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Notiziario n. 94


 Editoriale

Farmacie Comunali

Mondo Farmaceutico



 Editoriale

Il paradosso delle liberalizzazioni

Nelle ultime settimane in diverse testate di settore abbiamo letto che il  Ministero per lo Sviluppo Economico, sulla scorta delle linee guida dell’Antitrust, starebbe approntando nuove iniziative a favore di una maggiore liberalizzazione e dello sviluppo della concorrenza nella distribuzione farmaceutica. Nel concreto, si tratterebbe di concedere la vendita dei farmaci di fascia C anche nelle parafarmacie.

Niente di inedito: si tratta di idee che dai tempi delle lenzuolate Bersani in poi hanno sempre interessato ogni governo. Ciò che negli ultimi anni è cambiato, sono le condizioni in cui versa la farmacia.
Condizioni oggi così critiche da far immaginare che una liberalizzazione del sistema basata su un’ulteriore parcellizzazione della presenza territoriale possa paradossalmente favorire non i più deboli, quelli appena entrati, ma i più forti.


Alle oltre 18.000 farmacie già presenti nel territorio nazionale, il Governo Monti ne ha aggiunte altre 2.500, a proposito delle quali molte Regioni hanno già concluso gli iter di aggiudicazione. Queste oltre 20.000 farmacie distribuite sul territorio nazionale (presenza perfettamente in linea con la media europea), si devono sommare le farmacie ospedaliere “equivalenti”, che perdipiù sottraggono al comparto territoriale i farmaci innovativi ad alto valore aggiunto economico. Bastano questi pochi dati per dimostrare che tra i problemi della farmaceutica italiana non c’è un deficit distributivo.
Parallelamente a ciò, risulta difficile immaginare che un aumento dei punti vendita possa produrre un abbassamento dei prezzi in maniera significativa e soprattutto sostenibile nel tempo. Tutte le più recenti ricerche certificano la crisi economica delle farmacie: operatività a margine zero, casi non più rari di fallimento, incapacità di assorbire neo-laureati.
Aumentare i punti vendita e farli competere sulla sola leva del prezzo significherebbe porre le basi per un futuro peggiore del presente: dopo un primo momento di espansione dell’offerta, si assisterebbe sicuramente a più libri contabili in tribunale, ulteriore contrazione dell’occupazione, nessun margine economico per nuovi servizi in farmacia.
I primi a saltare non saranno certo le farmacie ben radicate nei mercati locali. E in uno scenario simile i giovani non avranno mai le risorse per esprimere le loro nuove energie e competenze.

E così, parlando di servizi, arriviamo al punto centrale della nostra riflessione. Si può anche discutere di un’ulteriore liberalizzazione dei farmaci di fascia C, ma non prima di aver riformato l’attuale sistema distributivo del farmaco in quegli elementi che ridarebbero slancio sia economico che sanitario alla farmacia italiana.
Se la remunerazione del farmacista non fosse legata al fatturato ma alla qualità dei servizi di pharmaceutical care, se si ridesse slancio alla distribuzione in nome e per conto, le farmacie italiane sarebbero nelle condizioni di sopportare una perdita parziale di entrate derivate dalla fascia C.
Di una tale riforma più organica ed equilibrata ne gioverebbero sia le parafarmacie, sia i bilanci delle Regioni.

Bisogna iniziare ad accettare due fatti. Il primo è che le farmacie, da tempo, non sono più un mondo ricco, capace di rattoppare alla bell’è meglio i problemi di altri attori della sanità italiana, spesa ospedaliera o parafarmacie che siano. Secondo, dobbiamo iniziare a credere nel fatto che le farmacie hanno ancora tanto da dare in termini di controllo della spesa sanitaria e di contributo all’efficientamento del Sistema Salute.
Affrontare la Farmacia con iniziative unicamente economiche non è più né sostenibile né accettabile. Concetti come liberalizzazione o concorrenza sono applicabili al nostro mondo unicamente se ad essi si accompagnano operazioni che mirano alla realizzazione delle nostre potenzialità sanitarie.


Venanzio Gizzi
Presidente Assofarm

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 Terni: l’infermiere in farmacia è già realtà

Dottor Mustica, siamo solo all’inizio della vostra sperimentazione, ma la sensazione che stia andando tutto molto bene c’è già:
In effetti è così, comunque nelle prossime settimane inizieremo la distribuzione di questionari di gradimento e potremo fare valutazioni più attendibili. Però mi sembra che già fin d’ora si possa dire che la scelta di coinvolgere gli infermieri è stata giusta. Sono una figura professionale che gode di apprezzamento da parte della gente. È importante sviluppare sinergie di questo tipo, nell’interesse di tutti.

Avete incontrato ostacoli da superare?
Direi di no. So però che da qualche medico sono arrivate perplessità sulla competenza e la correttezza con la quale si realizzano gli esami sanitari. Preme chiarire, come abbiamo fatto con i professionisti in questione, che noi eseguiamo soltanto gli esami, ma poi consigliamo sempre una refertazione medica. Il nostro compito è quello di offrire un servizio al paziente, che però si integri con le necessarie competenze del medico.

Se i cittadini hanno compreso fin da subito la validità dell’operazione, la sfida futura sarà quella di convincere la Sanità regionale. In questo contesto il discorso si sposterà sui numeri: risparmi, investimenti.
Questa sarà certamente la sfida che attende il futuro del progetto. Noi possiamo dire che un certo numero di persone hanno usufruito di questi servizi, “liberando” quindi le Asl dalla dispensazione diretta degli stessi servizi. Meno file per gli esami, meno costi, eccetera. Insieme, dovremo capire come remunerare questo servizio.
Certo è che oggi anche noi abbiamo un posto al Tavolo regionale umbro per la Prevenzione, e questo ci offre la possibilità di promuovere a livello istituzionale il progetto. La Farmacia dei Servizi può davvero essere un grande strumento di prevenzione.

