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Notizie da Assofarm n° 61

 

 



Editoriale

Non solo questione di fascia C

Per l’ennesima volta nel giro di pochi mesi, scriviamo un editoriale all’indomani di una manovra di governo che potrebbe investire e stravolgere l’assetto delle farmacie private e pubbliche italiane.
Il condizionale è d’obbligo e si riferisce al semplice gioco parlamentare della possibilità che il Governo chieda o no la fiducia sul testo presentato lo scorso 4 dicembre.
Già di per sé, questo continuo stato di imminente trasformazione, sempre in bilico tra il rischio di estinzione e quello di risicata sopravvivenza, è una condizione che non permette alcuna forma né di investimento di risorse, né tantomeno di serena riflessione sulle strategie da intraprendere per alcuno sviluppo futuro.
Si tratta evidentemente di una situazione difficilmente immaginabile per un paese normale, e difficilmente accettabile per un settore economico che oltre a dover quadrare i conti aziendali, ha anche l’obbligo di assicurare un servizio sanitario all’utenza locale.
Ciò detto, rispetto alle anticipazioni emerse nei giorni scorsi, la manovra di questo dicembre dovrebbe prevedere almeno due operazioni profondamente criticabili. La prima è la fuoriuscita dei farmaci di fascia C dalla farmacia, a favore della GDO e delle parafarmacie. La seconda è l’abbassamento del quorum di abitanti per i quali deve essere presente una farmacia, che dovrebbe passare a cinque a quattromila. Più farmacie e più farmaci in canali alternativi andrebbero ad abbassare l’utile medio di ogni farmacia, che già oggi rasenta lo zero.
Se tutto ciò diventerà realtà, si andrà incontro ad una progressiva ed inesorabile estinzione delle farmacie, perlomeno come le abbiamo considerate fino ad oggi. Il loro posto verrà preso da veri e propri drug store in cui il mescolamento di farmacie e altri prodotti più o meno vagamente legati ai bisogni della persona sarà totale.
Ed è questo che più ci amareggia di una simile “riforma”: quello di non aver compreso come la farmacia non sia solo un soggetto commerciale che fino ad oggi ha potuto godere del privilegio della vendita in esclusiva dei farmaci con ricetta. La farmacie è, e a nostro modo dovrebbe essere sempre più, un luogo in cui la compravendita dei farmaci si integra ad un più complesso servizio sanitario in cui il farmacista offre maggiori garanzie di coerenza terapeutica e controllo della spesa pubblica. Un luogo certamente importante in città grandi e piccole, ma addirittura fondamentale in cui centri rurali che mancano di ospedali e medici di base.
L’aumento delle farmacie sul territorio è quindi una cosa certamente positiva, ma non può essere buttata nel mucchio delle facili liberalizzazioni, perché deve essere declinata a favore di quei territori periferici oggi sguarniti di presidi sanitari, e al contempo deve privilegiare un approccio di servizio sanitario all’agire del farmacista nei confronti della propria utenza.
Ma ancor più clamoroso e deludente, se venisse effettivamente intrapreso dal Governo Monti, sarebbe ogni operazione riguardante il calo di redditività delle farmacie già oggi esistenti.
Perché significherebbe che ai piani più alti della vita istituzionale italiana domina ancora una concezione ormai datata della farmacia italiana, come un settore privilegiato e caratterizzato dai facili guadagni e dai grandi margini.
La realtà è invece quella di un redditività ormai nulla, soprattutto in funzione delle crescente scontistica imposta dallo Stato. E di una riforma dei servizi che da oltre due anni non parte per colpa di ritardi incredibili dei Ministeri competenti e per l’inerzia non sempre involontaria delle Regioni.
Se quindi l’evoluzione della farmacia come presidio sanitario locale in grado di erogare un volume e una qualità crescente di servizi si blocca tra le inefficienze e i veti della nostra politica, la stessa politica potrebbe apprestarsi a rendere l’Italia l’unico paese europeo a vendere i farmaci di fascia C al di fuori del canale farmaceutico.
Una forma di schizofrenia logico-sanitaria che mixa in sé il riconoscimento della farmacia come nodo strategico del SSN futuro, l’incapacità di fornirle gli strumenti adeguati a tal ruolo, e la possibile volontà di toglierle la materia prima (cioè il farmaco con ricetta) attraverso la quale può espletare una funzione unica ed essenziale nei confronti del cittadino. Ma anche, una situazione che, se si creasse, spingerebbe le farmacie verso una deriva commerciale al fine di garantire la propria sopravvivenza: via insomma ai giochi per bambini, alle mille creme di bellezza di dubbia efficacia scientifica, e farmaci venduti come gli altri prodotti appena elencati.
A riflettere su questa deriva possibile non dovrebbe essere solo il Governo, ma soprattutto quelle parti del mondo della farmacia pubblica e privata che negli ultimi anni hanno difeso più o meno apertamente la componente commerciale del lavoro del farmacista. Se in questi giorni il Governo Monti aprisse la fascia C anche ad altri soggetti, scopriremo quello che Assofarm va dicendo da tempo: che a leggere una ricetta e a consegnare un farmaco ritirandone l’importo dovuto, sono capaci tutti.
Essere farmacista potrebbe e dovrebbe essere tutt’altro.



Francesco Schito

Vice-presidente Assofarm

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Farmacie comunali
Dibattito sulle farmacie di Aosta

