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Notiziario n° 88

Editoriale

Farmacie Comunali


Mondo Farmaceutico

Editoriale
Dare, prima di avere

Anche Assofarm ha partecipato a “#sanita twitta a @matteorenzi” di Quotidiano Sanità, e mentre stavamo preparando il nostro intervento, lo stesso sito ha pubblicato un testo del sempre interessante professor Ivan Cavicchi che ha sostanzialmente anticipato quanto ci apprestavamo a dire.
Due i punti centrali della nostra riflessione. Il primo è che la il mondo sanitario italiano
deve darsi una strategia comune, che parli peraltro la lingua del Governo. Secondariamente, riteniamo che prima di chiedere dovremmo dimostrare di poter dare.
 
Nel suo articolo apparso il 24 aprile scorso, Cavicchi lamenta alcune mancanza da parte del variegato mondo della sanità italiana: manca una chiara controproposta organica alla prospettiva dei tagli lineari, manca l’idea che qualunque controproposta considerabile debba produrre riduzioni complessive della spesa, manca un approccio schietto a tutto ciò, che eviti di posporre la resa dei conti ai futuri consessi. In sostanza, dice Cavicchi, manca una cosiddetta game strategy tale da accordare ogni partecipante su regole del gioco che producano vantaggi per tutti e per ogni singolo partecipante. Se queste mancanze non verranno risolte positivamente, dice il docente dell’Università Tor Vergata, non ci sarà alcuna possibilità di evitare i tagli lineari. Con un evidente deterioramento della sanità italiana, aggiungiamo noi.

Assofarm vuole cogliere questa sfida e proporre fin d’ora un metodo di lavoro basato sulle competenze e responsabilità di ogni attore del sistema sanitario italiano. Ognuno, per quel che gli compete e per quelle che sono le sue esperienze sul campo, elabori delle proposte di riforma nel senso della maggiore appropriatezza (e non riduzione) della spesa sanitaria. Si faccia poi la sintesi di tutte queste proposte al fine di elaborare una riforma organica della spesa a parità di prestazioni erogate.
Per quel che ci riguarda, cioè la distribuzione finale  del farmaco, da tempo andiamo sostenendo posizioni chiare. La nostra proposta di realizzazione di una Nuova Remunerazione della Farmacia secondo i principi della Pharmaceutical Care focalizzata sull’unicum sanitario del farmacista, è una riforma che va in questa direzione. Significa insomma veicolare la spesa farmaceutica all’erogazione di servizi, la cui efficienza è garanzia di risparmio. In questo modo non si riduce la tutela alla salute del cittadino e si controllano i bilanci delle Regioni.
A sostegno della validità della pharmaceutical care Assofarm da tempo porta casi di successo realizzati in altri paesi dell’Unione Europea e del Nord America (ultima in ordine di tempo una sperimentazione dai risultati molto positivi che in venti ospedali americani ha coinvolto i farmacisti durante e dopo il ricovero ospedaliero), e recentemente ha scritto alla Conferenza Stato Regioni proponendo di realizzare una prima sperimentazione nel territorio italiano attraverso la rete locale delle farmacie pubbliche e private.

Tutto ciò per concretizzare il secondo punto della nostra proposta. Prima di chiedere, vogliamo dimostrare di poter dare.
Chiediamo una diversa remunerazione del nostro lavoro, incentrata proprio su ciò che sappiamo fare. Dando in cambio capacità professionale di seguire il paziente lungo la sua terapia farmaceutica.
È chiaro che questo non può essere pienamente perseguito con l’attuale “concezione” di Nuova Remunerazione. Fin dall’accordo del 2012, abbiamo solo visto proposte di corto respiro, non prive di ambiguità.
Si è sempre parlato di tetti di spesa senza mai definire nel dettaglio quali servizi verranno remunerati, e a quanto. Non è pensabile sancire la “svolta” della remunerazione senza abbracciare con convinzione e precisione l’approccio dei servizi.
Servizi che peraltro non possono essere solo quelli previsti dalla legge 69 ma devono essere estesi anche a tutto ciò che è aderenza terapeutica. Questo è quanto stanno facendo i casi più virtuosi tra i paesi occidentali.

Abbiamo un sistema farmaceutico tra i migliori al mondo. La preparazione dei nostri farmacisti è tale da farli affrontare senza problemi ogni upgrading di competenze necessari allo sviluppo della farmacia dei servizi. La presenza territoriale delle farmacie tiene nonostante la crisi. La fiducia dell’opinione pubblica nei confronti del nostro settore è altissima. E in fatto di contenimento della spesa sanitaria, le farmacie italiane non temono confronti. La sostenibilità di questa situazione così positiva è però a rischio. Non chiediamo più risorse e basta, chiediamo invece di poter sviluppare al massimo le potenzialità sanitarie che abbiamo, e di essere giudicati per quanto faremo.

