Notizie da Assofarm n° 63

Editoriale
Mondo farmaceutico
Farmacie comunali
Erba Vita e Assofarm

Editoriale
Riformiamo la conoscenza della farmacia
Sul fatto che il nostro settore abbia bisogno di riforme e liberalizzazioni, Assofarm non ha mai avuto dubbi, e lo ha ribadito in un comunicato all’indomani del Decreto Crescitalia, ripreso dalle principali agenzie di stampa. È fondamentale rivedere i meccanismi di accesso alla farmacia da parte dei giovani professionisti, eliminando per esempio la trasmissibilità della concessione da padre a figlio e legando il numero di farmacisti al fatturato. È fondamentale migliorare il sistema di remunerazione del farmacista al fine anche (ma non solo) di ridurre il prezzo di vendita dei farmaci e stimolare la qualità della prestazione sanitaria. È certamente possibile un aumento del numero delle farmacie, a patto che questo venga incontro alle esistenze particolari di alcuni territori, e che non venga mortificato lo specifico ruolo delle farmacie comunali.
Un complesso di riforme, insomma, ben più articolato di quanto recentemente predisposto dal Governo, che sembra aver inteso la liberalizzazione come semplice equazione tra maggior numero di farmacie e minor prezzo dei farmaci.
Assofarm non condivide questa posizione per diverse ragioni. La prima riguarda i rischi sanitari connessi alla liberalizzazione del settore farmaceutico, e trae spunto dall’esperienza dell’unica liberalizzazione che ha funzionato nel nostro paese, quella della telefonia. Riforma, questa, che ha stimolato lo sviluppo di una pluralità di soggetti in una competizione di mercato più aperta e ha prodotto un reale abbassamento dei costi per l’utenza. Questo caso di successo ha però un risvolto abbastanza inquietante. Complice la straordinaria accelerazione del progresso tecnologico, il mercato liberalizzato della telefonia ha prodotto un aumento vertiginoso dei bisogni indotti da parte della popolazione. Oggi pochi nostri concittadini hanno solo un contratto per la rete fissa, o solo un telefono cellulare con carta prepagata. Ma altrettanti pochi italiani hanno realmente bisogno di connessione mobile ad internet, tablet, smartphone, eccetera. Se questo accadesse anche a seguito della liberalizzazione delle farmacie, se cioè la disponibilità di più punti vendita dei farmaci portasse ad un loro maggiore consumo, ad un loro bisogno indotto dalla competizione del mercato, ci troveremmo davanti ad un vero e proprio disastro sanitario.
Questa riflessione ne fa seguire un’altra. L’aumento delle farmacie sul territorio italiano non risponde ad una necessità di maggiore accesso al farmaco. Un problema che, per quanto non drammatico, esiste realmente ma solo in alcune aree rurali del paese (e per il quale Assofarm da tempo avanza proposte). Né peraltro può essere l’aumento dei consumi la leva sui cui fa forza questo intento liberlizzatore. Infine, ogni osservatore con un minimo di conoscenza del nostro settore conviene sul fatto che il prezzo di vendita dei farmaci non potrà subire grandi abbassamenti, pena il fallimento delle farmacie stesse.
Rimane quindi come ultima triste ragione possibile, quella di un movente per così dire ideologico: colpire una categoria considerata, con molte ragioni ma anche con qualche torto, fino ad oggi assai privilegiata, senza prima studiarne la reale situazione e senza distinguere il bene dal male che essa contiene. Invece che attentare la sopravvivenza stessa di tutta la farmacia italiana, non sarebbe più opportuno sviluppare efficienze di sistema che salvino ciò che di buono ha il servizio farmaceutico, cancellando invece quei singoli meccanismi generatori di iniquità e dannosi per le tasche della cittadinanza?
Alcuni nostre proposte ormai “classiche” come la diversa remunerazione del farmacista, la proposta di eliminare l’ “ereditarietà” della licenza e la possibilità di proprietà della farmacia anche a soggetti non farmacisti, sono la migliore risposta a questa domanda.
La cosa che più ci amareggia dei recenti provvedimenti del Governo Monti, è proprio questo annebbiamento ideologico che rende incapaci di cogliere altre ben più importanti innovazioni potenziali.
Crediamo di essere credibili nel dire tutto ciò, anche alla luce del fatto che le probabili conseguenze di questo aumento delle farmacie, migliorerà la posizione delle farmacie comunali. La maggiore competitività del settore e la conseguente necessità di rendere più efficiente il proprio sistema di vendita, rende più forti e competitive le nostre aziende associate, la maggioranza delle quali sono soggetti con un buon numero di farmacie e che da anni sperimentano economie di scala, gruppi di acquisto e complesse forme di management.
Ciò che veramente oggi attenta allo sviluppo della farmacia pubblica non sono quindi le liberalizzazioni, queste liberalizzazioni, ma alcuni risvolti del famigerato patto di stabilità, in particolare l’impossibilità di assumere personale da parte di quelle aziende che gestiscono in house il servizio per conto dei Comuni. Appare evidente che non è possibile competere alla pari dei privati e sviluppare il proprio servizio quando non si dispone della possibilità di assumere personale, anche quando le casse e le prospettive aziendali lo consentono e lo consigliano.
E ancora. Se il 95% delle farmacie comunali italiane è costantemente in attivo, per quale motivo ritorna con regolarità la proposta di obbligare i comuni a disfarsene in nome del risanamento dei loro bilanci? Forse perché nemmeno gli economisti che firmano commenti sulle principali testate nazionali conoscono questo dato. Un’ignoranza che ci fa rotolare al livello di altri servizi pubblici locali notoriamente in perdita.
Tutto questo per concederci una battuta. Speriamo che a più farmacie nel nostro paese corrisponda anche una più diffusa conoscenza del nostro settore, in particolare quello della farmacia pubblica, caratterizzato da innovazione del servizio all’utente, oculata gestione e generazione di risorse pubbliche, creazione di posti di lavoro.
Aspetti, questi, che sembrano sfuggire agli esperti dei think tank ascoltati da ministri tecnici e politici, troppo presi dalla pedissequa applicazione delle loro teorie macro-econimiche per comprendere la specificità del sistema-farmacia, sempre a metà tra mercato e servizio sanitario pubblico.
Se in passato l’elemento di servizio pubblico ha generato privilegi e inefficienze, oggi rischiamo che un’eccessiva passione per il mercato travolga quanto di buono la farmacia fa a favore della salute dei cittadini.
 
