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Notizie n. 23

 
Niente furbizie sul farmacista nei corner della salute

Si sbaglia chi, nel mondo delle farmacie private, crede che togliendo il farmacista dai corner della salute si eviterà il rischio dell’uscita dei farmaci etici dalla farmacia. Immaginiamo che alla base di tale posizione stia l’idea che scegliendo questo male minore ci si garantirà il privilegio esclusivo della vendita dei farmaci con obbligo di ricetta, per i quali è semplicemente impensabile l’assenza di un professionista in fase di dispensazione. Si baratta insomma una garanzia di sicurezza sanitaria con la difesa della principale fonte di entrate per le farmacie.
Chi fa propria tale strategia evidentemente pensa che la Grande Distribuzione preferirisce risparmiare qualche denaro sul costo del personale, rinunciando per sempre ad entrare nel settore maggiormente redditizio della distribuzione farmaceutica. Le recenti posizioni di Federfarma mutano un quadro che è andato via via consolidandosi da almeno tredici anni a questa parte. La fuoriuscita dei farmaci di fascia A dal canale farmaceutico non è infatti una trovata di Bersani e del suo famoso decreto, ma risale al 1995, quando la Commissione Onofri avanzò per la prima volta l’ipotesi di poter vendere gli OTC anche in canali alternativi, senza la presenza di un farmacista.
Da allora, farmacie private e pubbliche si sono sempre opposte strenuamente ad un’idea considerata pericolosa per la salute pubblica. Se la figura del farmacista è spesso sminuita a quella di semplice commesso, si è sempre detto tutti insieme, la soluzione non sta nel sostituirlo con un commesso vero, ma nel ridare slancio al suo ruolo attraverso contenuti e funzioni che gli sono proprie ed esclusive. È questa una posizione certamente politica, che però ha basi etiche. Anche se dispensabili senza obbligo di ricetta, i farmaci di fascia A sono farmaci, e devono essere distribuiti all’utenza sotto l’occhio professionalmente preparato del farmacista. Negare questo significa aprire una pericolosa crepa nella logica e nella cultura sanitaria del nostro paese.
La coerenza è una virtù non solo personale, ma anche politica. Assofarm mantiene inalterate le proprie idee da quel lontano 1995.
Cambiare le proprie idee è certamente lecito, e in taluni casi è addirittura benefico per la propria credibilità. A patto però che ciò non avvenga a seguito di puri calcoli di portafoglio. Coerenza e credibilità sono le armi con le quali le farmacie giocheranno la propria battaglia politica dei prossimi anni. Così come le nostre controparti.
Il nostro timore è che se passerà la proposta di Sacconi, sostenuta dalle farmacie private, si offrira un assist di credibilità proprio a quei nomi della Grande Distribuzione che più hanno creduto nel farmaco.
Cosa accadrà se Coop, di fronte alla possibilità di sostituire uno stipendio da farmacista con un semplice contratto del settore commerciale, sceglierà di mantenere il primo?
La risposta è che aumentarà in credibilità: questa azienda, si dirà, è disponibile ad investire per fornire un servizio sanitario di alto profilo, in tutto e per tutto simile alle farmacie. È pertanto titolata sul campo, si dirà ancora, a poter distribuire anche i farmaci con ricetta. Uno sbaglio tattico, insomma, a cui segue anche un errore etico. I “liberisti” degli OTC sostengono l’aumento dei punti di vendita e l’assenza del prezzo imposto favoriranno il calo del prezzo di vendita, con beneficio per le tasche degli utenti.
Cosa accadrà se Coop, di fronte alla possibilità di sostituire uno stipendio da farmacista con un semplice contratto del settore commerciale, sceglierà di mantenere il primo?
La risposta è che aumentarà in credibilità: questa azienda, si dirà, è disponibile ad investire per fornire un servizio sanitario di alto profilo, in tutto e per tutto simile alle farmacie. È pertanto titolata sul campo, si dirà ancora, a poter distribuire anche i farmaci con ricetta. Uno sbaglio tattico, insomma, a cui segue anche un errore etico. I “liberisti” degli OTC sostengono l’aumento dei punti di vendita e l’assenza del prezzo imposto favoriranno il calo del prezzo di vendita, con beneficio per le tasche degli utenti.
Cosa accadrà se Coop, di fronte alla possibilità di sostituire uno stipendio da farmacista con un semplice contratto del settore commerciale, sceglierà di mantenere il primo? La risposta è che aumentarà in credibilità: questa azienda, si dirà, è disponibile ad investire per fornire un servizio sanitario di alto profilo, in tutto e per tutto simile alle farmacie. È pertanto titolata sul campo, si dirà ancora, a poter distribuire anche i farmaci con ricetta. Uno sbaglio tattico, insomma, a cui segue anche un errore etico. I “liberisti” degli OTC sostengono l’aumento dei punti di vendita e l’assenza del prezzo imposto favoriranno il calo del prezzo di vendita, con beneficio per le tasche degli utenti.
Eliminare il farmacista dai corner della saluta è insomma un errore tattico per chi spera di evitare alla farmacia la perdita dell’esclusività dei farmaci con ricetta, ed è un errore etico nei confronti della salute del cittadino.
Entrambi gli errori confluiscono in quella che deve essere la visione strategica sul futuro della farmacia in Italia: una prospettiva difensiva basata sull’arroccamento in storici privilegi, oppure offensiva, che ne rilancia immagine e funzioni verso nuovi servizi e rinnovata qualità?
Assofarm ha già scelto la seconda: più servizi all’utenza attraverso nuove interpretazioni del proprio ruolo di prossimità al cittadino, inserimento in un mercato competitivo puntando sul valore aggiunto che solo l’atto farmaceutico (in un ambiente farmaceutico) può offrire. Tutto questo significa non solo più servizi, ma un rinnovato protagonismo del farmacista nell’atto della dispensazione del farmaco: un ampliamento del ruolo della farmacia ben oltre la semplice distribuzione del farmaco, fino ad arrivare ad essere “il luogo della Salute” così come essa è modernamente intesa.
Altri, evidentemente, hanno scelto prospettive difensive.

