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Notiziario n. 95



Editoriale
Dalla Federazione

Farmacie Comunali

Mondo Farmaceutico



Editoriale
 
Pharmaceutical care: parola chiave del 2014

Come di consueto utilizziamo il primo editoriale dell’anno per riassumere quanto fatto nei dodici mesi precedenti. E’ stato un 2014 davvero non avaro di avversità, dalla crisi economica a chi continua a sognare un’Italia senza farmacie pubbliche.
E’ stato però anche l’anno che in un certo senso ha “sdoganato” un concetto che Assofarm ha di fatto introdotto in Italia e che, dopo anni di sordità da parte di tutto il settore, oggi in molti considerano come l’unica vera soluzione ai tanti problemi della farmacia italiana: la pharmaceutical care.

Il 2014 si apre all’attacco. Per l’ennesima volta etichettate come macchine mangia-soldi pubblici, “la Giunta di Assofarm ha appena avviato una ricerca con l’obiettivo di determinare in maniera dettagliata l’ammontare complessivo delle risorse che ogni anno le farmacie comunali generano per i bilanci delle amministrazioni comunali loro proprietarie”.

Mentre il mese successivo l’attenzione della Federazione si sposta sul problema sempre più spinoso delle Importazioni parallele. Una pratica pienamente legale e rispondente ai principi del Trattato di Roma, ma che mette a repentaglio il diritto alla salute dei cittadini europei. “Insomma - scriviamo nell’editoriale del febbraio 2014 - ci troviamo di fronte ad una situazione in cui si determina un reale danno per la salute dei cittadini europei apparentemente irrisolvibile a causa del rispetto del principio di libera circolazione dei prodotti all’interno dell’Unione. Ma i principi sono sempre più importanti dei diritti individuali? La nostra risposta è un chiaro no. [...] Dobbiamo recuperare una piena coerenza con i principi ispiratori della nostra comune casa europea, dobbiamo avere la forza di non lasciare le nostre società in mano a meccanismi impersonali e incapaci alla lunga di adattare il loro funzionamento al bene comune. Non è quindi questione di trattati o di procedure d’infrazione, ma di visione e di volontà politica.

A marzo un curioso intervento di un alto dirigente di Conad ci offre l’occasione di riaprire una riflessione sul futuro della farmacia tra commercializzazione e servizi sanitari. In quel caso dalla GDO ci criticò di essere troppo poco commerciali, di non saper vendere e fare margine. La nostra risposta, per chi ci conosce da tempo, fu ovvia: è vero che potremmo e dovremmo migliorare il nostro lato commerciale, a patto che questo non diventi l’unico...
“Il fine ultimo della farmacia - scrive il segretario generale di Assofarm Francesco Schito nell’editoriale di marzo - non è quello di vendere e guadagnare il più possibile. Di certo non lo è quello delle farmacie comunali. La dimensione mercantile c’è, ci sarà e dovrà essere curata maggiormente di quanto è stato fatto fino ad oggi. Ma buona parte dei guai odierni della farmacia sono stati determinati proprio da una sopravvalutazione del binomio negozio-prodotto, a svantaggio di quello presidio sanitario – servizio. Se la farmacia seguirà la via del commercio, se cadrà nella tentazione di diventare luogo di compravendita di prodotti, non avrà futuro. Né il mercato né lo Stato sono in grado di garantire i numeri necessari per dare sostenibilità a questa opzione. Il futuro della farmacia sta invece nella valorizzazione di tutti quegli elementi di immaterialità della professione farmaceutica: dalla gestione del Registro farmaceutico del paziente al più generale follow-up farmaceutico della terapia. Bisogna puntare non sulle prospettive commerciali del “luogo” farmacia, ma sui saperi scientifici propri del farmacista, al servizio di un rinnovato sistema sanitario  italiano”.