La seduta programmatica del Consiglio comunale di Aosta è ritornata in aula ieri con una mozione del gruppo Alpe dal titolo: “Farmacie comunali: indirizzi strategici. Mozione ritirata dopo un dibattito chilometrico. Ha aperto le danze il capogruppo Carlo Curtaz, premettendo la volontà di non polemizzare, ma di instaurare un confronto costruttivo.«Negli ultimi tempi ha detto le farmacie comunali hanno perso quote significative di utili. Tradotto in termini più accessibili vuol dire minori entrate nell’Azienda Pubblici Servizi, delegata alla gestione e, quindi, per il Comune». Ha ricordato il cambiamento epocale del volto delle farmacie costrette a controbattere la concorrenze delle private «promotrici di una legittima, ma incalzante, pubblicità. Urge l’individuazione di indirizzi che diano all’Aps gli strumenti idonei a riportare in auge le farmacie pubbliche e gli introiti all’amministrazione».«La gestione 2010 ha chiuso con un utile di 538 mila e 400 euro ha risposto il sindaco Bruno Giordano. Negli ultimi due anni, la redditività è stata erosa da leggi dello Stato mirate al contenimento della spesa farmaceutica e dall’introduzione dei farmaci generici che hanno comportato un calo di margine». Ha precisato la “mission” delle farmacie: «Non solo produttrici di utili, ma presidi sanitari in favore della tutela della salute dei cittadini».
L’ottica diversa delle farmacie pubbliche da quella delle private è stata menzionata da Lorella Zani (UV), presidente, tra l’altro, di “Alice”, associazione di volontariato per la lotta all’ictus cerebrale. «Ho proposto una campagna di prevenzione e ho ottenuto l’immediata disponibilità dell’Aps. In qualità di rappresentante del Consiglio comunale preferisco avere meno utili, ma una maggiore prevenzione».
Ha condiviso le argomentazioni del sindaco Salvatore Luberto, capogruppo di Fédération Autonomiste. «Per un motivo, in particolare ha detto. La legge 78 del 2010 ha cambiato il ruolo delle farmacie comunali rispetto alle private. Le pubbliche sono una parte del servizio sanitario nazionale. Suggerisco di dare precise indicazioni affinché sia applicata una parte della normativa. I servizi, cioè, all’interno delle farmacie». Vale a dire? «Esami clinici, per esempio, lasciati, oggi, al libero mercato. I cittadini ne trarrebbero vantaggio. D’altronde, siamo qui per tutelare i loro interessi», ha rimarcato.
Anche il capogruppo dell’Union Valdotaine Ezio Riccio ha riaffermato l’impari concorrenza dei centri di grandi distribuzione «dove si trovano prodotti parafarmaceutici. Alcune procedure dello Stato hanno penalizzato gli utili. Non dobbiamo, però, ha ammonito limitarci ad una logica commerciale, ma privilegiare la funzione sociale delle farmacie. Strutture che hanno dato un rilevante contributo al mantenimento dell’Aps».
L’intervento di Flavio Serra, capogruppo di Stella Alpina, si è basato su una proposta: «Una discussione in Commissione affinché le leggi nazionali non impongano modelli gestionali della “res pubblica”. La farmacia a vocazione sociale non può aumentare gli utili», ha rilanciato.
«E’ chiaro che in un periodo di recessione il cliente acquista il prodotto con minor costo. Mi metto nelle vesti di un imprenditore che constata un calo di introiti». Così Luca lattanzi, (Pdl). «Non ha la possibilità di vedere come si muove la concorrenza. Le farmacie comunali sono gestite al meglio. Dobbiamo essere, comunque, al corrente della loro attività».
Immediata la replica del sindaco: «Ben venga l’apertura di un “tavolo” serio con i consiglieri propositori della mozione e il direttore generale dell’Aps per analizzare le cifre dello “storico” e stabilire azioni finalizzate a limitare la riduzione degli introiti».
Ripresa del dibattito con Alpe. Iris Morandi ha concordato sulla “mission” delle farmacie. «La mozione ha sottolineato non criminalizza l’operato delle farmacie, ma intende conoscere la redditività di un bene comunale». “No” al solo obiettivo introiti è stato espresso anche da Michele Monteleone, capogruppo PD/PS. «Ritengo indispensabile studiare un piano in cui si rappresentino strategie per risolvere questa crisi», ha prospettato.
«Non si risponde alle nostre domande ha rilevato Giampaolo Fedi.Non capisco il nesso tra prevenzione, farmacie pubbliche e private e gli utili. Il cittadino è incentivato a servirsi nelle farmacie pubbliche, sapendo che gli utili ritornano in Comune».
Un interrogativo lo ha posto Paolo Momigliano Levi, capogruppo di Sinistra per la città: «Fra la gente è chiara la differenza fra le comunali e le altre farmacie?
Ritengo importante ha concluso illustrare ai cittadini ciò che rappresenta la comunale rispetto alla private. Può contribuire all’utile dell’Aps» (Aostaoggi.it)





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Farmacie comunali
San Giuliano, sulla vendita delle farmacie comunali è polemica

 


E’ aspra polemica a San Giuliano Terme sulla decisione da parte dell’amministrazione di vendere il 95% delle quote delle due farmacie di proprietà comunale di Arena Metato e La Fontina,approvata in occasione dell’ultima seduta del consiglio comunale con i voti favorevoli dei partiti di maggioranza che sostengono il sindaco Panattoni.A prendere posizione in maniera fermamente contraria a questa decisione è il presidente di Assofarm, Venanzio Gizzi che proprio in questi giorni in una lettera al primo cittadino di San Giuliano esprime il proprio dissenso rispetto a questa scelta che “è in controtendenza con quanto avviene ormai nel nostro Paese dove gli Enti locali individuano nella farmacia pubblica, oltre a un riferimento economico, lo strumento per osservare e programmare da vicino le politiche sanitarie sul territorio”.
“Di fatti si legge nella lettera la farmacia dei servizi in fase di attuazione così come previsto dalla Legge 69/2009 costituirà un momento essenziale per il completamente del ciclo della slaute dei cittadini ed entra in pieno fra le missioni di Farmacia comunale che, sia pur nel rispetto della massima economicità, deve svolgere un ruolo sociale e sanitario che è proprio del modello pubblico della distribuzione del farmaco. Anche le farmacie Comunali di San Giuliano Terme dovranno offrire il proprio contributo con l’erogazione di una serie di nuovi servizi sanitari che saranno propri delle Farmacie stesse”.  “Inoltre insiste il presidente di A.S.SO.FARM. mancherebbe sul territorio la giusta e sana concorrenza tra pubblico e provato che determina, lì dove è possibile, livelli qualitativi decisamente superiori rispetto ad altre situazioni dove non è presente il servizio farmaceutico comunale”.Ma è anche sugli effetti che avrà la vendita delle farmacie che Gizzi pone alcuni rilievi: “L’amministrazione comunale portando avanti l’atto di vendita, dismetterà un patrimonio che è di tutta la collettività, di tutti i cittadini ed i risultati conseguenti, così come è avvenuto in altre circostanze, non porterebbero i giusti vantaggi ma un impoverimento generale.
Si venderà così anche un segmento di convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale e si usciràè fuori da ulteriori possibili funzioni protagoniste dello sviluppo del Servizio farmaceutico in Italia”.
Da qui la richiesta di un ripensamento e la richiesta di un incontro: “Mi risulta difficile comprendere come un Comune quale quello di San Giuliano Terme che ha una consolidata cultura della municipalità possa portare avanti processi di privatizzazione ormai superati, quali quelli riferiti alle Farmacie comunali. Sono certo che avrà l’opportunità di riflettere sulle procedure poste in essere e chiedo un cortese appuntamento per approfondire ulteriormente le ragiuoni del dissenso della vendita”.
E contro la vendita si schierano anche i due consiglieri comunali di Sinistra Unita, Claudio Bolelli e Marco Carioni che hanno votato contro la delibera: “Si tratta di una decisione unilaterale presa dall’Amministrazione comunale, che annulla e vanifica il faticoso percorso di concertazione portato avanti tra la stessa Amministrazione e i dipendenti di Geste, privando la società in House di una fonte di entrate finanziarie quelle delle farmacie ed eliminando un servizio sociale ai cittadini con un risparmio di costi, rispetto alla gestione comunale, in ragione del 20/30%”. “Si vuole far cassa proseguono i due consiglieri comunali per risolvere le difficoltà del bilancio sulla pelle dei lavoratori, invece di procedere verso una correzione delle decisioni errate (per esempio 2 milioni elargiti alla Cerratelli) adottate nei mesi passati dalla Giunta comunale. È stata inutile la nostra proposta, respinta dalla maggioranza PD-IDV, di rimandare l’approvazione della delibera in attesa dell’apertura di un tavolo di confronto tra le parti. Si vuole a ogni costo procedere verso la vendita delle farmacie, senza garantire un futuro ai propri dipendenti e tagliando un’importante servizio sociale come quello svolto dalle farmacie comunali”.
(fonte: pisanotizie.it)