Se la “prossimità” di alcuni esami sanitari è apprezzata in un contesto urbano  di provincia come Terni, figuriamoci come verrà accolto in città più grandi, dove gli spostamenti sono più lunghi e difficoltosi.
Su questo non ci sono dubbi. Infatti sarebbe opportuno estendere quanto prima sperimentazioni di questo tipo su aree più vaste, coinvolgendo un numero maggiore di farmacie e operando su tessuti cittadini più complessi.

Come poter quindi esportare la vostra sperimentazione?
Prima di tutto serve la volontà politica di investire in questo senso. I decreti attuativi sulla Farmacia dei Servizi ci sono già, quindi non rimane che iniziare.
Però ovviamente serve anche una disponibilità di risorse. Noi per esempio abbiamo deciso di investire in questo progetto le maggiori entrate derivate da un aumento delle prenotazioni Cup. Non stiamo parlando di grandi cifre, ma quanto bastava per coprire i costi dei contratti con gli infermieri.
Altro elemento importante è sicuramente la disponibilità di spazi fisici nelle farmacie dove poter accogliere i pazienti e sottoporli agli esami. Come noto, questo è un punto assai critico per l’effettiva attuazione della Farmacia dei Servizi. Noi ne siamo ben coscienti e durante un incontro con la Presidente della  Federazione Nazionale Collegi Infermieri professionali abbiamo  stimolato un loro contributo al riguardo.

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 Pisa: certificazione etica

Dallo scorso settembre Farmacie Comunali Pisa SpA ha deciso di continuare ad implementare il progetto di Gestione del Sistema della Responsabilità Sociale, in accordo con la norma SA 8000. La norma SA 8000 è lo standard relativo alla certificazione dell’impegno etico e sociale delle Aziende, che concilia etica d’impresa e generazione di profitto. Pensata secondo lo schema generale  delle norme internazionali relative ai Sistemi Qualità, la norma SA 8000 si basa sul rispetto dei principi etici sanciti dalle Nazioni Unite, dalle Convenzioni ILO (International Labour Organization), rimandando alla legislazione sul Lavoro e sulla Sicurezza applicabile alle unità produttive aziendali.
 

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 Empoli: Dalle Farmacie Comunali 12mila euro per 4 progetti educativi dedicati al benessere

Anche per quest’anno scolastico la società Farmacie Comunali Empoli Srl ha previsto un contributo da destinare ad alcuni progetti dedicati agli alunni delle scuole materne, elementari e medie della città. Coinvolti i tre circoli didattici e la scuola Media Busoni-Vanghetti che hanno ricevuto in totale 12.000 euro (3000 euro ciascuno) con l’obiettivo di avviare attività didattiche che abbiano lo scopo di divulgare tematiche di educazione alla salute. Sono stati predisposti quattro progetti in collaborazione con le scuole, con il coinvolgimento totale di oltre 3500 alunni, 1269 nella scuola dell’infanzia e 2240 nella primaria. I progetti sono stati presentati da Andrea Taddei, assessore del Comune di Empoli alle Farmacie Comunali; Luca Bartolesi, presidente della società Farmacie Comunali Empoli; Marinella Puccio, direttore generale della società Farmacie Comunali Empoli; Barbara Zari, direzione didattica I Circolo; Cristina Viti, responsabile progetto I Circolo; MariaTeresa Barranco, direzione didattica II Circolo; Rossella Dei, responsabile progetto III Circolo. Ormai da tre anni il Comune di Empoli ha espressamente riconosciuto questa funzione alle Farmacie Comunali invitando i vertici della società a concordare, all’interno del percorso di studi delle scuole, un progetto che ha  come fine quello di divulgare i servizi dei due punti vendita. Ma non solo, infatti una delle mission dell’azienda, interamente di proprietà del Comune di Empoli, oltre alla gestione commerciale, è quella di diffondere attraverso il proprio personale la cultura del benessere e del mantenimento della salute piuttosto che la cura della malattia. L’assessore alle farmacie comunali Andrea Taddei ha presentato non solo gli indirizzi che stanno alla base del sostegno alle scuole, ma anche la particolarità della realtà empolese: “Siamo di fronte a uno dei pochi casi in cui le farmaci comunali sono al 100% di proprietà dell’amministrazione comunale. Questo grazie a una gestione ottimale che al termine dell’anno consente di avere utili che reinvestiamo in tecnologia nei punti vendita, ma anche in contributi per progetti e servizi rivolti alla cittadinanza grazie alle associazioni che sosteniamo. Penso al sostegno al centro antiviolenza e a quello che distribuisce farmaci a domicilio”. “Siamo al terzo anno col progetto di finanziamento alle scuole – spiega il sindaco con delega alla scuola Brenda Barnini – credo che distribuire oltre 30.000 euro in tre anni destinati alla didattica dei bambini e dei ragazzi sia uno sforzo da sottolineare e apprezzare più che mai in questo periodo in cui il mondo scolastico vive forti ristrettezze”.

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 Conferenza Regioni: in discussione la nostra proposta di pharmaceutical care

il 13 novembre scorso una delegazione di Assofarm e Farmacieunite ha incontrato Claudio Montaldo, assessore regionale alla Sanità della Liguria e presidente del Comitato di settore, l’organismo che si occupa per le Regioni degli indirizzi per la contrattazione collettiva nazionale in materia convenzionale, proponendo l’avvio di un progetto sperimentale di pharmaceutical care.
Il progetto ha l’obiettivo di dimostrare come l’attivazione in farmacia di alcuni servizi sanitari riguardanti la cura di determinate malattie croniche possa evitare l’ospedalizzazione dei pazienti e ridurre i costi conseguenti a carico delle regioni. La proposta è quella di sperimentare in almeno due regioni, a zero costi per il SSN, iniziative di pharmaceutical care su pazienti affetti da glaucoma e malattie asmatiche. Il progetto prevede una metodologia scientifica basata su uno studio randomizzato e controllato che sia in grado di dare risultati attendibili e misurabili.
Il progetto  è stato accolto con molto interesse da Montaldo, che si è impegnato a condividerlo con le altre Regioni per valutare come e dove avviare la sperimentazione: “La proposta va sicuramente in direzione del nuovo ruolo che bisogna attribuire alle farmacie” ha detto l’assessore ligure “e merita certamente un approfondimento, anche alla luce dell’ormai prossimo avvio delle trattative con la categoria per il rinnovo convenzionale.”
“Il nostro progetto è pienamente in linea con quanto contenuto in tutti i diversi piani regionali, che prevedono la riduzione dei ricoveri impropri a vantaggio di forme alternative di assistenza sanitaria. Sembra che i tempi siano ormai maturi perché la rete italiana delle farmacie possa essere considerata come una delle soluzioni più efficienti e già a portata di mano per realizzare questa riforma”, ha detto il Segretario Generale di Assofarm Francesco Schito al termine dell’incontro.
 