Venanzio Gizzi
Presidente di Assofarm

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Bollino Etico Sociale per le Farmacie Comunali di Rho

Tale attestazione è stata riconosciuta a seguito della verifica all’interno dell’organizzazione dell’adesione a diversi principi etici in tema di responsabilità sociale, trasparenza e gestione delle risorse umane.
Il Bollino Etico Sociale - come riferisce il comunicato stampa del comune - è un’iniziativa di Gruppo Professionale QSA s.r.l. in materia di etica e responsabilità sociale con lo scopo di avvicinare le organizzazioni alla responsabilità sociale ed alla gestione etica e quindi all’adozione di un comportamento socialmente responsabile. Il bollino etico si basa su uno standard che ha come riferimento le norme internazionali ISO UNI 26000:2010 “Guida alla Responsabilità Sociale” e SA8000:2008 SOCIAL ACCOUNTABILITY 8000 - Responsabilità Sociale 8000” ed i relativi riferimenti legali e normativi.
Lo standard del Bollino Etico Sociale fornisce elementi basilari della responsabilità sociale circa il coinvolgimento dei portatori d’interesse, sui temi fondamentali e sugli aspetti specifici della responsabilità nonché sul modo di integrare comportamenti socialmente responsabili all’interno di un’organizzazione.
Ottenere il Bollino Etico Sociale può influenzare la percezione sia interna che esterna e la realtà delle prestazioni di un’organizzazione in materia di responsabilità sociale. L’attestazione permette di verificare la propria conformità alla legislazione attraverso un processo di audit eseguito da soggetti esterni e potrebbe essere elemento per la riduzione del tasso di premio INAIL in funzione dell’applicazione della responsabilità sociale nella singola azienda.

Il presidente delle Farmacie Comunali rhodensi, Alessandro Bassetti, a nome del Consiglio di Amministrazione, dichiara: «L’intero Consiglio di Amministrazione è estremamente soddisfatto per la certificazione conseguita in quanto il risultato raggiunto attesta l’attenzione che ha l’Azienda nei confronti delle buone pratiche ambientali e sociali, creando in questo modo valore per la comunità e per i clienti delle Farmacie Comunali. Chi si rivolge a noi trova sempre un servizio affidabile e con una particolare attenzione ai bisogni della persona».
«Sono molto contento - aggiunge Andrea Orlandi, assessore al bilancio e tributi, società partecipate - dell’attestazione del Bollino Etico Sociale ottenuto dalle Farmacie Comunali. Questo riconoscimento conseguito a seguito della verifica sul rispetto di parametri standard, sottende il principio di “accountability” per rendere conto in modo trasparente dell’impatto delle proprie azioni sulla società. Il Bollino Etico Sociale implica inoltre la pratica di un comportamento etico dell’Azienda che sia conforme a principi generalmente accettati di buona condotta e di rispetto delle leggi. Un motivo in
più per i nostri cittadini per usufruire dei servizi delle nostre Farmacie Comunali».
(legnanonews.com)

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A Torino in farmacia la raccolta dei medicinali non scaduti

Dal 5 maggio partirà a Torino la campagna «Recupero farmaci validi, non scaduti». Il protocollo d’intesa è stato sottoscritto questa mattina a Palazzo Civico da Città di Torino, Banco Farmaceutico, Federfarma, Ordine dei Farmacisti, Farmacie comunali, Farmauniti, Asl To1 e To2 e Amiat.
Nelle farmacie che espongono il logo (l’elenco è consultabile su www.bancofarmaceutico.org) sarà possibile consegnare i medicinali che non si usano più, con non meno di 8 mesi di validità, le cui confezioni risultino integre. Dopo il controllo del farmacista sull’integrità e la scadenza, il donatore potrà depositare i medicinali negli appositi contenitori presenti in farmacia.

In Italia, ogni anno, gli oltre 1.500 enti assistenziali che vengono sostenuti dal Banco Farmaceutico, chiedono più di 2 milioni di confezioni di farmaci. Attraverso le donazioni aziendali e la Giornata di Raccolta del Farmaco, è possibile rispondere al 40% del fabbisogno mentre ogni anno nelle case degli italiani restano inutilizzate 100 milioni di confezioni di farmaci. A Torino, rispetto all’anno passato, si è registrato un incremento del 32% della richiesta di farmaci (163.000 confezioni) da parte dei 38 enti assistenziali convenzionati con Banco Farmaceutico. Un boom di richieste a cui Banco Farmaceutico ha risposto con le oltre 20mila confezioni di medicinali donate dai cittadini in occasione della Giornata di Raccolta 2014 (+10% rispetto al 2013), cui si aggiungeranno i farmaci raccolti grazie alle donazioni aziendali (115.000 nel 2013, con un aumento addirittura del 236% rispetto al 2012). «Stiamo vivendo un momento segnato da una forte crisi economica e occupazionale - ha ricordato il vicesindaco Elide Tisi -, i cui effetti si fanno sentire su redditi di migliaia di famiglie torinesi, che non di rado faticano ad arrivare a fine mese e talvolta sono anche costrette a rinunciare a quei prodotti di assoluta necessità, proprio come lo sono i farmaci».
(lastampa.it)

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Dalla farmacia comunale di Empoli un 2014 all’insegna della solidarietà
 