Ma è a maggio che si tocca quello che è forse il punto più importante nell’agenda della farmaceutica italiana: come “arrivare riforme nel senso della maggiore appropriatezza (e non riduzione) della spesa sanitaria”.
In questo grande dibattito Assofarm introduce però un elemento di concretezza. “ Ognuno, per quel che gli compete e per quelle che sono le sue esperienze sul campo, elabori delle proposte di riforma nel senso della maggiore appropriatezza (e non riduzione) della spesa sanitaria. Si faccia poi la sintesi di tutte queste proposte al fine di elaborare una riforma organica della spesa a parità di prestazioni erogate. Per quel che ci riguarda, cioè la distribuzione finale del farmaco, da tempo andiamo sostenendo posizioni chiare. La nostra proposta di realizzazione di una Nuova Remunerazione della Farmacia secondo i principi della Pharmaceutical Care focalizzata sull’unicum sanitario del farmacista, è una riforma che va in questa direzione. Significa insomma veicolare la spesa farmaceutica all’erogazione di servizi, la cui efficienza è garanzia di risparmio. In questo modo non si riduce la tutela alla salute del cittadino e si controllano i bilanci delle Regioni. A sostegno della validità della pharmaceutical care Assofarm da tempo porta casi di successo realizzati in altri paesi dell’Unione Europea e del Nord America (ultima in ordine di tempo una sperimentazione dai risultati molto positivi che in venti ospedali americani ha coinvolto i farmacisti durante e dopo il ricovero ospedaliero), e recentemente ha scritto alla Conferenza Stato Regioni proponendo di realizzare una prima sperimentazione nel territorio italiano attraverso la rete locale delle farmacie pubbliche e private. Tutto ciò per concretizzare il secondo punto della nostra proposta. Prima di chiedere, vogliamo dimostrare di poter dare. Chiediamo una diversa remunerazione del nostro lavoro, incentrata proprio su ciò che sappiamo fare. Dando in cambio capacità professionale di seguire il paziente lungo la sua terapia farmaceutica. È chiaro che questo non può essere pienamente perseguito con l’attuale “concezione” di Nuova Remunerazione. Fin dall’accordo del 2012, abbiamo solo visto proposte di corto respiro, non prive di ambiguità. Si è sempre parlato di tetti di spesa senza mai definire nel dettaglio quali servizi verranno remunerati, e a quanto. Non è pensabile sancire la “svolta” della remunerazione senza abbracciare con convinzione e precisione l’approccio dei servizi. Servizi che peraltro non possono essere solo quelli previsti dalla legge 69 ma devono essere estesi anche a tutto ciò che è aderenza terapeutica. Questo è quanto stanno facendo i casi più virtuosi tra i paesi occidentali”, scrive il presidente Venanzio Gizzi.

A fine luglio riportiamo ampi stralci della Relazione di Bilancio presentata all’Assemblea Federale: un testo che non risparmia critiche al mondo istituzionale per i continui ritardi nell’avvio di riforme sempre più necessarie per il settore, ma che alla fine riporta anche una delle novità più positive per la nostra Federazione lungo il 2014: “richiesta di partnership, da noi accettata, da parte del gruppo Farmacieunite. Si tratta, molti lo ricorderanno, di circa 200 farmacie private del Triveneto che ha scelto una via indipendente rispetto a Federfarma. Il valore di questa nuova collaborazione non deve ovviamente essere visto come una sorta di rivolta nei confronti della Federazione delle farmacie private. Il rispetto nei confronti di Federfarma è assoluto e il confronto con essa è volto a questioni politiche e non certo a una concorrenza di questa natura. Il fatto però che 200 farmacie decidano di avvalersi dei nostri servizi dimostra come questi ultimi godano di un livello qualitativo assolutamente concorrenziale. Del resto, sappiamo che oltre 300 farmacie comunali aderiscono a Federfarma per via dei servizi territoriali che l’Associazione dei titolari eroga alle farmacie e che consistono, essenzialmente, nell’informazione attraverso le circolari di stretta pertinenza del servizio farmaceutico a livello provinciale. Si tratta quindi di porre in essere una legittima simmetria di comportamenti”.

Il primo autunno è invece caratterizzato dai timori, poi dimostratisi fondati, per i contenuti del rapporto del Commissario alla Spending Review Carlo Cottarelli. In un lungo report pubblicato su questa newsletter mensile, Assofarm smonta pezzo per pezzo le ragioni che hanno portato Cottarelli a proporre la dismissione delle farmacie comunali: Le farmacie comunali non sono spesa improduttiva, anzi producono risorse per i Comuni, sono previste dalla legge istitutiva del SSN, sono ampiamente diffuse nel resto della UE. E soprattutto possono, dati alla mano, dare un grande contributo alla realizzazione della spending review della sanità italiana.