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 Nelle farmacie comunali di Aosta L’Angolo del Diabetico
Per la prima volta in Europa, e da oggi anche ad Aosta, chi andrà in farmacia potrà trovare un reparto composto unicamente da soluzioni studiate per migliorare la qualità di vita delle persone con diabete e potrà ricevere consigli e supporto dedicati da parte dei farmacisti. Grazie ad Harmonium Pharma, infatti, in collaborazione con le Farmacie Comunali di Aosta, parte dal capoluogo valdostano “L’Angolo del Diabetico”, uno spazio esclusivamente dedicato alle esigenze di tutti coloro che presentano elevati livelli di glucosio nel sangue a causa di un’alterata produzione o assimilazione dell’insulina.

Sono circa 200 le farmacie in tutta Italia già coinvolte in questa prima fase, ma l’obiettivo è di coinvolgerne sempre di più, anche nella regione autonoma della Valle d’Aosta. Per venire incontro ai bisogni ed alle necessità di circa 3,6 milioni di persone con diabete del nostro paese, Harmonium Pharma, società farmaceutica esclusivamente focalizzata sul diabete, installerà nelle farmacie interessate a questa innovazione un category con prodotti specifici.
L’offerta di servizi non si ferma, però, all’introduzione di un reparto dedicato; nelle strutture dotate del marchio “L’Angolo del Diabetico” i farmacisti, inoltre, risponderanno alle domande dei pazienti sui prodotti e servizi per una migliore gestione quotidiana del proprio diabete e delle complicanze ad esso legate.
“Per un’azienda come la nostra, che nasce esclusivamente per il miglioramento della qualità di vita delle persone con diabete – spiega Ugo Cosentino, Presidente di Harmonium Pharma – è fondamentale studiare e sviluppare soluzioni che nascono dalle esigenze quotidiane espresse proprio da questa importante categoria di persone. Abbiamo deciso di entrare nel canale delle farmacie, dove non era ancora presente un’offerta strutturata dedicata alle persone con diabete, per facilitare una distribuzione più capillare di servizi e prodotti. Il diabetico si reca almeno una volta al mese in farmacia e questa prossimità non può essere limitata al semplice ritiro di una prescrizione ma deve estendersi ad un servizio più completo per migliorare la sua convivenza con la malattia”.
“Le Farmacie Comunali gestite da APS Aosta SpA, nell’ambito dello Spirito di Servizio che da sempre le contraddistingue, hanno voluto dedicare al loro interno (presso la F1 di Corso Battaglione Aosta, la F2 di Corso Ivrea e la F3 di Viale Conte Crotti) un angolo di attenzione nei confronti dei principali problemi che il paziente diabetico incontra nella propria quotidianità. A questo aspetto ed a quello dell’informazione, della formazione e della problematica concernente anche il diabete infantile, sarà da parte nostra dedicata la massima attenzione in occasione della Giornata Mondiale del diabete, che cadrà il prossimo 14 novembre e che mi vedrà presente alle ore 10,00, insieme al Presidente dell’Associazione diabetici della Valle d’Aosta Signor Piero Scrufari, presso la Farmacia Comunale n°2 di Corso Ivrea, 50”, ha commentato Guido Grimod, Presidente dell’Aps di Aosta.
(valledaostaglocal)
 

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 Santa Croce sull’Arno: riparte il servizio ‘Lo psicologo in farmacia’

Dal mese di Novembre 2014, nelle Farmacie Comunali 1 e 2 di Santa Croce sull’Arno, riparte il servizio “ Lo psicologo in farmacia”. Tale progetto aveva preso avvio nel mese di Aprile 2012, riscuotendo notevole successo dai cittadini di Santa Croce sull’Arno e zone limitrofe, con un accesso di oltre 80 persone nell’arco di un anno e mezzo. Dopo una pausa di alcuni mesi, dovuta alla maternità della Dott.ssa Mancini, responsabile del servizio, in accordo con la “Santacroce Pubblici Servizi” la società unipersonale del Comune che gestisce le due farmacie, a partire dalla prossima settimana riprenderanno le sedute psicologiche gratuite rivolte a tutti i cittadini maggiorenni. Il progetto offre infatti la possibilità di sostenere gratuitamente fino a tre consulenze psicologiche con la Dott.ssa Francesca Mancini, all’insegna del completo rispetto delle norme sulla privacy, così da garantire ad ogni cittadino il massimo della riservatezza. Durante i mesi invernali saranno inoltre proposti degli incontri su tematiche differenti, come ad esempio “Affrontare al meglio la maternità ed i primi mesi di vita del bambino”, “ Disturbi d’ansia: imparare a gestirli e riconquistare il proprio potere personale” ed altri ancora. Tali incontri prenderanno avvio se verrà raggiunto un numero minimo di 4 persone ed avranno un costo di 40 Euro per ogni tematica affrontata, in un percorso di 4 incontri di 1 ora e mezza ciascuno. Tutte le informazioni sono comunque disponibili all’interno dei locali delle farmacie.
 

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 Modena: dalle Farmacie comunali una boccata d’ossigeno da 2,5 milioni di Euro per il Comune

La riduzione del capitale sociale di Farmacie comunali di Modena spa consentirà, senza alterare l’equilibrio finanziario dell’azienda, di sostenere investimenti del Comune per circa due milioni e mezzo di euro. Lo ha annunciato oggi l’assessora alla Sanità e al Welfare Giuliana Urbelli illustrando la proposta di delibera alla commissione consiliare Risorse in vista della seduta di lunedì 3 novembre del Consiglio comunale. All’incontro era presente anche l’amministratore delegato delle Farmacie Egidio Campari.