Venanzio Gizzi
Presidente Assofarm

 
Farmacie comunali di Roma: Gizzi scrive al sindaco Alemanno

Roma, 3 giugno 2008

Gentile Signor Sindaco,
a nome del sistema delle Farmacie Comunali che mi onoro di presiedere, rinnovo i migliori auguri di buon lavoro alla guida dell’Amministratore Comunale di Roma ed interpreto la volontà di tutti i componenti degli organi dirigenti di A.S.SO.FARM., recentemente eletti per un nuovo mandato, in particolare del collega e Coordinatore delle Farmacie Comunali della Regione Lazio Dr. Maurizio Pica, affinché si possano riprendere i rapporti con l’Amministrazione da Lei presieduta e quindi con l’Azienda Farmacap che rimane tutt’ora l’unica realtà non associata alla Federazione Nazionale.
Sicuro della Sua sensibilità, confido in un cenno di riscontro che possa indicare la data per un incontro, rimaniamo a disposizione per ogni approfondimento utile in particolare tramite il nostro Coordinatore Regionale Dr.Pica.

Cordiali saluti.
Dr. Arch. Venanzio Gizzi

 
Le farmacie comunali tra pubblico servizio e principio di libera concorrenza

Considerazioni sopra un recente parere della Corte dei Conti – Sezione Regionale di Controllo per la Puglia di Alceste Santuari
Professore incaricato di Diritto degli Enti Non Profit nell’Università degli studi di Trento
Presidente AMR – Azienda Multiservizi Rovereto (TN)