Uno dei momenti della conferenza stampa sul servizio consegna farmaci a domicilio e i finanziamenti per i progetti Lilith a Empoli
Prosegue anche nel 2014 il servizio alla persona ‘gratuito’, che si rivolge alle persone anziane sopra i settanta anni che vivono soli e/o si trovano in particolari condizioni di difficoltà per motivi sanitari o sociali, anziani sopra i sessantacinque anni in assistenza domiciliare comunale e persone non abili: la consegna a domicilio dei prodotti farmaceutici, grazie al rinnovo della convezione fra ‘Farmacie comunali Empoli srl’ e ‘Pubbliche Assistenze Riunite Empoli’.
Le ‘Pubbliche Assistenze Riunite’ mettono a disposizione personale volontario che si occuperà dell’espletamento del nuovo servizio di consegna dei farmaci a domicilio. Con questo accordo la società ‘Farmacie comunali Empoli’ si impegna a sostenere il trasporto Afama anche le attività del progetto ‘Centro Aiuto Donna Lilith’ con un contributo di diecimila euro.
Un contributo importante, come ha spiegato Luca Bartolesi, amministratore unico di ‘Farmacie 2’: “Stiamo per chiudere i bilanci e guardiamo con fiducia al 2014 per segnali positivi”.
Che cosa si deve fare. Per richiedere il servizio di consegna dei farmaci, gli interessati possono contattare i numeri  0571 83549 e 0571 922356 a cui risponde un farmacista delle ‘Farmacie comunali di Empoli’ che verifica l’appartenenza alle categorie destinatarie del servizio ed il possesso dell’eventuale prescrizione medica; successivamente, attiva il servizio comunicando via fax o via email i dati necessari per l’espletamento del servizio.
Le prenotazioni per la consegna dei prodotti farmaceutici si ricevono fino alle 10 e fino alle 16 per la consegna in giornata e verranno comunicati tempestivamente all’associazione fatta salva l’urgenza.
Consegna dei prodotti farmaceutici. La consegna dei prodotti richiesti avverrà normalmente in due fasce orarie e nello specifico, dalle 12 alle 14 e dalle 18 alle 20 da lunedì a sabato e nei casi di effettiva urgenza nel più breve tempo possibile e comunque entro tre ore. L’effettivo stato di necessità del servizio per l’utente dovrà essere certificato per la prima volta dal medico di base o dal servizio sociale della Asl al referente di ‘Farmacie Comunali Empoli srl’. L’utente dovrà rimborsare l’eventuale ticket e/o il costo dei prodotti farmaceutici al momento della consegna ai volontari delle ‘Pubbliche Assistenze Riunite’ di Empoli, in divisa e munite di apposito tesserino di riconoscimento.
I volontari delle Pubbliche Assistenze Riunite ritirano la ricetta al domicilio dell’utente, direttamente in Farmacia o dal medico di base e reperiscono i farmaci alla Farmacia Comunale o alla Farmacia di fiducia indicata dall’utente. Farmacie Comunali srl manterrà un fondo cassa di duecento euro  per anticipare il pagamento dei medicinali  e quant’altro fornito agli utenti. Resta inteso che l’importo sarà ripianato dall’utente al volontario di Pubbliche Assistenze Riunite al momento della consegna. Per l’espletamento del servizio, Farmacie Comunali Empoli fornirà a Pubbliche Assistenze Riunite una borsa frigo. [...]

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Farmacap entra in Assofarm

Martedì 22 aprile Farmacap, l’azienda speciale sociosanitaria del Comune di Roma   che gestisce le 44 Farmacie Comunali della capitale, è entrata a far parte della nostra federazione.
Come noto, Farmacap e tutto il Comune di Roma stanno attraversando un momento molto critico. I dati negativi di bilancio dell’azienda, unitamente ad un diffusa cultura della privatizzazione prestano il fianco a chi spinge l’Amministrazione Marino verso la loro dismissione, come peraltro ipotizzato nel decreto Salva-Roma.
È invece evidente che l’associazione ad Assofarm sottolinea la volontà dei vertici aziendali di rimanere farmacie pubbliche, senza peraltro alcuno smembramento degli assetti e dei volumi aziendali attuali.
A sostegno del mantenimento di Farmacap a proprietà pubblica, sono le interpretazioni ottimistiche sulle potenzialità dell’azienda: rimettendo mano con decisione all’organizzazione interna e creando efficienze di sistema tra i vari settori che la compongono, Farmacap potrebbe tornare a generare utili per il Comune. La vicenda Farmacap comprende insomma tutti i grandi temi su cui da anni è impegnata Assofarm: la salvaguardia delle Farmacie Comunali come patrimonio pubblico, il coniugarsi dell’efficienza aziendale coi doveri derivati dall’essere servizio sanitario pubblico, l’unicità del servizio farmaceutico rispetto ad altri servizi pubblici erogati dai comuni. L’impegno di Assofarm a favore di Farmacap sarà quindi assoluto, come lo è per ogni singola farmacia pubblica italiana che rischia la dismissione.