Ad ottobre ci troviamo a riprendere il filo del discorso, questa volta per rileggere obiettivi della Legge di Stabilità in un’ottica coerente con la pharmaceutical care.
Pharmaceutical care che costituisce anche il perno attorno al quale gire una proposta che la Federazione fa alle Regioni: “ la rete delle farmacie comunali associate ad Assofarm e le farmacie private associate a Farmacie Unite intendono proporre un contributo della rete delle farmacie di prossimità al conseguimento di tale obiettivo facendo leva, in particolare, sui seguenti aspetti: a) la capillare localizzazione delle farmacie sul territorio; b) la puntuale conoscenza dei pazienti cronici che frequentano in prevalenza sempre la stessa farmacia; c) lo stretto collegamento con i medici di medicina generale operanti nella zona di competenza della farmacia; d) l’alto livello di fiducia accordata dal paziente al farmacista di riferimento oltre che per la competenza professionale anche per la capacità di comunicare in modo adeguato allo standard dell’interlocutore con una propensione naturale al problem solving. È evidente che con queste premesse i potenziali contributi al raggiungimento degli obiettivi del Patto della Salute sono rilevanti, e per le farmacie ciò significherebbe affiancare nuove attività alla dispensazione dei farmaci”.

Venanzio Gizzi
Presidente Assofarm

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Fascia C, si accende la polemica: Federfarma vs Assofarm-Farmaciaunite