1. Introduzione
Una ulteriore conferma della componente sanitaria (rectius: tutela della salute) riconosciuta al servizio farmaceutico si riscontra nella recente deliberazione della Corte dei Conti – Regione Puglia, oggetto delle note che seguono. Nel caso di specie, i magistrati contabili pugliesi sono intervenuti, su richiesta del Sindaco di Bitonto (Bari), a chiarire l’interpretazione ed applicazione dell’art. 3, commi 27-32, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, recante “Legge finanziaria per l’esercizio 2008”, nella parte concernente il rapporto tra enti locali e le società partecipate dagli stessi. Come è noto la legge in argomento, allo scopo di tutelare la concorrenza e il mercato, ha sancito il divieto in capo alle pubbliche amministrazioni di costituire società aventi per oggetto la produzione di beni e servizi che non siano strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali. Il divieto in parola riguarda anche l’assunzione e/o il mantenimento diretto ovvero indiretto di partecipazioni, ancorché minoritarie, in dette società. Sulla scorta della norma sopra citata, il Comune di Bitonto ha chiesto un parere alla Corte dei Conti in merito alla possibilità per l’ente di poter assumere la gestione di farmacie a mezzo di apposita società di capitali. Di seguito, muovendo da un breve commento alla decisione assunta dalla Corte dei Conti, si intende offrire qualche spunto di riflessione circa la configurazione del servizio farmaceutico e le modalità gestionale dello stesso, anche in un’ottica europea.
2. I servizi sanitari: la posizione dell’Unione Europea
L’organizzazione dei servizi e degli interventi sanitari e, conseguentemente, la gamma di prestazioni che i sistemi sanitari debbono garantire ai propri cittadini costituiscono, in linea con il principio di sussidiarietà e in virtù del Trattato di Amsterdam, materia e responsabilità dei singoli governi statali, non potendosi dunque registrare una legislazione ad hoc a livello comunitario. Tuttavia, l’intervento dell’Unione Europea in campo sanitario ha registrato, in questi ultimi anni alcuni significativi sviluppi. Invero, sebbene la UE, in termini di competenza, non si occupi direttamente di sanità, nel corso dell’ultimo decennio, e a partire dall’approvazione del Trattato di Maastricht (1992) “è andata crescendo l’attenzione del livello comunitario nei confronti della salute pubblica e della sanità, con un salto di qualità proprio in occasione dell’approvazione del Trattato di Amsterdam (1997)”. E’ proprio con l’entrata in vigore del Trattato di Maastricht e l’inserimento di un titolo denominato “sanità pubblica” che ha iniziato a svilupparsi una strategia comunitaria in materia di sanità ed è stato possibile istituzionalizzare la cooperazione tra gli stati membri in questo settore. L’art. 3 del trattato in parola ha elevato la protezione della salute al rango di obiettivo delle politiche comunitarie e l’art. 129 ha definito un quadro per le attività comunitarie in materia di sanità pubblica. Da allora, gli sforzi comunitari si sono concentrati su azioni volte ad assicurare informazione, istruzione, sorveglianza e formazione nel settore sanitario. Nel 1993, poi, sono stati approvati alcuni programmi pluriennali di azione in settori prioritari per la salute dei cittadini europei, riguardanti le misure di prevenzione e di promozione della salute.
Se con il Trattato di Maastricht si è posta la “prima pietra” del riconoscimento a livello europeo dell’importanza strategica della sanità pubblica, è con il Trattato di Amsterdam (art. 152) che si riconosce alla sanità pubblica pieno diritto di cittadinanza comunitaria. con questa disposizione si “consente a Bruxelles di sostenere gli Stati membri nel campo della difesa della salute ma anche, e questa è una novità importante, di intervenire direttamente in quei settori che, di volta in volta, vengono considerati prioritari per garantire la tutela della salute. L’Unione Europea può quindi adottare tutte le misure volte ad assicurare un livello elevato di protezione della salute umana ed incoraggiare la cooperazione tra i paesi membri appoggiando, dove necessario, la loro azione”. L’azione comunitaria è volta, dunque, a completare le politiche nazionali in materia sanitaria ed è finalizzata “al miglioramento della sanità pubblica, alla prevenzione delle malattie e affezioni, e all’eliminazione delle fonti di pericolo per la salute umana (art. 152, 1, ce).
Allo scopo di comprendere il particolare favor nei confronti della “materia” sanità, quale componente sì fondante il processo di coesione sociale europea, ma contestualmente “materia” da preservare dai moderni assetti concorrenziali, occorre tra l’altro, fare riferimento alla Direttiva relativa ai servizi nel mercato interno. Preme evidenziare che la Direttiva in parola – peraltro, in linea con precedenti prese di posizione del Parlamento europeo, esclude i servizi sanitari e farmaceutici dall’ambito di applicazione della medesima.
3. Il servizio farmaceutico
Nell’ambito dell’inquadramento sopra descritto, come deve essere individuato il servizio farmaceutico nell’ordinamento italiano, in specie quello gestito a mezzo di società “strumentali” agli enti locali? Riteniamo di fare nostra la posizione di quanti sostengono che, in primis, l’erogazione dell’assistenza farmaceutica, in quanto componente dell’assistenza sanitaria in genere, deve ricondursi alla responsabilità delle Unità Sanitarie Locali. In questo senso, le farmacie – siano esse gestite da privati farmacisti ovvero rientranti nella titolarità comunale, integrano un’organizzazione strumentale di cui il Servizio Sanitario (nazionale e, a fortiori, giusta la L.C. n. 3/2001, quello regionale) si avvale per l’esercizio del compito di servizio pubblico loro assegnato dal legislatore. Giova al riguardo ricordare che la distribuzione dei farmaci è una finalità espressa del Ssn (art. 2, comma 1, n. 7, legge n. 833 del 1978) e costituisce senz’altro parametro per i livelli essenziali di assistenza (art. 2, decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, così come novellato dal decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229). Pertanto, l’esercizio dell’attività di assistenza farmaceutica rappresenta un cardine della “materia” diritto alla salute, garantito e assicurato, nel nostro ordinamento, dallo Stato e dalle Regioni, le quali la esercitano a mezzo delle proprie strutture sanitarie locali (ASL ovvero ULSS). Per quanto attiene ai Comuni, quando questi ultimi intendono esercitare il diritto di prelazione, ossia la facoltà loro riconosciuta di gestire le farmacie comunali, a mezzo dello strumento giuridico-organizzativo ritenuto più idoneo allo scopo, si può affermare che “essi concorrono alla “attuazione del servizio sanitario nazionale”. Tuttavia, occorre evidenziare che per poter realizzare tale obiettivo, l’ente locale necessita di apposito provvedimento regionale conformativo (l’autorizzazione-concessione), che legittima lo svolgimento del servizio farmaceutico comunale nelle forme stabilite dalla normativa di settore.
Da ciò consegue, quale elemento caratterizzante il sistema complessivo, che il servizio farmaceutico, ancorché gestito tramite un’organizzazione di cui è titolare il comune, debba essere annoverato alla stregua di un “servizio pubblico in titolarità generale, anziché un servizio pubblico locale”. Invero, anche a voler ricomprendere la gestione delle farmacie comunali nel novero dei servizi pubblici locali a rilevanza economica, le farmacie, innanzitutto, costituiscono parte integrante dell’organizzazione del Ssn. E ciò sia in ragione della loro diffusione e articolazione sul territorio, sia in virtù dell’obbligo stabilito in capo alle stesse di erogare farmaci agli assistiti e a chiunque ne faccia richiesta.
4. Riflessioni conclusive
Coerentemente con il quadro di riferimento sopra descritto, la Corte dei Conti, nella deliberazione in considerazione, ha ribadito che la gestione delle farmacie comunali, da parte degli enti locali, a mezzo di forme giuridico-organizzative dagli stessi enti locali partecipati e, nel caso delle aziende speciali da esse controllate “al 100%”, deve collocarsi in una modalità gestoria “in nome e per conto” del servizio sanitario nazionale, con il quale le farmacie – siano esse pubbliche ovvero private- sono convenzionate. Invero, la convenzione intercorrente con il Ssn (e nelle sue declinazioni regionali), istituto giuridico-amministrativo attraverso cui l’assistenza farmaceutica è erogata sul territorio nazionale, così come recentemente ribadito dall’art. 8 del Dpcm sui Lea, induce a non ricondurre il servizio farmaceutico naturaliter nell’alveo della nozione di servizio pubblico locale. In questo senso, è da condividere la posizione di autorevole dottrina, la quale sottolinea che “il servizio farmaceutico si trova[…] ad essere momento di incontro fra più livelli e competenze legislative. da un lato rileva, infatti, la competenza legislativa regionale, quanto alla organizzazione, programmazione e razionaliz zazione del servizio nel contesto della competenza residuale regionale sull’organizzazione sanitaria e di quella concorrente sui profili dell’assistenza farmaceutica che riguardano la tutela della salute. Dall’altro, esso è sottoposto alle norme di principio di pertinenza statale nel settore di competenza concorrente, ma alla diretta vincolatività delle disposizioni statali preordinate alla determinazione dei livelli minimi essenziali, quanto alla distribuzione e alla politica del farmaco e agli altri aspetti di tutela sanitaria e farmaceutica in cui consistono le prestazioni fondamentali del servizio di assistenza direttamente connaturate alla tutela della salute”.
In ultima analisi, dalla decisione in argomento sembrano emergere due profili meritevoli di attenzione. Il primo profilo attiene alla qualificazione della gestione delle farmacie comunali nell’ambito dei servizi di interesse generale. L’assistenza farmaceutica, in quanto “articolazione” della “materia” “ tutela della salute” non può essere ricondotta né alla disciplina dei servizi di interesse generale (SIG, nella definizione comunitaria), né a quella sui servizi pubblici locali (secondo l’ordinamento italiano).
Il secondo profilo, conseguente e collegato al primo, concerne il legame tra enti locali (rectius: comuni) e le modalità giuridico-organizzative di conduzione/gestione del servizio farmaceutico. in questo senso, mentre la “Legge finanziaria per il 2008” ha introdotto il divieto per gli enti pubblici locali di possedere partecipazioni in società “accessorie”, la decisione in argomento evidenzia a contrariis che tra comuni e servizio farmaceutico deve sussistere un vincolo strumentale.
E’, infatti, detto rapporto che giustifica e supporta la necessaria partecipazione / presenza degli enti territoriali nel capitale delle società che gestiscono le farmacie pubbliche. Tale raccordo è rafforzato dall’affermazione che i risultati di gestione delle società partecipate/aziende speciali che gestiscono i servizi di interesse pubblico incidono sui bilancio degli enti locali “proprietari”. Ne discende che occorre – anche per la definizione di una disciplina organica di riordino dell’assistenza farmaceutica – tenere distinto il piano relativo alla qualificazione giuridica e funzionale del servizio farmaceutico da quello riguardante le forme giuridico-organizzative impiegate dagli enti locali per “gestire” la loro titolarità. In altri termini, preme segnalare che la forma organizzativa impiegata (reciuts: societaria) non può rappresentare elemento qualificante e sufficiente per ascrivere la gestione delle farmacie comunali nel comparto dei servizi pubblici locali. La modalità giuridico-organizzativa scelta per la gestione costituisce lo strumento operativo di un servizio, certo erogato a livello territoriale (rectius: locale), ma appartenente – a tacer d’altro, almeno per il contenuto del servizio medesimo - al settore sanitario e non a quello amministrativo degli enti pubblici locali. In questo senso, i giudici contabili pugliesi ritengono “che l’attività di gestione delle farmacie comunali costituisca esercizio di un servizio pubblico trattandosi, in particolare, di un’attività rivolta a fini sociali, secondo il disposto dell’art. 112 del D. Lgs. 18/08/2000 n. 267 che consente agli Enti locali, nell’ambito delle rispettive competenze, di provvedere alla gestione dei servizi pubblici che abbiano ad oggetto la produzione di beni ed attività rivolte a realizzare fini sociali ed a promuovere lo sviluppo economico e civile delle comunità locali”. Dette considerazioni sembrano risultare coerenti anche per il servizio farmaceutico, poiché – come la stessa Corte dei Conti, nella deliberazione in commento sottolinea – benché “il concreto inquadramento della farmacia comunale tra le società che perseguono finalità istituzionali dell’Ente o tra le società rivolte alla produzione di servizi di interesse generale è rimessa all’esclusiva valutazione dell’Organo Consiliare”, non può farsi divieto ai comuni di partecipare alle società che gestiscono le farmacie comunali, in quanto queste ultime sono “destinate a fornire un pubblico servizio in favore della collettività generale”.

