organizzate ponendo la massima attenzione verso il cittadino-cliente, con il fine di soddisfare il più possibile le sue attese e offrendo un servizio attento, professionale e, soprattutto, apprezzato.
Le attività verso il cliente sono regolate dalla carta del servizio farmaceutico, mentre specifici questionari anonimi distribuiti nelle diverse farmacie, ne misurano il grado di soddisfazione.
 I SERVIZI
L’Azienda Ala servizi tiene conto della situazione di difficoltà contingente che interessa l’economia delle famiglie e, per tale motivo, attua promozioni e scontistiche che raramente si trovano nel servizio farmaceutico quali, ad esempio, il latte per neonati a prezzo di costo o farmaci da banco di frequente uso, tra cui l’aspirina o la tachipirina.
Nelle farmacie è possibile usufruire di significativi vantaggi economici per alcuni esami quali:
– protesi udito
– alcune analisi del sangue
– misurazione della pressione arteriosa nelle 24 ore
– nel controllo dei nei sospetti
– test di intolleranze
– test osteoporosi
Recente è l’attivazione presso la farmacia di v.le Europa di un comparto specifico di farmaci derivati da prodotti naturali, realizzato in collaborazione con un’importante azienda biologica multinazionale con sede in Italia, Aboca-Apoteca Natura.
L’INFORMAZIONE AL CITTADINO DI LADISPOLI E DEL LITORALE ROMA NORD
Ulteriore caratteristica della politica aziendale è fornire una corretta informazione-formazione, attraverso il semplice consiglio dei farmacisti o attraverso articoli di stampa, pubblicazioni o seminari circa l’importanza di comportamenti corretti nell’uso e non abuso dei farmaci, dell’uso di prodotti di cura naturali, della corretta alimentazione e dei corretti stili di vita. Per tali fini Alaservizi ha nel proprio organico personale farmacista altamente specializzato nei diversi settori della sana alimentazione, della omeopatia, della fitoterapia e sottopone il personale a frequenti corsi di aggiornamento.
Alaservizi non persegue la politica di vendere o erogare più farmaci possibile ma piuttosto di corrispondere alle prescrizioni mediche con la massima efficienza e consigliare il cliente-paziente per adottare comportamenti sani e responsabili nella tutela della propria salute.
 
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Brindisi: Attivo di bilancio
 
Dopo 14 anni di perdite continuate, per il secondo anno consecutivo l’azienda riporterà un utile di bilancio, allontanando definitivamente lo spettro della liquidazione, salvaguardando definitivamente il livello occupazionale.Nel prossimo Consiglio Comunale del 19 dicembre verrà esaminata la delibera di revoca della causa di scioglimento consentendo così alle Farmacie Comunali di operare con una maggiore serenità organizzativa e contabile con i propri partner commerciali.
Il fatturato ha segnato un più 15% nel 2013 e segnerà un più 51% nel 2014 con una crescita complessiva in due anni del 66%. La mission sociale e la vicinanza al cittadino è l’obbiettivo primario del rilancio aziendale degli ultimi due anni. 
L’impegno è quello di gestire l’azienda con efficienza operativa, tale da garantire redditività e investimenti di sviluppo e consentire alle Farmacia Comunali di diventare punto di riferimento per la salute, icona di un ambiente disponibile ed aperto ad ogni tipo di assistenza e consulenza per il benessere globale dei cittadini. (brindisisera)

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Farmacie comunali, da Consiglio di Stato indicazioni su concessione della gestione
 