“Il triangolo no, non l’avevo considerato...”: non suoni irriverente il riferimento a uno dei vecchi cavalli di battaglia di Renato Zero, ma la polemica a colpi di editoriali, interviste e comunicati esplosa negli ultimi giorni tra  i presidenti di Federfarma, Assofarm e Farmacieunite rende il rimando pressoché automatico.
Ad aprire il fuoco, con  alcune dichiarazioni pubblicate sabato scorso nell’articolo di apertura dell’houseorgan quotidiano  filodiretto,  è stata Annarosa Racca, bacchettando con severità Venanzio Gizzi, colpevole (a giudizio della leader del sindacato titolari) di aver espresso, in un suo editoriale pubblicato dal notiziario Assofarm, posizioni possibiliste rispetto all’apertura  sulla fascia C.
Eventualità di fronte alla quale Racca ha fatto subito scattare il semaforo rosso: “In questa fase di forte crisi, le farmacie non sono in grado di sopportare la benché minima perdita di fatturato, a prescindere dai “se” e “ma” che si potrebbero fare” ha dichiarato al suo giornale la presidente di Federfarma, per poi sferrare - tanto per chiarire - un attacco diretto al presidente delle farmacie comunali: “Forse Gizzi si è dimenticato di quello che c’è scritto nella sentenza della Corte costituzionale del luglio scorso e in quella della Corte di giustizia europea di un anno fa: il mantenimento della ricetta nella farmacia concorre – assieme alla programmazione territoriale, agli obblighi di servizio e allo stretto legame con il Ssn – a garantire un servizio sanitario efficiente e capillare e a tutelare non la farmacia ma il cittadino” afferma infatti Racca, chiarendo  che la fascia C non è questione meramente economica, ma un tassello delle scelte compiute dal legislatore per garantire la salute pubblica, essendo le farmacie “associate a una politica di sanità pubblica in gran parte incompatibile con una logica puramente commerciale. Non altrettanto avviene per le parafarmacie, estranee al circuito del Ssn.”
Da qui il giudizio del tutto negativo rivolto alle  considerazioni del presidente  Assofarm, definite incomprensibili,  e l’affondo finale che chiama in causa Farmaciaunite, la nuova sigla presieduta da Franco Gariboldi Muschietti (nella foto), che ha spezzato il monopolio di rappresentanza sindacale dei titolari, che da qualche mese ha stretto un vincolo associativo con Assofarm: “Mi chiedo se le valutazioni di Gizzi” chiosa Racca “siano condivise da Farmacieunite e dai titolari di farmacia che vi aderiscono.”
Una conclusione che - dietro l’apparente estemporaneità - non sembra per nulla casuale, autorizzando il pensiero che i rilievi a Gizzi, in realtà, altro non fossero che il classico messaggio a nuora perché suocera intenda. Questa, almeno, l’opinione raccolta in casa Assofarm, dove Gizzi peraltro si guarda bene dall’alzare i toni della polemica: “Non servirebbe a nulla, anche perché è una polemica priva di presupposto: basterebbe leggere quel che ho scritto con occhi sgombri da pregiudizi per rendersi conto che non sono per nulla favorevole alla fuoriuscita della fascia C dal canale farmacia” spiega il presidente di Assofarm. “Ho semplicemente posto una questione, partendo dall’inconfutabile constatazione che la farmacia è bloccata nel bel mezzo di una palude di questioni irrisolte. Il rischio che si materializza ogni giorno di più  è che,  a  rimanere arroccati  in una sterile strategia di muro contro muro, condanniamo le farmacie all’irrilevanza professionale e all’insostenibilità economica.”
“Una prospettiva che ad Assofarm proprio non va giù” precisa Gizzi. “Noi vogliamo muoverle, le acque ferme della palude, aprendo un confronto a 360 gradi sul ruolo della farmacia, cominciando da dossier decisivi come il rinnovo della convenzione e nuove modalità di retribuzione del servizio. Al riguardo, a inizio 2015 i nostri organi federali saranno convocati per discutere il problema, con un solo obiettivo: trovare soluzioni praticabili per tirare fuori le farmacie dal  padule allo scopo esclusivo di tutelarne la centralità di ruolo  e servizio, la dimensione professionale sanitaria e la sostenibilità economica, nell’interesse del Paese e dei suoi cittadini. E, se posso chiudere con una battuta” conclude il presidente Assofarm “non riesco proprio a comprendere come vi sia chi trovi tutto questo incomprensibile.”
Sulla stessa linea il presidente di Farmacieunite, probabile, autentico destinatario delle bacchettate di Racca. Che accredita la sortita di Gizzi non come un’apertura alla fascia C, ma come espressione della  “volontà di ricercare un maggiore  dialogo con le istituzioni  e l’auspicio di un’apertura alla negoziazione di nuovi elementi che possano creare un incontro, anziché lo  scontro a tutti i costi”.
“I contenuti della sentenza della Consulta  sono noti” argomenta Gariboldi Muschietti “ ma non possiamo ignorare i segnali  che si affollano intorno a noi, non ultimo il “pacchetto concorrenza” in elaborazione al MISE, rinviato al 2015 ma non per questo disinnescato nelle sue  potenziali conseguenze.”
Per Muschietti, non si può far finta che queste criticità non esistono: “È ora di guardare la luna, non il dito che la indica” scrive in un comunicato, invitando la presidente di Federfarma a smetterla di salire in cattedra per  impartire “lezioni farlocche incentrate sulla mistificazione di parole altrui” e, piuttosto, a darsi da fare “per affrontate la congiuntura difficile, magari cercando prima di capirla un po’ meglio di come certe improvvide e quasi quotidiane sortite fanno ritenere siano state (mal)comprese.”
Coerente con lo stereotipo della “suocera”  (visto che, absit iniuria verbis,  questo sembra essere il suo ruolo nella vicenda),  Muschietti usa la stessa tattica di Racca e conserva le sue stille di veleno per il finale: se la presidente di Federfarma avesse ancora voglia in futuro “di attribuire bacchettate a questo o quello, anche fuori dalla sua aia” , farebbe bene prima a pensare  (questa l’esortazione del presidente di Farmacieunite) a tutte le volte che “ha fatto inseguire al sindacato dei titolari di farmacia le sue ubbie, ingaggiando gloriose battaglie: la mancata revisione della remunerazione della farmacia, il mancato contenimento della distribuzione diretta e il mancato rinnovo della convenzione sono lì a raccontare a tutti quale sia stato l’esito di quelle indomite sfide. Roba che anche la disfatta di Napoleone in Russia al confronto diventa quasi una vittoria.
 

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Reggio Emilia: formazione anti-rapine