 

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Mondo farmaceutico

VI Forum Risk Management. La farmacia dei servizi: prospettive e problemi

Al Forum di Arezzo non poteva certamente mancare una tavola rotonda sul futuro della rete delle farmacie e sulle prospettive del servizio anche alla luce dei decreti che dovrebbero istituire la farmacia dei servizi. Ad introdurre i lavori il presidente di Federfarma Anna Rosa Racca che ha da subito evidenziato come per l’associazione l’elaborazione della legge sia “stato un obiettivo e sia in ogni caso una legge importante perché le 17.600 farmacie presenti in Italia hanno una distribuzione capillare, sono informatizzate e sono percepite con favore dai cittadini”. Per la Racca questi sono dei veri e propri punti di forza che “vanno valorizzati per contrastare l’emergenza delle cronicità, l’incremento dei costi ospedalieri e per favorire lo sviluppo della sanità sul territorio. Ovvero quello che si è inteso fare con il progetto della farmacia dei servizi”. Ma per Federfarma c’è un punto da cui bisogna partire ed è quello della distribuzione dei farmaci che “deve completamente essere ricondotta alle farmacie”. Sulla stessa linea anche Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm che ha criticato la scelta di alcune regioni che peresigenze economiche hanno implementato la distribuzione diretta dei medicinali. “C’è una rincorsa sui conti a chi risparmia di più, ma così facendo si rischia di depauperare una realtà professionale fondamentale che invece la farmacia dei servizi vuole valorizzare ancora di più”. Gizzi si è anche soffermato su un altro tema caldo, la remunerazione: “Bisogna cambiarla e premiare il farmacista”. Dopo gli organizzatori ha preso la parola Marcella Marletta del ministero della Salute che ha illustrato i passaggi della riforma evidenziando però come il Ministero “possa solo fornire linee guida ma sono poi le Regioni,
in quanto competenti in materia a dover poi sottoscrivere gli accordi regionali”.
In ogni caso, la Marletta ha dato la “piena disponibilità del Ministero ad aprire un tavolo con Regioni e Farmacie per discutere delle prospettive e anche della questione della distribuzione diretta”. Poi è toccato ad Enrico Desideri Dg della Asl 8 di Arezzo che non ha mostrato pregiudizi di sorta sulla farmacia dei servizi e sul ruolo dei farmacisti ma ha sottolineato come “oggi ci sia un’emergenza economica con cui si deve fare i conti”. In ogni caso dal Dg aretino c’è stata la disponibilità a cercare soluzioni condivise. Più favorevole al rafforzamento del ruolo della farmacia nel Ssn è stato Giancarlo Fontana della Regione Lombardia che ha spiegato come nella Regione “si stiano già da tempo incrementando i servizi erogati dalle farmacie.
Le nostre 1.600 farmacie sono tutte collegate ad un unico sistema, sono un punto di riferimento e uno strumento utile per gestire meglio il Ssn e stiamo anche pensando di inserirle a pieno titolo nella sperimentazione dei Creg”. Molto curioso l’intervento del Dg della Asl di Rieti, Rodolfo Gianani: “Prima di fare il Dg ho lavorato al ministero della Salute come coordinatore del progetto della farmacia dei servizi. Quando sono arrivato a Rieti ho subito fatto una delibera per introdurre alcuni parti del progetto proprio perché Rieti è la provincia più vecchia d’Italia e ha un territorio molto disagiato. Bene, appena fatta la delibera mi è arrivato dalla Regione Lazio uno stop, con la motivazione che il progetto costava troppo”. “Vi posso dire – ha affermato alla platea – che ad oggi la mia delibera è tutt’ora in piedi perché abbiamo dimostrato che il servizio non pesa sul bilancio ordinario e soprattutto ho saputo che molte persone anziane sono contente perché non devono più prendere la corriera per pagare il ticket e prenotare le visite.
Certo, ci sono ancora delle criticità ma in territori disagiati la farmacia è decisiva per andare incontro alle nuove sfide della sanità territoriale”.
Sul tema delle piccole farmacie ha parlato anche il presidente del Sunifar Alfredo Orlando che ha evidenziato come nei piccoli centri già ora “le farmacie fanno di tutto e bisogna capire che questo servizio è fondamentale e non va smantellato”. Un ultimo aspetto che ha visto concordi sia l’assessore alla Sanità delle Marche Almerino Mezzolani, sia Maurizio Guizzardi Dg dell’assessorato alla Salute della Sicilia è quello che attiene il ruolo del farmacista anche per quanto riguarda la prevenzione e l’informazione per un corretto uso dei farmaci.
“La farmacia – ha detto Guizzardi – deve fornire assistenza farmaceutica e credo che alla lunga la distribuzione diretta indebolisca il sistema.
In Regione stiamo lavorando alla farmacia dei servizi e credo riusciremo a trovare un accordo”. Insomma, dal dibattito è emerso come la farmacia dei servizi sia un progetto che piace anche se va ancora definito in alcuni aspetti. La questione è se tutte le Regioni vorranno svilupparla concretamente e se riusciranno a farlo senza intaccare i conti già in sofferenza. Intanto, i rappresentanti delle farmacie l’hanno detto chiaro e tondo: “Fateci distribuire i farmaci e valorizzate il nostro ruolo di professionisti del farmaco e del territorio”.

 

 

 

