Il Tavolo riparte con duri attacchi alle farmacie pubblicheLa ripresa dei lavori del Tavolo voluto dal Governo per la riforma del sistema farmaceutico italiano ha ripreso con due attacchi durissimi alle farmacie. L’incontro del gruppo di lavoro sui farmaci equivalenti, lo scorso 15 settembre a Roma, si è aperto con la risposta del Governo alla lettera della Regione Toscana la quale, come noto, denuncia il fatto che, a suo dire, la scontistica applicata dai produttori di equivalenti produce guadagni indebiti per le farmacie.
A tale posizione il Ministero del Welfare ha proposto uno schema di articolato a dir poco sconcertante. Presento di seguito i punti salienti che ci riguardano più direttamente. Si propone una riduzione del 20% del prezzo dei medicinali non coperti da brevetto collocati nella classe A. Da tale provvedimento sono esclusi i medicinali che avevano originariamente goduto della tutela brevettuale.
Qualora venga accertato che nella fornitura di farmaci sono state derogate dai contraenti le quote di spettanza sul prezzo di vendita al pubblico dei medicinali di classe A, anche mediante cessione all’acquirente di quantitativi gratuiti di farmaci o di altra utilità economica, l’Aifa ridetermina il prezzo del medicinale oggetto della transazione, diminuendo il prezzo in vigore di un ammontare pari al 50% dello sconto o del vantaggio economico illecitamente concesso dal venditore. L’acquirente è tenuto a versare al SSR una somma pari al doppio dello sconto o del vantaggio economico illecitamente conseguito. Le Regioni, al fine di promuovere la diffusione del farmaco generico, possono destinare alle farmacie, sulla base di progetti condivisi con le associazioni sindacali di categoria, una quota, non superiore al 2%, del fatturato regionale dei farmaci generici erogati in regime di Servizio Sanitario Nazionale.
Se tutto ciò passasse, secondo calcoli effettuati da Assofarm, ogni farmacia perderebbe ben 39.000 euro di marginalità sul stime di fatturato per il 2009. Di tali provvedimenti risentirebbero anche gli altri soggetti della filiera, a tutto vantaggio delle tasche dello Stato e delle Regioni, ma il peso di gran lunga maggiore lo sosterrebbero le farmacie.
Un dato, quest’ultimo, in pesante controtendenza con ogni dibattito sull’affermazione della farmacia italiana come presidio sanitario di prossimità del Sistema Sanitario Nazionale.
Ed è appunto sul ruolo delle farmacia all’interno del siste- ma-salute italiano, e in particolare della farmacia pubblica italiana, che si inserisce il secondo argomento assai critico emerso dal Tavolo del settembre scorso. In una lettera inviata al dottor Ruocco del Ministero del Welfare, Federfarma ha invitato il governo a cancellare il diritto di prelazione dei sindaci con la motivazione che i comuni ormai aprono farmacie con il solo intento di rimpinguare le casse municipali e non di assolvere ad un vero e particolare servizio sanitario locale.
Prima ancora di addentrarmi in commenti a tale dichiarazione, rimando alla lista dei servizi attuali e di prossima attuazione che Assofarm ha presentato all’incontro del 15 settembre e che riportiamo in tabella di seguito. Anche se la proposta di Federfarma assume formalmente un carattere temporaneo, limitata cioè a quei concorsi già banditi per i quali non sono ancora state assegnate farmacie, e con scopi ufficialmente condivisibili (dare maggiore spazio a giovani farmacisti), è evidente che si tratta di un tentativo di freno strutturale all’ottimo lavoro fin qui compiuto dalla farmacia pubblica italiana. La motivazione offerta dai titolari privati di farmacia è tanto inaccettabile, quanto poggiante su basi inesistenti.