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Farmavaldera: farmacie comunali e ospedale Lotti insieme per combattere l’osteoporosi

Grande successo dello screening sulla prevenzione dell’osteoporosi, che si è svolto nelle farmacie comunicali di Ponsacco, Santa Maria a Monte e Capannoli: hanno partecipato allo screening 487 persone (oltre il doppio rispetto allo scorso anno). Quest’anno, per la prima volta, hanno partecipato anche gli uomini (dal momento che come sappiamo l’osteoporosi, anche se prevalente nel sesso femminile, non risparmia gli uomini). Lo screening, completamene gratuito, consisteva nell’esecuzione di una   densitometria ossea calcaneare con tecnologia a ultrasuoni (metodica di screening utile per valutare la perdita di massa ossea nel periodo postmenopausale o in altre situazioni predisponenti – sia nella femmina che nel maschio - , come la celiachia, le malattie reumatiche infiammatorie e l’uso di certi farmaci: cortisonici, anticoagulanti, ormoni tiroidei, antiepilettici). Al termine dell’esame è stato  rilasciato il referto del risultato per la valutazione diagnostica da effettuarsi a cura del medico di famiglia o dello specialista reumatologo. I pazienti che hanno registrato valori al di sotto della norma all’esame di screening, grazie alla collaborazione tra le farmacie comunali (dirette dalla dott.ssa Carla Pucciarelli) e l’ospedale Lotti, sono stati presi immediatamente in carico dal dott. Riccardo Cecchetti, responsabile della reumatologia e del centro per la diagnosi e cura dell’osteoporosi, che ha approfondito la valutazione diagnostica, effettuando una visita specialistica reumatologica ed eseguendo una densitometria ossea a raggi X. L’ospedale di Pontedera da anni dispone di una apparecchiatura densiometrica ossea a raggi X all’avanguardia, considerata il “gold standard” per la diagnosi strumentale di osteoporosi e in grado di effettuare la valutazione della composizione corporea per lo studio dell’obesità’. La diagnosi completa di osteoporosi, infatti, è una diagnosi complessa e integrata, che richiede oltre alla esecuzione della DEXA, la valutazione clinica dello specialista reumatologo, l’esecuzione di esami osteometabolici del sangue e talora di una radiografia per evidenziare eventuali fratture da osteoporosi. L’iniziativa promossa dal dott. Riccardo Cecchetti e dalla dott.ssa Carla Pucciarelli e già sperimentata con successo nel 2011 e nel 2012, testimonia come la collaborazione tra ospedale e territorio - attraverso  la farmacia dei servizi - possa costituire un tassello importante nella medicina di iniziativa, obiettivo del sistema sanitario nei prossimi decenni.

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Farmacia dei Servizi, Assofarm scrive alle Regioni

Martedì 15 aprile Assofarm ha scritto al Presidente della Conferenza Stato Regioni Vasco Errani e al Coordinatore degli Assessori Regionali alla Salute Luca Coletto esponendo i propri punti di vista sull’Accordo Governo-Regioni del 20 febbraio scorso, che destina 250 milioni di euro alla realizzazione della Farmacia dei Servizi.
Nella disanima presentata dalla nostra Federazione, la Farmacia dei Servizi rappresenta la pietra di volta del nuovo rapporto SSN-Farmacia. Una riforma in grado di contribuire a risolverei problemi finanziari che oggi colpiscono il sistema sanitario pubblico, le crescenti difficoltà di accesso ai servizi sanitari da parte dei cittadini, e al contempo il progressivo ridursi dei margini da parte dei farmacisti.
Assofarm ha quindi proposto nel dettaglio una serie di servizi che possono essere attuati in farmacia: autonalisi del sangue, misurazione della pressione arteriosa, misurazione della vista e dell’udito, attivazione ADI, prestazioni amministrative come il CUP, informazioni di prevenzione sanitaria, controllo di intolleranze alimentari e di allergie, vari tipi di telemedicina, diversi tipi di trattamenti terapeutici.
Nella comunicazione in oggetto, Assofarm ribadisce con forza la propria disponibilità ad attivare ogni forma di collaborazione e sperimentazione utile alla realizzazione della Farmacia dei Servizi. Nelle conclusioni, Assofarm ribadisce che “le tecnologie di servizi, attività e prestazioni che comporranno il quadro dell’offerta delle Farmacie dei Servizi, il loro numero, quindi e complessità erogativa, non saranno più solo il frutto della scelta del tutto autonoma del farmacista, ma anche del contenuto progettuale condiviso che, in merito, dovrà esprimere la programmazione locale”. Vengono quindi prospettati possibilità di finanziamento allo start-up della Farmacia dei Servizi. La richiesta della Federazione è quindi quella di essere convocata quanto prima dalla Commissione Salute in tempi compatibili con la presentazione delle Delibere di Giunta regionale necessarie per l’acquisizione dei finanziamenti previsti dall’Accordo.