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Mondo farmaceutico

Collaborazione medico-farmacista per cambiare il sistema

Per cominciare, i numeri: sono più di 110 i farmacisti che hanno partecipato al corso Ecm abbinato al progetto Abbiamo a Cuore il Tuo Cuore lanciato dall’Ordine dei Farmacisti e da quello dei medici di Pistoia, e 64 (su 79) le farmacie che hanno aderito al progetto sperimentale “ma il numero è destinato a salire ulteriormente” ha detto Andrea Giacomelli, presidente dei farmacisti pistoiesi. “Un segno dell’interesse che riscuote l’innovazione nell’assistenza sul territorio e anche della grande collaborazione che da sempre c’è nella nostra provincia tra medici e farmacisti”.
Il progetto, presentato il 20 ottobre, prevede la sperimentazione di un sistema telematico grazie al quale le farmacie ricorderanno via sms, ai pazienti in trattamento con le statine, quando è il momento di tornare dal proprio medico per ripetere la prescrizione.
Nelle condizioni croniche, come ha ricordato Ettore Saffi Giustini, responsabile dell’area farmaco della Simg, il danno maggiore in termini di salute ed economici, è dovuto alla scarsa adesione alla terapia. Nel caso delle statine, ancora oggi si assiste a un certo sottotrattamento da parte del medico di alcune popolazioni, per esempio i diabetici, ma soprattutto vi è una forte percentuale di abbandono della cura da parte del paziente: anche in chi ha già subito un infarto non è lontano dal 50%, cioè molto troppo alto.
“In letteratura ha osservato Saffi Giustini è provato che garantire l’aderenza alla terapia può avere un impatto superiore a quello dei miglioramenti nei singoli trattamenti”. “Nei dodici mesi della nostra sperimentazione, puntiamo proprio a migliorare l’adesione alla terapia attraverso il coinvolgimento del paziente nel colloquio in farmacia e attraverso il ricorso alla metodica dell’Health Mobile, cioè del telefono cellulare, che non è un gadget ma ha dimostrato la sua efficacia come strumento di contatto” ha aggiunto Giacomelli. “Vista la sua grande diffusione in Italia ci è sembrato il mezzo più adeguato”.
La seconda sessione del Corso, svoltasi ieri, è stata però l’occasione per affrontare alcune tematiche sanitarie cruciali, grazie anche alla partecipazione ai lavori del Direttore generale dell’Asl 3 pistoiese Alessandro Scarafuggi e del responsabile delle politiche del farmaco della Regione Toscana, Loredano Giorni.
Intanto, è stato ribadito il ruolo della farmacia come “presidio sanitario, così come prevedeva già la Legge 833 che ha istituito il Servizio sanitario nazionale” ha introdotto Scarafuggi, per poi sottolineare che la collaborazione tra farmacisti e medici di famiglia, gli altri attori principali sul territorio, non è solo fondamentale per il miglioramento diretto dell’assistenza, ma anche “per promuovere un cambiamento culturale all’interno della collettività delle figure sanitarie, e per sviluppare una diversa competenza della popolazione, che è la chiave per la sostenibilità del sistema”.
Una sostenibilità, insomma, che passa attraverso una riqualificazione della domanda di salute e, quindi, anche attraverso un maggiore impegno diretto del cittadino. A cominciare dalle malattie croniche, ovviamente, per le quali è più facile fare programmazione e, soprattutto, toccano una popolazione numericamente importante, pur nella diversa prevalenza delle principali patologie (diabete, malattie cardiovascolari…), con un forte impatto sulla spesa sanitaria.
Da questo primo test dedicato alla terapia con le statine, dunque, può nascere una serie di altre iniziative che vedano l’alleanza sul territorio tra farmacisti e medici di medicina generale.
“Le farmacie, per esempio, tengono traccia di aspetti che al medico sfuggono ha suggerito Maurizio Picconi, presidente di Federfarma Pistoia non soltanto il ricorso al farmaco da banco, e sempre più spesso a integratori e altri prodotti, ma anche il ricorso del paziente ad altri medici, o allo specialista, anche al di fuori del riferimento da parte del suo medico di fiducia. Insomma quello che chiamiamo il vissuto farmacologico sul quale il farmacista può operare nell’ambito della pharmaceutical care” senza invadere le competenze altrui ma condividendo i dati.
Positivo anche il giudizio di Loredano Giorni: “Tra gli indicatori di qualità su cui valutiamo l’operato delle ASL vi è anche il tasso di abbandono della terapia per alcune classi di farmacia. Il progetto che parte ora, dunque, va nella stessa direzione in cui opera la Regione Toscana”. Giorni ha anche apprezzato il fatto di aver visto dialogo tra medici e farmacisti, un elemento indispensabile anche “perché la crisi attuale impone di ripensare tutto il sistema”.
Un ripensamento che non va inteso in termini di tagli e riduzione delle prestazioni ma di ricerca dell’appropriatezza. Solo riorientando la prescrizione dei sartani sulle molecole off patent, peraltro ritenute più che adeguate alla quasi totalità dei casi , ha esemplificato Giorni, la Toscana potrebbe risparmiare trenta milioni di euro con i quali si possono fare molte cose.
Ovviamente, vista la platea e l’interlocutore, non è mancato un accenno al cosiddetto accordo con le Poste per  la consegna a domicilio di farmaci ad alcune categorie di pazienti. “Si tratta di uno studio di fattibilità ha chiarito Giorni che potrà concludersi con un esito positivo o negativo, così come è possibile che siano le Poste ad attuare il servizio o altri soggetti, anche le stesse farmacie, che presentino un progetto migliore”. Insomma, c’è spazio per le proposte.
(quotidianosanita.it)

 

 

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Mondo farmaceutico

Garante privacy: no a dichiarazione redditi in farmacia

La certificazione sulla ricetta di farmaci, della fascia di reddito dell’assistito ai fini del ticket deve essere eseguita dal medico non dal farmacista a cui ci si rivolge per l’acquisto. E, inoltre, non tocca al paziente dichiarare il proprio tenore di vita, devono bastare la tessera o il certificato predisposto allo scopo dall’Asl, oppure la scheda anagrafica registrata nel sistema informativo della Regione. L’indicazione arriva dal Garante della privacy e rischia di imprimere un brusco stop alle procedure spesso provvisorie messe in campo da alcune Regioni che tra agosto e ottobre avevano adottato ticket differenziati per fasce di reddito. Dalla Liguria alla Basilicata passando per Toscana ed Emilia, in molte hanno delegato alle farmacie il compito di raccogliere le autocertificazioni dei pazienti, almeno fino a quando non saranno pronti tesserini o altre attestazioni. Ora però il Garante dice no. Chiamato in causa dalle segnalazioni
di cittadini che si erano sentiti chiedere il proprio reddito dal farmacista, l’Autorità per la privacy ha diramato in tempi ristrettissimi un documento d’indirizzo al quale le Regioni dovranno velocemente uniformarsi. E in cui, come detto, si danno istruzioni affinché sia il medico, e non il farmacista, a registrare lo scaglione di reddito. Il Garante raccomanda che per farlo, si usino strumenti “a prova di privacy” come tesserini, attestati o altro, ma diverse Regioni devono ancora attrezzarsi. Ma alcuni medici di famiglia, in Regioni in cui la posizione reddituale viene autocertificata dai cittadini presso Asl e farmacie la pensano diversamente: «I medici possono certificare condizioni cliniche del paziente, non compete loro certificarne la condizione economiche. La tutela della privacy vale in farmacia come nello studio del medico, quindi tocca alle Regioni attrezzarsi affinché al Mmg non rimanga altro che indicare in ricetta un semplice codice alfanumerico» ha dichiarato Renzo Le Pera, segretario di Fimmg Emilia Romagna. fonte: (Dica33)

 