Se i comuni aprono nuove farmacie solo per guadagnare denaro, Federfarma dovrà spiegare perché molte amministrazioni pubbliche locali si impegnano in operazioni di “mercato” dove non c’è mercato: aree scarsamente popolate, dove i cittadini impiegano molto tempo per raggiungere la farmacia più vicina e ancor di più per arrivare all’ospedale. Molte farmacie pubbliche di prossima apertura vanno a coprire spazi che i farmacisti privati giudicano non interessanti per il loro portafoglio… Stupisce poi che il diritto di prelazione non venga valutato come una norma pienamente federalista, coerente quindi con il processo di riforma istituzionale che da tempo sta vivendo il nostro paese. Il diritto di prelazione valorizza il protagonismo sociale dell’Ente Pubblico, ponendolo di fronte non solo alle sue responsabilità di servizio sanitario territoriale, ma anche ad obiettivi di buon governo aziendale ed efficacia operativa del proprio agire.
Infine, la mossa di Federfarma appare particolarmente scorretta anche dal punto di vista del metodo. Al Tavolo non siedono i comuni, ma le farmacie comunali. I farmacisti privati stanno quindi attaccando una controparte che non gli sta di fronte. Controparte che peraltro è soggetto di rilevanza costituzionale.
Il lavori del Tavolo sono dunque iniziati malissimo. Al di là dei proclami che dichiarano la farmacia un elemento strategico del nuovo assetto sanitario nazionale, la farmacia stessa è vista come una sorta di terreno economicamente molto fertile in cui tutti, dallo Stato ai privati, cercano di piantare il proprio orticello.
Assofarm non ha mai negato le potenzialità economiche della farmacia. Ma tenere conto di ciò non significa sminuire il valore sociale della farmacia pubblica: al contrario una farmacia comunale, capace peraltro di puntare con decisione sulla somministrazione dei farmaci equivalenti, è in grado di offrire ai cittadini un servizio sanitario importante e alle amministrazioni stesse una palestra di efficienza gestionale e di impegno nel mondo del privato-sociale.
Francesco SchitoVice-Presidente Assofarm
Seminario sulla Responsabilità Penale delle SocietàIl 9 ottobre prossimo a Bologna Assofarm organizzerà un seminario su “D.Lgs. 231/2001 Responsabilità Penale-Amministrativa delle Società e degli Enti”.
Si tratta, come già ampiamente trattato in precedenti edizioni di “Notizie da Assofarm”, di un tema particolarmente importante. Il meccanismo introdotto dalla normativa prevede infatti che, qualora un dipendente o un collaboratore della Società commetta un reato nell’interesse o a vantaggio dell’organizzazione, alla responsabilità personale del soggetto si aggiunge una responsabilità a carico dell’impresa. La società, per evitare che dalla condotta del reo venga irrogata anche una condanna in capo alla stessa, deve schermarsi mediante l’adozione di un Modello Organizzativo idoneo che predisponga quelle procedure che solo fraudolentemente possono essere violate.
Il Seminario accoglierà interventi dell’avv. Francesco Vinci dello Studio Legale Associato Vinci, e della dottoressa Marina Ligabue, consulente aziendale del medesimo studio, che tratterà della Pratica e Modalità nella redazione del Modello Organizzativo.
dalla Federazione
I risultati del secondo sondaggio AIFAPresentati i risultati della seconda indagine condotta da Assofarm per conto di Aifa sulla conoscenza, da parte della popolazione generale, dei medicinali equivalenti e sui comportamenti relativi ad un corretto uso dei farmaci.
L’indagine è stata condotta nel mese di febbraio 2008, dopo il completamento della campagna informativa promossa dall’Agenzia Italiana del Farmaco e realizzata, con interventi di varia natura (opuscoli, locandine, microconvegni , numero verde, ecc.), da diverse associazioni professionali e di consumatori (SIMG, FIMG, Federfarma, Federanziani , Altroconsumo, Movimento Consumatori, Federconsumatori, Codacons, Cittadinanza attiva.
Al progetto hanno preso parte le farmacie comunali di Adelfia (Ba), Aosta, Ferrara, Grado (Go), Marignana (TV), Perugina, Polistena (RC), Sarre (AO), Scicli (RG), Torino, Triggiano (Ba), Venezia, che nel complesso hanno effettuato 652 interviste ai propri utenti.