L’Azienda Speciale Farmacie Comunali Riunite di Reggio Emilia in collaborazione con la Questura di Reggio Emilia ha organizzato una serata di formazione per i dipendenti operanti nelle farmacie sul tema delle rapine.
Gli incontri si sono  tenuti presso la Sede di FCR nelle serate del 9 e 11 dicembre con la presenza di operatori di Polizia in forza alla Questura di Reggio Emilia oltre ad un sociologo esperto di formazione a dipendenti operanti in attività a “potenziale rischio aggressioni”.
Durante l’incontro è stato trattato il tema legato alla prevenzione delle rapine (comportamenti, attrezzature, procedure), alla gestione dei momenti in cui avviene la rapina per quanto riguarda l’aspetto psicologico-emotivo e comportamentale, sino alle fasi successive all’evento volta a gestire la richiesta di intervento delle forze dell’ordine ed informazioni utili per la successiva identificazione degli autori.
 L’azienda, dopo aver già messo in atto presso tutte le farmacie tutte le azioni finalizzate alla prevenzione di rapine (telecamere, dispositivi antirapina, raccolta valori ecc.) ritiene fondamentale investire per migliorare le conoscenze e le competenze dei propri addetti nel caso in cui fossero coinvolti in questi episodi per aiutarli nella gestione di questi momenti particolarmente critici.
Da diversi anni tutte le forze dell’ordine ed in particolare la Questura di Reggio Emilia collaborano con FCR al fine di prevenire e combattere il fenomeno rapine attraverso un contatto sempre più stretto volto a migliorare la sicurezza delle farmacie, dei dipendenti che vi lavorano e dei clienti delle stesse.
L’iniziativa sarà replicata nel mese di gennaio 2015, grazie alla collaborazione tra FCR ed Ordine Provinciale dei Farmacisti di Reggio Emilia, al fine di estendere la partecipazione anche ai titolari e dipendenti delle farmacie private della Provincia di Reggio Emilia Farmacie Comunali Riunite è l’azienda speciale di proprietà del Comune di Reggio Emilia nata nel 1903 che oggi gestisce 24 farmacie di proprietà e 2 magazzini all’ingrosso di prodotti farmaceutici; svolge inoltre servizi consulenziali-gestionali per conto di terzi nell’ambito della distribuzione farmaceutica e gestisce parte dei settori socio assistenziali e socio educativi del Comune di Reggio Emilia. FCR occupa circa 280 dipendenti e produce un fatturato annuo di oltre 150 milioni di Euro.

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Certaldo assume
 
Farmacie Certaldo srl – la società di proprietà del Comune di Certaldo che gestisce la Farmacia comunale situata in viale Matteotti, 195 – rende noto che è indetto un concorso per titoli e prove di esame per l’assunzione a tempo indeterminato di 2 “farmacisti collaboratori”, con qualifica di impiegati di primo livello prevista dal contratto nazionale di lavoro A.S.S.O.FARM. Tra i requisiti richiesti la cittadinanza italiana o l’essere cittadini degli Stati membri dell’Unione Europea, il possesso della Laurea in Farmacia o chimica e tecnologie farmaceutiche e l’abilitazione all’esercizio della professione, l’iscrizione all’albo professionale dei farmacisti. Per l’amministrazione comunale “Il concorso per l’assunzione di due nuovi farmacisti da parte di Farmacie Certaldo srl è una buona notizia, perchè testimonia la crescita delle attività della Farmacia Comunale, che grazie a queste nuove assunzioni avrà così la possibilità di consolidare e rafforzare i propri servizi”. (gonews)
 

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Firenze e L’Aquila unite nell’opera rinascimentale di Saturnino Gatti