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Mondo farmaceutico

Dalla vendita di medicinali a un ruolo di assistenza

La farmacia front office del Servizio sanitario nazionale. Capace non solo di dispensare farmaci ma di occuparsi di una più ampia presa in carico del paziente partecipando all’assistenza domiciliare, all’educazione sanitaria, alla farmacovigilanza.
Nonché assistendo il cittadino nelle analisi di prima istanza e per le prenotazioni di prestazioni, il versamento di ticket, la consegna dei referti.
È puntando a questo scenario che a metà del 2009 è iniziata la lunga marcia per la definizione del nuovo modello di farmacia del futuro.
Un Ddl delega e tre decreti attuativi hanno tracciato il percorso di tutti i possibili servizi aggiuntivi che i presidi potranno offrire ai propri clienti, ovviamente senza procurare spese aggiuntive a carico dello Stato: l’obiettivo sarebbe quello di remunerare le nuove attività con i risparmi realizzati dal Servizio sanitario nazionale e regionale con il trasferimento di funzioni previsto.
La normativa disciplina anche servizi che le farmacie in qualche caso già offrono da tempo in base ad accordi sperimentali locali: è il caso del servizio Cup di prenotazione delle prestazioni Ssn, presente in più città o Regioni ma gestito in modo disomogeneo.
Gli aspetti più problematici delle nuove regole riguarderanno senz’altro il rispetto delle norme sulla privacy e la gestione-organizzazione dei rapporti con infermieri e fisioterapisti, nuove professionalità coinvolte nell’operazione.
Per il Cup le farmacie dovranno dotarsi di una postazione dedicata, identificare il cittadino dietro esibizione di un documento, richiedere il consenso al trattamento dei dati personali. E tutti gli operatori coinvolti nella gestione del servizio saranno sottoposti a regole analoghe al segreto professionale, anche quando non è espressamente previsto dalla legge. Problematica anche l’esecuzione di auto-analisi, prestazioni diagnostico-strumentali, l’ospitalità a infermieri e fisioterapisti: servono idonei locali separati che non tutte le farmacie potranno garantire.
Superati gli aspetti tecnici, comunque, per rendere pienamente operativo il disegno c’è ancora un nodo fondamentale da sciogliere: il rinnovo della convenzione che disciplina il rapporto tra le farmacie e il servizio Sanitario nazionale. È in quella sede, infatti, che dovranno essere definiti gli aspetti economici dei nuovi servizi in farmaci, prevedendo una adeguata remunerazione.
Fatto questo tutto sarà demandato nuovamente agli accordi a livello regionale.
In altri termini, saranno le Regioni ad avere l’ultima parola in materia e a decidere se e quante attività affidare ai presidi, stabilendone i requisiti minimi. E c’è qualche Regione che già oggi è convinta di poter ottenere di più con meno a favore dei propri assistiti.
(fonte: Sole24Ore)

 

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Mondo farmaceutico

Conasfa: stupore per accordo CCNL

Conasfa (Federazione Nazionale Farmacisti non Titolari) ha prodotto un comunicato di forte critica riguardo ai contenuti del rinnovo del contratto nazionale dei dipendenti di Farmacia privata.
“Dopo un confronto costruttivo all’interno della federazione e a due anni dalla scadenza dello scorso contratto le aspettative dei farmacisti collaboratori erano ben altre. Pur comprendendo il momento di forte crisi economica del paese ci chiediamo ancora una volta come mai i sacrifici vengano richiesti sempre ai dipendenti e riteniamo che il compenso economico previsto tra una tantum e aumento sia ben poco adeguato e troppo dilazionato nel tempo. I collaboratori hanno ben presente il loro valore professionale e le infinite mansioni, competenze e responsabilità che l’attuazione della “ Farmacia dei servizi” comporterà per la categoria. Non si comprende in che modo, come affermato, l’ipotesi di accordo riconosca il valore e la professionalità dei farmacisti collaboratori. Quanto a ritenere che questo contratto possa aprire nuove possibilità di impiego per i giovani laureati forse si dimentica come in molte realtà l’apprendistato rischia di diventare semplicemente un sistema di sfruttamento del lavoro e non, come dovrebbe essere, un momento di importante formazione professionale di un operatore sanitario.
Inoltre lo scenario che si sta aprendo in alcune regioni italiane, prima fra tutte la Toscana in cui il Governo regionale sta puntando alla distribuzione diretta dei farmaci, alla consegna domiciliare tramite postino degli stessi, al bypassaggio dei farmacisti all’interno delle strutture ospedaliere, fa apparire utopistico il riconoscimento professionale non solo dei farmacisti ma a questo punto anche delle Farmacie. Conasfa auspica che il nuovo governo appena insediato possa comprendere la gravità del momento per il sistema Farmacia e voglia vigilare con competenza sulle scelte regionali che rischiano di distruggere il futuro di una professione così importante per la comunità civile”.

 