Le conclusioni della Corte dei Conti – sezione controllo per la Puglia costituiscono importanti spunti di riflessione e di valutazione da considerare attentamente laddove si intenda realizzare una revisione organica della disciplina normativa concernente il servizio farmaceutico in Italia.
 

 
Di ritorno dall’India

Pubblichiamo una lettera di resoconto della missione che un gruppo di Farmacisti in Aiuto ha compiuto in India nei mesi scorsi, di cui abbiamo dato notizia anche nel numero precedente di “Notizie da Assofarm”.
Per chi volesse avere maggiori informazioni: www.farmacistiinaiuto.org

Vellanad, India, aprile 2008
Come ogni anno siamo di nuovo in India a verificare di persona come procedono i nostri progetti.
I villaggi che sosteniamo tramite le adozioni a distanza sono tre ognuno ha caratteristiche diverse e storie diverse, per questo motivo l’intervento di “Farmacisti in aiuto” si differenzia a seconda del villaggio.
Puruthipara è stato il primo villaggio nel quale abbiamo iniziato ad operare. Qui è stato possibile fare un progetto unitario che coinvolgesse l’intera popolazione adottando soltanto 30 bambini, questo grazie al fatto che si tratta di un villaggio abbastanza piccolo rispetto alla media dei villaggi indiani, in piu’ ci ha aiutato la sua posizione giografica, in mezzo alla foresta, lontano da altri villaggi non ha suscitato la gelosia dei vicini. Abbiamo costruito un dopo scuola, frequentato da tutti i bimbi del villaggio e da un anno a questa parte seguiamo i nostri bambini anche dal punto di vista sanitario con regolari check up medici, questo ci ha permesso di intervenire ed affrontare anche casi gravi di salute. Con grande gioia e soddisfazione abbiamo constatato che i progressi negli studi dei bambini sono costanti, il dopo scuola è diventato un punto di incontro per tutti i bambini del villaggio quindi importante, non solo dal punto di vista istruttivo, ma anche di svago e di aggregazione.
Pozhiyoor è un villaggio invece molto grande della costa dove l’attività principale è la pesca, le problematiche sono diverse, la popolazione stessa è molto diversa, a parte la grande povertà che si puo’ osservare in entrambi i villaggi, qui ci sono anche situazioni sociali molto gravi, gran parte dei padri bevono e questo ovviamente si riperquote negativamente nella vita famigliare.
Nonostante questo anche qui il nostro intervento si fa sentire, gran parte dei bambini da noi sostenuti hanno migliorato il loro rendimento scolastico, questo soprattutto grazie alle lezioni di supporto che seguono nel dopo scuola da noi finanziato. Ovviamente anche qui i bambini vengono seguiti da un punto di vista sanitario come in tutti i luoghi dove operiamo.
Infine Kattuvila e Paravan, i due villaggio dove abbiamo iniziato il nostro intervento dopo lo Tsunami. Qui siamo riusciti a costruire un intero villaggio, come gran parte di voi saprà, 25 case per altrettante famiglie che avevano ricevuto un pezzetto di terra dal governo.
In questo anno siamo riusciti a costruire altre 9 case nell’adiacente villaggio di Paravan, dove vivono 36 famiglie, 20 hanno ricevuto una casetta dal governo ma piccola e senza nè cucina nè bagno, le altre 16 hanno ricevuto la terra, 9 ora hanno la casa, la nostra speranza è di riuscire a riprodurre anche qui l’esperienza di Kattuvila. La Namastè, la Onlus a cui ci appoggiamo e che opera per noi sul posto, ha iniziato un progetto di microcredito nel villaggio, finanziando l’apertura di una piccola Cooperativa dove gli abitanti di Kattuvila e Paravan possono recarsi per acquistare generi alimentari e altri beni di prima necessità, il progetto ha funzionato ed ora la nostra speranza è di poterlo riproporre in grande in una struttura polifunzionale dove ci sarà anche l’asilo, il Tution Center, una sartoria, il nostro dispensario ed una mensa, luogo di aggregazione per tutti gli abitanti dei villaggi vicini.
Con grande sorpresa e gioia siamo stati poi in visita al villaggio dei lebbrosi che aiutiamo dando una fornitura mensile di generi alimetari di prima necessità. La cosa che ci ha veramente stupito di questa gente è la loro voglia di riscatto, due anni fa è stata acquistata una capretta per ogni famiglia di lebbrosi, nemmeno noi riuscivamo a crederci quando abbiamo visto che ognuno di loro ora ha un piccolo allevamento, abbiamo fatto un giro del villaggio visitando casa per casa e guai a noi se ne perdevamo qualcuna!
Concludendo, con quanto detto in queste poche righe, abbiamo voluto non solo illustrare la situazione attuale dei nostri progetti qui in India, ma soprattutto ringraziare tutti voi per l’impegno preso senza il quale si sarebbe potuto realizzare ben poco.