I dati generali dell’indagine non dimostrano un miglioramento della conoscenza della definizione di “farmaco equivalente” dopo l’effettuazione della campagna informativa. La replicazione dell’indagine conferma comunque l’elevato grado di conoscenza presente nella popolazione circa la natura dei farmaci equivalenti e la loro importanza per ridurre la spesa farmaceutica. Le donne sembrano essere più informate degli uomini, mentre non ci sono differenze particolarmente significative nei diversi gruppi di età.
E’ rimasta sostanzialmente stabile la quota di persone che diffidano dell’efficacia dei farmaci generici, stimabile in circa il 20-25% della popolazione. Neppure questo dato è stato modificato dalla campagna informativa.
Non ci sono differenze significative fra maschi e femmine mentre la percentuale di coloro che affermano la minore efficace dei medicinali equivalenti cresce sensibilmente passando dalle persone più giovani (15,7% nel gruppo di età minore di 40 anni) a l 33,3% nelle persone con più di 65 anni. I dati della rilevazione 2008 confermano pertanto quelli precedentemente osservati, in cui esisteva lo stesso rapporto 1:2 (14% vs 31%).
Anche la domanda sulla “sicurezza” dei farmaci equivalenti, complementare alla precedente, mostra un andamento simile delle risposte. Il dato sulla fiducia del farmaco equivalente perché “sottoposto agli stessi controlli” non migliora nella seconda rilevazione, ma perde qualche punto percentuale. Il 71,4% (110/154) di coloro che dubitano dell’efficacia, temono anche per la sicurezza del farmaco equivalente. Mentre non ci sono differenze significative per il sesso degli intervistati, ancora una volta sono gli anziani a non sentirsi “tranquilli” con il farmaco equivalente: 1/3 di loro risponde che “è meno sicuro” dei farmaci originali, riflettendo così il maggior senso di “fragilità” dell’anziano nei confronti della malattia/terapia.
La conoscenza dei benefici economici dell’impiego dei farmaci equivalenti è un dato acquisito nella maggior parte della popolazione. Resta una piccola sacca di disinformazione che cresce progressivamente passando dal gruppo di persone più giovani a quelle più anziane. Delle 73 persone che ritengono che il farmaco equivalente “ha una scadenza più lunga” 15 (20,5%) rispondono, alla domanda n. 8, di “conservare tutte le medicine, anche quelle avanzatela precedenti terapie”; delle 565 persone che non individuano nella scadenza più lunga il beneficio del farmaco equivalente, 53 (il 9,3%) risponde allo stesso modo alla domanda 8. Sembra quindi che alcune persone mettano in pratica questa idea di vantaggio economico, mostrando una magior propensione alla conservazione del farmaco per poterne sfruttare la maggiore validità nel tempo.
La maggioranza delle persone dichiara di ricevere informazioni dettagliate dal proprio medico, ma un quinto circa segnala l’esistenza di un problema comunicativo e relazionale. La formulazione della seconda risposta mette l’accento sia sulla inadeguatezza delle informazioni ricevute , dipendenti soprattutto dal medico (“non sempre è tutto chiaro”), sia sul comportamento di mancato feed-back del paziente (“mi vergogno a chiedere”). L’analisi delle risposte sembra mettere in evidenza una prevalenza, tra chi non è soddisfatto delle informazioni ricevute, soprattutto tra le persone di sesso maschile e giovani (33,3%) seguite da quelle sempre di sesso maschile e anziane (30,6%). Forse nel primo caso prevale l’atteggiamento critico rispetto a ciò che il medico non ha detto in modo chiaro, mentre nel secondo caso potrebbe prevalere il “senso di vergogna” nel chiedere chiarimenti, segno di una maggiore debolezza dell’anziano nella relazione con il medico.
L’indagine condotta nel 2008 evidenzia un incremento della quota di persone che ritengono che i farmaci siano indispensabili per risolvere qualunque disturbo: un dato certamente preoccupante se lo si confronta con il messaggio della campagna che raccomandava i “farmaci? Solo se necessario”.
Sono soprattutto gli uomini e le giovani donne coloro che si affidano maggiormente ai farmaci per risolvere qualunque disturbo, mentre più sagge sembrano essere le donne di età superiore ai 40 anni. Nell’ indagine precedente solo il 9% delle persone al di sotto dei 40 anni riteneva i farmaci indispensabili , mentre nella presente indagine è stato ben il 24,2% la quota di giovani che hanno risposto in questo modo. L’indagine sembra mettere in evidenza anche un peggioramento della correttezza dei comportamenti rispetto alla precedente rilevazione.