La proposta di delibera contiene anche due modifiche statutarie che, insieme alla riduzione del capitale sociale, dovranno essere approvate dall’assemblea straordinaria di Farmacie comunali di Modena spa convocata per il 17 novembre.
“La società – ha spiegato l’assessora Urbelli – può contare su di una liquidità valutata esuberante rispetto alle normali esigenze dell’impresa per un valore intorno ai cinque milioni di euro. Si tratta di eccedenza stabili di liquidità che possono essere utilizzate senza pregiudicare l’equilibrio finanziario, la regolarità della gestione corrente e gli eventuali sviluppi della società. E’ per questo – ha aggiunto Urbelli – che il consiglio di amministrazione nei giorni scorsi ha deliberato di proporre ai soci una riduzione volontaria del capitale sociale da 25 a 20 milioni di euro”.
Con l’operazione, che si concluderà nel febbraio del 2015, il valore nominale delle azioni passerà da 2 mila e 1.600 euro e al Comune, che possiede il 50,89 per cento delle azioni (6.361), verrà rimborsato il capitale equivalente per due milioni e 544 mila euro. Attualmente si tratta di risorse investite in prodotti finanziari a basso rischio “i cui rendimenti – è spiegato nella delibera – sono destinati a ridursi parallelamente alla flessione tendenziale dei tassi di mercato”. Le due modifiche statutarie riguardano l’introduzione della possibilità per l’azienda di svolgere anche vendita all’ingrosso di farmaci, un’attività consentita dalla legge fin dal 2006 con la conversione del decreto Bersani; l’adeguamento alle norme della legge 120 sull’equilibrio di genere negli organi sociali che, comunque, risultano già conformi alle disposizioni. (ilnuovo.redaweb.it)

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 Approvato bilancio Afas, utile dopo 2 anni

Il risultato positivo di Afas (farmacie comunali) e’ determinato dall’aumento del fatturato che ha portato ad un incremento del valore della produzione (+515.307,02 euro rispetto al 2012) a fronte del quale e’ corrisposto un incremento dei costi di produzione in misura inferiore (+ 92.363,86 euro rispetto al 2012), con conseguente effetto positivo tra i due differenziali. Il differenziale tra valore e costo della produzione - riporta una nota comunale - torna quindi ad assumere, nell’anno 2013, un valore positivo di 219.257,75 euro, valore notevolmente superiore al risultato negativo del 2012 (-203.685,41). I ricavi per l’anno 2013, nonostante l’incremento rispetto all’anno precedente, continuano comunque a risentire dell’effetto riduttivo connesso agli sconti applicati ai cittadini, alla crisi economica generale e alle modifiche normative del settore che incidono sul fatturato. Nel corso dell’illustrazione del bilancio si e’ anche parlato delle nuove aperture di farmacie “evidenziando la necessita’ di attuare con sollecitudine azioni volte all’incremento dei punti di vendita, beneficiando della normativa attualmente vigente, ma non si e’ detto nulla della decisione assunta nel 2012 da Afas, di aprire un punto vendita all’Aeroporto internazionale dell’Umbria come dispongono le norme, non ancora attuata.

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 San Giusto (PI) inaugura la nuova farmacia comunale

Taglio del nastro per la nuova farmacia comunale di San Giusto: duecento metri quadrati di spazio, più del doppio rispetto ai sessanta della precedente sede di piazza Giusti e all’avanguardia dal punto di vista tecnologico in quanto dotata di «di cosiddetti “magazzini rotanti”, ossia strutture robotizzate che consentono un notevole risparmio di spazio e tempo per trovare il medicinale richiesto dato che basta strisciare il codice a barre sull’apposito lettore perché il macchinario si apra sullo scaffale con il farmaco necessario» ha spiegato il presidente di Farmacie Comunali Fabio Armani nel corso della cerimonia di ieri mattina. Risolto anche il problema del parcheggio dato che la nuova struttura è stata dotata di un’ampia area di sosta, assolutamente sufficiente per le necessità dell’area di sosta, mentre accanto al negozio sono stati ricavati ulteriori spazi destinati ad ospitare ambulatori medici.
«In pratica - ha sottolineato il sindaco Marco Filippeschi – stiamo dando vita ad un vero e proprio presidio sociale, non solo per la presenza costante dei medici di base, specialisti, infermieri, e fisioterapitsti, ma complessivamente per la presenza di figure professionali pronte a farsi carico delle domande e delle richieste dei cittadini del quartiere, a partire da quelli più anziani».
 

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 Carenza farmaci. Oltre l’86% dei farmacisti ospedalieri europei ha difficoltà nel reperire medicinali.