Alessandra, Mario, Sabrina, Mauro e Patrizia missione Farmacisti in Aiuto, aprile 2008.

 
Ferrara: dalle farmacie ossigeno per le casse comunali

Bilancio positivo quello delle Afm di Ferrara, approvato con larga maggioranza dal Consiglio Comunale cittadino lo scorso 9 giugno. Un bilancio che quest’anno trasferisce alle casse comunali ben 741.862 euro. Tale risultato, di poco inferiore a quello del 2006 (771.277 euro) è stato conseguito nonostante una consistente diminuzione della spesa farmaceutica nazionale nel 2007 (-6,8% rispetto al 2006).
Nella relazione redatta dal presidente delle farmacie comunali Francesco Schito, si evincono sia i risultati che hanno contraddistinto la gestione aziendale sia le criticità legate alla situazione del sistema farmaceutico nazionale.
Il 2007 è stato un anno fortemente caratterizzato, oltre che da considerevoli sconti previsti dalle nuove normative sul prezzo dei medicinali del Sistema sanitario nazionale, da un provvedimento innovativo per le farmacie come la Legge Bersani.
Nello scenario futuro che quest’ultima delineerà, per evitare ricadute negative sul bilancio 2007, Afm ha ottimizzato le proprie strategie commerciali, incentivando la politica dei farmaci equivalenti e sviluppando l’attuazione degli sconti sul parafarmaco attraverso l’introduzione della fidelity-card “FarmAmica”. Distribuita ad oltre 35.000 cittadini, la card ha permesso di registrare a partire da maggio, periodo in cui è entrata a pieno regime, un aumento delle vendite dirette fino all’11,23% rispetto all’anno precedente. Nel contempo l’azienda Afm si è adoperata per una sempre maggiore qualificazione della farmacia sul territorio, che oltre alla dispensazione di tutti i farmaci, fornisce una vasta gamma di servizi e prestazioni: dalla prenotazione al Cup, a controlli sanitari e test autodiagnostici, e consegna gratuita di farmaci a domicilio per gli anziani. Il ruolo dell’azienda municipalizzata, responsabile di 11 farmacie e di un centro di aerosolterapia (ora a pieno regime), da sempre è consolidato anche nel settore sociale e di sostegno alla ricerca. L’investimento per iniziative sociali svolte nel 2007 ammonta a circa 300 mila euro.
Nel mese di settembre è stata inaugurata la nuova sede aziendale nello stabile ex Foro Boario, la struttura è stata sottratta dal forte degrado attraverso una completa opera di recupero e ammodernamento.
Nuovi investimenti immobiliari sono previsti per il 2008 per l’acquisto della farmacia di Porta Mare e l’apertura di ambulatori annessi alla sede aziendale.
Per effetto degli investimenti realizzati nel corso dell’esercizio, la quota di ammortamento, pari ad euro 310.113, è aumentata del 18,32% rispetto all’anno precedente.
L’attività delle Farmacie comunali lungo il 2007 è il risultato di un soggetto profondamente inserito nella realtà socio-economica della nostra città. I positivi risultati di bilancio assumono pertanto un valore ancora più significativo se riletti alla luce delle difficoltà di sistema e congiunturali che investono il nostro paese.