Francesco Schito
Vicepresidente Assofarm

Nuovi servizi web
La XXI Assemblea federale A.S.SO.FARM. tenutasi a Roma il 21 dicembre 2011 ha deliberato, all’unanimità, di attivare sul sito Assofarm ( www.assofarm.it ) l’area riservata esclusivamente agli Associati, sulla quale saranno avviati alcuni servizi professionali a supporto delle Aziende Speciali Farmaceutiche e Servizi Farmaceutici Comunali.
I suddetti servizi saranno accessibili ai soli Associati e partiranno in via sperimentale, a breve.
Con successiva nota, in collaborazione con CSF Sistemi srl, verranno assegnate agli Associati le credenziali per la connessione ai nuovi servizi. Accedendo all’area riservata si troveranno attivati, tra gli altri, i seguenti servizi: FARMAINFORMA: Bollettino mensile di informazione per il Farmacista, a cura del Servizio di Informazione e Documentazione Scientifica delle Farmacie Comunali Riunite di Reggio Emilia.
Normative e Decreti: Nuovo servizio relativo alle normative nazionali, corredato da un motore di ricerca e un servizio di Help Desk per il supporto e gli approfondimenti.
Con la presente nota ricordiamo, inoltre, che la scrivente presta ormai da diversi anni, a tutti gli Associati, un servizio di verifica ed inoltro in Sogei dei dati delle prescrizioni, secondo quanto stabilito dall’art. 50 (Decreto-Legge n. 269 del 30 settembre 2003 convertito, con modificazioni, in legge n. 326 del 24 novembre 2003). Tale servizio è ad oggi utilizzato da circa 400 Farmacie associate.