Si conferma invece il dato, già emerso nella precedente indagine, che le persone giovani comunicano meno frequentemente al proprio medico la prescrizione di altre medicine da parte di uno specialista (53,4% nel gruppo con meno di 40 anni; circa il 65% nei gruppi di età superiore). Emerge dunque una maggiore attenzione degli anziani rispetto alla sicurezza della propria terapia, ottenuta anche informando il proprio medico di base degli interventi ricevuti dagli specialisti. Delle 151 persone che lamentano un rapporto comunicativo non efficace con il proprio medico, 53 (35%) affermano di comunicare invece a loro volta al proprio medico di base i farmaci prescritti da specialisti, mentre ben 98 (65%) non rispetta questa norma di “buona comunicazione”: un dato che mette in evidenza una insoddisfazione a senso unico, alla quale il paziente non cerca di porre rimedio.
Resta immutata la netta distinzione in due gruppi di eguale peso tra chi conserva tutte le medicine e chi invece conserva solo le medicine che sta prendendo, comportamento già evidenziato, negli stessi termini, dalla precedente indagine. Questo comportamento è presentato in modo abbastanza omogeneo dai vari gruppi di pazienti, sia nelle analisi per fasce di età che per sesso. La domanda in realtà non specificava la natura delle medicine avanzate dai precedenti trattamenti, vale a dire se si trattava di medicinali prescritti o di automedicazione. E’ abbastanza logico attendersi che chi utilizza medicinali per l’autocura conservi poi questi per trattare piccoli, ma spesso ricorrenti, disturbi. In questo senso, il risultato dell’indagine rispecchia l’ambiguità della domanda.
In conclusione, l’indagine condotta dopo la campagna informativa ha sostanzialmente confermato i risultati dell’indagine precedente alla campagna stessa, circa il grado di conoscenza dei medicinali equivalenti da parte della popolazione e i comportamenti generali nei confronti dei medicinali. La campagna non sembra aver migliorato il grado di conoscenza, che era comunque già molto elevato, né modificato sostanzialmente i comportamenti generali, che sembrano comunque improntati da una elevata attenzione ai temi della sicurezza d’uso dei farmaci e al loro utilizzo appropriato.
Gli sforzi per educare la popolazione al corretto impiego dei medicinali, sia per ridurre i margini di rischio che sempre è insito nel loro utilizzo, sia per ottimizzare l’impiego delle risorse economiche disponibili (per lo Stato e per il cittadino), devono comunque continuare seguendo probabilmente altre strategie di intervento. Una informazione mirata a particolari categorie di pazienti, individuate fra quelle nelle quali il ricorso a terapie farmacologiche può risultare più spesso improprio, potrebbe essere una alternativa a campagne indifferenziate rivolte alla popolazione generale.
dalla Federazione
DVD AssofarmLa Federazione ha raccolto gli atti dei seguenti convegni:
1) Seminario che si è tenuto a Bologna e a Roma il 21 febbraio e il 17 marzo 2008 su “Il nuovo sistema di determinazione dei prezzi dei farmaci OTC” organizzato da A.S.SO.FARM. N.B. Di detto Seminario di Studio è a disposizione un dvd riguardante l’intervento del Prof. Roberto Giampietri, Docente di aspetti di Economia e Marketing dei Medicinali della Facoltà di Farmacia di Milano, che le Aziende interessate possono richiedere alla scrivente.
2) Convegno che si è tenuto a Verona il 24 Maggio 2008 su “Farmaco quale prospettiva per il futuro: prodotto di largo consumo o risorsa chiave per la salute del cittadino” organizzato dall’Ordine dei Farmacisti della provincia di Verona.
3) Convegno che si è tenuto a Roma il 26 Giugno 2008 su “Farmaci Innovativi - Qualità Efficacia Appropriatezza - Garanzia dell’università delle cure sul territorio nazionale” organizzato dall’Associazione “Giuseppe Dossetti”.