 
Perugia: nelle farmacie co munali Afas, progetto “Isole senza Fumo”

Una campagna contro il fumo per diffondere la cultura della prevenzione e contemporaneamente rafforzare il ruolo delle farmacie pubbliche come punto di riferimento per i cittadini. L’ ha presentata l’assessore alle Politiche Sociali del comune di Perugia, Tiziana Capaldini insieme ad Afas, l’Azienda speciale delle farmacie pubbliche.
L’iniziativa chiamata prevede una serie di corsi a disposiziione dei cittadini che si svolgeranno nelle 11 farmacie comunali dopo l’orario di chiusura. I corsi, che partiranno il prossimo autunno, saranno tenuti da medici ed esperti, alla presenza di un farmacista tutor.
"Una rete sinergica di professionisti e operatori sanitari - ha sottolineato Capaldini - a disposizione della collettivita’. Un gioco di squadra per potenziare obiettivi e risultati".
L’assessore ha evidenziato anche un altro aspetto dell’attivita’ delle farmacie pubbliche a vantaggio dei propri utenti: ‘’le iniziative sugli sconti dei farmaci da banco, che determinano un minore introito per Afas stimato in 220mila euro e le azioni di prevenzione, per una spesa complessiva di circa 150mila euro’’. Il presidente di Afas, Sauro Bargelli ha ricordato che ‘’la prima campagna contro il fumo risale a dieci anni fa’’ e che ‘’il fumo e’ un problema che coinvolge sempre piu’ giovani’’. Per il direttore generale di Afas, Egiziano Polenzani ‘’e’ un progetto strategico, sperimentale, al termine del quale - ha detto - si fara’ un primo bilancio’’.
 

 
Non solo medicine nella nuova farmacia di Arbizzano

Tre farmacisti, specialisti anche in fitoterapia e prodotti veterinari, e due commesse per cosmesi e profumeria: è questa la formazione, coordinata dal dottor Marco Mantovani e dall’amministratore della Farmacia Comunale Srl Livio Guerra, che dalle prossime settimane accoglierà pazienti e clienti nella bottega di Arbizzano, in provincia di Verona.
Una folla ieri mattina all’inaugurazione della farmacia dopo il lifting che ne ha rivoluzionato il look. Durante la cerimonia sono stati presentati sia il nuovo personale, dopo il cambio della guardia seguito alla costituzione di una srl per la gestione, sia le linee guida alla base del servizio: basta con l’idea di una farmacia solo per comprare medicine, largo invece alla concezione di uno spazio di prevenzione e informazione, «un luogo dove si ascolta e poi si consiglia», spiega Guerra.
I professionisti della salute di Arbizzano saranno infatti a disposizione dei cittadini per consigli e consulenze gratuite, ma soprattutto seguiranno un corso di formazione per diventare farmacisti amici dell’allattamento al seno, in grado di ascoltare e consigliare le mamme.
Si tratta di un progetto ideato dall’Unicef in collaborazione con l’associazione Il Melograno, che curerà la preparazione del personale, e che mira non solo a promuovere il latte materno come forma ideale di alimentazione per il bambino, ma anche a fornire un aiuto concreto alle madri.
«Ciò significa avere a disposizione una stanza dove poter gestire in tranquillità le prime complicate poppate », afferma la presidente del Comitato provinciale Unicef, Adele Bertoldi. «Oltre a sanità, scuola, enti locali e famiglia, ambiti in cui siamo attivi da tempo, abbiamo pensato alle farmacie perché sono la prima struttura in cui mamme e papà accedono dopo il parto.
Inoltre, le abbiamo inserite a pieno titolo nel progetto “Ospedale amico dei bambini”, che prevede la creazione di presidi specifici nel territorio».
Su questo fronte la farmacia comunale di Negrar diventerà il secondo presidio nel veronese, il primo in provincia, dopo la farmacia Borgo Milano in città. A coordinare il servizio ci sarà la dottoressa Eleonora Brutti, vicina a queste tematiche non solo per sensibilità professionale ma anche per esperienza diretta.
Ma non si penserà solo alle mamme. Una «fidelity card» per i clienti più affezionati permetterà al farmacista di avere sempre sott’occhio l’armadietto delle medicine usate dal paziente, controllando scadenze e iterazioni, mentre una convenzione con i servizi sociali del Comune garantirà particolare attenzione alla realtà più bisognose. Infine, nei prossimi mesi la farmacia comunale promuoverà alcuni incontri serali per la popolazione su temi specifici riguardanti salute, cure e prevenzione.

 
Denunciato al Garante lo spot del primo farmaco COOP

Il farmaco è “a un prezzo speciale, con un risparmio che fa star bene”. Il messaggio è cantato da consumatori e farmacisti. Nessun riferimento al principio attivo contenuto, l’acido acetilsalicilico, nessun rimando alla lettura delle avvertenze sul foglietto illustrativo, nessun cenno al fatto che la sua assunzione può avere effetti collaterali. Si può andare dalla semplice irritazione gastrointestinale fino alle ulcere con sanguinamento, tanto per capirci. Ma qui si canta, allegri e contenti.

L’associazione di difesa dei consumatori Altroconsumo ha denunciato al garante della Concorrenza e del Mercato il messaggio pubblicitario del primo farmaco a marchio Coop, in questi giorni sui mezzi d’informazione: “Banalizzare il prodotto farmaco come se fosse acqua fresca, uno shampoo o un utensile qualsiasi è scorretto, contro la legge e controproducente per la salute dei consumatori”.
Il problema è di sistema: Altroconsumo ha condotto un monitoraggio su 26 spot televisivi di 28 farmaci da banco trasmessi in 13 giornate diverse sulle sette maggiori reti tv generaliste. Solo in due casi su 13, casi per i quali è obbligatorio per legge, è citato il principio attivo. Su 26 pubblicità, solo 15 rimandano esplicitamente alla lettura del foglietto illustrativo.
Il quadro legislativo è netto: in Europa è possibile fare pubblicità solo per i farmaci cosiddetti OTC (over the counter), cioè da banco. Il Codice del Farmaco, che pone i paletti in tema di pubblicità in Italia, è chiaro. Il messaggio deve dare al consumatore informazioni indispensabili per un uso razionale del farmaco e per una corretta automedicazione. Dovrebbe quindi invitare a un utilizzo cauto e comunque limitato nel tempo, e a rivolgersi al proprio medico curante nel caso i sintomi persistano.
 