Federfarma: no alla farmacia delle Lobby
Nessuna marcia indietro sulle liberalizzazioni, incluso il settore delle farmacie. La linea del governo Monti è ribadita dal ministro della Salute Renato Balduzzi che, dalle pagine del quotidiano Avvenire, si dice in favore di una maggiore concorrenza e apertura del mercato per le farmacie. Una linea ‘sposata’, ma con dei distinguo, da Federfarma, l’associazione che rappresenta le 18mila farmacie private italiane: sì alla concorrenza ma, afferma la presidente Annarosa Racca, mai le farmacie “in mano alle lobby industriali o alle multinazionali”. La questione ‘scottante’ delle liberalizzazioni continua dunque ad accendere il confronto. Il punto, però, è intendersi sul come procedere nel settore delle farmacie. Balduzzi dice chiaramente ché è necessario “aprire il sistema” e abbassare il quorum fissato per l’apertura di nuove farmacie, in modo da permettere a “nuovi professionisti di inserirsi nel mercato”. Insomma, la parola d’ordine è ‘piu’ concorrenzà e così, sottolinea il ministro, “i prezzi delle medicine scenderanno”. Una linea che ‘incassa’ un primo ‘si’’ da Federfarma, che però pone un paletto preciso: “Siamo d’accordo con un servizio più capillare sul territorio e con la presenza delle farmacie nei centri commerciali, ma no - afferma Racca - ad una liberalizzazione che porti a farmacie di proprietà delle grandi lobby industriali e delle multinazionali”. Sì alla liberalizzazione del settore, concorda il presidente del Forum nazionale delle Parafarmacie Giuseppe Scioscia, ma anche in relazione alla vendita dei farmaci di fascia C fuori dalle farmacie: “La posizione del ministro - sottolinea - ci pare ambigua: Balduzzi parla infatti di una apertura del mercato in relazione al numero delle farmacie, che andrebbe aumentato, ma non accenna alla liberalizzazione per la vendita dei farmaci di fascia C fuori dalle farmacie. Su questo punto ci attendiamo, ovviamente, una maggiore chiarezza”.
E proprio ‘l’uscità dalle farmacie dei medicinali di fascia C continua ad accendere le polemiche. Per il farmacologo Silvio Garattini, ad esempio è “offensivo differenziare tra i tipi di farmaci vendibili fuori e dentro la farmacia” dal momento che il farmacista è presente comunque anche nelle parafarmacie. Per la stesa ragione, i parafarmacisti contestano la lista che l’Agenzia del farmaco (Aifa) dovrà stilare dei farmaci di fascia C senza ricetta medica che potranno andare fuori dalle farmacie. A questo proposito, Luciano Caprino, professore emerito di Farmacologia, chiarisce che l’Aifa “sta esaminando i farmaci che non sono pericolosi e dunque vendibili senza ricetta”. Ad ogni modo, per aumentare la produttività, è la ‘ricetta’ suggerita dall’esperto, “quello che serve è aumentare il numero delle farmacie per concorso, più che altre misure”.
(fonte Ansa.it)

Federfarma, insostenibile aumento numero farmacie
E’ insostenibile dal sistema ‘’il numero di farmacie che si andrebbero ad aprire nel caso fosse confermata la bozza di articolato in materia di liberalizzazione, circolata nelle ultime ore. Dai primi calcoli effettuati da Federfarma, infatti, per effetto del nuovo rapporto farmacia/abitanti e della prevista apertura di ulteriori farmacie nelle stazioni, negli aeroporti, nelle aree di servizio autostradali e nei centri commerciali, si aprirebbero circa 7000 farmacie, pari al 40 per cento in piu’ rispetto al numero attuale’’. E’ quanto si legge in una nota della Federazione nazionale che rappresenta le oltre 16.000 farmacie private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale.
In un mondo che punta alla concentrazione, prosegue la nota, ‘’un aumento cosi’ rilevante non sarebbe sostenibile in alcun settore; tanto meno e’ sopportabile nel settore delle farmacie, considerando che il consumo di farmaci e’ anelastico e non va comunque incentivato e che la spesa farmaceutica convenzionata e’ in costante calo, anche per la crescente diffusione dei farmaci generici di prezzo piu’ basso. Va inoltre considerato che molti farmaci, per lo piu’ costosi, vengono in misura crescente distribuiti direttamente dalle strutture pubbliche e non passano quindi per le farmacie’’.
Incomprensibile poi ‘’la previsione di far rientrare dalla finestra la vendita nelle parafarmacie e nei supermercati dei farmaci di fascia C con obbligo di ricetta. Tale possibilita’, superata dal Parlamento in occasione della recentissima approvazione del decreto Salva-Italia, verrebbe introdotta a macchia di leopardo, nelle Regioni nelle quali non si dovesse riuscire ad espletare i concorsi e ad assegnare nei ristretti tempi previsti almeno l’80 per cento delle nuove sedi farmaceutiche. In questo modo si creerebbero anche assurde differenziazioni tra Regione e Regione’’.
‘’Sarebbe paradossale - commenta il presidente di Federfarma, Annarosa Racca - intervenire nuovamente su questa materia, prima ancora di aver sperimentato gli effetti delle norme previste dal Decreto Salva-Italia e prima che il Ministero della salute abbia individuato i farmaci che dovranno rimanere nelle farmacie con obbligo di ricetta’’.
‘’Altrettanto assurda - conclude - e’ la riduzione da due anni a soli sei mesi del tempo massimo concesso agli eredi per vendere la farmacia in caso di decesso del titolare, con il rischio di chiusura dell’esercizio. Apprezziamo comunque che il Governo sembra orientato ad affrontare in modo organico l’ammodernamento del servizio farmaceutico, nel rispetto dei principi generali che sono alla base della normativa attuale e che hanno anche ottenuto l’apprezzamento della Corte di Giustizia Europea’’.
(fonte: asca.it)