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Mondo farmaceutico

Rapporto  Osmed

Nel 2010 il mercato farmaceutico totale, comprensivo della prescrizione territoriale e di quella erogata attraverso le Strutture Pubbliche (ASL, Aziende Ospedaliere, Policlinici Universitari, ecc.), è stato di oltre 26 miliardi di euro, di cui il 75% rimborsato dal SSN. In media, per ogni cittadino italiano, la spesa per farmaci è stata di 434 euro. I farmaci del sistema cardiovascolare, con oltre 5 miliardi di euro, sono in assoluto la categoria a maggior utilizzo, con una copertura di spesa da parte del SSN di oltre il 93%. La spesa pubblica e privata per questi farmaci si colloca al primo posto in molti paesi europei. Altre categorie terapeutiche di rilievo per la spesa sono:
i farmaci gastrointestinali (12,9% della spesa), i farmaci del sistema nervoso centrale (12,7%) e gli antineoplastici (12,6%);
questi ultimi sono erogati esclusivamente a carico del SSN, prevalentemente attraverso le Strutture Pubbliche.
I farmaci dermatologici (per l’88% della spesa), del sistema genito-urinario e ormoni sessuali (57%) e dell’apparato muscolo-scheletrico (52%) sono invece le categorie maggiormente a carico dei cittadini.
La spesa farmaceutica territoriale complessiva, pubblica privata, è stabile rispetto all’anno precedente (-0,1%), mentre quella a carico del SSN cresce dello 0,4%. Come già osservato nel 2009 la Regione con la spesa pubblica per farmaci di classe A-SSN più elevata è la Calabria con 268 euro pro capite, mentre quella con il valore più basso è la Provincia Autonoma di Bolzano (circa 153 euro). In questa parte dell’analisi, tuttavia, non è considerato l’effetto della distribuzione diretta e per conto, fenomeno rilevante per diverse Regioni italiane. La spesa privata (farmaci di fascia A acquistati privatamente, farmaci di fascia C con ricetta, farmaci per automedicazione) è stata pari a 6.071 milioni di euro, con una variabilità regionale che va dai 64 euro pro capite del Molise ai 123 euro della Liguria.
Il consumo farmaceutico territoriale di classe A-SSN è in aumento del 2,7% rispetto all’anno precedente: ogni mille abitanti sono state prescritte 952 dosi di farmaco al giorno (erano 580 nel 2000). Attraverso le farmacie pubbliche e private sono stati acquistati nel 2010 complessivamente circa 1,8 miliardi di confezioni (30 per ogni cittadino).
È noto che le caratteristiche demografiche delle popolazioni influenzano in misura significativa l’utilizzo di risorse sanitarie, in particolare l’età è il principale fattore predittivo dell’uso dei farmaci nella popolazione.
L’analisi della prescrizione farmaceutica nella popolazione conferma che l’età è il principale fattore predittivo dell’uso dei farmaci: infatti la spesa media di un assistibile di età superiore a 75 anni è di circa 13 volte maggiore a quella di una persona di età compresa fra 25 e 34 anni (la differenza diventa di 17 volte in termini di dosi). La popolazione con più di 65 anni assorbe il 60% della spesa e delle DDD, al contrario nella popolazione fino a 14 anni, a fronte di elevati livelli di prevalenza (tra il 60% e l’80%), si consuma meno del 3% delle dosi e della spesa.
Le donne hanno un livello di consumo di circa il 10% superiore a quello degli uomini, ed anche in termini di prevalenza d’uso mostrano livelli di esposizione più elevati in quasi tutte le fasce di età. Le maggiori differenze riguardano, in particolare, i farmaci del sistema nervoso centrale (in misura più elevata negli antidepressivi), i farmaci del sangue (soprattutto gli antianemici) e i farmaci del sistema muscolo-scheletrico (i bifosfonati).
Nelle fasce d’età più anziane invece si osserva tra gli uomini un livello più elevato di consumo e un maggiore costo per trattato. Per esempio, nella classe di età compresa tra 65 e 74 anni gli uomini consumano circa il 14% in più delle donne in termini di DDD. Nel complesso della popolazione la prevalenza d’uso è stata del 76%, con una differenza tra uomini e donne (70% e 81% rispettivamente).
Alti livelli di esposizione si osservano nei bambini e negli anziani: 8 bambini su 10 ricevono in un anno almeno una prescrizione (in particolare di antibiotici eantiasmatici); negli anziani, in corrispondenza di una maggiore prevalenza di patologie croniche (quali per esempio l’ipertensione e il diabete) si raggiungono livelli di uso e di esposizione vicini al 100% (praticamente l’intera popolazione risulta aver ricevuto almeno una prescrizione nell’anno).
Quasi tutte le categorie terapeutiche fanno registrare un aumento delle dosi prescritte rispetto al 2009. In particolare, incrementi nella prescrizione si osservano per i farmaci gastrointestinali (+6,7%), del sistema nervoso centrale (+3,4%) e del sistema cardiovascolare (+2,9%).
Le statine continuano a essere il sottogruppo a maggior spesa (17,7 euro pro capite) con un aumento dell’11,5% delle dosi e del 7,2% della spesa, seguite dagli inibitori di pompa on 16,3 euro (+6,2% rispetto al 2009). Importanti aumenti nel consumo si osservano per gli antagonisti dell’angiotensina II da soli o in associazione con i diuretici (+9% e +7,7% rispettivamente), gli omega 3 (+12,2%), i farmaci per il dolore neuropatico (+15%), gli oppioidi maggiori (+19,4%). La sostanza più prescritta è risultata essere, come nel 2009, il ramipril (51DDD/1000 abitanti/die).
Altre sostanze rilevanti per consumo sono l’acido acetilsalicilico usato come antiaggregante piastrinico (43 DDD) e l’amlodipina (28 DDD). Alti livelli di esposizione nella popolazione si osservano per l’associazione amoxicillina+acido clavulanico, per l’acido acetilsalicilico e per il lansoprazolo con una prevalenza d’uso rispettivamente del 15,7%, 8,1% e 7%. La prescrizione di farmaci equivalenti, che all’inizio dell’anno 2002 rappresentava il 13% delle DDD/1000 abitanti/die, costituisce nel 2010 oltre metà delle dosi, con una certa omogeneità tra le Regioni. I primi venti principi attivi equivalenti superano il 50% della spesa e delle DDD (sul totale dei farmaci a brevetto scaduto). Nell’ultimo anno hanno perso il brevetto il losartan, da solo e in associazione con diuretici, la lercanidipina e il nebivololo.
I farmaci con nota AIFA continuano a rappresentare meno di un terzo della spesa e circa un quinto delle dosi, con una certa disomogeneità tra le Regioni dovuta a differenti comportamenti prescrittivi e all’adozione di politiche diverse sulla distribuzione diretta e per conto dei medicinali. L’Umbria ha il consumo a livello territoriale più basso dei farmaci con nota AIFA, mentre la Sicilia è la Regione con il dato più elevato.

 

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Mondo farmaceutico

Insieme per invecchiare bene


L’invecchiamento non è una malattia, ma un’esperienza, unica per ciascuno, comune a moltissimi e condivisa con i propri cari. Comincia così un appello alle istituzioni e a tutti coloro che si sentono responsabili della qualità della vita degli anziani, sottoscritto oggi a Trento, nell’ambito del convegno sulle Rsa dell’Euregio, dalle associazioni di rappresentanza delle residenze sanitarie assistenziali di Alto Adige, Trentino, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Veneto ed Abruzzo. L’intento è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’invecchiamento della popolazione anche in vista del 2012, proclamato dall’Unione europea come anno per l’invecchiamento attivo e la solidarietà tra generazioni.
Le diverse associazioni si impegneranno a diffondere l’appello, ognuna nella propria regione, cercando di coinvolgere anche esponenti del mondo dello sport e dello spettacolo che rappresentino il buon invecchiamento.
Alla firma di oggi era presente l’olimpionico Enzo Del Forno, cinque volte primatista italiano di salto in alto.
• I servizi per gli anziani e per l’invecchiamento sono un bene pubblico primario in una società civile e attenta ai bisogni di tutti. Devono quindi essere organizzati come servizi della comunità e per la comunità, accessibili a tutti secondo criteri di equità, e non come prestazioni individuali che ciascuno può acquistare solo in base alle proprie capacità economiche.
• Le persone che invecchiando diventano gradualmente non autosufficienti e sviluppano una dipendenza dagli altri e dalla comunità hanno diritto ad un supporto ed una assistenza globale e individualizzata, che le consideri nella loro personalità complessiva, con le loro risorse e non solo con i loro deficit.
• E’ impegno e obbligo di tutti, di fronte all’invecchiamento della società nel suo complesso, garantire la continuità e la sostenibilità nel tempo delle risposte al problema della non autosufficienza, anche trovando la giusta integrazione tra intervento pubblico, forme di assicurazione e di mutualità, intervento degli interessati e dei loro cari, coerentemente con i principi della equità, responsabilità e sussidiarietà.
• E’ necessario rompere l’isolamento sociale e relazionale in cui si trovano oggi gli anziani, ammorbidendo le differenze culturali tra le nuove generazioni e le vecchie, riducendo la loro esclusione sociale dovuta all’allontanamento dalla vita attiva e partecipativa, restituendo così maggior dignità al tempo, alle relazioni, alle volontà e ai desideri delle persone di ogni età. Perciò ci impegniamo a promuovere la cooperazione tra generazioni, la restituzione del patrimonio esperienziale e culturale degli anziani verso le giovani generazioni insieme all’innovazione e creatività di questi per contribuire insieme a sviluppare una società più vivibile.
• E’ e sarà nostro impegno fare in modo che  le strutture fisiche di servizio semiresidenziale e residenziale per gli anziani non siano concepite come “depositi”, dove le persone vengono prese in custodia per curarne le malattie e prolungarne la sopravvivenza senza vitalità, ma come luoghi di abitazione e di vita, dove le persone trovino un ambiente protetto capace di aiutarle a superare le proprie limitazioni e recuperare la propria vitalità e
la propria capacità di relazione.
• Desideriamo che le strutture di assistenza agli anziani si trovino in tutti i sensi “nel cuore della comunità”: fisicamente e geograficamente al centro, facilmente raggiungibili e permeabili, ma anche culturalmente e politicamente tra le priorità della comunità stessa, come attenzione e come supporto per il loro corretto funzionamento.
• Ci impegniamo a coinvolgere le comunità in cui operiamo nella promozione della qualità della vita e del benessere della persona che, per noi, passano dal rispetto della dignità e dei valori di ciascuno, dalla sua autorealizzazione, dalla salute e dal benessere fisico e mentale, dalla socialità, dall’affettività, dalla libertà e dalla partecipazione attiva, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione, compresa la formazione permanente di tutti gli attori coinvolti e, più in generale, della comunità locale.
• Vogliamo essere parti attive del processo di rimodulazione dei servizi per offrire alle comunità locali sistemi di presa in carico efficienti, efficaci, sostenibili e tesi all’accompagnamento dell’anzianità in una logica preventiva e non ripartiva, perché con il supporto e la vicinanza della comunità, tutti possano davvero invecchiare bene.