Le farmacie comunali sono state recente oggetto di analisi da parte del Consiglio di Stato  per quanto riguarda la loro gestione e se da una parte è stato bocciato l’affidamento a un altro comune, per quanto limitrofo, mediante convenzione, dall’altra è stato legittimato il modello della concessione a terzi mediante procedure di evidenza pubblica. Le due posizioni espresse dalla III Sezione del Consiglio di Stato nella decisione n. 5587, sono state segnalate nell’Osservatorio Iusfarma dall’avvocatoSilvia Stefania Cosmo dello Studio Cavallaro, Duchi e Lombardo di Milano e Roma. In particolare, sulla prima questione il Supremo Collegio ha esaminato il caso in cui un comune aveva scelto la “gestione in economia” per l’esercizio della farmacia comunale, stipulando una convenzione con un altro Comune. 
La convenzione, spiega l’avvocato, «prevedeva che l’azienda speciale del comune limitrofo gestisse la farmacia con le proprie risorse e facendo suoi anche i proventi, salvo poi versare al comune affidante una parte di utili». Il giudice ha sottolineato che questa formula non rientra in quelle «previste dalla legge speciale in materia di farmacia (art. 9 L. 475/68) e che con essa il comune aveva simulato una gestione diretta che, celava in realtà, la concessione all’azienda speciale di un altro comune». In questo modo avrebbe usato «impropriamente l’istituto della convenzione fra enti e senza una procedura ad evidenza pubblica». Semmai «i due comuni avrebbero potuto consorziarsi o costituire un’unica azienda di tipo consortile, sempreché vi fosse un “comune e reciproco interesse ad organizzare unitariamente il servizio per una sua migliore funzionalità». 
Sempre sulla gestione delle comunali Iusfarma riporta che secondo la III Sezione un Comune può usare «una modalità diversa da quelle indicate dall’art. 9 L. 475/68» purché “l’esercizio della farmacia avvenga nel rispetto delle regole e dei vincoli imposti all’esercente a tutela dell’interesse pubblico”. Quindi, conclude l’avvocato «si è ritenuto che non può ormai escludersi l’affidamento in concessione a terzi della gestione delle farmacie comunali attraverso procedure di evidenza pubblica; all’opposto, si può dire che tale modello costituisca la modalità ordinaria per la scelta di un soggetto diverso dalla stessa amministrazione che intenda svolgere un servizio pubblico. Del resto, soggiunge il Collegio, l’affidamento in concessione a terzi del servizio pubblico farmaceutico risulta coerente anche con i principi comunitari di parità di trattamento e di trasparenza; principi che, nell’ipotesi particolare di ricorso al mercato, impongono di attuare procedure concorsuali che assicurino affidamenti nel rispetto del canone della imparzialità». (farmacista33)
 

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Liberalizzazioni, Fofi: l’aumento degli operatori non darà una risposta occupazionale
 
In un mercato in contrazione non è l’aumento degli operatori dovuto all’apertura di nuove sedi farmaceutiche, che darà una risposta sul piano dell’occupazione, quanto, invece, riportare in primo piano la figura del professionista che opera nella farmacia di comunità e le sue prestazioni professionali, da riconoscere e remunerare. Lo afferma Andrea Mandelli (foto) presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti, in una nota in cui Fofi interviene sui «recenti commenti sul concorso straordinario per l’assegnazione di nuove sedi farmaceutiche» sollevati da diverse associazioni di categoria dopo le dichiarazioni del sottosegretario del Mise Simona Vicari, intervistata da Farmacista33 sul tema delle liberalizzazioni. Fofi precisa come le procedure concorsuali siano state espletate in tutte le regioni e come «gli Ordini provinciali abbiano dato la massima collaborazione perché si giungesse nel minore tempo possibile all’espletamento delle procedure, mettendo a disposizione i propri database e la propria documentazione». In particolare, Fofi sottolinea che «in base ai bandi regionali, le sedi da aggiudicare sono 2.600 circa, non 5.000 (ndr. come indicato da Mnlf), e questo malgrado le nuove aperture comportino in molte Regioni la discesa del quorum al di sotto dei 3.000 abitanti prevista dal provvedimento del Governo Monti». Mandelli afferma che da parte degli Ordini, su questo aspetto c’è «massima vigilanza». E aggiunge: «Tuttavia è anche necessario ricordare che in un mercato in contrazione non è certo dall’aumento degli operatori che può venire quella risposta sul piano dell’occupazione che moltissimi colleghi attendono. Per questo occorrono misure che riportino in primo piano la figura del professionista che opera nella farmacia di comunità e le sue prestazioni professionali, da riconoscere e remunerare. Insomma, quel modello della farmacia dei servizi che perseguiamo dal 2006». (farmacista33)

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Liberalizzazioni, Vicari (Mise): inopportuno intervenire su farmacie e no a fascia C in parafarmacia
 
Il 2015 sarà l’anno delle liberalizzazioni? Sembrerebbe proprio di sì, anche se a giudicare dalle parole del sottosegretario allo Sviluppo economico Simona Vicari, intervistata da Farmacista33, le farmacie potrebbero essere dispensate dalla spinta liberalizzatrice. Vicari, infatti, sottolinea come una forte spinta alle liberalizzazioni nel settore farmaceutico sia arrivata con il governo Monti nel 2012 e come prima di procedere ad altri interventi sia bene valutare gli effetti di queste misure, il cui impatto non è ancora del tutto chiaro. [...]
 