Parafarmacie, 5 parlamentari contro liberalizzazioni fascia C
‘Cinque parlamentari impediscono la liberalizzazione dei farmaci di fascia C’’. La denuncia arriva da Giuseppe Scioscia (Forum nazionale Parafarmacie), Massimo Brunetti (Anpi, associazione nazionale parafarmacie italiane) e Vincenzo De Vito (Mnlf, movimento nazionale liberi farmacisti) che, in un incontro organizzato a Roma, hanno spiegato perche’ sono contrari al Dl liberalizzazioni.
‘’Il governo non ha avuto coraggio e si e’ castrato da solo’’, dicono le associazioni che puntano il dito contro chi, sostengono, ‘’difende gli interessi delle farmacie perche’ ne ha una, per non parlare dei parlamentari che hanno la moglie proprietaria di una farmacia’’.
Le Parafarmacie, spiegano ancora, non sono contro ‘’l’aumento delle farmacie’’ ma ‘’e’ necessario liberalizzare tutti i farmaci di fascia C, senno’ non ci sara’ concorrenza.
Se Monti non ci dara’ la possibilita’ di vendere tutti i farmaci di fascia C il decreto comportera’ il fallimento delle parafarmacie’’.
Per questo le associazioni hanno chiesto un altro incontro al ministro della Salute, Renato Balduzzi. Da cinque anni infatti sono nate 3.823 parafarmacie (ne aprono cento al mese) con un fatturato medio di 170 mila euro annui. Di queste, la grande distribuzione organizzata conta 306 ‘corner’ (meno del 10%). La completa liberalizzazione dei medicinali con obbligo di ricetta e non rimborsati dal Ssn permetterebbe l’apertura di 3500 nuovi esercizi.
Con la liberalizzazione della fascia C le parafarmacie avrebbero accesso a una quota di mercato di 3,3 miliardi di euro sul quale applicare uno sconto del 10-20% per un totale di oltre 330 milioni risparmiati dai cittadini.
Ma non solo: i parafarmacisti puntano il dito anche contro il concorso che permette di diventare titolare di una farmacia, un sistema che ‘’non funziona neanche per i notai.
Il farmacista, infatti, dopo 5 anni diventa proprietario della farmacia e puo’ passarla al figlio che non dovra’ rifare il concorso. Non solo, potra’ anche vendere la concessione governativa’’ e nei concorsi che saranno indetti per l’apertura dei nuovi esercizi previsti dal dl ‘’non sono previste le parafarmacie e i farmacisti che lavorano nelle parafarmacie avranno dei punteggi bassissimi’’. Quando invece ‘’hanno gli stessi titoli e subiscono gli stessi controlli delle farmacie’’.
(fonte: asca.it)

MDC: no alla controriforma
Il Movimento Difesa del Cittadino si schiera decisamente al fianco dei liberi farmacisti contro l’ipotesi di «controriforma» che potrebbe essere approvata nel Dl Liberalizzazioni, il cui risultato alla fine sarebbe «solo quello di togliere un canale alternativo alla distribuzione dei farmaci». L’allarme è stato lanciato oggi, in conferenza stampa, dalle sigle che riuniscono i parafarmacisti: le organizzazioni di categoria hanno evidenziato che se la bozza del decreto Liberalizzazioni fosse confermata si dovrà dire addio a 10mila posti di lavoro, 600 milioni di investimenti e 500 milioni di risparmi annui per i cittadini in virtù degli sconti.
«Evidentemente la lobby dei farmacisti riesce a condizionare anche il governo dei tecnici. Vanno bene le ipotesi di aumento delle farmacie, ma viene meno lo scopo principale di una vera e propria liberalizzazione del settore, uno dei più ricchi e in mano a poche migliaia di privilegiati - afferma il presidente del Movimento Difesa del Cittadino Antonio Longo – Le Parafarmacie dovrebbero competere con ulteriori 5.500 farmacie senza avere nemmeno la possibilità di dispensare i farmaci di fascia C. E’ una vera e propria controriforma, una marcia indietro di 5 anni che azzererebbe la sana ventata di concorrenza introdotta nel 2006 col decreto Bersani».
Preoccupazione esprimono anche Federconsumatori e Adusbef. «Aumentare il numero delle farmacie non basta a determinare una vera concorrenza sul prezzo dei farmaci, né ad allargarne la rete distributiva. È necessario sviluppare e potenziare un canale alternativo, per determinare una reale diminuzione dei prezzi dei farmaci. I primi passi compiuti in questa direzione, con la liberalizzazione dei farmaci da banco, hanno portato risultati importanti, che hanno dimostrato la validità di tale linea di riforma – affermano le due associazioni – Ecco perché, a nostro parere, la liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C con obbligo di ricetta rimane la strada maestra per venire incontro alle esigenze ed alle aspettative dei consumatori, in quanto permetterebbe risparmi di circa 40 euro annui a famiglia».
(fonte: diariodelweb.it)