Fonte: Altroconsumo 2008

 
Sacconi fa discutere
Sacconi pensa all’abolizione dell’obbligo del farmacista per vendita Otc

“Ma per vendere un farmaco da banco serve proprio un farmacista?”. La domanda e’ del ministro al Welfare Maurizio Sacconi che rivela oggi, a margine dell’audizione in Commissione Igiene e sanita’ del Senato, che “la possibilita’ di vendere i farmaci da banco anche nei supermercati potrebbe essere addirittura superata”. Ipotizzando che i ‘corner’ con il farmacista possano in un futuro sparire per semplici scaffali di medicinali senza ricetta da mettere nel carrello senza il consiglio di un farmacista. Dove pero’ il titolare del dicastero di Lavoro, Salute e Politiche sociali non fa concessioni e’ sulla “deregolamentazione della distribuzione e della vendita degli altri medicinali”.
Sacconi ha gia’ detto di essere contro la liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C con obbligo di prescrizione fuori dalle farmacie. E oggi ribadisce questa posizione. “La rete delle farmacie va potenziata in quanto rete di servizi parasanitari. E il rinnovo della convenzione puo’ essere il luogo idoneo per questo obiettivo. Per quello che riguarda i farmaci etici, cioe’ quelli con ricetta devono essere appropriatamente prescritti e appropriatamente distribuiti”. Per il ministro le farmacie devono diventare piu’ efficienti. “Ma il concetto di appropriatezza porta con se’ quello della sicurezza professionale. E la rete delle farmacie deve diventare un presidio di carattere sociosanitario nel territorio”.

(fonte: ADUC Salute)

 
“Farmaci: deregulation alla Sacconi”- Il neo ministro del Lavoro e della salute Maurizio Sacconi è un personaggio singolare.

Di estrazione socialista, è diventato uno dei più strenui “liberisti”. Ma è un liberista verbale e virtuale, visto che le sue posizioni di liberismo vero e di liberalizzazioni a vantaggio del mercato e dei consumatori hanno ben poco.
Nella scorsa legislatura ha avversato fieramente l’introduzione della class action, pronosticando disastri delle imprese italiane e abbandono addirittura del mercato italiano da parte delle imprese straniere, dimenticando che la class action caratterizza il mercato più liberista del mondo, quello americano.
E dopo aver contestato un po’ tutti i provvedimenti dei decreti Bersani, nella sua nuova veste di Ministro della salute Sacconi ha confermato il no alla vendita dei farmaci di fascia C nelle Parafarmacie (già detto sciaguratamente dalla Turco) e ha ipotizzato l’abolizione della presenza obbligatoria del farmacista nei corner della Grande Distribuzione. Nel primo caso ha cavalcato l’onda di rivalsa dei farmacisti titolari, una delle grandi e ricche lobbies corporative, che di fronte alle norme Bersani sui farmaci da banco avevano pronosticato drammi sanitari, puntualmente non accaduti. Quanto ai farmacisti nei corner, si tratta di una misura a suo tempo sostenuta dalla stessa Grande Distribuzione, che durante il dibattito sulle norme Bersani avevano fatto proprio di questa presenza la garanzia di qualità della nuova proposta commerciale.
Ora il vento è cambiato e la GD cambia opinione e posizione, ritenendo superfluo (perché costa) la presenza del farmacista nei suoi corner.
Si intravede quindi una alleanza inedita e indecente fra il Ministro della salute, i farmacisti titolari e la Grande Distribuzione, per far passare la vendita dei farmaci da banco come quella di un qualsiasi prodotto e nello stesso tempo bloccare sostanzialmente il processo di liberalizzazione dei farmaci, che dovevano vedere il passaggio alla vendita nelle Parafarmacie e nei corner anche dei farmaci di fascia C con obbligo di ricetta.
Incredibilmente su questa alleanza scende la benedizione della Federazione degli ordini dei Farmacisti, che invece di tutelare tutti gli iscritti si preoccupa di garantire la corporazione dei farmacisti titolari.
Ministro Sacconi, se vuole davvero liberalizzare il settore dei farmaci, garantendo la qualità delle prestazioni e la salute dei cittadini, ha due scelte soltanto: permettere subito la vendita dei farmaci di fascia C nelle Parafarmacie, con la presenze obbligatoria del professionista; andare verso il superamento del numero chiuso delle farmacie, aumentando subito del 50% le attuali autorizzazioni e prevedendo in 5 anni la liberalizzazione totale. Altrimenti il suo è solo un liberismo parolaio a tutela degli interessi corporativi.

(fonte: Help Consumatori)