Le Aziende interessate a ricevere i suddetti atti possono farne richiesta alla scrivente Federazione.
Verona, nuova farmacia comunale a “misura di mamma”Inaugurazione ufficiale della nuova sede della Farmacia Comunale Golosine il 26 Luglio scorso, alla presenza del Sindaco Flavio Tosi, del Presidente dell’AGEC Giuseppe Venturini e di altre autorità cittadine. La farmacia si trova in posizione centrale dispone di un’area vendita di 80 metri quadrati, locali per magazzino, laboratorio galenico e servizi vari per altri 200 metri quadri.
La farmacia è dotata di una stanza riservata alle mamme, dove possono allattare e cambiare i loro piccoli.
E’ infatti nell’ottica che prevede l’introduzione di nuovi servizi, collegati al servizio farmaceutico, che l’AGEC, che gestisce le tredici farmacie Comunali di Verona, ha aderito all’iniziativa “farmacia amica dell’allattamento materno”, promossa dall’associazione “il melograno centro maternita’ e nascita”.
Punto focale dell’iniziativa sarà la formazione di tutto il personale che opera all’interno delle farmacie, tramite un corso di formazione di 15 ore , appositamente studiato sul modello dell’Oms e di Unicef che prenderà avvio il prossimo Ottobre.
“Fra poco saremo pronti ad accogliere- mamme e bambini,dice Antonio Ragno direttore della farmacia Comunale Golosine, dando loro assistenza e consigli, mettendo a disposizione un’ apposito locale, a sostegno delle buone abitudini nutrizionali,inoltre potremo fornire una serie di prodotti per bambini, come ad esempio tutine con particolari caratteristiche di tessuto per neonati”.
Secondo Il Melograno, per essere “Amica dell’Allattamento Materno”, ogni Farmacia deve:
1. Avere un protocollo scritto sull’alimentazione dei lattanti e dei bambini in linea con le linee di indirizzo del Ministero della salute e con il Codice Internazionale
2. Formare tutto il personale all’applicazione del protocollo scritto di cui sopra
3. Informare tutte le donne sui benefici del latte materno e sugli svantaggi dell’alimentazione artificiale
4. Sostenere e incoraggiare le madri per iniziare e mantenere l’allattamento materno
5. Allestire uno spazio per accogliere le madri con i loro bambini
6. Promuovere l’immagine della madre che allatta al seno ed evitare di promuovere quella della madre che usa il biberon
7. Consegnare, all’atto della vendita alle madri i sostituti del latte materno solo su loro specifica richiesta (Nota: per sostituti del latte materno il Codice Internazionale intende: tutti i latti in polvere e liquidi, di partenza, proseguimento, crescita, speciali, ect.; tutti gli alimenti e le bevande per l’alimentazione complementare, quando commercializzati o comunque rappresentati come idonei, con o senza modifiche, a sostituire parzialmente o totalmente il latte materno; biberon e tettarelle)
8. Acquistare i sostituti del latte materno senza aderire a campagne di sconto e rifiutare qualunque gadget promozionale da consegnare alle mamme
9. Promuovere ed attivare nella comunità iniziative e progetti in rete con altri attori sociali che tutelano l’allattamento materno
dalle Associate
Accordo Regionale in LiguriaDopo oltre due mesi di trattative è stato finalmente siglato l’accordo regionale per lo sviluppo dell’integrazione delle farmacie pubbliche e private convenzionate con il SSR ligure, che va a sostituire il precedente accordo sulla distribuzione in nome e per conto, scaduto nello scorso agosto. L’accordo sarà valido fino alla fine del 2010 e prevede un rimborso per oneri di distruzione, comprensivo della quota relativa ai grossisti, nella misura di 6,00 euro a confezione, al netto dell’iva.
Secondo il rappresentante regionale di Assofarm Ernesto Trazzi “è importante il fatto che la Regione abbia riconosciuto alle farmacie il ruolo di presidio sanitario polifunzionale, con possibilità di svolgere anche attività nella prenotazione dei servizi sanitari, nella farmacovigilanza, nell’effettuazione di screenings per la prevenzione di patologie socialmente significative, e altro ancora, e che tali servizi vengano remunerati alle farmacie”.
