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Newsletter Notiziario 206

Nell’ultimo editoriale del segretario Francesco Schito sul Notiziario Assofarm (“Prossimi, e accreditati”) si legge: “Se alla Farmacia dei Servizi si richiede uno standard dispensativo pari a quello di altre strutture sanitarie accreditate, allora i servizi in farmacia possono divenire a tutti gli effetti prestazioni erogate dal SSN. Questa sorta di sillogismo aristotelico registra una svolta di grandissimo potenziale: i servizi, se accreditati, diventerebbero l’elemento più avanzato dell’integrazione della farmacia alla sanità pubblica, cioè l’obiettivo che perseguiamo ormai da decenni. E diverrebbero anche un’importante voce positiva, del tutto meritata, nei futuri bilanci delle nostre aziende”. L’accreditamento solleva però alcune questioni e le abbiamo sottoposte all’amico Francesco.

La farmacia dei servizi deve essere sostenibile. Se però parliamo di accreditamento invece che di convenzione, non si rischia di andare in competizione sui prezzi e sulla qualità dei servizi con strutture molto più organizzate e forti della singola farmacia?

Penso che si possa immaginare un futuro in cui verrà convenzionata la farmacia dei servizi. Tuttavia, credo che l’accreditamento lo potremmo immaginare come condizione propedeutica alla Convenzione.
Ciò detto, una qualche forma di competizione con altre strutture sanitarie ci sarà sicuramente. La farmacia è però imbattibile sul piano della prossimità. Non esiste un altro soggetto sanitario più fisicamente vicino alla quotidianità del cittadino e così uniformemente diffuso sul territorio italiano. Poi, dato questo potenziale già acquisito, molto altro resta certamente da fare. Per esempio, dovremo investire nella formazione del nostro personale riguardo l’erogazione dei nuovi servizi. Lo stesso dicasi per altre dimensioni qualitative degli stessi servizi. In ogni caso, credo che la farmacia possa posizionarsi positivamente nella futura sanità territoriale.

Quale sarà l’evoluzione della telemedicina in farmacia, quali sono i nodi ancora da sciogliere?

L’esperienza del Covid ha dimostrato una straordinaria capacità delle persone di adattamento alla “relazione on line”. In poche settimane, spinti da una oggettiva tensione tra limiti e necessità, tutti noi abbiamo imparato a lavorare via call.
In sanità, la telemedicina risponde al duplice vantaggio di migliorare le condizioni logistiche della popolazione, in particolare anziani e malati cronici, e di sopperire alla carenza di medici. Miglioramento tecnologico e maggiore cultura digitale della popolazione completano il cerchio.
Non a caso, quando sono state avviate sperimentazioni finanziate dal pubblico di telemedicina in farmacia, come in Liguria e Marche, la risposta della popolazione è stata addirittura massiva. Credo quindi che siamo di fronte a un processo positivo e ormai ineluttabile. Le criticità possono essere risolte nel tempo migliorando i processi, o avvalendosi di forme di tutoraggio medico a distanza.

Per quel che riguarda la formazione, vista la carenza di personale in farmacia, cosa pensi della proposta di alcuni colleghi di una laurea breve e, viceversa, dell’ipotesi che si faccia strada un farmacista sempre più specializzato con compiti anche di “prescrizione”?

Ne penso un gran bene. In passato Assofarm aveva già proposto l’introduzione della figura dell’“assistente del farmacista”, che aiuti quest’ultimo durante l’erogazione del farmaco. È una figura già introdotta in alcuni sistemi farmaceutici europei con risultati positivi tangibili.
Di pari passo, penso che dovremmo prendere in seria considerazione anche il “farmacista specializzato” in prescrizioni. Anche in questo caso, dovremo sicuramente confrontarci con le osservazioni di altre categorie. Tutti noi, però, dobbiamo anche fare i conti con l’attuale e futura carenza di figure sanitarie, medici, infermieri e anche farmacisti. (ifarma.net)