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Farmacista più, riflettori sulla pharmaceutical care

Vantaggi rilevanti per la salute dei pazienti e costi sanitari abbattiti della metà (e oltre): è quel che accade se il farmacista “prende in carico” il paziente - in particolare nelle cronicità - e ne segue da vicino la corretta aderenza alle terapie farmacologiche prescritte dal medico. A confermarlo, esistono studi specifici, come quello sull’asma condotto nel 2003 nella British Columbia e pubblicato dal Canadian respiratory journal (qui l’abstract), che evidenzia (nel gruppo di pazienti asmatici “presi in carico” da farmacisti di comunità, rispetto ai pazienti dei gruppi di controllo) una riduzione dei sintomi del 50% e  il 75% in meno di ricorsi  al medico per urgenze e consultazioni. O come lo studio sulla gestione del paziente con diabete mellito da parte del farmacista, effettuato nel 2008 in Texas e pubblicato dall’American Journal of Health System Pharmacy (qui l’abstract), che ha registrato una riduzione di  ricoveri e complicanze tale da abbattere i costi annui per paziente da 2400 dollari a 630.

Proprio la sfida della corretta aderenza alle terapie decise dal medico sarà uno dei temi centrali della prima edizione di FarmacistaPiù, la “tre giorni” di convegni organizzata dalla Fondazione Francesco Cannavò che si svolgerà al Palazzo dei Congressi di Roma dal 4 al 6 aprile. L’evento, patrocinato dalla Fofi, proporrà circa 30 tra convegni, Ecm e dibattiti che toccheranno aspetti legislativi, sbocchi professionali, innovazione e formazione. “Un’assise nazionale che riporta l’attenzione sul tema delle farmacie” e del loro “ruolo centrale nelle politiche socio sanitarie assistenziali”, così la definisce Luigi D’Ambrosio Lettieri, membro della Commissione Igiene e Sanità del Senato e presidente del Comitato scientifico della manifestazione congressuale.
Ma è sulla “grande sfida” dell’aderenza alle terapie, fondamentale per tagliare i costi e razionalizzare le spese del sistema sanitario nazionale, che torna Andrea Mandelli (nella foto),   presidente della Fofi e anch’egli senatore di Forza Italia.  “Abbiamo commissionato uno studio anche in Italia, che coinvolge 360 farmacie e 1400 pazienti, che valuterà non solo aspetto clinico ma anche l’impatto economico” spiega il presidente della federazione professionale, evidenziando come “la farmacia  vive oggi  una fase di profonda trasformazione” e “la professione deve sintonizzarsi con una sanità che evolve”. Sarà proprio il focus dedicato al nuovo modello di farmacia fondato su pharmaceutical care e servizi al cittadino ad aprire i lavori di FarmacistaPiù, venerdì prossimo alle 10.30. L’introduzione ai lavori sarà dello stesso Mandelli, che evidenzia la necessità di una evoluzione nella direzione della farmacia dei servizi, presidio dove il cittadino, oltre che prenotare prestazioni del Ssn, potrà ricevere oltre ai medicinali anche altre prestazioni sanitarie, come ad esempio assistenza infermieristica: è questa una delle strade per far uscire il settore da “impoverimento e fragilità economica che hanno caratterizzato gli ultimi anni”. La manifestazione, però, proporrà anche   altri temi di grande attualità, come  l’ e-commerce e la contraffazione dei farmaci, “una battaglia” conclude Mandelli “che la federazione sta facendo da tempo e contro cui abbiamo una sola arma, l’informazione: sensibilizzare i cittadini sui rischi che corre nell’acquistare farmaci attraverso siti online.”
(Ordine Farmacisti Roma)

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Certaldo, nuovo supermercato con farmacia comunale.

Il sindaco del Comune di Certaldo ha partecipato alla inaugurazione del nuovo supermercato Certaldo “Coop. fi”, all’interno del quale sono stati inaugurati anche il nuovo spazio lettura e punto prestito della Biblioteca Comunale “Bruno Ciari” e la nuova sede della farmacia comunale, denominata “Farmacie Certaldo”.
Prima del taglio del nastro, il sindaco ha partecipato alla commemorazione di Lando Fiaschi, lo storico presidente della sezione soci Coop di Certaldo, prematuramente scomparso proprio pochi giorni fa. Nell’occasione sono stati commemorati anche due ex dipendenti di Coop, tragicamente scomparsi, che hanno anche avuto un ruolo importante a Certaldo e in Valdelsa, Luca Frediani, scomparso lo scorso 13 febbraio sulla nuova SR 429 tra Certaldo e Poggibonsi, e l’ex assessore del Comune di Certaldo, Giuseppe Salvatore Zummo, scomparso il 5 aprile 2008, sempre in un incidente stradale sulla SR
429 tra Certaldo e Castelfiorentino.
Dopo la commemorazione, il taglio del nastro del nuovo supermercato e, a seguire, quello della farmacia, entrambi preceduti dalla benedizione impartita da Don Pierfrancesco Amati.