 
Farmaci: falsi 10% nel mondo, in italia pericolo e’ sul web

Non solo borse e scarpe. Il mercato del falso allarga sempre di più i propri confini e si consolida stabilmente in un settore nevralgico per il suo peso economico e sociale: quello dei farmaci. Gli esperti avvertono: il fenomeno é segnalato in crescita in tutto il mondo ed è ormai globalizzato. Le ultime stime dell’Oms lo dimostrano: a livello mondiale risulta infatti contraffatto un farmaco su dieci. Neanche l’Italia si salva, ma da noi il pericolo viaggia essenzialmente via web: internet è il principale canale, non autorizzato, per l’acquisto di ogni sorta di farmaco, e spopolano quelli illegali. Per averne la prova basta fare un check alla propria mail: in media prima l’Osservatorio dei farmaci, chi ha una casella di posta riceve ogni settimana almeno tre proposte di acquisto medicine spesso di origine dubbia e proprio per fare il punto sulla situazione ne sulle contromisure per arginare il fenomeno domani dsi riuniranno a Parigi i vertici delal federazione europea delle industrie e associazioni farmaceutiche (Efpia). Ma qual è la situazione italiana? Il fenomeno, afferma il vice presidente di Farmindustria, Emilio Stefanelli, “é preoccupante e si sta allargando anche in Italia, ma da noi non riguarda la distribuzione tradizionale e legale bensì i canali ‘paralleli’, primo tra tutti Internet. Da noi - precisa l’esperto - la distribuzione di farmaci attraverso farmacie e corner è molto controllata, più che in altri Paesi; quindi, il farmaco contraffatto arriva da canali non ammessi, come appunto l’acquisto su internet”. Il nodo è dunque intervenire sui canali di distribuzione impropri, come lo è la rete: “Come Farmindustria - sottolinea Stefanelli - stiamo lavorando con il ministero del Welfare per realizzare una tracciatura dei farmaci sempre più precisa per prevenire il fenomeno. Ma è chiaro che è necessario intensificare i controlli delle autorità di polizia per impedire la diffusione dei farmaci da canali non autorizzati.
Nel mondo e’ falso 1 su 10, allarme ‘giallo’: le contraffazioni, rileva l’Oms, riguardano soprattutto antibiotici, 28%), ormoni (18%), antiallergici (8%) e antimalarici (7%). E se il problema dei falsi farmaceutici riguarda circa l’1% del mercato dei paesi occidentali, è a livelli di guardia in quelli in via di sviluppo: il 30- 50% delle medicine vendute in Africa, Asia e America Latina è infatti contraffatto. In testa ai paesi produttori dei falsi farmaci c’é la Cina, da dove provengono anche molti principi attivi non certificati: il 75% dei farmaci generici circolanti in Europa sarebbe prodotto utilizzando tali principi.
Giro d’affari da 500 milioni euro: secondo Confesercenti il giro d’affari dei farmaci contraffatti nel 2005 era pari a 500 milioni di euro con circa 800 mila confezioni di medicine sequestrate. In base ai dati Usa il giro d’affari atteso per il 2010 è pari a 75 miliardi di dollari. In italia al lavoro 007 anticontraffazione: si tratta di esperti addestrati dall’agenzia italiana del farmaco (Aifa). Il gruppo rappresenta l’ ‘anello italiano’ di Impact, la task force anticontraffazione farmaci e l’organizzazione mondiale della Sanità.
Si escogitano nuovo metodi contro falsi: sono allo studio nuove tecniche per identificare i farmaci contraffatti. Ad esempio i test colorimetrici, messi a punto per smascherare antimalarici falsi. In sperimentazione ci sono anche sistemi identificativi a radiofrequenza per “accompagnare” i farmaci lungo tutta la catena distributiva.

(fonte: Ansa)

 
-9,2% spesa Ssn a marzo, più ricette ma meno care

La spesa farmaceutica netta a carico del Ssn nel primo trimestre 2008 ha fatto registrare un calo del -2,1% rispetto allo stesso periodo del 2007, attestandosi a quasi tre miliardi di euro, pari a 50,46 euro per ciascun cittadino italiano ed a marzo la riduzione è stata del 9,2%. Lo riferiscono i dati di Federfarma, secondo i quali si continua a registrare un sensibile aumento del numero delle ricette (+5,8%) ma diminuisce il loro valore, nel senso che le prescrizione riguardano farmaci meno cari, soprattutto grazie ai farmaci equivalenti.
Nel primo trimestre le ricette sono state oltre 143 milioni, pari a 2,44 ricette per ciascun cittadino. Le confezioni di medicinali erogate a carico del Ssn sono state quasi 262 milioni, con un aumento del +4,6% rispetto al primo trimestre 2007. Ogni cittadino italiano ha ritirato in farmacia in media 4,5 confezioni di medicinali a carico del Ssn.

(fonte: Il Bisturi)

 
«Molto pericoloso il passaparola su internet»

«Il Misoprostolo è un farmaco in commercio da molti anni. Purtroppo lo si trova anche su internet: un fai-da-te che, oltre ad essere un dramma sul piano etico, è anche estremamente pericoloso». A lanciare l’allarme è Roberto Braschi, presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Pavia. Braschi, che caratteristiche ha questo farmaco?
«E’ una prostaglandina indicata per l’ulcera gastroduodenale, ma che è controindicata per le donne in gravidanza perché provoca contrazioni uterine e può causare seri danni al feto, tanto che prima dell’assunzione si consiglia, alle donne in età fertile, di eseguire un test di gravidanza». E’ disponibile in tutte le farmacie?
«Si trova in tutte le farmacie, ma non è comunemente prescritto. Ci sono farmaci più efficaci per l’ulcera». Quindi chiunque può entrare in una farmacia e comprarlo?
«Ci vuole comunque la prescrizione del proprio medico. La ricetta fino a qualche anno fa era ripetibile. Successivamente, proprio a causa dell’uso improprio che veniva fatto del farmaco, il ministero ha imposto delle restrizioni. Ora la ricetta va rinnovata di volta in volta».
Esistono altre strade, secondo lei, per ottenere questo farmaco? «E’ probabile, il più utilizzato è certamente internet. I dati dei Nas parlano chiaro: la percentuale di farmaci contraffatti venduti attraverso internet è elevatissima. Anche l’informazione sugli effetti del misoprostolo non passa attraverso i canali ufficiali, ma attraverso questi sistemi di comunicazione dove il passaparola e più veloce, meno controllabile e quindi più pericoloso».
Secondo lei è dannoso quindi anche parlarne? «Parlo da farmacista antiabortista: credo sia più utile parlare dei metodi che possono salvaguardare la vita, piuttosto che degli strumenti e dei mezzi che favoriscono l’aborto».
Che tipo di iniziative ha intrapreso l’Ordine per contrastare la diffusione del Misoprostolo per abortire? «Ho sollecitato la Federfarma ad usare particolare cautela con le ricette che prescrivono questo farmaco. Anche se sono state già emanate circolari in questo senso l’attenzione deve restare alta».

(Fonte: la Provincia Pavese)
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