Prossimi, e accreditati

Ormai è un fatto. La Farmacia dei Servizi è un tema sempre più presente nell'agenda delle Regioni. Ai più che opportuni dubbi e osservazioni mosse dalle nostre rappresentanze sui primi testi di legge, dovrà accompagnarsi la consapevolezza che siamo di fronte ad una svolta potenzialmente risolutiva a molti problemi strutturali della farmacia italiana.


La riflessione che ci accingiamo a sviluppare parte da un dato assai interessante presente in una recente indagine Istat, che riconferma come i nostri presidi godano del massimo livello di prossimità nei confronti della vita quotidiana dei cittadini: mentre la metà degli italiani ha difficoltà ad accedere al pronto soccorso ospedaliero, solo il 13% di essi presenta lo stesso problema con le farmacie. 


Un elemento, quello della prossimità, certo non nuovo nelle nostre riflessioni sul valore aggiunto sanitario della farmacia territoriale. Più inedito è forse un approfondimento sullo stesso, fatto però dal punto di vista di un altro "classico" del nostro settore, quello appunto dei servizi.

La Farmacia dei servizi nasce formalmente quindici anni fa con la legge 69/2009. Una creatura da allora mai veramente cresciuta per via di due ragioni: un contesto politico-istituzionale poco convinto del progetto, oggettive difficoltà tecnologiche ad attuare diversi suoi elementi.

Entrambi i problemi sembrano ora risolti. Le sfide lanciate dal Covid-19 alla medicina territoriale, e il contestuale impegno profuso dalle farmacie lungo tutta la pandemia, hanno radicalmente mutato le convinzioni del decisore politico. Di pari passo, dal 2009 sono migliorate telecomunicazioni e strumentazioni laboratoriali, ed oggi la telemedicina e diversi servizi diagnostici presenti nella legge 69 sono davvero alla portata di molte farmacie territoriali.

Vale davvero la pena di ricordare che la Farmacia dei Servizi, così come si sta delineando, è un unicum italiano, vero fiore all’occhiello del nostro processo di riforma, guardato con interesse da tutta la farmacia europea. Abbiamo prova di questo ogni qualvolta ne parliamo in seno all’Unione Europea delle Farmacie Sociali UEFS, organizzazione dalla quale in passato abbiamo tanto ricevuto e oggi guidata dal nostro ex presidente Venanzio Gizzi. 


Date queste mutate condizioni tecniche e di contesto, non può certo stupire che più di una Regione stia lavorando per concretizzare i servizi in farmacia.

Si tratta spesso di iniziative (ultimo caso quello in corso in Emilia-Romagna) molto articolate nelle disposizioni tecniche e logistiche cui dovranno sottostare le farmacie. È quindi probabile che buona parte dei nostri presidi abbisognerà di un iniziale sostegno, tipico peraltro per ogni startup.

Ma è altrettanto importante notare che il rigore previsto dalle norme sui servizi in farmacia è sostanzialmente lo stesso cui devono sottostare tutti gli altri enti accreditati al SSN.


E qui sta il punto. 

Se alla Farmacia dei Servizi si richiede uno standard dispensativo pari a quello di altre strutture sanitarie accreditate, allora i servizi in farmacia possono divenire a tutti gli effetti prestazioni erogate dal SSN.

Questa sorta di sillogismo aristotelico registra una svolta di grandissimo potenziale: i servizi, se accreditati, diventerebbero l'elemento più avanzato dell'integrazione della farmacia alla sanità pubblica, cioè l'obiettivo che perseguiamo ormai da decenni.  E diverrebbero anche un'importante voce positiva, del tutto meritata, nei futuri bilanci delle nostre aziende.

La piena integrazione tra servizi in farmacia e SSN avrebbe poi uno straordinario effetto sistemico: la produzione e disponibilità di dati sanitari fondamentali per orientare future strategie epidemiologiche e cliniche. Stiamo immaginando uno scenario oggi realizzato solo in Norvegia e Israele, paesi noti per la loro capacità organizzativa, ma anche facilitati dalla presenza di popolazioni ridotte. L’Italia sarebbe quindi il primo grande paese a dotarsi di una condizione data-driven basata anche sul fondamentale contributo delle farmacie territoriali.

Un piano, questo, che funzionerà solo e se riusciremo a dimostrare alle Asl che la Farmacia dei Servizi è un'occasione di efficientamento della spesa sanitaria territoriale. Quali collaborazioni virtuose riusciremo ad instaurare con i medici di medicina generale? Riusciremo ad alleggerire i pronto soccorso dal peso dei codici bianchi? 

Se risponderemo positivamente a queste e ad altre domande simili, allora la Farmacia dei Servizi sarà il più grande contributo che avremo dato al nostro futuro e al Paese.


Dobbiamo quindi affrontare questo delicato momento inziale con attenzione e lungimiranza. Dobbiamo vigilare sui limiti delle prime norme regionali. Dobbiamo accettare di buon grado il fatto che non tutte le farmacie diventeranno per forza farmacie dei servizi. 

Ci spetta però anche il compito di leggere il presente con la giusta lungimiranza. Quanto stiamo vivendo in questi mesi è una delle più grandi opportunità di stabilizzazione istituzionale ed economica per il futuro della farmacia territoriale italiana.


Francesco Schito

Segretario Generale Assofarm