 

 

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Dalla federazione

Convenzione con AFI Service Soc. Coop


I nuovi servizi in Farmacia introdotti dalla Legge 69/2009 e relativi decreti attuativi, costituiscono un’opportunità per la Farmacia italiana. Il paradosso che si riscontra, infatti, nelle nostre strutture nel campo della nostra tradizionale missione, è quello di vedere un forte aumento di clienti serviti con una redditività in forte calo. Nei prossimi venti anni la popolazione europea con età superiore ai 65 anni subirà un aumento del 40% e, contestualmente, si assisterà ad un aumento consistente dei malati cronici.
A questo forte aumento di potenziali clienti delle Farmacie (da qui il paradosso) si contrapporrà una riduzione della spesa per l’acquisto dei farmaci. Il potere politico, come è noto, di anno in anno interviene comprimendo i margini sui medicinali.
Da qui la necessità di intervenire cogliendo quelle occasioni che ci vengono messe a disposizione dalla Legislazione vigente. Non vi è dubbio che l’aspetto più innovativo della Legge 69 riguarda la possibilità di utilizzare, all’interno delle Farmacie, i servizi infermieristici, fisioterapici e di assistenza sanitaria e sociale in genere, ivi compresi l’ADI (Assistenza Domiciliare Integrata). Assofarm Servizi ha stipulato una convenzione con AFI Service Soc. Coop. a costi molto convenienti per le nostre Associate per fornire l’erogazione di tutte le prestazioni che richiedano un infermiere o un fisioterapista presso le Farmacie associate e/o a domicilio dell’utente. AFI Service Soc. Coop. si impegna a rendere disponibile per la fornitura di questi servizi un call center in lingua italiana con opzione di fornirlo in multilingue.





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Erba Vita e Assofarm

Utilizzo di prebiotici di qualità e riflessi sulla salute umana

Come già evidenziato precedentemente in altri articoli, il termine “probiotico” (etimologicamente la parola probiotico deriva dal greco “pro bios”, ovvero “per la vita”) viene impiegato per definire i batteri (i batteri amici, non i batteri patogeni) ai quali sono associati benefici per la salute dell’essere umano.
I probiotici non vanno confusi con i prebiotici, i quali non sono batteri, ma sostanze di origine alimentare, non digeribili dal nostro organismo che, somministrate in quantità adeguate,  portano beneficio al consumatore grazie alla loro capacità di promuovere selettivamente la crescita e/o l’attività di uno o più batteri già presenti nel tratto intestinale o assunti contestualmente al prebiotico. Per essere definiti tali, i prebiotici devono infatti essere resistenti agli attacchi dell’acido cloridrico presente nello stomaco e dei processi enzimatici e idrolitici che hanno luogo nel duodeno, fungendo invece da substrato per processi di fermentazione da parte dei batteri intestinali e stimolando così selettivamente la crescita e/o l’attività di microorganismi a livello intestinale (Ministero della Salute, 2005).
Non tutti i cibi che forniscono fibre in grado di fermentare a livello del colon, e quindi di contribuire alla crescita dei batteri non patogeni, possono però essere definiti prebiotici:  ma solo quelli che agiscono su batteri specifici, modulando i prodotti della fermentazione e quindi influenzando la salute dell’ospite.
Mentre i probiotici influenzano quindi direttamente la composizione della flora batterica intestinale, i prebiotici costituiscono il nutrimento per i batteri utili per l’organismo umano soprattutto appartenenti ai generi Lactobacillus e Bifidobacterium – e ne modificano la funzione, il metabolismo la crescita e la presenza intestinale. Infatti gli acidi grassi a corta catena prodotti per fermentazione dei prebiotici, alimentano la microflora intestinale, favorendo la normalizzazione  della la funzione intestinale e la colonizzazione dei batteri “amici”(Quigley, 2010).
Come già evidenziato precedentemente in altri articoli, il termine “probiotico” (etimologicamente la parola probiotico deriva dal greco “pro bios”, ovvero “per la vita”) viene impiegato per definire i batteri (i batteri amici, non i batteri patogeni) ai quali sono associati benefici per la
salute dell’essere umano.
I probiotici non vanno confusi con i prebiotici, i quali non sono batteri, ma sostanze di origine alimentare, non digeribili dal nostro organismo che, somministrate in quantità adeguate,  portano beneficio al consumatore grazie alla loro capacità di promuovere selettivamente la crescita e/o l’attività di uno o più batteri già presenti nel tratto intestinale o assunti contestualmente al prebiotico. Per essere definiti tali, i prebiotici devono infatti essere resistenti agli attacchi dell’acido cloridrico presente nello stomaco e dei processi enzimatici e idrolitici che hanno luogo nel duodeno, fungendo invece da substrato per processi di fermentazione da parte dei batteri intestinali
e stimolando così selettivamente la crescita e/o l’attività di microorganismi a livello intestinale (Ministero della Salute, 2005).
Non tutti i cibi che forniscono fibre in grado di fermentare
a livello del colon, e quindi di contribuire alla crescita dei batteri non patogeni, possono però essere definiti prebiotici:  ma solo quelli che agiscono su batteri specifici, modulando i prodotti della fermentazione e quindi influenzando la salute dell’ospite.
Mentre i probiotici influenzano quindi direttamente la composizione della flora batterica intestinale, i prebiotici costituiscono il nutrimento per i batteri utili per l’organismo umano soprattutto appartenenti ai generi Lactobacillus e Bifidobacterium – e ne modificano la funzione, il metabolismo la crescita e la presenza intestinale. Infatti gli acidi grassi a corta catena prodotti per fermentazione dei prebiotici, alimentano la microflora intestinale, favorendo la normalizzazione  della la funzione intestinale e la colonizzazione dei batteri “amici”(Quigley, 2010).