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Studio Usa: il farmacista di transito per dimissioni sicure
 
L’intervento del farmacista per una revisione ragionata delle terapie farmacologiche, quelle in corso e quelle di nuova assegnazione, è fondamentale sia prima che dopo la dimissione ospedaliera. Sono queste le conclusioni emerse dall’iniziativa Staar (State action on avoidable rehospitalizations) presentate da Laura Carr, farmacista senior al Massachusetts general hospital, al meeting annuale dell’American pharmacists association. Il progetto di tre anni era partito con 20 ospedali e altrettanti team che, agli obiettivi istituzionali dell’iniziativa, hanno affiancato l’istituzione di due nuove figure, quella dell’infermiere incaricato di coordinare le operazioni di dimissione e quella del farmacista addetto alle cure di passaggio. Tra i compiti dell’infermiere quello inviare al farmacista i pazienti ad alto rischio, cioè quelli che assumevano 10 o più medicinali e soffrivano di insufficienza cardiaca, polmonite, insufficienza renale acuta, fibrillazione atriale, dolore oncologico, disidratazione, infezione del tratto urinario, alterazioni dello stato mentale. Il farmacista di transizione è stato coinvolto in due differenti sperimentazioni che prevedevano il suo intervento rispettivamente prima e dopo le dimissioni del paziente. Prima che il paziente tornasse a casa il farmacista si occupava del ricongiungimento delle terapie, della loro revisione, dell’accesso ai farmaci e del counseling al paziente; per quei malati inviati ad altre strutture di ricovero, di riabilitazione o specialistiche, il ruolo del farmacista si limitava solo ai primi due punti.

Nel 35% dei casi predimissione si sono riscontrati problemi legati ai farmaci, anche se la lista di medicinali era già stata rivista dal medico e dall’infermiere: il farmacista è stato determinate il 90% delle volte. Quando il farmacista è stato chiamato a intervenire dopo le dimissioni, più della metà delle chiamate (il 52%) era motivata da problemi correlati ai farmaci. Spesso i pazienti si trovavano in difficoltà nel seguire le istruzioni ricevute in ospedale «il problema più comune» ha spiegato Carr «riguardava la corretta posologia degli anticoagulanti. Purtroppo molti pazienti tornavano a casa in terapia con enoxaparina sodica per poi passare al warfarin e non capivano bene le istruzioni. Ma la cosa più sorprendente è stato scoprire che tre giorni dopo il rientro a casa molti non avevano ancora acquistato le medicine, magari dopo aver passato una settimana in ospedale con la polmonite». Il ricongiungimento delle cure talvolta era incompleto: c’erano farmaci in casa non presenti sulla lista del paziente, magari farmaci da banco che il paziente non poteva più assumere nelle sue attuali condizioni di salute, e il medico non ne era informato. Infine le questioni di accesso ai farmaci prescritti in ospedale: come accade anche in Italia, spesso senza la ricetta giusta il paziente rischia di dover pagare di tasca propria i medicinali.
(farmacista33)

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Si risparmia se il paziente cronico è seguito dal farmacista

C’è un progetto già testato che assicura risparmi importanti sulla spesa farmaceutica, ma stenta a decollare. Il progetto – in sigla MUR (Medicine use review) – messo a punto nell’Università di Kent riguarda il coinvolgimento del farmacista nella gestione del paziente cronico o difficile, gran consumatore di medicine, ma non sempre in modo efficace. Si pensi all’asmatico alle prese con i farmaci respiratori o al diabetico costretto quotidianamente all’insulina. Però di questo progetto non si parla, anche se “gira” da mesi, forse perché mette in crisi chi parla sempre di risparmio e di tagli, ma non si accorge che il vero taglio intelligente è solo la lotta agli sprechi, accompagnata dalla ricerca dell’efficienza nelle prestazioni sanitarie (in questo caso nell’uso delle medicine). Uno studio presentato ai primi di aprile al recente Congresso organizzato a Roma dalla Fofi (la federazione degli ordini provinciali dei farmacisti) ha provato che dove il progetto viene applicato (nel caso di studio si trattava dell’Inghilterra, ma il relatore era uno studioso italiano) si è raggiunto un risparmio del 45%, accompagnato da un sensibile miglioramento delle condizioni di salute del malato. Lo spiega Enrico Bruno, segretario dell’Ordine dei farmacisti di Chieti, di ritorno da Roma. «A mio parere il punto più importante del Convegno è stata la relazione del dottor Andrea Manfrin che ha illustrato i vantaggi che il progetto I-MUR potrebbe avere per le farmacie e per i farmacisti, oltre che per le casse del Sistema sanitario nazionale. E come segretario dell’Ordine di Chieti mi farò parte diligente per chiederne l’attuazione anche qui. Mi riprometto di metterne a parte anche molti altri colleghi, almeno quelli interessati a cercare nuove frontiere per la nostra professione». [...]
(primadinoi.it)

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Mandelli per il fascicolo sanitario elettronico