Oltre l’86% dei farmacisti ospedalieri europei sta vivendo difficoltà nel reperire i medicinali, con il 66% che segnala questo come un problema quotidiano o settimanale. Sempre a livello europeo, nel 51,8% dei casi queste carenze riguardano farmaci originator, mentre la percentuale sale se andiamo a considerare il contesto italiano: qui la carenza di questi medicinali si attesta su un dato di poco inferiore al 60%. E’ quanto emerge dal rapporto dell’Associazione europea dei farmacisti ospedalieri (Eahp), che, dopo aver intervistato oltre 600 farmacisti ospedalieri di 36 diversi paesi europei, ha disegnato un quadro impressionante di come la carenza di farmaci stia influenzando il trattamento dei pazienti in tutto il continente.
I farmaci maggiormente coinvolti dal fenomeno, in generale a livello europeo, sono quelli per combattere le infezioni (56,7%), quelli contro il cancro (54,5%), i farmaci per le emergenze (30,4%), quelli per le patologie cardiovascolari (30,4%) e gli anestetici (26%).
L’Italia, in particolare insieme a Malta, risulta essere tra i paesi con le più gravi carenze di farmaci per patologie cardiovascolari (oltre il 60%).
Nel documento vengono riportati anche i nomi di alcuni farmaci di cui è stata denunciata la carenza da tre o più membri dell’Eahp per ogni Paese:
- Tra gli antibiotici usati per combattere le infezioni, in Italia si registrano carenze di Amoxicillina e di Linezolid.
- Tra gli antitumorali, il Cisplatin, il methotrexate e il vincristine.
- Tra quelli usati in cardiologia, il Labetatol e il furosemide.
- Tra gli antidolorifici, l’ibuprofene.
- Per altre indicazioni terapeutiche il Levothyroxine, immunoglobuline, lorzepam.
Le farmacie ospedaliere denunciano che la maggior parte delle loro carenze sono imputabili al canale dei grossisti (46,3%) e a quello delle aziende farmaceutiche produttrici di farmaci branded (39,8%). La situazione italiana, descritta nel documento, è in linea con questo quadro europeo.
La durata di queste carenze può essere di lungo periodo e portare gravi ripercussioni per alcune terapie salvavita. Nella ricerca si sottolinea come, nel 63,3% dei casi, a domanda precisa, gli intervistati abbiano risposto che queste carenze possono durare diverse settimane, mentre per il 29,7% si possono protrarre addirittura per diversi mesi. L’Italia, anche in questo caso, si allinea pienamente a questi dati, facendo riscontrare una prevalente carenza di medicinali per un arco di diverse settimane nella maggior parte dei casi.
In aggiunta a tutto questo, i farmacisti ospedalieri hanno denunciato gli enormi costi in termini di tempo sprecato per tentare di reperire forniture alternative, l’aumento dello stress e della confusione, frequenti costi elevati per l’approvvigionamento di prodotti sostitutivi rispetto a quelli previsti, oltre al fatto di dover rinunciare a migliorare il servizio sperperando risorse per risolvere questo problema percepito come più urgente.
Nel documento, indine, si segnala come in Italia il sito dell’Aifa sia solito riportare regolarmente queste carenze di medicinali. In un bollettino mensile, l’Ente regolatorio italiano pubblica informazioni sul nome branded del farmaco mancate, quello del generico, la sua composizione e si stima la data di una possibile nuova reperibilità del medicinale.
“Due cose mi sconvolgono sul problema della carenza di farmaci in Europa - ha detto il presidente dell’Eahp, Roberto Frontini - la sua diffusione e l’impatto che sta avendo sulla sicurezza e il benessere dei pazienti. Per troppo tempo questo problema non è stato affrontato. E’ arrivato il momento per coloro che hanno la responsabilità di proteggere i cittadini europei dalle minacce sanitarie transfrontaliere, di affrontare il problema. Abbiamo bisogno di sistemi evoluti per garantire la comunicazione anticipata di interruzioni di fornitura, che specifichino le cause, la durata e le alternative disponibili”.
“C’è bisogno di un cambio di passo nella registrazione delle informazioni sul problema - ha concluso Frontini - servirebbe che l’Agenzia europea per i medicinali sviluppasse una banca dati dei farmaci carenti in tutta Europa, replicando quanto già fatto dalla sua controparte americana. Abbiamo bisogno di criteri per un’equa distribuzione in caso di penuria, in base alle esigenze dei pazienti e non agli interessi commerciali. Infine, abbiamo bisogno che la Commissione europea si impegni nel condurre indagini e trovare soluzioni. Come chiarisce il nostro rapporto, la carenza di farmaci è una minaccia per la salute che non guarda alle frontiere, ed è il momento che l’Unione europea agisca”.   
(quotidianosanita.it)

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 Riforma Aifa, Lorenzin: “Non ha bisogno di rivoluzioni”

Una delle principali novità in serbo all’interno del segmento farmaceutico, sul quale il Governo sta agendo per poter ottimizzare le risorse, l’Aifa rappresenta uno snodo cruciale sia per la tipologia di organo in essere che per l’unicità, in termini di facoltà e competenze, assegnate nel contesto italiano e che nessun’altra Agenzia estera vanta in modo egualitario. Su tale punto, ed in particolare la Riforma Aifa in programma per ottimizzarne la gestione, è intervenuta apertamente il ministro della Salute Beatrice Lorenzin fornendo le prime indicazioni.
Il primo aspetto chiarito dal ministro ha riguardato la natura di “rivoluzione” che da più parti è maturata rispetto l’idea di Riforma Aifa, un termine definito come improprio rispetto al progetto in essere che non prevede lo stravolgimento dell’Agenzia Italiana del Farmaco, perfetta nei suoi meccanismi in modo naturale ma nei quali è emersa la necessità di ottimizzarne gli ingranaggi compiendo una limatura obbligatoria per conseguire nuovi standard qualitativi ed ovviamente ottenere effetti benefici sul settore e nei processi chiave. “L’Aifa non ha bisogno di rivoluzioni – ha spiegato Lorenzin, specificando – va solo messa nelle condizioni che le consentano di accelerare l’esame dei dossier medicinali e delle autorizzazioni perché’ i pazienti troppo spesso devono attendere molto per avere accesso a farmaci innovativi“.
L’obiettivo dietro la Riforma Aifa è quello di rendere l’Agenzia un nuovo standard di efficienza, oltre che un modello al quale rivolgersi sul suolo internazionale come attualmente è tale l’FDA, Food and Drug Administration ovvero l’organo al quale proprio Lorenzin vuole ispirare il rimodellamento Aifa cercando però di non snaturare l’identità dell’organo italiano, come chiarito in occasione della commissione Affari sociali della Camera dove ha illustrato anche gli obiettivi della riforma: “L’Aifa deve diventare una grande agenzia sul modello della Fda americana, ma per riuscirsi occorre anche migliorare la qualità del personale“.  (quellichelafarmacia.com)

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 Equivalenti, per i cittadini il farmacista frena nella sostituzione