Alla luce di un’attenta ricostruzione analitica, completa e puntuale delle opere di Saturnino Gatti, è possibile affermare che L’Aquila è arrivata nel cuore dell’arte rinascimentale italiana. Come tasselli di un mosaico, gli studi di un’intera vita, quella dello storico Ferdinando Bologna, ricompongono e stravolgono il viaggio straordinario dell’artista che è riuscito a testimoniare e a imporre la vivacità aquilana a cavallo tra il ‘400 e il ‘500 in Italia.
La vita in opere del celebre pittore è narrata in “Saturnino Gatti. Pittore e scultore del Rinascimento aquilano”, volume edito da Textus, curato da Bologna - massimo esperto di Saturnino Gatti a livello internazionale – e presentato a Roma nei giorni scorsi nella splendida cornice del Nobile Collegio Chimico Farmaceutico di Roma. L’evento è stato realizzato grazie al sostegno di Assofarm, dell’impresa edile Dipe Costruzioni e di Fondazione Carispaq.
L’individuazione di un nuovo anno di nascita – dal 1463 al 1457 - nuove attribuzioni, come quelle di alcune opere oggi custodite nei musei di Baltimora e Montreal in precedenza assegnate al Perugino; l’attribuzione, ancora, del Tabernacolo Mariano della chiesa aquilana di Santa Maria del Soccorsoall’artista verrocchiesco fiorentino Francesco Brugi, che ne smentisce l’appartenenza a Silvestro dell’Aquila, confermano la tesi che “L’Aquila è stata un incrocio fertile di presenze autorevolissime del Rinascimento fiorentino e italiano”.
E’ questo il cuore dell’opera di ricerca di Bologna, commentata per l’occasione da due insigni studiosi, Pierluigi Leone de Castris, ordinario di Storia dell’arte medievale all’università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, e Claudio Gulli, dottorando della Scuola normale superiore e collaboratore di vari musei in Italia e all’estero, fra i quali il Louvre.
“I punti di partenza sono Firenze e la bottega del Verrocchio – ha spiegato Gulli nel corso della conferenza - lì Saturnino muove i primi passi nel 1470. Ma non è un rapporto che si limita a quegli anni, anzi continua seguendo gli itinerari del maestro. Andrea Verrocchio è un fenomeno da cui hanno origine esperienze diverse, si pensi al Perugino e a Da Vinci. Ebbene, quel mondo di psicologie stralunate, passa indisturbato anche nella pittura di Saturnino che é l’autore, tra il 1489 e il 1494, degli affreschi dell’abside di San Panfilo a Villagrande di Tornimparte (nella foto a sinistra) in cui rivela tutta la forza del legame con Firenze negli squarci luminosi e nelle aperture paesaggistiche a orizzonte basso”.
Svolgendosi sulle orme di Saturnino, il volume assume i tratti, non di una “semplice” monografia, ma di “mille finestre”, di uno spaccato di ampiezza inusitata che parte dall’Aquila e immediatamente si dirama in mille rivoli in Italia cogliendo, così, l’evoluzione di una generazione di artisti anche più antichi.
Il pubblico presente, tra cui il presidente di Assofarm, Venanzio Gizzi, il presidente della Fondazione Carispaq, Marco Fanfani, e il sindaco di Tornimparte, Umberto Giammaria, ha atteso fino all’ultimo l’intervento dell’autore che, al termine della presentazione, ha ricordato che nella ricerca “lo sforzo sia stato quello di cercare di chiarire come certi avvenimenti, che di solito si considerano marginali, in realtà non lo siano affatto e anzi apportano un contributo forte al mio vecchio convincimento che non ci sono centro e periferia ma solo centro, a seconda delle angolazioni che si scelgono.
“Gli storici – ha proseguito Bologna - devono compiere questo sforzo per mettere in evidenza la sostanziale autonomia, centralità e fecondità dei loro contributi superando i soliti cliché che vedono laperiferia come inerte e passiva. Solo questo atteggiamento critico rende chiari motore e legami e consente di valicare la tendenza a considerare minore quel che non coincide con le grandi personalità codificate dalla tradizione che, invece, merita di essere messa in discussione e rovesciata”.
Soddisfatto della “fatica” editoriale Edoardo Caroccia di Textus che ha sottolineato come “alla nostra casa editrice piace usare per l’Abruzzo e per L’Aquila un linguaggio che va oltre confini territoriali e abbraccia il mondo”. Il volume sarà presentato anche a Napoli e a Firenze. Il volume contiene un vasto repertorio fotografico realizzato da Luca Del Monaco e Mauro Bologna, nonché appartenente all’archivio privato di Bologna e ai diversi musei che ospitano le opere di Saturnino Gatti. (http://news-town.it/

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Federfarma e Poste Italiane: primi incontri per progetti collaborativi
 