Farmacie comunali
Pistoia, ora la vita è più leggera...
Dal 20 gennaio  i cittadini pistoiesi troveranno i servizi assistenziali in farmacia. Far.Com. e Pronto Serenità offrono un ventaglio di prestazioni per i piccoli e grandi problemi delle famiglie con figli, per gli anziani e le persone fragili. Tutto con una semplice Card a prezzo agevolato.
Hai bisogno dell’infermiere a domicilio? Trovi la soluzione in Farmacia. Non sai come assistere il tuo caro anziano? Trovi la soluzione in Farmacia. Vuoi un confronto psicologico sui figli? La Farmacia apre una rete di servizi, diventando sempre più Farmacia dei servizi, capace di assicurare alle famiglie con bambini, anziani e persone fragili uno spettro di risposte assistenziali capaci di rendere la “Ora la vita è più leggera”. E’ l’iniziativa, innovativa, avviata da oggi da Far.Com. Spa e Pronto Serenità. Con una semplice Card la partecipata del Comune di Pistoia che riunisce le Farmacie Comunali Pistoiesi e Pronto Serenità offrono un ventaglio di servizi quali assistenza domiciliare, telesoccorso e teleassistenza, soluzione per le cure e il tempo libero a chi è anziano, ricoveri di sollievo e residenzialità, sostegno alla maternità.
“L’iniziativa che stiamo oggi varando _ dichiara Simona Laing, Presidente di Far.Com. Spa - si innesta nella missione che da oltre 3 anni caratterizza l’azione della Farmacie Comunali Pistoiesi, ovvero ricoprire un ruolo che esula dalla semplice vendita di farmaci, per diventare sempre di più Farmacia dei servizi. Una strategia che abbiamo iniziato a sperimentare 3 anni fa con il servizio di consulenza psicologica per le donne con figli “Farmacia amica delle Mamme”, implementandola nel tempo di servizi cruciali per la vita quotidiana di ogni famiglia. Ora con Pronto Serenità ampliamo ulteriormente la gamma di servizi assistenziali che è possibile ottenere acquistando la Card direttamente presso le nostre Farmacie. Con “Ora la vita è più leggera”, le Farmacie Comunali Pistoiesi concretizzano la fase di maturità, affiancando le famiglie con bambini, persone anziane e soggetti fragili, con l’obiettivo di dare loro una riposta assistenziale che sia davvero modulare e flessibile, davvero modellata sulla base delle loro esigenze”
“In un periodo di tagli alla spesa pubblica che spesso penalizzano il welfare e di perdita del potere d’acquisto delle famiglie, Prontoserenità presenta un modello di welfare sostenibile, flessibile, personalizzabile alle esigenze diversificate e ai bisogni che cambiano nelle diverse fasi della vita.
Prontoserenità, pacchetto di servizi erogato dal Consorzio Care Expert, è frutto di anni di ricerca sui temi dell’invecchiamento condotti dalla Fondazione EasyCare, ideatrice del modello, alla quale aderiscono soggetti leder sul piano nazionale e non solo nell’ambito degli interventi socio-assistenziali rivolti ad anziani e disabili - commenta Raul Cavalli, Presidente della fondazione Easy Care.
- Prontoserenità offre un sostegno concreto e di qualità alle famiglie attraverso un sistema globale di assistenza e cura di anziani e disabili, anche attraverso una mutua sanitaria integrativa e il supporto ai cosiddetti caregivers, le assistenti familiari, che non sempre hanno gli strumenti necessari per gestire i diversi aspetti dell’invecchiamento. Consulenza, assistenza, cura, formazione: tanti modi per accompagnare la famiglia e l’anziano offrendo la sicurezza di cui hanno bisogno nel rispetto delle abitudini, presso il proprio domicilio o, se necessario, in residenze protette, anche per brevi periodi. Completezza, appropriatezza e sostenibilità: le parole chiave di questo servizio, per una serenità che accompagnerà la famiglia a lungo”
“Le Farmacie Comunali Pistoiesi, dimostrano ancora una volta di essere all’avanguardia non solo all’interno del settore farmaceutico pubblico ma, in generale, dell’intero panorama rappresentato dalle circa 18.000 farmacie pubbliche e private del nostro Paese – dichiara Francesco Schito, Vice Presidente Nazionale Assofarm -. La Presidente Laing, il Cda, il Direttore Zingoni e tutti gli operatori di Farcom, rispondono con i fatti alle possibilità che la legge istitutiva dei nuovi servizi in farmacia, la n. 69 del 2009, offre alle farmacie italiane e cioè quella di diventare sul territorio presidi socio-sanitari di prossimità dei cittadini, in grado di integrare efficacemente le politiche sanitarie più complessive e generare, nel contempo, risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale”.
(farmaciecomunalipistoiesi.it)