Sunfiber® (Gomma Guar (Cyamopsis tetragonolobus) parzialmente idrolizzata)


Il Sunfiber® è ottenuta dall’idrolisi parziale della gomma di Guar. È una fibra solubile non gelificante. L’introduzione di molecole d’acqua (idrolisi) mediante un enzima riduce la lunghezza e il peso molecolare della gomma di Guar e la rende una fibra dalle proprietà uniche: rimane sempre liquida e di conseguenza non provoca i tipici inconvenienti propri delle altre fibre, ad esempio psyllium e crusca (gonfiore, flatulenza, meteorismo).
Il Sunfiber® possiede un effetto prebiotico, in quanto favorisce la crescita di bifidobatteri e lactobacilli, che contrastano i batteri patogeni ostili, contribuendo alla ricomposizione della flora batterica intestinale; ha ottime proprietà che favoriscono la normalizzazione del transito intestinale in caso di sindrome dell’intestino irritabile, apportando miglioramenti in caso di diarrea e/o costipazione grazie alla sua elevata capacità di legare acqua, come se fosse una spugna, contribuendo a ridurre i diversi sintomi che rendono l’intestino “irritabile”.
Mentre le altre tipologie di fibre (inulina, polidestrosio, ..) a lungo andare potrebbero provocare  un eccessivo ammorbidimento delle feci, Sunfiber® non dà nessun effetto collaterale, anzi, in realtà proprio perché agisce nella parte finale del colon, dove avvengono le contrazioni muscolari (spasmi), tipiche dell’intestino irritabile, in caso di stipsi il Sunfiber® cede l’acqua che ha legato nel primo tratto dell’intestino alle feci poco idratate, aumentandone il volume e normalizzandone la consistenza, senza ammorbidirle troppo provocando così l’effetto opposto.
In caso di diarrea, il Sunfiber® continua a legare acqua anche nel colon, sottraendola alle feci liquide o semiliquide, aiutandone il consolidamento.
La fermentazione batterica di Sunfiber® nell’intestino crasso porta alla produzione di acidi grassi a corta catena (SCFA), come acido acetico, propionico e soprattutto butirrico, sostanze fondamentali per le funzioni e la crescita intestinale. Gli SCFA aumentano a livello intestinale il flusso sanguigno, i movimenti peristaltici, la proliferazione delle cellule epiteliali, l’assorbimento di acqua, calcio, magnesio, la secrezione mucosa. In particolare, l’acido butirrico influenza notevolmente le condizioni di salute delle cellule epiteliali dell’intestino crasso, la cui
atrofia causa proliferazione di batteri dannosi, che provo cano diarrea.
A differenza di altre fibre, non interferisce con l’assorbimento dei nutrienti essenziali (vitamine, minerali), anzi, aumenta l’assorbimento di calcio e magnesio in particolare. Possiede inoltre effetto ipocolesterolemizzante, e migliora l’indice glicemico.


FOS (Fruttooligosaccaridi)


Il termine “fruttooligosaccaridi” (FOS) racchiude un nutrito gruppo di sostanze formate da catene polimeriche più o meno ramificate di unità di fruttosio comprendenti, in molti casi, anche una piccola parte di unità di glucosio.
E’ difficile attribuire una struttura chimica comune a tutte queste sostanze, dal momento che la lunghezza e la ramificazione delle catene formate da molecole di fruttosio, possono variare secondo la fonte di provenienza. I FOS infatti sono naturalmente presenti in una nutrita serie di alimenti, quali ad esempio, l’aglio, la cipolla, l’avena, la segale, l’orzo, la cicoria, la canna da zucchero, il pomodoro, le banane ecc. I FOS aventi peso molecolare più ridotto, normalmente possiedono anche un sapore dolce. Quelli nei quali, invece, le catene formate da monomeri
di fruttosio, sono più lunghe, (es. inulina), non hanno normalmente sapore.
I FOS sono considerati alimenti prebiotici, cioè che passano intatti nella prima porzione dell’intestino e possono diventare “biologicamente attivi” nella seconda parte dell’intestino (l’intestino crasso). Fra le proprietà che vengono attribuite, c’è quella di facilitare la digestione
e di ridurre il gas intestinale; infatti, aumenterebbero la densità di bifidobatteri e diminuirebbe quella di batteri nocivi. Stimolano la crescita di bifidobatteri nel colon, possiedono effetto lassativo. Inoltre, i FOS presentano dal punto di vista alimentare innumerevoli benefici effetti quali la capacità di ridurre i livelli di carboidrati, lipidi e colesterolo nel sangue e di favorire l’assorbimento del calcio.



Azione prebiotica dei FOS


Le proprietà benefiche dei FOS possono essere correlate al fatto che essi non sono, se non in piccola parte, digeribili dagli enzimi del nostro apparato digerente. Per tale motivo, possono essere considerati alla stregua delle fibre alimentari. La singolare particolarità è associata alla loro degradabilità da parte dei batteri benefici che vivono nel tratto intestinale del tenue e dell’intestino crasso. Questi batteri, soprattutto appartenenti al genere Bifidobacterium, ma anche alla specie Lactobacillus Acidophilus, utilizzano gli zuccheri dei FOS per crescere e riprodursi. In seguito al loro metabolismo fermentativo, i batteri intestinali producono acidi organici a corta catena (acido acetico, lattico e formico) che a loro volta sono in grado di inibire la crescita di batteri patogeni e di quelli potenzialmente dannosi, in particolar modo di quelli appartenenti alla specie Clostridium perfrigens, Escherichia coli, Salmonella typhosa, Campilobacter jejuni, Candida albicans, Staphylococcus aureus, Shighella dysenteriae
o flexner e Streptococcus faecalis. Per il fatto di rappresentare un principio alimentare non degradabile dagli enzimi digestivi e di esercitare un’azione positiva sulla salute umana (quest’ultima derivata essenzialmente dalle virtù stimolanti rivolte selettivamente alla flora batterica benefica), i FOS possono essere annoverati a pieno titolo tra i composti definibili, appunto, “prebiotici”.


Fos e miglioramento dell’assorbimento del Calcio e del Magnesio


Sebbene la precisa dinamica d’azione dei FOS non sia ancora stata determinata con precisione, da diversi studi condotti su animali, è emerso come l’aggiunta dei FOS alla dieta, potenzi efficacemente l’assorbimento del calcio e del magnesio a livello intestinale. Alcune sperimentazioni hanno inoltre messo in evidenza un possibile effetto migliorativo nei confronti dell’assorbimento anche del ferro in animali nei quali era stata indotta una carenza di Fe tramite regime dietetico controllato.


FIBNESS Fibre Liquide, di Erba Vita Confezione: Flacone da 500 ml

Fibness FIBRE LIQUIDE è un integratore alimentare di fibre liquide (6 g per dose giornaliera), a base di Sunfiber® (Gomma Guar (Cyamopsis tetragonolobus) parzialmente idrolizzata), fibra solubile che non gelifica e non rigonfia nell’intestino, e FOS, substrato prebiotico che favorisce la crescita della flora batterica intestinale. Il prodotto è utile per regolarizzare il fisiologico transito intestinale e contrastare tensioni e gonfiori addominali. Si consiglia di assumere 40 ml al giorno, puri o diluiti in un bicchiere di acqua abbondante o altra bevanda (circa 200 ml).

 

 

 

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