Inoltre nell’ambito di un progetto di prenotazioni CUP WEB la regione riconoscerà 500 euro a farmacia per l’avvio del sistema e verserà 2,5 euro per ogni singola prenotazione con riscossione del ticket, e cifre inferiori le sole prenotazione e per le disdette.
Gasparri e Tomassini stracciano la lenzuolata BersaniLe caste, si sa, sono difficili a morire. Con quella delle farmacie ci aveva provato Pier Luigi Bersani, nella precedente legislatura. Con il decreto sulle liberalizzazioni aveva dato il via alla vendita di farmaci da banco senza obbligo di ricetta nei supermercati e nelle parafarmacie, con la presenza di un farmacista. Dunque, una colpo per i titolari di farmacie. Il mercato dei farmaci da banco senza l’obbligo di ricetta, infatti, è stato, per il 2006, di 2,09 miliardi di euro. Ma la politica fa e disfà. Basta cambiare legislatura. Ed ecco pronto un disegno di legge. È il numero 863, dal titolo «Disposizioni normative in materie di medicinali ad uso umano e di riordino dell’esercizio farmaceutico», di iniziativa dei senatori Maurizio Gasparri e Antonio Tomassini che, di fatto, restituisce la loro originale collocazione ai titolari di farmacia. E sì, perché dei benefici in arrivo non godranno quei farmacisti che non hanno parenti titolari di farmacia. Per loro, come dire, «figli di un dio minore», poter aprire una farmacia rimane un miraggio. E adesso, se il provvedimento dei senatori di maggioranza dovesse essere approvato, i titolari di farmacia potranno fare sogni tranquilli. Perché, secondo i senatori del Pdl, l’efficienza del servizio deve essere prioritario rispetto alla competitività commerciali.
Ed ecco l’articolo uno che ha fatto infuriare soprattutto i farmacisti che, dopo il decreto Bersani, hanno deciso di investire denari e tempo nelle parafarmacie: «La distribuzione delle specialità medicinali sul territorio è riservata in esclusiva alle farmacie aperte al pubblico, fatte salve le specialità previste dal comma cinque». E, come in tutte le proposte legislative, bisogna leggere attentamente commi e cavilli per capire: solo i farmaci non soggetti a prescrizione medica che «per dose unitaria, per numero di unità posologiche contenute nella singola confezione e per tipo di forma farmaceutica possono essere vendute anche al di fuori delle farmacie e», soprattutto, «senza obbligo della presenza del farmacista». Con una «concessione » per il farmacista al di fuori della farmacia, quella di poter chiamare la propria attività parafarmacia. Più fortunati, invece, i figli o parenti di titolari di farmacia: la concessione, infatti, è trasferibile per atto tra vivi, per donazione e successione. E ancora «nel caso di morte del titolare, qualora gli eredi non possiedano i requisiti di legge per l’esercizio della farmacia, gli eredi possono continuare la gestione nominando un direttore responsabile per non più di tre anni; periodo che può essere aumentato fino a cinque anni se uno degli eredi è iscritto alla facoltà di farmacia». E, come se non bastasse, l’articolo tre del ddl prevede che nelle località prive di esercizio farmaceutico, con popolazione inferire ai 1200 abitanti, si può istituire un presidio farmaceutico che viene affidato in gestione alla farmacia più vicina, a patto che abbia alle proprie dipendenze «un altro farmacista idoneo alla titolarità». Requisito non richiestio per le località turistiche stagionali, in cui possono essere aperte farmacie succursali, gestite dal titolare della farmacia più vicina, ma per non più di quattro mesi l’anno.