Si sta parlando con sempre più frequenza di un imminente Ddl concorrenza. Quali dovrebbero essere i tempi?
Non si conoscono.  Il provvedimento, è ancora in una fase istruttoria. Le parole del Premier comunque sono state chiare, il 2015 sarà l’anno della nuova legge sulla concorrenza.
 
Siamo ancora in fase di istruttoria tecnica, ma dalle recenti parole del Premier e del ministro Guidi si evince una spinta liberalizzatrice. La può confermare?
Una forte spinta alle liberalizzazioni è stata data già con il governo Monti nel 2012 anche per quanto riguarda il settore farmaceutico. Già nel 2012 siamo intervenuti introducendo la vendita di taluni farmaci nelle parafarmacie e ampliando il numero delle farmacie. L’attuazione di quest’ultima misura si realizzerà a breve e ne vedremo gli effetti a gennaio 2015. Non sarebbe auspicabile a mio avviso intervenire ulteriormente in tale contesto senza avere contezza dell’effettivo impatto di una prima liberalizzazione, che si inserisce, peraltro, in un momento di grave crisi del settore e rischia di compromettere un’effettiva tutela del diritto alla salute, che nel nostro ordinamento passa anche dalle modalità di distribuzione dei farmaci. Altri interventi mi sembrano più urgenti, come ad esempio l’rc auto e la riforma dei trasporti. Liberalizzare aiuta i processi di riforma e competitività dell’Italia con il resto dell’Europa. Ma quanto già fatto lo ritengo un ottimo risultato.
 
[...]
Qual è la sua valutazione della attuale situazione delle farmacie. Soffiano venti di crisi come per molti altri settori e si avvertono due spinte contrastanti: da una parte i “vecchi” che faticano a mantenere la loro attività, dall’altra i “giovani” che chiedono spazio. Come conciliarle?
Le mie affermazioni non sono una strenua difesa dello status quo, semplicemente ritengo che ogni intervento vada contestualizzato. E oggi ci troviamo ad affrontare una crisi economica di particolare gravità. Non possiamo immaginare che le liberalizzazioni siano la bacchetta magica che risolve i nostri problemi. Il settore farmaceutico, al pari di altri, registra un andamento negativo: dati diffusi recentemente da commercialisti di settore evidenziano come siano prossime alla chiusura per fallimento circa 7000 farmacie e altre 4000 sono in grave difficoltà a causa dei tagli alla spesa farmaceutica, alla distribuzione diretta dei medicinali delle Asl e, più in generale, alla crisi che colpisce le famiglie, che le porta a ridurre persino gli acquisti dei farmaci. Quello che credo è che alle parafarmacie con le liberalizzazioni Monti sono già state offerte delle concrete possibilità di competere e svilupparsi, diversificando la propria offerta; possibilità non sempre sfruttate al meglio, mi riferisco ad esempio alla possibilità di vendere farmaci veterinari e preparazioni galeniche. Ribadisco che non mi sembra auspicabile in questo momento storico intervenire ulteriormente sulle farmacie, mettendone a repentaglio l’equilibrio finanziario, laddove le stesse, come noto, offrono dei servizi essenziali strettamente connessi alla tutela del diritto alla salute. La tutela di tale diritto viene garantita nel nostro ordinamento anche attraverso l’attuale organizzazione della distribuzione dei farmaci attraverso le farmacie soggette a pianificazione territoriale e ad obblighi di continuità del servizio. L’attribuzione alle parafarmacie, non soggette a pianificazione territoriale e all’obbligo di continuità del servizio, della vendita dei farmaci di fascia C altererebbe il nostro sistema di distribuzione dei farmaci e, come ricordato dalla stessa Consulta, in ultima analisi anche la tutela del diritto alla salute. Infine non dimentichiamo che molti farmaci che prima erano in fascia C sono diventati farmaci da banco e quindi vendibili anche al di fuori della farmacia. Questo cosiddetto processo di “delisting” è ancora in atto da parte dell’Aifa (farmacista33)
 
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Ipasvi: Farmacia dei servizi fatica a decollare ma gli infermieri puntano sul territorio
 