È partito il conto alla rovescia per il Fascicolo sanitario elettronico. L’ultimo step è stata la pubblicazione, il 31 marzo scorso, delle linee guida per la predisposizione dei progetti regionali. Ora le Regioni hanno tempo fino al 30 giugno 2014 per predisporre i loro piani in modo da realizzare l’archiviazione e la gestione informatica dei documenti sanitari dei cittadini. Che opportunità rappresenta per le farmacie la digitalizzazione della sanità? Lo abbiamo chiesto al presidente della Fofi Andrea Mandelli che conferma l’importanza del passaggio con particolare riferimento al dossier farmaceutico aggiornato a cura del farmacista. «Veder pubblicate le linee guida per la presentazione dei progetti regionali è confortante» sottolinea Mandelli. «La digitalizzazione della sanità, infatti, non è ulteriormente rinviabile se si vuole realizzare un reale contenimento della spesa sanitaria che non vada a detrimento dell’assistenza ma, anzi, contribuisca a migliorare significativamente la qualità delle prestazioni rese ai pazienti e anche la loro qualità della vita. Si potranno finalmente far muovere le informazioni e non le persone e questo è fondamentale soprattutto se si considera l’obiettivo di territorializzare la tutela della salute». Un’altra opportunità, spiega il presidente Fofi è rappresentata dalla possibilità di ridurre il rischio clinico e di evitare l’inutile duplicazione delle prestazioni. E su questo fronte è fondamentale il ruolo del dossier farmaceutico che lo stesso Mandelli ha promosso con un emendamento al decreto del Fare. «Basti pensare» spiega «alla possibilità di evitare prescrizioni inutili e di ridurre significativamente il rischio di interazioni farmacologiche, sempre presente quando i diversi attori della cura, medico di medicina generale, specialista territoriale, specialista ospedaliero e farmacista non hanno la certezza di quali farmaci siano stati prescritti – e assunti – dal paziente. Si verrebbe a sanare» continua Mandelli «una carenza che da sempre denunciano tutti gli studi scientifici dedicati alla terapia farmacologica sul territorio, sempre negativa ma particolarmente grave in un momento in cui aumentano la cronicità e la poliprescrizione, negli anziani ma non soltanto». Infine Mandelli si sofferma su un ultimo aspetto che rende il dossier farmaceutico prezioso: la possibilità di far decollare anche in Italia l’automedicazione responsabile.
«Un fatto» sottolinea «che può di per sé contribuire significativamente alla riduzione delle prestazioni improprie a carico del Servizio sanitario [...]». (farmacista33)

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In Umbria la ricetta dematerializzata


Anche in Umbria  scatterà, nei prossimi giorni, l’ora X per la partenza della la cosiddetta dematerializzazione della ricetta rossa del Sistema sanitario nazionale, che abbandonerà il campo, lasciando spazio a un semplice codice che il medico stamperà su carta semplice e consegnerà come promemoria. Al paziente  basterà presentarlo (in farmacia se si tratta di un farmaco e nella struttura sanitaria abilitata se si tratta di una prestazione specialistica) per ottenere quanto prescrittogli dal medico.
A renderlo noto è stata ieri la presidente della Regione Catiuscia Marini (nella foto)  che ha la delega alla Sanità. L’obiettivo - riferisce una nota dell’agenzia Ansa   - è di sostituire definitivamente entro la fine del 2015, tranne alcune eccezioni, la tradizionale ricetta rossa.
La sperimentazione ha avuto inizio già da fine 2013 presso alcune strutture specialistiche pubbliche. Tutto ciò - spiega la Regione - comporterà un notevole risparmio. Infatti, l’eliminazione della ricetta rossa del Sistema sanitario nazionale prodotta dall’Istituto poligrafico dello Stato, comporterà da subito una riduzione di spesa per la Regione Umbria di oltre 300 mila euro l’anno, destinati sinora alla stampa dei ricettari.
Per il cittadino non ci saranno comunque cambiamenti considerevoli: in pratica, invece di ricevere una ricetta rossa stampata con i dati di prescrizione, si vedrà consegnare dal medico un foglio di carta comune con alcuni codici a barre e alcuni dati in chiaro. Il patrimonio informativo derivante dalla messa a disposizione a livello regionale dei dati di prescrizione e di erogazione, consentirà inoltre alla Regione di avviare un’attività di monitoraggio dell’appropriatezza prescrittiva e anche della qualità delle prestazioni erogate.
In un futuro non molto lontano, il processo consentirà - viene spiegato ancora - la realizzazione di servizi on line per il cittadino e ad esempio, sarà possibile la prenotazione e il pagamento di prestazioni sanitarie senza necessità di recarsi di persona presso la struttura erogatrice, con conseguente riduzione di tempi e di costi. Le scelte della Regione Umbria inerenti la dematerializzazione della ricetta risalgono al 2012, quando per adempiere agli obblighi dettati dal Dpcm marzo 2008 che prevedeva anche la trasmissione telematica dei dati di prescrizione al ministero Economia e finanze, si è dato avvio alla realizzazione di un sistema regionale (Sar Umbria) quale base infrastrutturale del fascicolo sanitario elettronico (Fse), la cui istituzione è diventata ormai obbligo di legge per le Regioni.