Il potenziamento delle rete di servizi, in seno alle farmacie, è uno dei primari step procedurali per l’avanzamento del profilo relativo la farmacia dei servizi emersa con il riparto fondi 2013 che ha trovato ulteriori conferme in un 2014 basilare, secondo l’opinione di Federfarma, per porre le basi costruttive per un modello sanitario nuovo e maggiormente efficiente. A tal proposito l’interesse verso partner capaci di fornire solide argomentazioni può agevolare tale processo, motivo che ha spinto l’associazione dei titolari di farmacia ad avviare un incontro con Poste Italiane.
Nonostante i dissapori, maturati nel corso dell’anno appena trascorso su svariati fronti come le piattaforme di gestione dati, il servizio Cup sino e non ultimo il sistema di consegna dei farmaci per posta, le due sigle hanno convenuto sulla necessità di metter da parte le singole ambizioni fondendo i reciproci obiettivi al fine di sviluppare ciò di cui il Ssn ha attualmente bisogno. I progetti, in quest ultimo caso, sono molteplici ed il primo incontro avvenuto tra il presidente Federfarma, Annarosa Racca, ed il presidente di Poste Italiane, ovvero Luisa Todini, avrebbe posto delle prime basi per un discorso a lungo termine che dovrà ovviamente esser sviluppato con confronti continui che entrambe le protagoniste hanno promesso di promuovere per rinsaldare una partnership nuova, inattesa e dalla quale le aspettative sono molteplici.
Positive le impressioni riportate da tale, possibile, accordo da parte di Annarosa Racca che ha espresso fiducia nell’operato e nelle motivazioni di Todini la quale ha rassicurato sulla mancanza di obiettivi in contrapposizione ai programmi di sviluppo delle farmacie. Un punto primario che si traduce in assenza d’ostacoli e supporto reciproco su fronti diversi, decisamente più affini alle nature stesse dei settori, con Federfarma interessata ai servizi sanitari ed al potenziamento della propria rete e Poste Italiane invece direzionata verso l’utilizzo della propria infrastruttura telematica per Pos e credito forte del circuito Bancoposta che potrebbe sfruttare, in questo caso, un canale preferenziale rispetto la concorrenza. (quellichelafarmacia)
 

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Troppo poveri: ormai molti italiani rinunciano anche alle medicine

Ormai troppo poveri, molti italiani rinunciano anche alle medicine (che per altri versi vengono somministrate in misura eccessiva ai bambini): la colpa è di ticket e superticket che li rendono inaccessibili alle tasche di tanti.
Il rapporto “Donare per curare” presentato a Roma, presso la sede dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), fotografa un Paese sempre più indigente, che vede estendersi le fasce di popolazione che non sono più in grado di acquistare medicine coperte da ticket o superticket troppo onerosi.
L’indagine realizzata dall’Osservatorio sulla donazione dei farmaci del Banco Farmaceutico Onlus in collaborazione con Acli-Associazione cristiane lavoratori italiani, Caritas, Ufficio per la Pastorale della Salute della Cei e Unitalsi-Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e Santuari internazionali rivela che nel 2014, è aumentata del 3,86% la richiesta di farmaci da parte di persone indigenti agli enti caritatevoli: si è passati dalle 2.943.659 confezioni di medicine richieste nel 2013 alle 3.057.405 del 2014.
 “La povertà è il principale ostacolo all’accesso alla salute – ammonisce Luca Pani, direttore generale di Aifa – . Le persone indigenti non accedono ai farmaci né alle strutture che li veicolano, come le farmacie. Ma se non si rivolgono al servizio sanitario, dobbiamo essere noi a portare loro i farmaci per curarsi, non quelli di scarto o che stanno per scadere o che avanzano, ma quelli necessari, anche di uso ospedaliero, come per esempio un antibiotico per via endovenosa”.
Nel tentativo di aiutare le persone ormai incapaci di permettersi anche le cure, gli enti caritatevoli convenzionati col Banco Farmaceutico si avvalgono dei farmaci donati da persone e aziende farmaceutiche. Nei primi sei mesi di quest’anno sono già 915 mila. Aumenta la povertà, ma per fortuna aumenta la solidarietà. E il volontariato, si sostituisce sempre più allo Stato nell’aiutare chi cade.  (farmacia.it)

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‘In farmacia per i bambini’, un grande successo