Gli infermieri puntano a rinforzare la loro presenza sul territorio sia al fianco del medico di famiglia sia nel contesto della farmacia dei servizi. Lo ribadisce il presidente dei collegi Ipasvi Annalisa Silvestro (foto), spiegando che, se l’empowerment dell’infermiere non decolla, la colpa “pende” anche sulla carente volontà di cambiare delle istituzioni. La farmacia dei servizi è prevista dalla legge 69 del 2009 ma per gli infermieri e per i fisioterapisti il testo di riferimento è il decreto 16 dicembre 2010 che prevede lo svolgimento dell’attività in spazi dedicati all’interno delle farmacie, nonché la possibilità per i pazienti di fruire di servizi domiciliari o in centri attrezzati, prenotandosi dalla farmacia. In realtà a parte alcune sporadiche sperimentazioni- citiamo l’accordo Federfarma-Ada a Genova e l’avvio di quattro farmacie di comunità coordinate a Terni ¬ - la normativa non è applicata, e pesa su questo quadro il mancato decollo della trattativa convenzionale sulle farmacie. Silvestro lo conferma indirettamente. «Le istituzioni si chiedono subito “quanti soldi ci vogliono” per costruire un nuovo modello di assistenza sul territorio. Ma tanto nel contesto delle farmacie dei servizi quanto in quello dell’infermiere di famiglia bisognerebbe ragionare tutti insieme, tra professioni, anche per la copertura economica, con schemi diversi da quelli attuali di derivazione clinico-burocratica, partendo dai bisogni del paziente, spesso affetto da patologie cronico-degenerative».  L’invito è a sedersi a un tavolo «senza preconcetti». Peraltro, a fronte di una risposta istituzionale carente, la richiesta di assistenza infermieristica vive un boom come testimoniano i dati Censis prodotti alla convention bolognese degli infermieri liberi professionisti. Un milione e mezzo di italiani ha fatto ricorso a un infermiere privato per avere assistenza nel 2012, e sono stati spesi 2 miliardi per assistenza domiciliare privata affidata a personale infermieristico, molto spesso libero professionista. «Di fronte a simili dati - dice il leader Ipasvi - crediamo che il medico che opera da solo nel suo studio sia superato, occorre fare medicina di iniziativa ed immettere infermieri sul territorio». (farmacista33.it)

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Martini: “Spesa farmaci a rischio di default, serve una rivoluzione” 
 
Rischio default per il settore farmaceutico,con  tutte le conseguenze sul piano delle politiche di welfare, dell’assetto industriale e del ruolo dell’Italia a livello europeo e internazionale. A paventare l’ipotesi, in un articolo pubblicato il 14 gennaio su Il Sole 24 Ore Sanità, è Nello Martini , direttore Ricerca e sviluppo dell’Accademia nazionale di medicina, già direttore generale dell’Aifa. 
Tutte le valutazioni, spiega Martini, concordano nel ritenere che l’entità delle previsioni di sforamento sia tale da rendere  “del tutto evidente che né le Regioni, né le aziende farmaceutiche saranno in grado di ripianare, per la parte di propria competenza, quasi 2 miliardi di euro; questo vale in particolare per le Regioni con piano di rientro. Per le aziende farmaceutiche ciò implica inevitabilmente un disinvestimento in R&D e il rischio di pesanti ripercussioni sulla tenuta degli assetti occupazionali.”
Per evitare il rischio di default, spiega martini, sono necessarie due fasi: una fase “congiunturale” 2015-2016, “per portare in riassetto la spesa farmaceutica ed evitare l’overspending e il superamento dei tetti, evitando le conseguenti procedure di payback a carico delle Regioni e delle Aziende” e una seconda fase “strutturale”, che secondo l’esperto va introdotta nella Finanziaria del 2016 per ridefinire “una nuova governance strutturale in grado di assicurare accesso all’innovazione e sostenibilità economica, nel rispetto dell’equilibrio di bilancio stabilito nel Patto per la salute”
In considerazione del suo interesse, rimandiamo volentieri alla lettura dell’articolo di Martini sul n. 1/ 2015 de Il Sole 24 Ore Sanità.
 
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Aosta, carta-sconti nelle farmacie comunali
 
Si chiama «Carte fidelité» e permette di avere sconti sui parafarmaci nella quattro farmacie comunali di Aosta, gestite dall’Aps Spa. È stata presentata questa mattina dal presidente dell’Aps Guido Grimod e dal direttore Vittorio Canale: «Le farmacie Aps sono le farmacie di tutti - ha detto Canale - perché gli utili ottenuti sono restituiti al Comune e riutilizzati per gli altri servizi». La raccolta punti utilizzando la carta personale permette di accumulare un punto per ogni euro di spesa e ottenere un buono sconto di 5 euro ogni 100 punti cumulati; arrivando a 500 punti entro un anno si avrà un buono sconto di 50 euro. (la Stampa)
 