Orvieto, lettera delle dipendenti contro la vendita delle farmacie comunali
“Leggiamo le nuove dichiarazioni rilasciate dal Sindaco di Orvieto. Rileviamo, in primo luogo, che in questi mesi abbiamo mantenuto un rigoroso riserbo su tale vicenda, essendo intervenute sulla stampa solo all’esito di dichiarazioni degli amministratori comunali che ritenevamo ingiustamente lesive della nostra onorabilità ed inesatte nel merito. Non è nostra intenzione, pertanto, alimentare un ulteriore “batti e ribatti” sulla questione, che sarà risolta dal Tribunale cui ci siamo rivolte esercitando un nostro diritto.
Circa le ultime affermazioni dei Sindaco, che nuovamente ci “tirano in ballo”, tuttavia, desideriamo precisare quanto segue:
  1. la legittimità degli atti comunali sarà valutata dall’autorità giudiziaria competente; ogni dibattito sulla stampa circa la loro legittimità è pertanto assolutamente sterile ed inopportuno.
  2. Il ricorso al Tar è stato promosso contro la delibera di vendita della titolarità della farmacia che non regolava la posizione di lavoro delle dipendenti dell’Azienda Speciale e non era stata preceduta dalle procedure di informazione e consultazione previste dalla legge (art. 31 D.Lgs. n. 165/2001). Non vi sono state, né prima né dopo tale atto, tentativi di “mediazione” o “richieste” delle dipendenti, che sono state convocate per la prima volta dal Sindaco solo a metà dicembre per richiedere loro semplicemente il ritiro del ricorso.
  3. Le dipendenti non entrano nel merito delle scelte politiche e di opportunità che hanno condotto alla vendita della farmacia comunale. Con il loro comunicato stampa si sono solo difese dalla ingiusta accusa di voler deliberatamente nuocere alla cittadinanza ed hanno solo fatto presente che la decisione di vendere la farmacia comunale è stata originata, non già dal dichiarato obiettivo di perseguire l’interesse sanitario e farmaceutico della città, ma solo dalla esigenza di coprire un buco di bilancio.
  4. Le farmaciste comunali, peraltro, hanno gravato atti amministrativi che motivavano la decisione di vendere la farmacia comunale sulla base di mere valutazioni economiche, sull’erroneo assunto della scarsa redditività della farmacia comunale e sul presupposto del presunto “attenuarsi” della funzione sociale del relativo servizio.
  5. La redditività dell’Azienda Speciale Farmacia Comunale risulta dagli atti ufficiali, che documentano un crescente attivo dal 2009.
Tale redditività è stata definita “buona” dalla perizia acquisita dall’amministrazione comunale in sede di asta di vendita, che ha descritto prospettive di rilevante ulteriore crescita di redditività anche per effetto della contrazione delle spese di gestione (incluse quelle per i personale), già attuate.Il bilancio del Comune di Orvieto, al contempo, ha un passivo di oltre dieci milioni di euro”
(fonte: orvietosi.it)