Diminuisce, anche se di poco, la frequenza con cui il farmacista propone al cittadino l’acquisto di un farmaco equivalente al posto di uno di marca: un obbligo previsto dal 2012 per legge ma assolto nel 2013 nel 53% dei casi contro il 58% di un anno prima. Il dato emerge dal sondaggio Doxa “la sostenibilità della cura” condotto su un campione di 600 italiani intervistati online e un secondo di medici di famiglia e farmacisti. L’indagine - al secondo ann o- tocca anche la sostenibilità del Ssn, individuando quattro atteggiamenti degli italiani (partecipativi, arrabbiati, auto-assolutori, fatalisti); tra i comportamenti da attivare per non sprecare i soldi della sanità pubblica spicca proprio l’utilizzo di equivalenti insieme alla prevenzione. Gli italiani curati con questi farmaci sono ormai il 92% e cresce di qualche punto sfiorando ormai l’80% la percentuale di chi ha un’esperienza d’uso favorevole; aumentano anche gli italiani convinti che i generici siano altrettanto tollerabili degli originator (dal 36 al 44%) ed altrettanto sicuri (dal 67 al 70%). Tra i farmacisti intervistati in un sondaggio a latere con i Mmg emerge la convinzione che gli equivalenti consentano maggiore accessibilità alla cura e risparmi al Ssn, ma anche la consapevolezza che la biodisponibilità rispetto al farmaco di marca possa essere inferiore. Claudio Distefano past president Fenagifar replica al giornalista Alessandro Cecchi Paone che rileva come nell’esperienza comune sia frequentissimo il caso del farmacista che sconsiglia al paziente l’uso di equivalenti, indirizzandolo al farmaco branded. «Si può dire che il farmacista sconsiglia l’equivalente e il suo contrario. Il farmacista nel suo adempiere alla legge è stato già rimproverato di avere convenienza nel sostenere gli equivalenti, ma non ci sono elementi per parlare di ragioni d’interesse: è solo un fatto culturale, dialogando con il cittadino ci riappropriamo del valore del nostro atto professionale». Pia Policicchio neopresidente Fenagifar sottolinea che «restano sacche di non collaborazione con i mmg» e le ragioni originarie sono un po’ le stesse per le quali oggi il termine “equivalente” ha un’accezione migliore di “generico”: «Il secondo termine si lega alla campagna divulgativa del 2002, quando si parlò di generico come alternativa economica senza soffermarsi sulla risposta terapeutica e sulla necessità di dare al pubblico certezze sull’equivalenza rispetto all’originator». Da qui forse nacquero convinzioni dure a morire. Peraltro dal sondaggio emergono dati paradossali e insieme incoraggianti. Un esempio? Pur diminuendo (dal 59 al 54%) resta davvero alta la percentuale di italiani convinta che i generici siano utilizzati di più all’estero che in Italia: ed estero vuol dire qualità, a giudicare dai giudizi di quel 32% del campione che ha avuto a che fare con le sanità straniere e le cui risposte, censite in base alle esperienze nei vari paesi, vedono puntualmente il nostro Ssn inferiore a tutti, incluse le sanità di Spagna e Grecia. (farmacista33)

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 Codici bianchi in farmacia, Piemonte finanzia progetto. Disappunto dei medici di famiglia

Farmacisti che gestiscono pazienti fragili sul territorio e ne evitano accessi impropri in pronto soccorso, monitorandoli sulla base della formazione impartita da medici di emergenza-urgenza: è il progetto che verrà finanziato dalla regione Piemonte - con 4 milioni di euro - per il triennio 2013/2015 e che ha provocato il disappunto dei medici di famiglia. A farsi avanti sono stati l’ordine dei farmacisti di Torino, Federfarma Piemonte e la Simeu (Società medicina emergenza urgenza). «Tutto nasce da un dialogo con il past president Simeu Giorgio Carbone che ci segnalava come i Ps piemontesi siano invasi da pazienti gestibili sul territorio, con il rischio per l’ospedale di non seguire le vere emergenze», afferma Massimo Mana presidente di Federfarma Piemonte. «Abbiamo pensato se e quanto la farmacia possa fare da filtro soprattutto di fronte a sintomi riferiti da pazienti dimessi dall’ospedale e gestibili sul territorio con pratiche diverse dalla visita medica: monitoraggio della pressione arteriosa con controllo della fibrillazione, o pesatura per verificare se il paziente trattiene liquidi. Nel caso di un quadro clinico mutato o da controllare li rinvieremmo al medico di famiglia».
La replica Fimmg è indirizzata all’assessore alla sanità Antonino Saittache ha dato l’ok ai finanziamenti: «Giorni fa Saitta ha affermato che il 90% delle visite in pronto soccorso è inappropriato e la medicina del territorio deve fare la sua parte per evitare che pazienti per nulla o poco urgenti affollino i Ps. Fimmg ha risposto sottolineando le carenze del servizio di guardia medica e chiedendo di parlarne a un tavolo come non avviene da anni. Per tutta risposta ecco spuntare la proposta di screening dei farmacisti», afferma Alessandro Dabbene, numero due della continuità assistenziale Fimmg nazionale. I problemi di inappropriatezza sarebbero specialmente a Torino, «città dove il servizio è sotto finanziato di oltre il 50%; il rapporto ottimale qui è un medico di continuità assistenziale ogni 15 mila abitanti e dovrebbe essere di uno a 6500; a ruotare sono 60 medici e dovrebbero essere 135. Ma c’è di più. A finanziare l’intero servizio cittadino è una sola Asl, la Torino 1, con un budget che deve bastare pure per l’Asl To 2. Abbiamo sottolineato queste carenze e il giorno dopo, stranamente, ecco farsi avanti farmacie e Simeu». Per Federfarma Piemonte non c’è nessun empowerment a danno del mmg: «Il paziente vede il farmacista spesso più di quanto non veda il mmg, entra per vari motivi - dice Mana - e nell’80% dei casi è fedele a una farmacia. Molti presentano patologie come diabete, scompenso, Bpco, per le quali noi possiamo monitorare la compliance farmacologica e verificare se alla base di un peggioramento ci sia l’aver tolto una pastiglia o l’essersi adattati una cura; il medico di famiglia c’è, in questo percorso, mentre il Ps dev’esserci il meno possibile».
(farmacista33)

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 Cup farmacie, Garante: “L’esclusiva un vantaggio ingiustificato”