Nella Giornata Mondiale dei Diritti dell’Infanzia mille volontari della Fondazione Francesca Rava – NPH Italia Onlus in 810 farmacie in tutta Italia hanno raccolto 83.000 prodotti pediatrici per 182 case famiglia ed enti che aiutano i bambini in Italia e per l’Ospedale Pediatrico NPH St Damien in Haiti. Distribuite 100.000 carte dei diritti dell’infanzia.
Grande successo in Emilia Romagna: l’anno scorso sono stati raccolti 2598 prodotti, quest’anno la raccolta è stata di 6900 confezioni con 80 farmacie aderenti. Sono 15 le case famiglia e gli enti che aiutano l’infanzia nella nostra regione, beneficiari della raccolta.
L’iniziativa è un aiuto concreto a migliaia di bambini che vivono una condizione di povertà sanitaria, realizzando un’articolata ed estesa rete di solidarietà che ha unito farmacisti, i loro clienti, volontari, enti beneficiari, Istituzioni patrocinanti, aziende, media, in un’azione comune di responsabilità sociale.
“Questa seconda edizione di In farmacia per i bambini ha visto triplicati i numeri della precedente, con la raccolta di 83.000 confezioni di farmaci da banco, alimenti per l’infanzia e altri prodotti pediatrici. Siamo entusiasti, dopo tantissimo lavoro, dei risultati della raccolta e dei riscontri che abbiamo ricevuto dai volontari e farmacisti di tutta Italia, che hanno testimoniato il grande cuore degli italiani nonostante la difficile situazione economica. I prodotti sono stati già consegnati a gran parte degli enti beneficiari e stanno quindi già aiutando tantissimi bambini. Un container sta partendo per Haiti ove l’emergenza sanitaria per milioni di bambini è quotidiana” ha dichiarato Mariavittoria Rava, Presidente della Fondazione Francesca Rava – NPH Italia Onlus. Sul sito www.nph-italia.org e sulla pagina Facebook/FondazioneFrancescaRava è pubblicato l’album con centinaia di foto giunte da tutta Italia che mostrano la squadra dei farmacisti, volontari e clienti impegnati nelle 810 farmacie aderenti.
L’iniziativa ha avuto come Partner istituzionali Federfarma e Cosmofarma, è stata realizzata con KPMG, con il sostegno e collaborazione di Mellin e Solgar e un totale di 15 aziende partecipanti con la donazione di prodotti e un’azione di volontariato d’impresa, tra le quali Bayer Bepanthenol, Bracco, Edelman, Fondazione Vodafone, Helan, Nestlé MIO, Nutricia, Q8, QuEST Global, Zambon. All’iniziativa ha aderito anche Farmindustria con un appello alle aziende associate per la donazione di prodotti.
Annarosa Racca, Presidente di Federfarma ha commentato: “Partecipiamo con impegno a questa iniziativa perché crediamo in una farmacia che non sia solo struttura sanitaria e primo presidio del Servizio Sanitario Nazionale, ma abbia anche una forte valenza sociale e perciò contribuisca ad attirare l’attenzione sui diritti dell’infanzia. In farmacia registriamo quotidianamente le difficoltà di tante famiglie e sappiamo che ormai ai bambini dei Paesi economicamente meno fortunati, si aggiungono tantissimi bambini italiani che vivono in condizioni di povertà, non mangiano sufficientemente, non possono essere seguiti come dovrebbero. Per questi bambini vogliamo fare qualcosa, un impegno in linea con la missione della farmacia di tutelare la salute dei cittadini e di svolgere nella società un ruolo che diventerà sempre più attivo, anche con l’introduzione di nuovi servizi sociosanitari di informazione e di prevenzione”.
“La Fondazione Francesca Rava si occupa da vari anni di salute e bambini – afferma Dino Tavazzi, Consigliere delegato di Sogecos e Cosmofarma - e promuove una manifestazione particolarmente vicina a Cosmofarma, animata cioè dagli stessi intenti: quelli di rendere il servizio farmaceutico più prossimo ai bisogni delle persone. Partecipiamo quindi con grande piacere a questa iniziativa perché crediamo nel ruolo sociale delle farmacie, soprattutto quando si occupano di bambini bisognosi, in Italia e in altri Paesi del mondo. Il mondo del volontariato è contiguo a quello di chi, professionalmente, si occupa del benessere fisico dei cittadini. Ecco perché Cosmofarma ha scelto di rappresentare idealmente il mondo delle farmacie in questa raccolta di medicinali, alimenti e prodotti sanitari che le ha coinvolte in modo diretto”.
L’iniziativa ha avuto l’Adesione della Presidenza della Repubblica, il Patrocinio del Consiglio dei Ministri, delle Regioni Emilia Romagna, Lombardia, Lazio, Piemonte, Puglia, Toscana, Veneto, dei Comuni di Firenze, Genova, Milano, Reggio Emilia, Roma, Verona, Casteggio, del Segretariato Sociale RAI. E’ stata realizzata con la partecipazione di Assofarm e Lloyds Farmacia Comunale. Hanno partecipato anche Federfarma Servizi, FederFarmaco, FederAnziani, Unitalsi.
 

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