E l’articolo venti prevede, entro tre mesi l’entrata in vigore della legge, l’indizione di un concorso straordinario per soli titoli e si specifica che «I titolari e i direttori delle parafarmacie godranno, limitatamente a questo concorso straordinario, di un punteggio maggiorato di un numero di punti pari a quello corrispondente a due anni di attività professionale in qualità di direttore di farmacia aperta al pubblico». E su questo punto che viene da pensare che anche i due senatori si siano chiesti che fine faranno i farmacisti senza farmacia. Per i concorsi ordinari, infine, nella valutazione dei candidati l’anzianità di servizio varrà per almeno il 50 per cento dei punteggi disponibili. (fonte Italia Oggi)
Rassegna Stampa
Raccolta firme: parafarmacie contro ddl Gasparri-TomassiniRaccogliere un milione di firme contro il disegno di legge ‘targato’ Pdl sul riordino del servizio farmaceutico. Questo l’obiettivo dell’Associazione nazionale delle parafarmacie italiane (Anpi), intenzionata a dare battaglia al Ddl che, fra le principali misure, punta a consentire la vendita dei farmaci da banco Otc fuori farmacia, ma senza la presenza obbligatoria di un farmacista. Il Ddl, approdato in Senato a inizio luglio e che porta la firma del capogruppo Pdl a Palazzo Madama, Maurizio Gasparri, e del presidente della Commissione Sanita’ del Senato, Antonio Tomassini, rappresenta - secondo l’Anpi - una ‘controriforma’ che “rischia di tagliare le gambe a oltre duemila parafarmacie mettendo in difficolta’ circa cinquemila famiglie”. La raccolta di firme, che i parafarmacisti contano di fare oltre che fra colleghi, soprattutto fra i propri clienti, vuole essere “un biglietto da visita da presentare ai politici nei prossimi incontri - riferiscono dall’Anpi - gia’ in agenda a fine settembre”. Anche se, al momento, non si conosce ancora il calendario per l’esame del Ddl, assegnato alla Commissione Sanita’ del Senato. (segue)
(Fonte: Adnkronos/Adnkronos Salute)
Boicotta il carovita, la campagna di Altroconsumo per risparmiareIl carovita è in primo piano anche per quanto riguarda la salute: secondo un’inchiesta di Altroconsumo realizzata in nove città (Bari, Brescia, Bologna, Firenze, Milano, Napoli, Padova, Roma e Torino) su 102 punti vendita tra farmacie, corner ipermercati e parafarmacie dal confronto tra i prezzi dei 60 farmaci senza obbligo di ricetta più venduti sul mercato con quelli massimi indicati in confezione a fine dicembre 2007 è emerso che le liberalizzazioni stagnano, invece che decollare. I farmaci senza obbligo di ricetta: nonostante la liberalizzazione del prezzo di vendita e del luogo dove acquistarli (anche nelle parafarmacie e nei corner degli ipermercati), completata a partire dal 1 gennaio di quest’anno, le farmacie hanno prezzi inferiori di un misero 3,7%, rispetto a quelli massimi indicati in confezione al 31 dicembre 2007. Un risultato da poco se confrontato con le differenze nei nuovi canali di distribuzione: bene le parafarmacie con un -11,4% e ancor meglio gli ipermercati con -20,9%.
E’ quanto emerge dall’inchiesta che Ciascun farmacista fa il suo prezzo, più o meno alto a seconda di quanto sente sul collo il fiato della concorrenza. Un soffio flebile, a giudicare dai risultati. Comunque conviene sempre visitare più farmacie. Altroconsumo ha registrato differenze di prezzo su singoli farmaci che arrivano anche al 50%. In media comprare nella grande distribuzione fa risparmiare il 17,7% rispetto alla farmacia, e l’8,1% rispetto alla parafarmacia. Purtroppo gli ipermercati che hanno un corner salute sono ancora pochi e concentrati nelle regioni del Nord. Probabile freno alla loro diffusione, in termini di costi complessivi: l’esigenza di avere un farmacista in loco, esigenza che per Altroconsumo è irrinunciabile, data la delicatezza dei prodotti venduti.
La classifica per convenienza degli 11 ipermercati visitati da Altroconsumo, con risparmi dal 29 al 14% è disponibile su www.altroconsumo.it/carovita. Boicotta il carovita è la campagna di Altroconsumo per far compiere le scelte più convenienti, grazie a una mappa ragionata nei diversi settori di mercato, con consigli concreti e indirizzi sulle principali voci di spesa che incidono sui portafogli. I farmaci da banco sono solo il primo dei tasselli da qui al prossimo autunno.