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Mnlf ad Aifa sul delisting: costi in crescita per Ssn

«L’Agenzia italiana del farmaco, sotto la direzione del ministero della Salute deve regolare l’accesso ai farmaci e stabilire se un principio attivo ha o meno l’obbligo della ricetta, ma questo compito spesso e volentieri viene svolto dai produttori con elevati costi sia per il cittadino che per il Sistema sanitario nazionale». A denunciarlo è il Movimento nazionale dei liberi farmacisti (Mnlf) alla luce delle «diverse contraddizioni del sistema» messe in evidenza dal recente delisting operato dall’Aifa. «Uno dei casi più eclatanti» spiega il Movimento «è quello del pantoprazolo, un antiacido: se rimborsato dal Ssn ha l’obbligo della ricetta e un costo di 5-6 euro in meno di quello omologo che non ha l’obbligo di ricetta medica. Due farmaci, per esempio Pantecta 20 mg 14 compresse, con ricetta e Dosanloc 20 mg 14 compresse, senza ricetta, uno stesso principio attivo, lo stesso dosaggio e numero di compresse che se rimborsati possono essere venduti solo con la ricetta medica, mentre se sono farmaci d’automedicazione (Sop) possono essere venduti senza ricetta, ma con un costo quasi doppio». Secondo Mnlf ciò accade perché «un’assurda norma, probabilmente frutto di accordi, stabilisce che qualsiasi switch, passaggio del farmaco dal regime di dispensazione con obbligo di ricetta a senza ricetta medica, automaticamente fa perdere la rimborsabilità alla specialità medicinale». Ma non è l’unica «anomalia» segnalata: «Nel recente delisting la gentamicina solfato in crema (0,1% - 30g - antibiotico per uso dermatologico) è passata a farmaco senza obbligo di ricetta medica (Ciclozinil). Quello che la logica vorrebbe è che tutte le preparazioni con uguale dosaggio, concentrazione e quantità seguissero lo stesso destino. Invece no, la logica non alberga nella sanità italiana, tutte le altre specialità medicinali in tutto e per tutto uguali alla specialità senza ricetta possono essere vendute solo se prescritte dal medico». Ciò è dovuto al fatto che, prosegue la sigla di farmacisti, «non è l’Aifa a stabilire quale regime di dispensazione affidare in base alla concentrazione di quel principio attivo, ma l’azienda produttrice all’atto della registrazione e se quell’azienda non chiede di cambiarlo non ci sono santi che tengano: non si cambia». Terzo caso segnalato il fluidificante N-Acetilcisteina 600mg: «In alcune specialità con rigoroso obbligo di ricetta, se inserito in altri prodotti associati con altre sostanze naturali, addirittura registrato come integratore alimentare pur avendo sempre 600mg di N- Acetilcisteina».

Anomalie che, sostengono i Liberi farmacisti, «costano al cittadino, perché non c’è vera concorrenza nei prezzi, e al Ssn perché alcuni farmaci a basso costo potrebbero essere acquistati direttamente» mentre, «uno studio dello scorso anno condotto dall’Osservatorio farmaci del Cergas Bocconi, ha ipotizzato un risparmio per il Ssn di 774 milioni di euro in valore se venisse operata una seria politica di switch dei farmaci. Con questi presupposti il Mnlf e la Confederazione unitaria delle libere parafarmacie italiane chiedono al ministero della Salute e al Governo «di cancellare l’automatismo per cui quando un farmaco cambia regime di dispensazione viene automaticamente escluso dal rimborso del Ssn, di stabilire che sia l’Aifa e non le ditte produttrici a decidere se in base ad un dato principio attivo con una determinato dosaggio e forma farmaceutica, quel medicinale debba essere ceduto con o senza obbligo di prescrizione; di introdurre il principio per cui se una specialità commercializzata in Italia è senza ricetta anche tutte le altre con uguale composizione automaticamente lo siano e di guardare all’esperienza di altri Paesi Europei e ai regimi di dispensazione attuati nella maggioranza di essi». (farmacista33)
Secondo il Movimento, «un maggiore esercizio del potere regolatore dell’Aifa permetterebbe alla stessa d’indicare ai farmacisti delle vere e proprie linee guida su ogni principio attivo contribuendo così ad una maggiore tutela della salute pubblica anche nell’automedicazione».

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Canada: un terzo dei pazienti non segue le prescrizioni

Un terzo dei pazienti che riceve delle prescrizioni di farmaci dal proprio medico di base poi non le segue. Lo afferma uno studio della canadese McGill university pubblicato dagli Annals of Internal Medicine.
La mancata aderenza maggiore si è riscontrata per i farmaci più costosi e per le terapie di condizioni croniche come l’ischemia cardiaca e la depressione, mentre i più rispettosi alle indicazioni della prescrizione  sono risultati i pazienti che si facevano prescrivere antibiotici.
‘’Ospedalizzazioni recenti e presenza di diverse patologie nello stesso momento sono altri fattori che mettono a rischio l’aderenza alla terapia prescritta, mentre i pazienti che hanno più visite dal medico hanno anche una aderenza maggiore. Questo suggerisce che un follow up accurato da parte dei medici possa diminuire il problema.”
(Ordine Farmacisti Roma)

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