Il confronto a distanza, nell’ambito dei diritti e delle competenze, tra farmacie e parafarmacie rappresenta un dualismo oramai da tempo noto e che dopo la liberalizzazione della fascia C, in particolare con i frequenti casi di vendita di farmaci senza ricetta, si è adesso spostata sulla questione  del servizio Cup farmacie ritenuta un’esclusiva priva di qualsiasi giustificazione. E’ con queste ultime parole che il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti e  la Confederazione Unitaria delle LibereParafarmacie Italiane hanno aperto il dibattito sull’estensione anche alle parafarmacie.
Un parere che ad oggi non sembra mosso dalla sola volontà di voler estendere le competenze ed i servizi delle parafarmacie quanto dalla necessità di dover garantire una legittimità d’azione che, sempre secondo le due sigle, vedrebbe nel servizio Cup farmacie un abuso di posizione nel mercato privo di qualsiasi logica oltre che lesivo dei diritti dei cittadini, gli stessi che le farmacie tutelano quotidianamente col loro servizio ma che con tale meccanismo esclusivo vincolano a se stessi non fornendo la libertà di poter usufruire del servizio con maggiore capillarità sul territorio, un controsenso simile a quanto visionato proprio col caso della mancata liberalizzazione dei farmaci di fascia C distribuiti senza quel controllo da sempre ritenuto, nella difese verbali e normative, necessario e tale da esser presente solo in farmacia. A sottolineare quanto il servizio Cup farmacie crei  una situazione d’abuso di posizione predominante di mercato,  è stata proprio l’Autorità garante della concorrenza e del mercato citata dalle due sigle che hanno riportato alcuni dei passi chiave nella segnalazione corrisposta all’attuale situazione che fornisce alle farmacie un vantaggio concorrenziale ingiustificato. “La decisione di accordare tale facoltà unicamente alle farmacie rappresenta un comportamento idoneo a conferire a queste ultime un ingiustificato vantaggio concorrenziale nei confronti in particolare delle parafarmacie, con le quali si trovano in un rapporto di concorrenza diretta nella distribuzione di determinate categorie di prodotti“. (quellichelafarmacia.com)

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 Cittadinanzattiva: Farmacia servizi fulcro digitalizzazione della sanità

Migliorare la presa in carico del paziente, garantendogli la continuità assistenziale, il monitoraggio e l’aderenza alla terapia e produrre informazioni precise ed esaustive sulle patologie condivisibili tra gli operatori della sanità. Sono obiettivi raggiungibili implementando il processo di informatizzazione che in Italia comprende, tra gli altri aspetti, Cup, Fse, ricetta dematerializzata, ma anche telemedicina, e mettendo al centro il paziente. Un processo nel quale è coinvolta a pieno titolo anche la farmacia dei servizi e che dovrà trovare realizzazione anche attraverso la riorganizzazione delle cure primarie previste dal Patto per la salute. Sono questi alcuni degli aspetti che emergono dalle Raccomandazioni civiche sull’E-Health, realizzate dal Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, insieme a rappresentanti di associazioni di pazienti, società scientifiche, professioni mediche e Federfarma, con l’obiettivo di «rendere operativa la grande sfida della informatizzazione della sanità e della telemedicina, sfruttandone le potenzialità e riducendone i rischi, e puntando a mettere il cittadino al centro della rivoluzione della sanità elettronica». La premessa è che «l’informatizzazione in sanità e la telemedicina hanno effetti positivi» in particolare per «migliorare la presa in carico del paziente, garantendogli la continuità assistenziale, il monitoraggio e l’aderenza alla terapia» e per «produrre informazioni precise ed esaustive sulle patologie». Coinvolte a pieno titolo nel percorso «anche le farmacie che cambiano volto diventando farmacie dei servizi, luogo dove il cittadino, oltre a poter prenotare le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, potrà sottoporsi mediante il supporto di un operatore sanitario, a test di autovalutazione non invasivi». Tra le principali iniziative avviate in Italia c’è il «cup, la realizzazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), la digitalizzazione e la trasmissione elettronica delle prescrizioni (ePrescription) e dei certificati di malattia, la ridefinizione della rete di assistenza mediante la telemedicina». E proprio alla luce della farmacia dei servizi e del richiamato Patto della Salute, si ricorda che «l’istituzione delle AFT e delle UCCP» si basa «sulla medicina di iniziativa caratterizzata da un setting assistenziale multiprofessionale in cui sarà fondamentale l’apporto della sanità elettronica. La continuità assistenziale e l’integrazione saranno possibili avviando specifici processi attuativi» con soluzioni «capaci di essere interoperabili». Secondo il dossier, che sviluppa 59 raccomandazioni, allora «è necessario superare la logica competitiva delle regioni e operare con l’intento di individuare una metodologia comune che tenga conto in primis dei bisogni del cittadino e dei professionisti del settore garantendo la autenticità dei documenti e proteggendoli da accessi non autorizzati». Per questo occorre «utilizzare l’innovazione tecnologica in modo da garantire lo scambio di informazioni tra i professionisti della sanità e migliorare la qualità, la sicurezza e l’efficienza dei processi» e «agire sull’aspetto culturale delle nuove metodiche, anche investendo sull’informazione e sull’educazione ai cittadini, in merito a come l’innovazione tecnologica si integra alla qualità della cura e dell’assistenza». Fondamentale poi la creazione di una cultura: occorre «sensibilizzare e creare un clima di fiducia nei confronti delle soluzioni di sanità elettronica» nonché «implementare l’alfabetizzazione digitale e la formazione all’utilizzo di strumenti di sanità elettronica sia dei professionisti sanitari sia dei pazienti fruitori del servizio e di chi riveste un ruolo di sostegno e di aiuto del paziente». E tra gli altri punti, c’è anche quello di «dare seguito alle Linee Guida nazionali sul Sistema Cup al fine di integrare pienamente l’offerta dei servizi sanitari, ridurre al minimo spostamenti inutili del cittadino, mettendo in rete tutte le informazioni necessarie su strutture pubbliche e private-convenzionate». Non da ultimo, «ricomprendere tra gli stakeholder che partecipano al Comitato di Coordinamento del Patto per la Sanità Digitale, rappresentanti delle associazioni dei pazienti e dei cittadini», del quale per altro vengono messi in luce i ritardi sulla tabella di marcia. (farmacista33)
 