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Farmacieunite Lombardia: rappresentatività nel 2016 senza costi del direttivo
 
“Prevediamo di raggiungere la rappresentatività sindacale entro il 2016, forti del fatto di avere già titolari pronti ad aderire, servizi, un programma di attività pronte e un Consiglio direttivo non retribuito. 
Questi gli aspetti sottolineati all’indomani del primo incontro sindacale di Farmacieunite svoltosi Oreno di Vimercate (Monza Brianza) a Farmacista33 daClaudio Segre, responsabile della Segreteria del sindacato nato a Treviso e arrivato da poche settimane anche in Lombardia. «Dal quel piccolo numero previsto inizialmente» racconta Segre «siamo passati già a una cinquantina di farmacie, i cui titolari hanno preso parte all’incontro svoltosi domenica in provincia di Monza Brianza, e hanno già dato la loro adesione che per essere formalizzata dovrà attendere il 31 dicembre 2015, poiché previsto dallo statuto di Federfarma, a cui ora sono iscritti. 
Due farmacie di Mantova che da tempo si erano staccate da Federfarma hanno già sottoscritto l’adesione». E aggiunge: «I partecipanti hanno mostrato molto interesse per i temi presentati sia sul fronte politico, dove Farmacieunite Lombardia conta di avvalersi del supporto di Assofarm per essere presente sui tavoli istituzionali di discussione, sia su quello organizzativo. 
In particolare, sui servizi che il sindacato offre, a cominciare da un’assicurazione pensata ad personam, l’assistenza legale, circolari, eccetera e sui costi, molto più bassi, poiché il Consiglio direttivo di Farmacieunite non sarà retribuito, se non sui rimborsi spese». Presente all’incontro anche Franco Gariboldi Muschietti, presidente fondatore a Treviso di Farmacieunite: «Abbiamo riscontrato un notevole interesse per i nostri progetti sul futuro della farmacia» dichiara a Farmacista33 «che porteremo ai tavoli istituzionali. In un momento difficile per le farmacie come questo, non potevamo fermarci e aspettare siamo nati un anno fa e siamo ancora vivi un buon segno per il futuro». A breve precisa Segre «ci sarà un incontro con Assofarm per discutere l’estensione della collaborazione». 
(farmacista33)
 
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Salute: il 15% degli italiani fa a meno dei controlli per motivi economici 
 
La perdurante crisi economica ha inevitabili riflessi anche sulla salute e sono sempre meno gli italiani che  riescono a destinare parte delle proprie risorse economiche alla cura e alla prevenzione. La maggioranza degli italiani, infatti (53%, ma al Sud la percentuale cresce e si attesta al 59%)  ha “razionalizzato”  negli ultimi 12 mesi le spese per la  salute. Il 38% fa solo le visite indispensabili quando ne ha davvero bisogno, mentre il 15% dichiara apertamente di effettuare meno controlli per motivi economici.
A rilevarlo è  la nuova ricerca condotta dall’istituto di ricerca Nextplora nel 2014 per conto dell’Osservatorio Sanità di UniSalute,  avviato nel 2002 dalla compagnia  specializzata in assistenza sanitaria del Gruppo Unipol con l’obiettivo di monitorare il mondo della sanità integrativa e di rilevare la percezione degli italiani su temi quali la conoscenza dei servizi sanitari pubblici e privati, la prevenzione e il ruolo del welfare sanitario.
La nuova ricerca evidenzia che più di un italiano su quattro (27%) ha diminuito la frequenza con cui si rivolge alla sanità privata – notoriamente più costosa di quella pubblica – e ben il 75% degli intervistati dichiara che ciò è dovuto a questioni economiche.
Quando si rivolge alla sanità privata, la metà degli italiani (52%) lo fa perché i tempi di attesa nel pubblico sono troppo lunghi e non sempre ci si può permettere di aspettare troppo per curare la propria patologia.
La rilevazione Nextplora del 2014  conferma quanto già evidenziato da altre precedenti ricerche dell’Osservatorio Sanità  di UniSalute: i tagli alle spese che da qualche anno gli italiani sono costretti a fare riguardano inevitabilmente anche le cure mediche.
Una tendenza ormai consolidata, dunque, che  conferma come nei prossimi anni la sanità dovrà inevitabilmente essere sempre più sostenuta da forme di assistenza integrativa che supplisca alla contrazione dei redditi delle famiglie permettendo loro di garantirsi prestazioni sanitarie immediate e di qualità. 
(Ordine Farmacisti Roma)
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