Omnisalus: Vantaggi per GDO, non per parafarmacie ”
“Ulteriori liberalizzazioni nel settore dei farmaci e delle farmacie finirebbero per favorire i grandi gruppi commerciali della distribuzione organizzata, aprendo all’ingresso del capitale speculativo nella proprietà delle farmacie e rischiando di mettere in difficoltà gli operatori più deboli”. È quanto hanno convenuto Federfarma e Omnisalus, associazione che rappresenta le parafarmacie di proprietà di singoli farmacisti o di società di soli farmacisti, nel corso di un incontro per verificare se, sul tema della liberalizzazione, “esistano spazi per individuare una soluzione condivisa che non stravolga il servizio farmaceutico”.
“Condividiamo le preoccupazioni dei titolari di farmacia sul futuro della farmaceutica in Italia volta al qualunquismo”, ha affermato Giancarlo Stival, presidente di Omnisalus, dopo l’incontro con Alessandro Fumaneri, tesoriere di Federfarma.
“Abbiamo fatto notare – ha proseguito Stival - che la deriva del nostri impegni professionali non ci può aiutare e che la situazione è stata creata ad arte da lobby ben più potenti che non intendono affatto tutelare la nostra persona di laureati e legislazione conseguente”
Quanto alle posizioni delle altre associazioni rappresentative di parafarmacia, Stival afferma che “quei pochi colleghi che si adibiscono alle vendite e sono collegati a gruppi di estremismo non professionale non possono risultare come nostri rappresentanti proprio perché ne hanno accettato il ruolo e lo sviluppo e non vogliono di fatto essere concretamente addetti ai lavori. E Fofi e Federfarma fossero state più lungimiranti – ha concluso il presidente di Omnisalus - avrebbero compreso e provveduto in tempo, senza lasciarsi trascinare alla mercé di pochi ed inconcludenti critiche e pressioni”.
(fonte: quotidianosanita.it)

Gli Omega di Erba Vita
Cosa sono gli acidi grassi Omega 3?
Sono una categoria di sostanze biologiche fondamentali per l’organismo, indispensabili per il benessere. Gli acidi grassi omega 3 si considerano essenziali, nel senso che non possono essere sintetizzati efficacemente dall’organismo, o possono essere sintetizzati solo parzialmente e in piccole quantità; per questo motivo è necessario introdurli con l’alimentazione o con l’apporto di adeguati integratori alimentari di olio di pesce puro e concentrato. Gli Omega 3 chimicamente sono acidi grassi polinsaturi dove il primo doppio legame è situato dopo il terzo atomo di carbonio partendo dalla fine (da qui il nome Omega 3).
 
Curiosità storiche sugli Omega 3.
Come è cominciata la ricerca sugli effetti positivi degli omega 3 sulla salute umana? Inizialmente, negli anni 70 del secolo scorso, è stato studiato il rischio cardio-vascolare delle popolazioni eschimesi – in particolare gli Inuit -, grandi cacciatori, pescatori e consumatori di pesce azzurro, salmone e merluzzo. Queste popolazioni hanno sempre mostrato una scarsa incidenza e predisposizione verso disturbi e malattie cardio-vascolari (grazie al consumo di elevate quantità di pesce e, quindi, all’elevato apporto di omega 3), ma emigrando successivamente nei paesi industrializzati e abbandonando le sane abitudini alimentari tradizionali presentarono sempre più un incidenza maggiore di disturbi cardiovascolari. In quegli anni si cominciò a studiare le proprietà nutrizionali degli acidi grassi omega 3.
 
L’EPA e il DHA sono gli acidi grassi omega 3 più importanti.
I principali omega 3 sono:
l’acido alfa-linolenico (ALA);
l’acido eicosapentaenoico (EPA);
l’acido docosaesaenoico (DHA).
L’ALA è un omega-3 di origine vegetale, mentre l’EPA e il DHA sono le forme di origine marina di maggior valenza biologica per il nostro organismo. Infatti i più importanti Omega 3 sono l’EPA e il DHA.
Le fonti alimentari ricche di EPA e DHA; sono i pesci delle acque marine fredde come lo sgombro, le sardine, il salmone e le aringhe. L’EPA e il DHA possono essere assunti anche come integratori di olio di pesce.
 
Omega 6
Gli acidi grassi omega-6 sono una famiglia di acidi grassi polinsaturi di origine vegetale aventi un doppio legame rispetto al carbonio omega in posizione 6 contando dal fondo dell’acido grasso.
L’acido linoleico (18:2), l’omega 6 a catena più corta, è un acido grasso essenziale. L’acido arachidonico (20:4) è anch’esso un omega 6 particolarmente significativo, precursore delle prostaglandine e di altre molecole attive fisiologicamente. Gli omega 6 sono contenuti in noci, cereali, pane integrale, nella maggior parte degli oli vegetali, mentre negli alimenti animali è presente solo in piccolissime quantità. Inoltre, sono fonti di omega 6 la Borragine e l’Oenothera biennis.
 