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 Albenga: prevenzione ictus

Prosegue ad Albenga presso le tre Farmacie Comunali il controllo della pressione e della fibrillazione atriale a titolo completamente gratuito per tutte le donne che vorranno sottoporsi al test. L’iniziativa nasce in occasione della Giornata Mondiale contro l’ictus nell’ottica di un sempre maggiore impegno, nel percorso di sensibilizzazione e prevenzione dell’ipertensione e dell’ictus cerebrale. Il personale delle farmacie comunali della città accolgono dunque tutte le donne per offrire loro la possibilità di effettuare, velocemente e senza alcuna manovra invasiva, il test preventivo. “L’iniziativa è dedicata alle donne – spiega il Coordinatore Unico delle Farmacie Comunali Antonio Calcagno – perché sono a rischio ictus più degli uomini”

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 Italia terza in Europa per buona salute, ma ultima per le risposte ai cittadini

La popolazione italiana è in buona salute, tanto da piazzarsi, nella classifica dei Paesi più sani dell’Europa occidentale, al terzo posto subito dopo  Svezia e Irlanda.  Un risultato confortante, che rappresenta anche un’autentica fortuna, dal momento che l’Italia è invece ultima in classifica per la capacità di rispondere alle esigenze di salute dei cittadini. Figuriamoci, dunque, cosa potrebbe accadere se la salute della nostra popolazione fosse meno buona di quanto non sia...
Questa la sintesi emersa dalla nona edizione del rapporto Meridiano Sanità, dal titoloOltre i confini della sanità. Salute, innovazione e crescita, elaborato da The European House Ambrosetti e presentato ieri a Roma.  
Gli analisti di Meridiano Sanità, però, non si sono limitati a fotografare la realtà, criticità comprese, della sanità italiana, ma hanno anche elaborato una griglia di proposte. La prima riguarda la sanità elettronica, della quale - ammonisce Valerio De Molli (nella foto), AD di The European House Ambrosetti, “bisogna smettere di parlare per farla davvero.”
Bisogna poi premere a tavoletta  l’acceleratore del contrasto dell’obesità e del sovrappeso infantile e intervenire con urgenza sulla “velocizzazione dell’accesso ai farmaci innovativi, visto che siamo tra i peggiori Paesi dell’Europa occidentale” ha spiegato De Molli, sottolineando infine un’altra priorità,  “quella della prevenzione,  in particolare per quanto riguarda anziani, donne e bambini.”  
Sul tema della prevenzione è intervenuta anche la presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato Emilia Grazia De Biasi (Pd). “È fondamentale far crescere la cultura della prevenzione a tutti i livelli della società - ha spiegato la senatrice - e allo stesso tempo realizzare un incrocio effettivo tra le esigenze di prevenzione della popolazione e i servizi territoriali effettivi che se ne occupano”.
“Ciò a cui non possiamo rinunciare”  ha concluso De Biasi  “è l’universalità del nostro Servizio sanitario nazionale, rimasto ultimo in Europa e va preservato a tutti i costi.”
Ma, al riguardo, il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta ha prospettato uno scenario gravido di criticità: “Se alla domanda: lo Stato sarà in grado di far fronte alla crescente domanda di welfare? si deve dare una risposta onesta e depurata  dall’ideologia, questa non può che essere no” ha detto infatti Baretta. “E se la risposta è no, allora  dobbiamo interrogarci sull’inevitabile conseguenza: se non vogliamo ridurre le prestazioni, bisogna allargare il tavolo di chi partecipa.”
“L’universalità della prestazione sanitaria - ha specificato il numero due del MEF -significa che lo Stato si assicura, non solo attraverso le prestazioni fornite da enti locali come Regioni e Province, ma attraverso diversi mezzi, che il servizio sia in grado di raggiungere il cittadino”.
Chiara, al riguardo, l’indicazione del sottosegretario: “Bisogna certamente guardare alla sanità integrativa, che può aggiungere e completare quella offerta dal Servizio sanitario nazionale.” (ordine farmacisti roma)

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 Fvg, accordo Regione-Poste per consegna referti

Consegna di referti, analisi e certificazioni mediche, in particolare a cittadini che abitino in zone periferiche e disagiate. Ma anche utilizzo della infrastruttura tecnologica per la gestione dei pagamenti per le prestazioni cliniche, campagne di screening, tessera sanitaria. Sarà questo uno dei servizi ai cittadini previsto nel protocollo d’intesa sottoscritto tra Friuli Venezia Giulia e Poste Italiane che ha l’obiettivo di «definire aree di collaborazione per la fornitura di servizi ai cittadini attraverso la rete degli uffici postali». Almeno stando alle parole dell’assessore regionale alla Funzione pubblica, Paolo Panontin, riportate in una nota: L’accordo fissa un quadro d’intervento per l’avvio di iniziative tese a dare alcuni servizi aggiuntivi, «I servizi potenziali sono tanti e già entro una decina di giorni il Gruppo di lavoro che ci siamo impegnati a costituire assieme avrà modo di approfondire le tematiche tecniche, organizzative, ed operative necessarie a dare corpo all’iniziativa e definire lo sviluppo di questa cooperazione al fine di perfezionare, nel corso del 2015, la qualità dei servizi già individuati dal protocollo». Secondo la nota quindi «sin da ora il documento stabilisce che la Regione utilizzerà la piattaforma di Poste Italiane per l’erogazione di servizi al cittadino in ambito sanitario, come la gestione dei pagamenti per le prestazioni cliniche, le campagne di screening, la consegna dei referti, il libretto sanitario elettronico, l’evoluzione della tessera sanitaria». «Grazie alla nostra infrastruttura tecnologica e alla rete di uffici postali» ha aggiunto Carlo Stefani di Poste Italiane «Servizio Sanitario Regionale e persone potranno svolgere le pratiche sanitarie in modo veloce e semplice».
 

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