I principali acidi grassi del gruppo omega-6 sono:
•     Acido linoleico 1 8 : 2 (n-6)
•     Acido gamma-linolenico 18:3 (n-6)
•     Acido eicosadienoico 20:2 (n-6)
•     Acido Diomo-gamma-linolenico 20:3 (n-6)
•     Acido arachidonico 2 0 : 4 (n-6)
•     Acido docosadienoico 22:2 (n-6)
•     Acido adrenico 2 2 : 4 (n-6)
•     Acido docosapentaenoico 2 2 : 5 (n-6)
•     Acido calendico 1 8 : 3 (n-6)
 
Omega 3, omega 6, alimentazione e integrazione alimentare.
Gli acidi grassi omega 6, a differenza dell’EPA e DHA, sono acidi grassi di origine vegetale. Un importante esempio è l’acido linoleico. È molto importante riuscire a mantenere un perfetto equilibrio fra acidi grassi omega-3 ed omega-6 nell’alimentazione.
In genere gli omega-3 contribuiscono controllare i fenomeni infiammatori, mentre un eccesso di alcuni tipi di omega-6 potrebbe, in qualche caso, tendere a promuovere fenomeni infiammatori. Un’alimentazione ideale dovrebbe, quindi, apportare una quantità bilanciata di omega-6 e di omega-3. La nostra dieta occidentale tende ad apportare un più grande quantitativo di omega-6 rispetto agli omega-3 (EPA e DHA). E’ abbastanza evidente che un disequilibrio tra acidi grassi essenziali possa avere, a lungo termine, degli effetti nocivi. Molti ricercatori ritengono che questo disequilibrio possa essere alla base della crescente incidenza di disordini infiammatori cronici nei paesi industrializzati.
Una dieta ricca di verdure, pesce e frutti di mare, frutta, legumi, cereali integrali, olio extravergine d’oliva e consumo moderato di vino, è caratterizzata da un equilibrio più sano fra omega-3 ed omega-6 (nel senso che tende ad apportare un maggiore e più appropriato quantitativo di omega 3). Molti studi indicano che le persone che si orientano verso questo tipo di alimentazione più bilanciata sono meno soggetti allo sviluppo di disturbi cardiovascolari. Quando non si riesce ad assumere un adeguato apporto di acidi grassi bilanciati si può ricorrere all’uso di validi integratori alimentari.
 
Omega 7
Alcuni oli (Macadamia) sono particolarmente ricchi in acidi grassi monoinsaturi omega 7 (acido palmitoleico). L’olio di macadamia è una delle sorgenti vegetali più ricche in omega 7 ed è stato dimostrato come la sua assunzione migliori l’idratazione della pelle e delle mucose. Gli omega 7 sono particolarmente utili in caso di secchezza oculare, della pelle e delle mucose in genere.
 
Omega 9
Gli acidi grassi n-9 sono una famiglia di acidi grassi insaturi che hanno in comune un doppio legame carbonio– carbonio nella posizione n-9, ossia il nono legame dalla fine della catena di carbonio. Alcuni n-9 sono componenti dei grassi animali e degli oli vegetali. Al contrario degli n-3 e n-6, gli acidi grassi n-9 non sono considerati acidi grassi essenziali (EFA). In stato di forte carenza di EFA i mammiferi desaturano l’acido oleico in acido eicosatrienoico, (20:3, n-9).
 
I principali acidi grassi del gruppo omega-9 sono:
•     acido oleico 18:1   (n-9)
•     acido eicosenoico 20:1   (n-9)
•     acido eicosatrienoico   20:3   (n-9)
•     acido erucico 22:1   (n-9)

Omega select 3,6,7, 9 di Erba Vita
Confezione: 45 perle da 1500 mg – 120 perle da 1500 mg
Il prodotto è una fonte naturale di acidi grassi essenziali della serie Omega 3, Omega 6, Omega 7 e Omega 9, utile per favorire la fisiologica funzionalità dell’apparato cardiovascolare e per contribuire, nell’ambito di una dieta controllata, a mantenere il fisiologico metabolismo dei lipidi, in particolare trigliceridi.
Gli acidi grassi della serie omega utilizzati da Erba Vita derivano da un processo di distillazione molecolare, tecnica che permette di ottenere un prodotto puro, concentrato e non contaminato. La qualità finale è pertanto superiore sia per concentrazione di principi attivi che per l’alto grado di purezza.
Questa miscela ben bilanciata di acidi grassi 3-6-7-9 fornisce un ottimale apporto giornaliero di queste importanti e indispensabili sostanze. Gli acidi grassi polinsaturi Omega 6, 7 e 9 sono di origine vegetale, mentre gli acidi grassi polinsaturi Omega 3 sono prevalentemente di origine ittica (pesce). I diversi omega possiedono caratteristiche e funzioni diverse tra loro, ma complementari. Omega 3,6,7,9 è un mix equilibrato di oli da fonte vegetale, spremuti a freddo, e da fonte animale (pesce), ad alto grado di purezza, per avere il miglior rapporto di omega, nella forma naturale più facilmente metabolizzata dal nostro organismo, per una garanzia di attività ed efficacia.